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Autore: Eiko86    08/05/2011    3 recensioni
QUARTO classificato al concorso proposto dall'utente Schwarzlight su Efpforum: "The Last One Fantasy".
Introduzione:
Cos’è un drow se non può conservare la nobiltà e fierezza che lo caratterizza? Cosa diventa se le circostanze lo vorrebbero a guadagnarsi da vivere in maniera umile al servizio di potenti? E se l’ultimo drow non disposto a piegarsi a questa tirannia decidesse di partire per un viaggio alla ricerca di un posto dove la corruzione non è giunta? Un Paradiso dove poter essere finalmente se stesso... è utopia?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto classificato al concorso proposto dall'utente Schwarzlight su Efpforum: "The Last One Fantasy".

 

Ringrazio Schwarzlight per la pazienza dimostrata nel leggere e recensire ben 13 storie, il suo concorso ha riscontrato un notevole successo e mi sono divertita molto a scrivere ^^. Nonostante vari errori che mi sono stati fatti notare preferisco pubblicare la storia così com'è. Con questa storia ho partecipato e questa è la storia che vi propongo.
Buona lettura!

L’ultimo Kessdat

Viviamo in un mondo ormai consumato dall’avidità. La corruzione apportata dalla razza degli umani nel corso dei secoli ha fatto sì che chiunque nel mondo di Nisaklond possa sopravvivere esclusivamente grazie al potere del denaro.

Falann, ex mago dell’Ordine dell’Antica Tenebra non desiderava arricchirsi. Il giovane drow aveva preferito trovare un’occupazione onesta, seppur instabile che sia, piuttosto che abbassarsi a calpestare l’antica e nobile origine del casato Kessdat di cui era l’ultimo discendente.

Si mordeva il labbro inferiore con rabbia e frustrazione ogni volta in cui si ritrova a pensare a coloro che un tempo reputava “famiglia”. Ormai trovava difficoltà persino a considerare quei luridi figuri sangue del suo sangue. Nessuno di loro era riuscito a conservare l’integrità e la posizione di prestigio che avevano da sempre consentito ai Kessdat di ricevere rispettosi inchini in ogni dove, tale era la fama che li precedeva. Adesso ognuno di loro giaceva riverso nella propria tomba. Gli ultimi Kessdat hanno trascorso la miserabile parte conclusiva della loro vita facendo da umili scorte ad un potente e losco imprenditore, prima di venire assassinati spietatamente dalla concorrenza insieme al loro “padrone”.

Ma com’è che siamo arrivati a ciò? Quei miseri umani, semplici mercanti che si erano arricchiti con sporchi traffici adesso avevano in mano il paese e lo avevano trasformato in un luogo troppo moderno e tecnologico per i suoi gusti. Persino gli elfi, oppostisi invano all’abbattimento delle Sacre foreste in cui risiedevano, ormai si erano abbassati a lavorare nelle metropoli umiliandosi al fianco di nani, mezz’elfi e creature di ogni sorta per potersi garantire la sopravvivenza. Falann li disprezzava ma comunque li compativa per quella miserabile fine che in cuor suo si augurava di non essere mai costretto a subire.

Tirare avanti era dannatamente difficile per chiunque, ma Falann era diventato proprietario di una biblioteca. Era riuscito a metterla su anche grazie alla sua collezione personale di tomi in drowish e non, e un mago degno di questo nome doveva sempre averne una bella scorta. I libri e gli abiti pregiati erano l’unica cosa di cui non aveva voluto disfarsi quando il suo casato andò in rovina e lui e i suoi consanguinei furono costretti a vendere ogni bene di lusso, comprese le proprietà territoriali dove in passato venivano onorati come dei gran signori dagli stessi umani che adesso avevano fatto fortuna.

Ma il drow non era un bibliotecario qualsiasi. Non mi riferisco semplicemente alla spettacolare potenza degli incanti a lui noti e che comunque evitava di mostrare apertamente (i vigliacchi proprietari non riuscendo a portarselo dalla propria parte come guardiano lo avrebbero sicuramente sfiancato con l’invio di persuasivi sicari). Falann era un collezionista di tutto ciò che esisteva di antico e che amava restaurare, per questo motivo si definiva anche artista. Nella sua nutrita raccolta vi erano anche libri storici riguardanti il casato Kessdat e che aveva restaurato egli stesso. Egli detestava davvero che le cose preziose che gli ricordavano il suo nobile passato si deteriorassero. Oltre ai vari testi, Falann non disdegnava di restituire l’antico splendore anche a vestiti, quadri e tutto ciò che era riuscito a salvare dalla miseria in cui era caduto. Infatti si era imbattuto in questo mestiere proprio per merito del forte attaccamento alle sue origini. E’ iniziato tutto una mattina quando, guardando la sua tunica distesa morbidamente sul letto e pronta per essere indossata, aveva notato una scucitura sulla manica. La prestigiosa veste rappresentava la carica che il mago aveva ricoperto all’interno dell’Ordine e la indossava quasi tutti i giorni. A quel punto aveva sorriso come un imbecille, è stata proprio lì la folgorazione. Studiando testi su testi sul restauro ed esercitando quest’arte per diverso tempo aveva compreso non solo l’importanza che rivestivano per lui l’antichità e la storia, ma aveva anche riscoperto l’amore per i libri, che oltre a fornire informazioni preziose e sempre reperibili sono anche ottimi per svagare la propria mente con fantastiche storie e racconti di imprese leggendarie. Fino a quel momento li aveva utilizzati esclusivamente per prosciugarvi ogni conoscenza arcana in essi contenuta, mentre adesso non vi era istante trascorso nella sua biblioteca in cui non fosse dedito all’attenta consultazione di testi di ogni genere.

Così lui ora era lì, in una, tutto sommato, tranquilla e anonima cittadina a condurre uno stile di vita “alternativo”, che gli consentiva di conservare integro il proprio orgoglio di Kessdat. Chissà per quanto tempo ancora...

Ma se pensate che fare il bibliotecario in un luogo dove la gente pensava più ad arricchirsi che ad acculturarsi fosse facile siete in errore. E’ vero che i libri sono fonte indispensabile del sapere, ma è anche vero che la cultura non riempie la pancia. Così la clientela scarseggiava anche se c’era chi comunque era veramente ossessionato e amante dai libri.

Tra gli affezionati clienti spiccava una giovane fanciulla, l’umana Telasia.

Per quanto egli disprezzasse tale razza per gli screzi passati provava comunque meno disgusto verso gli esemplari che perlomeno condividevano l’amore per i libri. E lei di certo non era un’umana qualsiasi.

Era una ragazza molto graziosa, non bellissima, forse eccessivamente magra ma dal viso piacevole da guardare. Ben vestita, era chiaro che fosse la figlia di un uomo ricco. Nonostante i capelli corti, quasi mascolini e la mancanza quasi totale di seno Telasia aveva qualcosa di molto femminile e aveva attirato spesso l’attenzione degli altri clienti, di cui non si era mai tuttavia curata. Sembrava che l’unica sua passione fosse lo studio.

Telasia era solita prendere in prestito libri storici, molto spesso proprio quelli della collezione privata di Falann, ovviamente senza essere a conoscenza di ciò.

«Per le mie ricerche storiche...» aggiungeva sempre ogni volta che appoggiava uno o più libri sul bancone, senza che comunque nessuno glielo avesse domandato.

Il drow la trattava sempre con la freddezza che riservava più o meno a tutti. Non ci poteva fare niente, facava parte del suo carattere, inoltre aveva conservato integro l’atteggiamento altezzoso che il suo nobile rango comportava.

Ed era fiero non solo nell’atteggiamento ma anche nell’aspetto: setosi capelli argentei ben curati e lunghi fino alla schiena adornavano un viso del colore del piombo, inaspettatamente giovane per un drow già così colto e con abilità così vaste. Il fisico era snello, non era di certo muscoloso ma a poco sarebbe servita la fisicità ad un incantatore come lui.

La giovane umana invece appariva cupa, sorrideva di rado ma nonostante la sofferenza che sembrava non abbandonare mai la sua espressione non si sbilanciava mai in conversazioni personali, evidentemente non desiderava sfogarsi con nessuno. Anche lei manteneva un atteggiamento piuttosto distaccato nei confronti del mago e sembrava che ciò fosse destinato a rimanere invariato. Molte altre ragazze avevano invece tentato invano di stringere amicizia con il bibliotecario che tutto sommato aveva un che di affascinante. Tutte naturalmente respinte senza esitazione dall’irrinunciabile scontrosità di Falann.

Un giorno però accadde qualcosa di singolare.

Telasia sembrava seguire un preciso percorso di studi, e Falann effettivamente ricordava di aver sentito dire che fosse una studentessa della Facoltà di “Culture e Tradizioni Mistiche”, o qualcosa del genere.

La giornata stava trascorrendo tranquilla, Telasia era arrivata come al solito, dopo aver seguito i corsi, a pomeriggio avanzato. Salutò il drow come faceva di consueto, nonostante fosse poco socievole era ben educata e questo il mago lo apprezzava. Fece un giro nella biblioteca, era molto grande e a volte passava ore a cercare invano prima di essere sicura su cosa portarsi via. Stavolta invece sembrava ben decisa, andò in una specifica sezione storica e raccolse velocemente dei volumi che si affrettò a portare verso il bibliotecario.

Falann sobbalzò quando la ragazza poggiò sul bancone proprio i libri che parlavano del casato Kessdat.

«Quelli non sono disponibili.» disse istintivamente senza riflettere, tentando di dissimulare il panico che l’aveva colto.

«Ma per quale ragione?» replicò stizzita visto che era la prima volta che le veniva negato il privilegio della lettura.

«Sono libri troppo preziosi per essere portati fuori dalla biblioteca.» aggiunse come giustificazione non volendo che la sua identità fosse resa pubblica, egli voleva solo garantirsi una vita serena in quella cittadina e la presenza di un potente mago poteva turbare la tranquillità del posto.

«Allora se non vi dispiace li studierò qui in sede» e dicendo questo gli diede le spalle, allontanandosi verso le scrivanie.

Il mago non ebbe il tempo di riflettere sulla situazione e quindi non riuscì a replicare alle sue parole; pregò solo che non notasse nulla di sospetto che potesse collegare i Kessdat a lui durante la sua lettura.

Passarono le ore e un versetto di stupore subito soffocato ruppe il silenzio della biblioteca, poi riecheggiarono i passi veloci della ragazza in direzione di Falann, che già si portava una mano sul volto rassegnato e sospirante.

«Siete Voi! Ammettetelo, confessatelo che siete Voi!» lo interrogò ad alta voce Telasia.

«Non ho idea di cosa tu stia dicendo» fece il vago guardandosi intorno, non c’era nessun altro oggi, era fortunato.

«Qui è disegnata la tunica che Vi contraddistingue. Siete Falann’ordhil Leskint dei Kessdat! » disse con una pronuncia drowish talmente pessima da far strabuzzare gli occhi al drow, ma questo gesto venne preso dalla ragazza come una confessione.

«Lo sapevo! Siete voi!» continuò imperterrita indicandolo col dito e iniziando a saltellare sulle punte.

Il drow tirò un sospiro ancora più profondo e le intimò di calmarsi, la fece sedere di fronte a lui e non perse molto tempo a spiegarle le motivazioni della sua scelta, anche perché lei sembrò capire al volo la situazione. Quando Telasia si tranquillizzò e riuscì a smettere di mostrare quel sorriso ebete tipico di chi aveva appena incontrato la sua celebrità preferita aggiunse: «Come sono felice! Davvero felice! Un così potente mago qui in questa cittadina sperduta... ero già così contenta quando avete aperto questo posto e adesso... posso finalmente realizzare il mio sogno!»

«Qua... quale sogno?» balbettò lui.

«Davvero non riuscite a capire? Non comprendete il vero motivo per cui ho intrapreso i miei studi a Culture e Tradizioni Mistiche?» disse riprendendo a sorridere e ciò infastidì non poco il drow che cercava di mantenere sempre un atteggiamento composto.

«No.» si limitò a dire con sguardo severo, già visibilmente seccato dalla conversazione che non vedeva l’ora di terminare.

«Ma non siete stufo di questa vita?» tentò di continuare la frase ma il mago si adirò al sentire quelle parole.

«E cosa vuole capirne una ragazzina umana?? Quali difficoltà può avere avuto una stolta e capricciosa figlia di papà che frequenta un’importante facoltà universitaria?» scattò in avanti alzandosi in piedi e sbatté con violenza entrambi i palmi sul banco davanti a sé, facendo chiudere gli occhi alla ragazza che però, riaprendoli, non mostrò segni di spavento.

«Ma se Voi mi faceste finire....» la ragazza mostrava un’espressione seria nonostante tutto. Falann che ormai aveva capito più o meno il suo carattere comprese che non doveva farsi ingannare dall’entusiasmo della studentessa e tento di assumere nuovamente un atteggiamento più pacato, rimettendosi a sedere di fronte a lei con un sospiro profondo.

Telasia cominciò allora la sua storia. Raccontò che fin da quando era bambina il suo sogno era quello di diventare viaggiatrice. Questo perché aveva sentito leggende su di un posto lontano da tutto e da tutti e dove quindi la corruzione che ella stessa riconosceva nella razza umana non era giunta: Le “Terre incontaminate”. Si narra che lì si trovino creature leggendarie e antichi e magici tesori. Il suo sogno più grande sarebbe quello ditrovare questo posto incantato e poter finalmente vivere in serenità. Arrivata a questo punto della spiegazione il suo viso si intristì.

«Io non sono poi così felice come pensate... credete che gli uomini siano crudeli sono con i membri di altre razze? Ho subito davvero le peggiori infamie immaginabili nella mia vita e spesso proprio da chi era più vicino a me... ma non vado di certo in giro ad appendere cartelloni pubblicitari sulla storia della mia vita...»

L’amaro sorriso che ora forzava sul suo volto non era sufficiente a celare la vergogna per la sua confessione. Falann era sì uno sconosciuto, ma sapeva essere uno sconosciuto discreto e con il quale aveva condiviso probabilmente anni del suo prezioso studio vista l’assidua frequenza con la quale era solita venire in biblioteca.

Fece una breve pausa prima di riprendere il racconto.

«Si narra che pochi esponenti prescelti tra vari e antichi popoli conoscano la vera ubicazione di questo Paradiso, o quantomeno il modo in cui giungere lì.» lei sperava che Falann fosse uno di questi poiché era certa che i Kessdat fossero custodi di tale segreto. Ma persino Falann era troppo giovane quando gliene avevano parlato e aveva vaghi ricordi di quelle storie, anzi era persino stupito che una simile leggenda fosse giunte alle orecchie di una ragazzina che indubbiamente era ancora più giovane di lui. Come doveva comportarsi? Esistevano ancora persone che credevano in certe cose? Persino lui si era rassegnato all’idea che le Terre incontaminate fossero solo una fantasia. E pensare che aveva intrapreso il percorso per diventare mago proprio perché era rimasto affascinato da simili storie.

Si prese del tempo per rievocare tali racconti, sperando di ricordare dettagli rilevanti. Ma chi è che glieli raccontava? Un vecchio zio defunto ormai da tempo gli sembrava. Che abbia lasciato delle tracce di questa antica favola da qualche parte? Se sì era proprio lì dove si trovavano i due giovani poiché libri lui non ne aveva mai buttati, anche i diari di famiglia che erano conservati in una sala chiusa ai visitatori, accanto alla biblioteca.

Fece segno a Telasia di seguirlo, non aveva mai consentito l’accesso a nessuno a quello che lui chiamava “magazzino”. Non era altro che una stanzona enorme con montagne di libri che però erano disposti con ordine maniacale.

«Non ti azzardare a toccare niente! Sarebbe una catastrofe per me.» tuonò il bibliotecario con un’occhiataccia alla quale l’umana si limitò a risponde semplicemente con un cenno del capo, timorosa persino di parlare in quel luogo che odorava quasi di sacralità.

Trovati due tomi che contenevano le memorie dello zio Kangi’oss, Falann si sedette a terra e si apprestò a sfogliare il primo di essi dopo aver avvicinato a sé e all’umana una fonte d’illuminazione artificiale alimentata ad energia elettrica. Di solito era tradizionalista, ma le candele lì potevano essere pericolose.

Mentre leggeva cercava di tradurre in linguaggio comune per consentire all’umana che gli sedeva di fianco di comprendere. Adesso si comportava in maniera più gentile verso di lei poiché, in qualche modo, voleva sdebitarsi per averlo strappato alla monotonia quotidiana e per avergli ridato un barlume di speranza non solo nei suoi sogni di gioventù ma anche nella razza umana, verso la quale mai avrebbe sperato di poter provare una qualche sorta di simpatia, cosa che invece sembrava iniziare ad accadere. Fatto sta che dopo qualche ora lo terminarono ma vi trovarono narrante principalmente storie di faide familiari che avevano portato il casato Kessdat ad un dimezzamento dei membri che lo componevano.

Il secondo appariva già più interessante, conteneva riflessioni varie dello zio sul suo paradiso ideale, sebbene non vi fossero riferimenti espliciti alle Terre incontaminate. Ma in esso veniva molto spesso citato un terzo manoscritto che apparteneva però ad un autore differente: il nonno di Kangi’oss.

Dopo notevoli sforzi riuscirono a recuperare il terzo libro. Era stato difficile trovarlo perché altro non era che una raccolta di poche pagine. Con esitazione e con la mano quasi tremante Falann lo aprì. Dopo una breve premessa il libro terminava già alla terza pagina con brevi ma esplicative parole:

 

“Le Terre incontaminate,

dolce poesia da sempre nei nostri cuori

altro non sono che le nostre memorie.

Sguardi, ricordi, emozioni.

Non smettete di credere nel Paradiso, poiché esso esiste!

Non cercatelo lontano, non cercatelo vicino,

è accanto a noi, dentro noi, ovunque.

Noi siamo il paradiso, nostro o anche degli altri.

Il vero tesoro sono gli squarci di felicità,

brevi momenti che vanno assaporati senza rammarico.

Niente risentimento, rabbia, frustrazione.

Ciò che è perso è andato, il presente invece va assaporato.

Godete di ogni istante: brutto, bello,

non fa differenza, Vivetelo Sempre.

Solo col sorriso sulle labbra potete rendere

la vostra vita un posto migliore.”

 

Amare lacrime bagnarono il volto di entrambi i giovani che però rimasero in silenzio. Si guardavano senza proferire parola alcuna e senza nascondere le proprie vere emozioni che erano ben chiare sui propri visi. L’amarezza di quelle lacrime non era dovuta alla delusione di non aver trovato ciò che speravano di trovare ma bensì al non aver mai riflettuto prima su qualcosa di così importante. Il Paradiso... lo avevano appena trovato, da quel momento sapevano che sarebbe nata una complicità senza pari tra loro due, poiché ormai l’uno conosceva i veri sentimenti dell’altra e viceversa. Quel giorno non sarebbe mai stato cancellato dalla loro memoria, quello era il primo passo verso la loro felicità. E potevano fare tanto ancora per essere felici: potevano cercare di cambiare insieme quel mondo corrotto ma senza angoscia, senza rabbia, senza penare o sentirsi in colpa per i propri fallimenti. Tutto ciò fa parte della vita e nulla doveva impedire loro di costruire mattone su mattone una propria piccola felicità. L’avevano capito, era una lezione che una volta appresa non avrebbero più dimenticato. Ora erano liberi di essere tutto ciò che desideravano essere: amici, amanti, studiosi, complici o addirittura dei ribelli che lottano per una società migliore. Il loro destino non era ancora stato scritto ma da quel momento avrebbero vissuto intensamente la propria vita senza rimpiangere mai le occasioni perse.


***NOTE***

Sono rimasta molto sorpresa di essere arrivata quarta! Sorpesa e contenta perchè è la seconda volta che scrivo qualcosa ed era tantissimo che non scrivevo nulla (sono passati 6 anni circa, ero una ragazzina ^-^, mi volevo mettere alla prova dopo tanto), ed è anche il primo concorso a cui ho partecipato. Spero che vi sia piaciuto, di seguito pubblico anche la recensione di Schwarzlight:


Grammatica e sintassi: 8.5 + 9.5

La prima frase è tutta al presente, mentre la narrazione nel resto dello scritto è al passato. Anche più in basso c’è un cambio di tempi verbali, e un paio di errori di battitura. A volte mancano delle virgole.

Stile e lessico: 9.5 + 10

E' uno stile che riflette l’andamento lento, calmo della storia. Le frasi a volte sono molto lunghe, cosa che può rischiare di appesantire.

Sviluppo della trama: 10

Ha un andamento quasi rilassante. Non è affatto una cosa negativa in questo caso, perché rispecchia l’atmosfera che si respira nella biblioteca, dove non accadono eventi sconvolgenti, ma semplicemente la vita procede, fino alla rivelazione finale.

Caratterizzazione personaggi: 10

I personaggi sono ben caratterizzati, persino nel modo di pensare.

Originalità: 10

Perché dieci? Perché un drow che nasconde la sua identità dietro la facciata di bibliotecario, e una ragazza che studia la cultura magica, che all’improvviso si mettono a ricercare la strada per un mondo utopico non è da tutti i giorni. Specie se questa strada non è quello che si crede.

Attinenza alla traccia e uso delle parole: 5 + 5

Buon uso delle parole e bando rispettato.

Giudizio personale: 5

Non saprei nemmeno spiegare perché mi sia piaciuta così tanto, e devo dire che, nonostante ciò che ti è stato detto, non trovo affatto fastidiosa la presenza di certi argomenti che dovrebbero essere attuali. Secondo me è un qualcosa che può essere ricondotto a ogni epoca e ogni cultura, o mondo che sia, e di conseguenza per niente fuori luogo.

Punteggio totale: 82.5 + 0.25

   
 
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