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Autore: Mac kitten    13/02/2006    4 recensioni
"Sirius sarebbe arrivato presto. Il pensiero lo riempì allo stesso tempo di aspettativa e terrore. Voleva vedere Sirius, ovviamente lo voleva, ma era pervaso anche da qualcosa che vagamente somigliava a paura e ansietà. L’ultima volta che aveva visto Sirius e che si erano toccati, la sola azione era stata abbastanza per riscaldare il suo intero corpo. Sentire il suo corpo contro quello di Sirius era stato come sentire uno strato di ghiaccio che veniva sciolto dalle sue ossa stanche. Era stato come sentirsi a casa."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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di Mackitten

Traduttrice: Faith Lupin


1. Un posto dove si vive; una residenza.

Remus aveva vissuto nel piccolo cottage per la maggior parte della sua vita adulta e, ad eccezione di pochi gatti randagi che andavano e venivano, aveva sempre vissuto da solo. Conosceva alla perfezione le crepe del soffitto, le schegge delle mattonelle del bagno, e quali scalini del porticato di fronte erano rovinati. La casa era logora, ma aveva resistito nel corso degli anni a tempeste, inondazioni e bufere occasionali. Era sempre stato abbastanza per Remus. Era casa.

La pittura gialla del bagno era abbastanza sbiadita dal sole da intonarsi alle mattonelle blu. Le tende stavano diventando logore, ma, quando erano parzialmente chiuse, lasciavano intravedere la perfetta quantità di luce del sole, in una Domenica mattina, per un fantastico tuffo nella vasca con in mano un romanzo. Questo era precisamente ciò che stava facendo Remus, quando ci fu un picchiettare contro la finestra polverosa. Quasi per lo spavento fece cadere il libro nell’acqua insaponata, ma riuscì a salvarlo giusto in tempo. Sospirò lievemente e appoggiò il romanzo all’estremità del tavolino di vimini accanto alla vasca. Avvolgendosi in fretta un asciugamano attorno a sé, aprì la finestra e fece entrare il gufo. Questi fece cadere la lettera nella sua mano tesa e si mise sulla cima della vasca. Remus gli diede un’occhiata significativa che gli diceva di non pensare nemmeno di farsi un bagno, prima di aprire la lettera (indirizzata a: Remus J. Lupin, la Vasca nel Bagno Giallo, Il Cottage Sopra la Collina, Rottingdean, East Sussex).

25 Giugno

Signor Lupin,

dovresti essere avvisato che potresti avere un visitatore nel giro di un paio di settimane. Questo vecchio amico molto probabilmente viaggerà a piedi e sarà piuttosto stanco quando arriverà alla tua soglia. Per favore, vedi che si rimetta in sesto e prenditene cura. Mi terrò in contatto.

Sinceramente,

Albus Silente.

P.S. Anche se so che non ho bisogno di ricordartelo, sarebbe saggio non credere a tutto ciò che uno legge, specialmente quando si tratta della Gazzetta del Profeta. La verità sarà rivelata a suo tempo.

Remus si sfregò la fronte e appoggiò la lettera sul suo libro. Non fu molto sorpreso quando, dopo un momento, fece un sibilo prima di sparire con un leggero pop.

“Non ho nulla da darti,” disse al gufo con rammarico, prima di togliersi l’asciugamano e ritornare nella vasca. Il gufo si diresse subito verso la finestra con un dignitoso squawk e Remus tese la mano per riprendere il suo romanzo. Lo afferrò prima di riporlo di nuovo e mettersi a fissare le piastrelle blu scheggiate della parete.

Vecchio amico…Sirius? Sirius stava arrivando per restare? Doveva aver inteso Sirius; era l’unico vecchio amico di Remus o almeno l’unico che avrebbe viaggiato a piedi. Sirius sarebbe arrivato presto. Il pensiero lo riempì allo stesso tempo di aspettativa e terrore. Voleva vedere Sirius, ovviamente lo voleva, ma era pervaso anche da qualcosa che vagamente somigliava a paura e ansietà. L’ultima volta che aveva visto Sirius e che si erano toccati, la sola azione era stata abbastanza per riscaldare il suo intero corpo. Sentire il suo corpo contro quello di Sirius era stato come sentire uno strato di ghiaccio che veniva sciolto dalle sue ossa stanche. Era stato come sentirsi a casa.


2. Muoversi o dirigersi verso un obiettivo

Sirius si fermò appena all’incrocio, prima di decidere per la sinistra e proseguire con il viaggio. Si stava avvicinando, riusciva a sentirlo. Si sentiva quasi come se potesse percepire Remus e questo lo spronò finchè non si mise a correre, le quattro zampe che picchiavano sulla strada sporca. Remus Remus Remus Remus, era il suo pensiero a ogni falcata.

Rallentò quando sentì qualcosa che suonava come dell’acqua scrosciante, e si fermò per un momento, inclinando la testa nella direzione in cui il rumore era più forte. Riusciva a sentire quasi sicuramente lo scorrere di un ruscello proveniente da qualche parte nel bosco, e corse verso di esso, evitando i rami più bassi e passando attraverso il sottobosco. Prima di andare ancora più lontano, aveva bisogno di bere. Anche un bagno non gli avrebbe fatto male, pensò tra sé, mentre beveva l’acqua fredda e limpida. Si buttò nell’acqua, spaventando gli uccelli che si muovevano sulla superficie. L’acqua fredda che scorreva lungo il suo folto mantello era piacevole, e fu solo il pensiero che era quasi arrivato al cottage di Remus a forzarlo a uscire dal ruscello e a riprendere la strada. Sentendosi rinvigorito, riprese a correre, sapendo di essere vicino.

Mentre correva, pensò alla reazione di Remus al suo arrivo. Si chiese se Silente l’avesse avvisato che stava arrivando e se era così, sarebbe stato felice Remus di vederlo? Mentre una parte di lui sapeva che certamente Remus sarebbe stato felice di vederlo, un’altra parte di lui nuotava tra dubbi e interrogativi. Ad Azkaban, aveva avuto pensieri ricorrenti e sogni nei quali lui e Remus erano…più che amici. Ora, qui alla luce del sole, sulla strada verso la casa di Remus, il pensiero sembrava ridicolo – un’altra fantasia creata dalla sua mente solitaria e dissennata. Quando sarebbe arrivato, avrebbe semplicemente chiesto a Remus qual era la natura del loro rapporto prima di Azkaban. Poi pensò che era più facile a dirsi che a farsi. Si supponeva che lui sapesse queste cose. Pensa, Padfoot, pensa, si rimproverò.

Riusciva a ricordare…uno sfiorare di pelle, la sensazione di una serie di cicatrici – no, di una sola cicatrice – sotto le sue dita. Chiuse gli occhi e rallentò il passo. Riusciva anche a ricordare un sussulto, un nome gemuto. Ringhiò per la frustrazione. Non poteva chiedere a Remus se avevano fatto l’amore come lui ricordava. Se la risposta fosse stata no, ci sarebbe stato dell’imbarazzo. Se la risposta fosse stata sì, si sarebbe sentito comunque in imbarazzo, perché non riusciva a ricordare completamente quella che era stata sicuramente un’esperienza intensa, se le brevi e vivide istantanee nella sua mente erano reali.

Scopami, Padfoot, Remus gemette nella sua mente e Sirius guaì, sentendosi così vicino a scoprire qualcosa, così vicino. Fece un profondo respiro e corse più veloce.


3. Un posto di valore considerato come un rifugio

Per settimane Remus rimase in allerta per sentire graffi alla sua porta. Le sue orecchie si erano accordate al punto che qualsiasi cosa anche vagamente somigliante ad un abbaiare catturava la sua attenzione.

Durante il giorno lavorava per dare al cottage una forma migliore. Le mattonelle incrinate che prima sembravano avere carattere, ora parevano vecchie e logore. La carta da parati sbiadita appariva di cattivo gusto e il giardino non sembrava tanto naturale quanto semplicemente coperto d’erbacce.

Ovviamente non c’era molto che potesse fare. Non si poteva permettere nuove mattonelle, pavimenti o tappeti. Certamente non si poteva permettere nuovi mobili e non c’era abbastanza tempo per diserbare completamente il giardino. Però, dopo che tre settimane erano trascorse, Remus poteva guardarsi attorno ed essere orgoglioso di casa sua.

Il solo problema era che ora che non aveva le faccende di casa ad occupargli la mente, era completamente preso a preoccuparsi per Sirius. Stava bene? Si era ferito? Cosa gli aveva fatto Azkaban? Si sarebbe ricordato di tutto? Si sarebbe ricordato di…loro?

L’ultima domanda occupava la sua mente più di tutto. Non poteva esattamente dire a Sirius, ‘oh comunque, prima che tu andassi ad Azkaban avevamo iniziato a fare sesso. Ti andrebbe di ricominciare?’ Persino quando avevano iniziato a girarsi attorno (sembrava così tanto tempo prima) non ne avevano parlato. Era quasi come se un giorno non stavano facendo sesso e il giorno dopo sì, come se fosse solo il naturale avanzamento delle cose. La questione su ciò che stavano facendo era emersa solo quando Remus aveva chiesto a Sirius se James sapeva che loro stavano…facendo…cose. Sirius aveva fatto una sorta di spallucce e aveva annuito e Remus non se ne preoccupò.

Ora però desiderava che almeno gli avessero dato un nome, oltre a ‘quella cosa che facevano’. Fece un sorriso beffardo, immaginando una conversazione con Sirius consistente in lui che descriveva la loro vita sessuale come ‘quella cosa che facevano’ e Sirius che gli chiedeva se intendeva il lavare i piatti.

Fece correre una mano tra i capelli grigi e si sedette pesantemente nella poltrona.

Chi sapeva se Sirius sarebbe stato ancora capace di fare quello? Dì semplicemente ‘sesso’, Lupin, si rimproverò tra sé. Sicuramente se poteva dire ‘Voldemort’ poteva anche ammettere che faceva sesso con uno dei suoi migliori amici. Sesso. Scopare. Dormire insieme. Fornicare…Fare l’amore. Sì, questo va meglio.

Ovviamente persino il solo pensiero di fare sesso con Sirius l’aveva fatto diventare duro e dolorosamente consapevole di quanto tempo era passato dall’ultima volta che era stato a letto con un altro uomo. Si stava per sbottonare i pantaloni quando ci fu un graffiare alla sua porta di legno.

Con tutte le volte in cui poteva arrivare, pensò irritato, prima di sentirsi in colpa. Si riabbottonò i pantaloni con mani tremanti e aprì la porta.

La grande palla nera di pelo opaco di fronte a lui scodinzolò un poco prima di piazzare due zampe giganti sul suo petto e leccargli il collo.

“Giù, giù,” Remus disse, ridendo. Guardò le impronte delle zampe sporche di fango sulla sua camicia bianca. Perlomeno alcune cose non erano cambiate.

“Vieni dentro, ci faremo un bagno,” Remus disse con un sorriso che sparì quando realizzò che aveva usato la parola ci.

Chiuse la porta dietro Sirius e guardò il cane trasformarsi in un uomo devastato da Azkaban.

“E’ bello vederti,” Sirius disse burbero prima di attirare Remus in un abbraccio.

“Anche per me,” Remus disse prima di lasciare andare Sirius e fare un passo indietro.

“Hai menzionato un bagno?” chiese Sirius con un sorriso pieno di speranza.

“Certamente, passa di qui,” Remus disse, indicandogli il bagno giallo.

“Ci sono alcune cose che ti devo dire su Harry e sulla Prova Finale,” Sirius disse, esitando sulla soglia.

“Più tardi. Mi sono fatto un’idea dal Profeta e dalle lettere di Silente. Fai un bagno prima; devi essere stanco.”

“Lo sono,” Sirius ammise.

“Lascia i vestiti sul pavimento, lascerò quelli puliti fuori dalla porta,” Remus gli disse prima di andarsene. Sentì un vago ‘grazie’ prima di chiudere la porta.

Ci vollero venticinque o trenta minuti prima che Sirius uscisse dal bagno, proprio quando Remus stava iniziando a temere che si fosse annegato nella vasca. I vestiti di Remus, che gli sarebbero andati un po’ stretti dodici anni prima, erano visibilmente ampi e Sirius incrociò le braccia sul suo corpo come se stesse cercando di camuffare il fatto.

Non aveva incontrato gli occhi di Remus finchè non entrò nel salotto e qualcosa di familiare apparve ai suoi occhi.

“Sono già stato qui prima,” disse lentamente e Remus annuì. Erano stati lì una volta, l’estate in cui era finita la scuola, solo loro due.

Sirius si diresse verso la libreria e fece correre leggermente la mano lungo i dorsi dei logori libri di pelle. Guardò le foto nelle cornici prima di voltare lo sguardo verso il divano al centro della stanza. Il divano dove abbiamo fatto l’amore per la prima volta, la mente di Remus suggerì inutilmente.

Remus si tese mentre Sirius camminò verso di esso lentamente, uno sguardo lento che appariva sul suo viso. Fece correre la mano delicatamente sul dorso, i suoi occhi ancora penetranti.

“Noi abbiamo…,” iniziò, guardando disperatamente Remus per avere una conferma.

Remus si lasciò sfuggire il respiro che non si era accorto di aver trattenuto e annuì.

Non era preparato per il singhiozzo che irruppe dalle labbra di Sirius a dispetto del suo tentativo di nasconderlo con la mano. E Remus non era nemmeno preparato quando Sirius attraversò la stanza in due falcate e lo avvolse in uno stretto abbraccio.

“Non pensavo fosse reale,” disse più volte tra i capelli di Remus. Il collo di Remus era bagnato e lui non pensò che fosse interamente dovuto ai capelli umidi di Sirius.

Remus lo zittì delicatamente e lisciò i suoi capelli annodati. “Va tutto bene ora, era reale,” mormorò e lo strinse con forza quando tremò nelle sue braccia. “Era reale.”

Quando Sirius si allontanò, i suoi occhi erano ancora lucidi e luminosi per il pianto.

“Può essere ancora reale?” chiese sommessamente.

Remus annuì, il sollievo che riempì tutto il suo corpo.


4. Il posto dove qualcosa è scoperto, trovato, sviluppato, o promosso; una fonte.

Remus annuì e Sirius si senti come se un peso fosse stato sollevato dalle sue spalle oppresse. Per un momento rimasero a guardarsi l’un l’altro e Sirius divenne consapevole delle lacrime sul suo viso, della sua esile figura e del suo corpo rovinato dal tempo. Maledisse le sue mani tremanti quando si avvicinò e accarezzò il viso leggermente sbarbato di Remus. Remus sospirò lievemente prima di lasciarsi andare nel tocco di Sirius e lentamente – così lentamente, come se volesse prolungare il momento – inclinò la testa e si avvicinò in modo che le sue labbra toccassero quelle di Sirius.

Era qualcosa che entrambi avevano fatto dozzine o centinaia di volte, ma in quel momento fu come se tutti quei baci fossero stati spazzati dal passato e ne stessero iniziando uno nuovo. La mano di Sirius appoggiata sulla guancia di Remus scivolò sul retro del suo collo tra le ciocche di capelli. Remus appoggiò delicatamente la propria mano sulla vita di Sirius e si baciarono languidamente, riprendendo familiarità con i sapori e le sensazioni delle loro bocche.

Per un momento Sirius pensò che sarebbe potuto vivere in quel bacio per sempre, finchè un basso gemito sfuggì a Remus, mandando una scossa lungo tutta la sua spina dorsale e rendendolo immediatamente duro. Come se anche Remus se ne fosse accorto, le mani che erano appoggiate gentilmente sulla sua vita lo strinsero e, dopo un momento di esitazione, iniziarono a togliere la camicia dai pantaloni di Sirius.

Sirius rispose, stringendo la mano contro la nuca di Remus e avvicinando i loro corpi. Poteva sentire l’erezione di Remus attraverso i suoi pantaloni e diede un veloce sospiro quando Remus iniziò con il primo bottone.

Improvvisamente si ritrasse e guardò Sirius negli occhi. “Questo va bene?” chiese. Sirius annuì con veemenza. “Non fermarti,” aggiunse, e fu felice quando Remus gli fece un sorriso prima di avvicinarsi e baciarlo di nuovo.

“Mi è mancato così tanto,” mormorò, staccandosi per un momento e appoggiando la fronte contro quella di Sirius.

“Non hai idea,” Sirius mormorò in risposta, rubando un altro bacio alla bocca socchiusa di Remus.

“Avevo paura che te ne fossi dimenticato,” Remus disse piano, così piano che Sirius quasi non lo sentì.

“Come avrei potuto dimenticare questo, Remus?” Sirius disse tranquillamente, una mano che accarezzava gentilmente la curva della schiena di Remus. “Come potrei mai dimenticare te?”

“Io no –“ Remus iniziò a dire, ma fu interrotto dalla lingua di Sirius che tracciava il suo labbro inferiore. “Sirius…”, disse in quel tono così basso e affannato che Sirius aveva quasi dimenticato. Sirius fece correre la lingua di nuovo lungo il labbro inferiore di Remus, prima di baciarlo sulla mascella. Leccò la curva della mascella di Remus, ottenendo un lieve sospiro dalle labbra di Remus. Quando baciò il lobo di Remus, gli ritornò in mente in migliaia di piccole immagini ciò che a Remus piaceva, ciò che avrebbe fatto contorcere e gemere Remus. Sorrise sull’orecchio di Remus mentre lo mordicchiava e fu ricompensato da un acuto sussulto. Oh, si stava ricordando. Tracciò il lobo di Remus con la lingua e sorrise al suono dei gemiti senza fiato di Remus, prima che egli mormorasse, “scopami e basta” e sciogliesse completamente Sirius.

“Tu vuoi che io…?”

“Scopami,” Remus disse di nuovo, la voce colma di desiderio. Questa non era una parte del Remus Lupin che Sirius ricordava, ma gli piaceva. Gli piaceva moltissimo.

“Dio sì,” fu tutto ciò che Sirius riuscì a dire prima di spingere bruscamente Remus contro la parete. La montatura della libreria oscillò in protesta ma non cadde. Remus lo sbottonò velocemente, qualche volta strappando semplicemente i bottoni nella sua fretta di spogliare Sirius dei suoi vestiti. Sirius cercò di fare lo stesso ma le sue mani tremavano leggermente, finchè Remus posò la sua mano su quelle di Sirius, calmandolo.

“Lascia che faccia io,” fu tutto quello che disse, prima di sbottonarsi la camicia e lanciarla sul pavimento. Sirius accarezzò con reverenza il petto di Remus, chinando la testa per baciare una nuova cicatrice o per leccare un capezzolo di Remus. Il sussurro di un ricordo gli tornò alla mente mentre prendeva il capezzolo di Remus tra i denti e lo mordicchiava delicatamente.

“Scopami, Padfoot,” Remus gemette, la sua mano appoggiata su quella di Sirius, e fu come se tutti i pezzi stessero scivolando al loro posto e i vuoti della sua memoria si stessero riempiendo. Qui era dove lui doveva essere, ne era sicuro.

Trasalì quando Remus gli tirò leggermente i capelli, ma lo stava solo avvicinando a lui per poterlo baciare. Pose le mani tra i capelli di Sirius e lo baciò con violenza, i loro denti si scontrarono per un attimo. Sirius lo spinse di nuovo contro la parete e questa volta le cornici caddero con un rumore metallico di cui Sirius non si preoccupò. Era interessato solo alla sensazione di Remus eccitato contro di lui, che si contorceva contro di lui e gemeva nella sua bocca.

Il tempo dei baci languidi e dell’esplorazione era finito, ora erano mezzi baci agli angoli dei sorrisi e bocche calde e aperte che ansimavano per il desiderio.

Sirius aveva quasi scordato com’era avere un altro essere umano che lo toccava.

“Sto per –“ Sirius esclamò, cercando di trattenere il suo piacere, cercando di prolungare la sensazione di Remus che si strusciava contro di lui, cercando il contatto come due scolaretti in un vestibolo.

“Vieni,” Remus sussurrò e accarezzò Sirius attraverso i pantaloni finchè Sirius venne con un gemito, gli occhi chiusi, il piacere che invadeva tutto il suo corpo.

“Ecco,” Remus stava dicendo accarezzandogli i capelli, quando aprì gli occhi. C’era un accenno di sorriso sulle sue labbra e quando Sirius fu finalmente in grado di incontrare i suoi occhi, vide una parvenza di malizia.

“Era da molto tempo,” Sirius borbottò, imbarazzato. Seppellì il viso nell’incavo del collo di Remus.

“Va tutto bene,” Remus disse, “abbiamo tempo per fare pratica. Magari la prossima volta lo faremo persino nel letto,” aggiunse con un dolce sorriso divertito. Sirius sbuffò una risata.

“Magari lo potremmo fare nel letto proprio ora,” disse, la bocca piegata in un sorriso.


5. Un ambiente che offre sicurezza e felicità.

Quando Remus si svegliò, gli ci volle un momento per prendere conoscenza. Un po’ di cose erano diverse. Per prima cosa, era incredibilmente dolorante e non era la luna piena. Inoltre, si sentiva incredibilmente soddisfatto e, quando si voltò, incontrò un altro corpo. Bene. Questo spiegava le prime due cose.

Rimase nel letto per alcuni minuti, mentre tutto gli tornava alla mente. Sirius era arrivato. Sirius ricordava ancora. Sirius (incredibilmente, secondo la sua opinione) lo voleva ancora dopo tutti questi anni…Loro avevano…scopato. Fatto sesso. Fatto l’amore. Tutte queste cose.

Si girò con attenzione in modo da vedere Sirius, che era ancora addormentato. Era cambiato molto negli anni passati. Le sue guance erano più affilate, i cerchi attorno agli occhi erano più scuri e c’erano piccole rughe che Remus non conosceva. Ancora, mentre dormiva, era bellissimo come lo era sempre stato. Remus non potè trattenersi; si avvicinò e lo baciò dolcemente su una guancia.

Gli occhi di Sirius si aprirono e Remus vide del panico attraversarli per un momento, prima che si rendesse conto di dov’era e con chi.

“’Giorno.”

“’Giorno,” Sirius replicò burbero. Un lento sorriso affiorò sul suo viso e Remus non potè che ricambiarlo.

“Dormito bene?”

“Mmm.” Sirius avvolse un braccio attorno a Remus e se lo attirò vicino. “Veramente sì.”

“Bene,” Remus replicò, sistemandosi nell’abbraccio di Sirius.

“Mi ci potrei abituare a questo,” Sirius mormorò nel collo di Remus.

“Anch’io,” disse Remus dolcemente, chiudendo gli occhi. “Anch’io.”

Fine ^^


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