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Autore: Vesa290    08/05/2011    3 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XIV

Shaun e Rebecca tenevano difficilmente il ritmo di Desmond, che correva poco più avanti, guardandosi indietro solo per esortarli ad accellerare, ma, dato che stavano già correndo al massimo delle loro possibilità, per loro era impossibile fare più di così. Improvvisamente il moro svoltò in una stradina secondaria e si nascose rapido dietro dei cassoni dell'immondizia, e poco dopo venne raggiunto dai due amici ormai senza fiato.
" Non poteva essere una giornata come le altre?! " Imprecò Rebecca, cercando di recuperare più ossigeno possibile in vista di un'altra corsa per la grande capitale italiana.
Aveva passato una mattina stupenda al centro commerciale, anche il pranzo, per quanto veloce e frugale, era stato piacevole; ma ovviamente perchè mai sarebbe dovuto filare tutto liscio?!
E pensare che adesso si trovavano in quella situazione solo perchè Shaun si era lamentato del berretto di lana, ostinandosi a voler stare senza almeno in macchina, così che un templare, affiancandoli in macchina, lo aveva riconosciuto e aveva immediatamente chiamato rinforzi, costringendoli a parcheggiare la macchina davanti un divieto di sosta e a proseguire a piedi a causa del traffico urbano che impediva loro di scappare sulle quattro ruote.
- Rebecca, hai sentito? - Sentì domandarle Desmond.
- No, scusa... -
- Dobbiamo dividerci, io attirerò la loro attenzione, voi invece vi spostate in un punto più appartato guidati da Falco, ok? - Spiegò passando l'auricolare nel frattempo a Shaun che se lo sistemò all'orecchio.
- E come? -
- Il segnale della trasmittente viene mappato sul suo computer, vi guiderà per le strade, ma dovete stare attenti a non essere seguiti.... - fece una pausa, temendo che i due potessero approfittarne per tornare nelle file dell'Ordine, ma scacciò quel pensiero. Era stato già abbastanza difficile convincere Falco a dar loro supporto, avere dei dubbi sulla loro attuale fedeltà peggiorava solo le cose.
- Sei sicuro di farcela? - DOmandò Shaun osservando attentamente il ragazzo, che pur senza un filo di fiatone, sembrava provato dalla febbre che lo tormentava fin dalla mattina, i quali sintomi erano accentuati dallo stress e dall'adrenalina dovuta alla fuga.
- Sì, tranquillo! Vi raggiungerò dopo! -
- COme farai a trovarci? -
- Ho detto io a Falco dove mandarvi. Quindi non vi spostate dal punto di incontro, chiaro? -
I due annuirono e si mossero subito, e presto Falco diede loro indicazioni per spostarsi agilmente tra le vie cittadine.

 Desmond attese.
Chiuse gli occhi e fece diversi respiri profondi per riempirsi il più possibile i polmoni e schiarire la mente che iniziava a fargli brutti scherzi.
" Certo non potevano scegliere giorno migliore per corrermi dietro! " Sembrava quasi che avessero programmato tutto per poterlo rintracciare proprio l'unico fottutissimo giorno in cui usciva senza la supervisione di uno dei suoi antenati, con Shaun e Rebecca al seguito che lo rallentava e con la febbre che lo stordiva lentamente, ma inesorabilmente.
" Fanculo...! " Imprecò tra sè e sè. Poi un rumore lo mise in allerta e attivò l'Occhio dell'Aquila. Nemici. Lo stavano cercando nel vicolo, muovendosi circospetti e pronti a contrattaccare in caso di assalto. Ciò non spaventò comunque il ragazzo, che dapprima si rese invisibile con la Mela, poi appena il primo gli fu accanto, sciolse l'incanto e lo trafisse ai polmoni all'altezza della terza costola. Un colpo netto che impedì all'avversario di reagire o anche solo di urlare; crollò semplicemente a terra, privo di vita, ma mettendo in allarme gli altri, che ingaggiarono subito un combattimento con l'assassino solitario.
Desmond li contò rapidamente. Quattro contro uno. Una piccola sfida che poteva superare senza l'utilizzo del Frutto.
Due dei suoi antagonisti scattarono in avanti, per attaccarlo su due fronti, estraendo il bastone elettrificato dell'Abstergo. 
Il giovane fece mezzo giro per caricare il colpo con la gamba destra, che alta colpì la tempia del templare a destra, poi, estraendo la lama, la conficcò al lato della testa dell'altro e lo scaraventò, ormai morto, contro uno dei due tipi rimasti indietro. L'uomo, ritrovandosi il cadavere del compagno tra le braccia, inciampò sui suoi stessi piedi e finì a terra, nel frattempo l'altro si portò avanti per non dare tregua al moro, e tentò con l'asta metallica di colpirlo lateralmente sullo zigomo, per stordirlo e sopraffarlo in seguito. Ma i suoi piani andorono subito in fumo. Uccellino bloccò il colpo con la mano e gli trafisse lo stomaco con la sua arma infallibile; l'avversario cadde carponi, premendosi il foro che gli si apriva sull'addome e cercando di minimizzare la perdita di sangue, tempo sprecato: una ginocchia dal basso verso l'alto gli ruppe il setto nasale, gli fece sbattere la testa a terra e perse i sensi immediatemente.
Desmond si voltò a guardare l'ultimo rimasto. Non sembrava intimorito dalla scena, al contrario l'astio poteva essere letto nei suoi occhi. Questo si alzò piano, per stare alla stessa altezza del giovane e camminò di lato, mantenendo le distanze e analizzando il bersaglio; dopo diversi secondi passò all'attacco. Seguì un combattimento corpo a corpo intenso, fatto di parate, finte e affondi intercettati o andati a vuoto; la situazione rimase in fase di stallo finchè la piccola pozza di sangue del tipo trafitto all'apparato digerente, non fece scivolare il moro, che si sbilanciò all'indietro. Il Templare colse l'occasione: si protese in avanti e calò il bastone verso il suo avversario per colpirlo alla tempia e tramortilo. Peccato solo che avessero il divieto tassativo di non uccidere il Soggetto 17, altrimenti lo avrebbe fatto sicuramente!
Gli occhi di Uccellino si spalancarono e la pupilla si restrinse perpecendo il pericolo imminente; di scattò, invece di rimettersi in piedi, portò la mano alla Mela e si rese intangibile. Il colpo lo trapassò, provocandogli un brivido di freddo, poi cadde a terra, e solo irrigidendo il collo e le spalle riuscì a evitare di sbattere la testa disastrosamente; rotolò di fianco e si rialzò immediatamente. Il suo avversario era rimasto spiazzato dall'accaduto e i pochi secondi di immobilità che seguirono furono il punto di forza di Desmond, che gli trapassò il petto senza indugio.
Rimase a fissare l'opera compiuta, con il fiato affaticato e il cervello che pulsava per la scarica di adrenalina che lo aveva invaso, soprattutto verso la fine, quando la morte aveva provato ad accorglierlo tra le sue braccia. Ma le era scampato. Per ora.
- Di qua! -
Si voltò di scatto per ritrovarsi faccia a faccia con un altro gruppo, probabilmente di rinforzo al primo.
" Merda! " Senza pensare fece la prima cosa che il suo corpo gli ordinò in quel momento e scattò nella direzione opposta per fuggire. Subito gli andarono dietro per bloccarlo, ma più lesto, Desmond saltò sopra un cassonetto e si diede la spinta afferrando poi la scala antincendio della palazzina, che gli stava davanti; la risalì velocemente, portandosi sulla terrazza dell'edificio, e si guardò indietro.
- Non lasciamocelo sfuggire! - Lo stavano inseguendo anche lassù.
Cazzo. Cazzo. Cazzo!
Sicuramente erano assassini dell'Ordine, data la velocità con cui se li vedi sbucare da oltre il cornicione; non si permise perciò ulteriori titubanze e ricominciò a correre a perdifiato, saltando agilmente da un palazzo all'altro, scegliendo rapidamente la via più articolata, con più ostacoli possibili, non tanto perchè fosse un sadico masochista, piuttosto era il metodo più veloce per sfoltire le fila dei suoi inseguitori.
Presto, però, si ritrovò al limitare di un palazzo, a cui non ne seguiva un altro, ma solo un grande stradone che aggirava una piazza cittadina con tanto di parco antistante.
" Cazzo! " Si guardò indietro e contò quanti erano riusciti a stargli dietro: quattro. " Merda! "
Aveva il fiato corto e i muscoli delle gambe iniziavano a dolergli e il petto a bruciargli ad ogni respiro, la testa gli pulsava e il caldo lo assaliva aumentando la sua insofferenza alla stanchezza che si faceva strada; ma non poteva certo lasciarsi prendere così!
- Sei arrivato al capolinea ragazzo...! - Lo sfottè il più smilzo del gruppo.
- Fottiti, stronzo! - Lo insultò d'istinto Desmond, imbruttendolo con lo sguardo.
Gli assassini si guardarono e risero sommessamente di tanta vana spavalderia, poi pian piano si fecero sempre più vicino, disponendosi a semicerchio per non permettergli di fuggire, lasciandolo con le spalle verso il vuoto.
Il moro buttò un occhio dietro di lui, per capire quanti metri mancassero dal tetto alla strada e, rendendosi conto della grande distanza, deglutì a vuoto scartando immediatamente l'idea di gettarsi di sotto, finchè non lo vide.
Un camion con un portacarico scoperchiato sopra, rivestito solo da un telo nero impermeabile all'acqua, parcheggiò proprio lì sotto! Minchia, quella che sì che era una gran botta di culo!
Si voltò con un sorriso strafottente verso i suoi avversari, che lo guardarono enigmatici, poi spalancò le braccia e mosse un passo indietro, salendo sul cornicione, poi si lasciò scivolare giù. Avvertì con immenso piacere l'aria sferzargli la schiena e fischiargli nelle orecchie, il vuoto allo stomaco lo fece sentire ancora più vivo, la scarica di adrenalina, che invase il suo corpo, gli diede nuove energie. Poi entrò in contatto con il telone scuro. Non fu uno schianto forte, ma la consistenza semielastica del tessuto gli fece incassare male il rinculo, soprattutto all'altezza delle vertebre lombari e del collo, che scattò bruscamente all'indietro, quasi volesse rompersi di netto. Fortunatamente non accadde, ma il trauma paralizzò il ragazzo in quella posizione stesa per diversi secondi. Poi carburò e svelto mise la mano in tasca, si rese invisibile e creò una copia che fece correre via verso la piazza.
Vide gli assassini affacciarsi e puntare il falso Soggetto 17 e poi sparire per andare a prendere le scale e uscire in strada.
Attese diversi minuti, poi si mosse piano verso il bordo del cargo e da lì potè osservare i quattro creduloni uscire dal palazzo e correre dietro la sua illusione.
Si voltò supino, allargando esausto braccia e gambe, a quattro di spade, e prese dei respiri profondi per riprendersi un po'; voltò la testa per scrutare l'orologio e si disse che il tempo volava davvero quando uno non stava lì a contarlo ogni minuto: era passata quasi un'ora da quando si era separato da Shaun e Rebecca; solitamente avrebbe retto una corsa anche per due ore piene, ma in strada, non a saltare come un canguro tra i palazzi, i ponti sopraelevati e le inferiate dei tetti, e comunque non quel giorno con la febbre che lo debilitava tanto.
Si costrinse ad alzarsi e a rimettersi in strada, guardandosi bene attorno, per controllare che non vi fossero altri problemi in vista; si rese così conto di trovarsi a Piazza dei Tribuni e che il parco che aveva maledetto era Monte del Grano, un spazio verde atto al passeggio dei cani e allo svago dei bambini della zona. Quando ebbe l'assoluta certezza di non avere antri inseguitori alle costole, si issò il cappuccio, scivolato giù mentre scendeva dall'automezzo, e nascose le mani in tasca, cominciando a camminare a passo veloce.
Si lasciò alle spalle il giardino con tutti i suoi schiamazzi, e percorse Via dei Consoli fino a giungere all'omonima piazza; lì provò ad attendere il bus, che gli avrebbe fatto rispiarmare parecchia strada, ma, constatando tristemente che non voleva saperne di giungere, decise di farsela a piedi. Dopo tre quarti d'ora, atti a percorrere Via Centocelle, svoltò su Via degli Angeli ed entrò esausto nell'unico bar presente.
Il tipo alla cassa lo guardò malissimo. Non aveva tutti i torti: era sudato, la felpa macchiata di sangue, il volto sciupato e i jeans impolverati, oltre che strappati in alcuni punti, ma quelli potevano essere visti come un effetto dello stilista.
- Desidera? -
- Dovrebbero essere arrivati due clienti, una ragazza mora e un ragazzo con gli occhiali. Avevo dato appuntamento loro qui, ma non li vedo. Li ha per caso visti? - Chiese perfettamente in italiano, anche se con un accento da straniero.
Il tipo corrugò la fronte e rispose - Se intende quei due giovani inglesi che battibeccavano fuori sui gradini, se ne sono andati con un'altra comitiva già da un'ora... -
- Ah... Grazie... - Si limitò a dire, voltandosi. "Merda!" Imprecò già immaginando il peggio.
- Ma al quattrocchi è caduto questo. Se vuole restituirglielo...! - E cortesemente lo sconosciuto gli porse un piccolo auricolare nero - Non sembravano contenti di andarsene con i loro amici... - Aggiunse mestamente e abbassando la voce.
Desmond rimase a bocca aperta, stupito da tanta cortesia nel cedergli quelle informazioni, ringraziò ancora e lasciò una lauta mancia al tipo, prima di uscire in strada e infilare l'apparecchio trasmittenete al suo orecchio.
- Falco. -
* Dove.Sei?! * Il tono era irancondo, spazientito e per nulla tollerante a qualsivoglia risposta.
- Mi dispiace... -
* Ti dispiace?! * Urlò dall'altro capo il francese, sfongando tutta la sua rabbia in uno scogli-lingua di imprecazioni francesi e inglesi.
- Falco, calmati...! -
* Calmarmi?! Tu dici a me di calmarmi?! Non puoi neanche immaginare quanto tu ci abbia fatto preoccupare Uccellino! Sono due ore che non ho tue notizie! Ho dovuto mandare Aquila Bianca a cercarti nell'ultima zona in cui sei stato! Aquila Maestra invece sta per raggiungerti! Aspettalo lì senza muoverti nè pensare ad alcunchè, chiaro?! Dio solo sa cosa non ti faremo quando sarai di nuovo al Nido! *
- Stai scherzando? E Shaun e Rebecca?! Dobbiamo andare a riprenderli, Cristo Santo! -
* Oooohhh! Tu non di sicuro! Adesso porti quel tuo inetto deretano quì, dove posso controllarti a vista. Poi, quando anche Aquila Bianca sarà rientrata, ci sposteremo. Sicuramente avranno già riferito le coordinate del rifugio e la nostra identità. Dobbiamo fare le valigie ed andarcene... E alla svelta! *
- No! - Urlò con una voce di isteria nella voce - Non possiamo lasciarli all'Abstergo! -
* Uccellino, Abstergo ed Ordine sono la stessa cosa. Per loro fare la spia ad un gruppo piuttosto che ad un altro è indifferente! *
- Perchè dai per scontato che ci abbiano già tradito?! -
* Perchè non vuoi accettare il fatto che non sono più gli amorevoli amichetti che avevi conosciuto? * Sibilò furastico Falco.
Desmond tacque. Già perchè? Solo perchè lo avevano aiutato a scappare dall'Abstergo? Magari lo avevano fatto in nome della vecchia amicizia, ma adesso a chi davano la loro fedeltà? Forse non ai templari, ma certamente a William, sì. Falco aveva ragione: erano stati amici. Adesso erano su due fazioni opposte e i sentimenti andavano lasciati da parte.
Abbassò lo sguardo a terra e strinse i pugni frustrato.
- Mi dispiace Falco. -
* Uccellino, non farlo! *
- Non apettatemi per cena...! - E chiuse la chiamata.
Tornò dentro al bar e puntò al suo informatore personale. - E' per caso entrato qualcun altro di... Particolare? -
Il barista annuì silenzioso e col capo fece cenno alla seconda sala piena di tavolini, vuoti tranne uno, su cui sedeva placido un uomo sulla quarantina, che leggeva, probabilmente per la tremillesima volta, il quotidiano sportivo.
Desmond ringraziò a bassa voce ed attivò l'Occhio dell'Aquila: dorato. Un altro informatore!
Si avvicinò e si sedette al tavolo, di fronte all'estraneo che sena alzare gli occhi dal foglio disse - Ho sempre trovato noiosa la cronaca sportiva... -
- DOve sono? -
- Una cosa per volta, giovanotto... -
- Fottiti vecchio! Dimmi dove li tenete! -
- Chi ti ha detto che sono nostri prigionieri? Sono nostri compagni in fin dei conti! -
- Vaffanculo! Smettiamola di raccontarci balle e veniamo al sodo! -
Seguirono diversi minuti di silenzio, poi il tipo parlò - Ogni cosa ha il suo prezzo, Signor Miles... -
A Desmond un brivido di terrore gli percorse la schiena nel sentirsi chiamare così, costringendolo a ricordare l'orrenda e odiosa faccia di Vidic, ma soprattutto un flashback dell'Abestergo e dei macchinari al suo interno lo turbò profondamente, ma strinse i pugni sul tavolo e contrasse le mascelle, quindi domandò - E il loro qual è? -
L'uomo sorrise compiaciuto nel vedere tanta buona collaborazione.

Non appena Altair entrò nel bar, si sentì chiamare dal barista dietro la cassa.
- Sei lo zio del moretto? -
L'arabo lo guardò in silenzio, non solo perchè non si fidava ma soprattutto perchè non capiva niente di italiano. Il lavoratore sembrò però capire e lo richiese in un inglese stentato.
A quel punto l'assassino si avvicinò al bancone e annuì circospetto, guardandosi attorno con l'Occhio dell'Aquila, ma gli altri clienti erano comuni cittadini e il barista un informatore; non aveva altra scelta se non prendere le informazioni e andarsene.
- Il ragazzo se ne è andato con un signore. Mi ha chiesto di darti questo...- E gli passò un giubbotto impermeabile da città, nero.
Subito lo afferrò e ispezionò le tasche interne ed esterne, tirando un tacito sospiro di sollievo quando le sue dita sfiorarono una superficie sferica e tiepida; poi chiese - Dov'è ora? -
Il barista, che sembrava più scaltro di quanto non sembrasse all'apparenza, si dimostrò anche una persona in grado di capire e battersi per le persone in difficoltà - L'ho visto salire con un tipo su una macchina nera. Ha preso Via centocelle, credo che parlassero di Cinecittà, ma non ho udito di più, mi dispiace. -
- Hai fatto già tanto, non preoccuparti. - Una volta avrebbe ucciso qualsiasi informatore, ma i tempi erano cambiati ed anche lui: sapeva quando poteva donare morte e quando preservare la vita della persona che aveva davanti; perciò si voltò e fece per uscire.
- Sembrava davvero preoccupato... E angosciato! - Gli disse da dietro l'uomo, guardandolo.
Un sorriso sghembo attraversò le labbra sfregiate di Altair, che si voltò leggeremente e disse - Quando si decide di volare da soli, si ha sempre un po' di paura la prima volta. Gli adulti esistono apposta per venire in soccorso, no? -
E il barista sorrise, mentre l'altro usciva dal locale.
Una volta fuori Altair si diresse alla sua moto, si infilò il casco e accese il motire, dirigendosi verso Cinecittà.
- Falco? -
* Stiamo arrivando Aquila Maestra... Riportiamo a casa i piccoli! *

°°°
Oooooooooooooohhhhh!! Buona domenica a tutti!
Allora che ne pensate di questo chappo? Faccio abbastanza pettare nel descrivere le scene di azione?
Volevo regalarvi un po' di movimento, ma non avendo esperienza in quetso campo non so se sono riuscita a trasmettervi un po' di curiosità e voglia di leggere... bò!
COmunque...!
Nel prox entreranno in scena anche gli antenati, ma non li muoverò personalmente (nel senso che non descriverò per filo e per segno le loro azioni come ho fatto per Desmond) mi dispiace...! Spero comunque che non vi farà schifissimo leggerlo...!
Chi vuole può lasciare un commento, a chi preferisce restare anonimo auguro una buona lettura! Buonissima lettura a chi mi scriverà due righe!XD
Saluto come sempre i miei dolcissimi recensori: Bumbj, Chiby Rie_Chan, Sheriff Carter (anche se non mi ha scritto, immagino che stia leggendo^^) e Eva13 (piccola non ti preoccupare se non riesci a leggere e recensire, fallo quando hai tempo e voglia, non ti obbliga nessuno, ti vorrei bene anche se scegliessi di non seguire più la mia storia! ^^).
Un bacione e un saluto a tutti!
See You! ;)

  
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