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Autore: Atlantislux    08/05/2011    3 recensioni
Sparpagliate storie ambientate nell’universo alternativo di "Irreparabile" e "Nova".
File 04 - Dovevo parlare con Cecilia. Bisognava assolutamente aggiornare il software di quei pazzi scellerati.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Irreparabile'
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Betareading a cura di Shainareth <3

Giocargli un tiro simile. Da lui, Yzak non se lo sarebbe mai aspettato.


Sfida


Nave spaziale Einstein, 20 ottobre 83 C.E.


Apre gli occhi molto prima che il segnale di inizio del suo turno si faccia sentire, oramai allenato a svegliarsi in anticipo, per avere tempo di prepararsi con calma. Malgrado quello che tutti pensano di lui, il Comandante Joule non è affatto una persona a cui piace affrettarsi inutilmente.

Metodicamente si prepara; la doccia lo sveglia completamente e, davanti allo specchio, mentre si pettina i lisci capelli argentei, scarta come al solito l'idea di iniziare la giornata con qualche esercizio di yoga. La moglie gliene ha insegnato qualcuno, sostenendo che siano ottimi per combattere il mal di testa che lo affligge ogni tanto, ma Yzak ha dubbi in proposito, e secondo lui è solo un bieco tentativo di Shiho per rilassarlo. In ogni caso quell'attività lo annoia da morire e, se deve scaricarsi i nervi, preferisce farlo in palestra, sfidando qualche sottoposto a karate. Quello che ha il potere di fargli passare qualunque malanno.

Yzak ci mette tutto il tempo necessario per sistemarsi l'uniforme candida, poi guarda con malcelato disprezzo la valigia già pronta, posata in un angolo della sua cabina; si sta già pentendo di avere preso una licenza per i giorni successivi.

Esce in corridoio nel momento in cui il segnale di inizio turno risuona per la nave e, dopo qualche passo, sente dietro di sé quelli del suo secondo, Ikary Razberger. Lo saluta portandosi la mano tesa alla tempia, e facendogli un cenno con la testa. Yzak non manca mai di far notare a Dearka quanto l'uomo che l'ha sostituito sia molto più efficiente di lui: non arriva mai in ritardo, la sua uniforme è sempre impeccabile, e non si spreca mai in battute quando non dovrebbe. Fatalmente, gli manca però la spumeggiante verve di Dearka, e Razberger non è certo la migliore spalla quando Yzak si sente in vena di cattiverie. Con lui il Comandante si annoia da morire, ma non lo confesserebbe al suo amico dalla pelle scura nemmeno morto.

Finalmente i due arrivano in plancia, dando il cambio alla coppia di militari che li ha sostituiti nel turno appena trascorso. Anche il resto dello staff operativo si sta alternando e, dopo un rapido giro di saluti, Yzak si accomoda nella poltroncina che domina il ponte di comando.
Lì, gli basta un'occhiata alle note lasciate nel diario di bordo per vedere che durante le otto ore precedenti non è successo assolutamente nulla di rilevante. Né un attacco di pirati, né un infinitesimale meteorite in rotta di collisione con la Luna. Neppure un mediocre scontro tra satelliti mal programmati. Nulla di nulla. È quello che Yzak aveva temuto.
Il suo umore sprofonda ancora di più e, per distrarsi, ordina un addestramento a sorpresa. Il suo secondo gli lancia un'occhiata stranita che dura un attimo, ma si riprende subito e, dopo un momento di smarrimento generale, il ponte comincia a fremere di attività. Nessuno ci tiene a far arrabbiare inutilmente il Comandante Joule, quando è palesemente già innervosito.

Le attività lo tengono impegnato per qualche ora, e gli consentono di sfogarsi così tanto che, quando arriva il momento del pranzo, Yzak è talmente affamato che in mensa ufficiali si concede ben due porzioni di dolce. Prendendo la scusa che deve rivedere certi rapporti si rifugia quindi con il suo vassoio colmo nella quieta solitudine del suo ufficio.

È solo quando ha terminato, mentre sorseggia un tè verde che giudica terribile, che Yzak digita il codice che gli permette di mettersi in comunicazione con Dedalus, la base lunare di ZAFT. È l'ora stabilita per la chiacchierata che ha promesso a sua moglie.

Il bel viso di Shiho, incorniciato dalle ciocche scure, gli appare sullo schermo olografico dopo pochi secondi. Sorridente. In una maniera irritante.

"Tutto bene?" gli fa lei. "Pronta la valigia?"

Yzak soffoca una smorfia dietro il bordo della tazza. "Ovviamente. Da ieri sera."

La lapidaria risposta non smonta l'apparente buon umore di Shiho. Anche se lei deve essere perfettamente consapevole di quanto lui sia indispettito. Che continui perciò ad avere quell'espressione soddisfatta lo infastidisce ancora di più.

"Benissimo, ti confermo che lo shuttle attraccherà come da programma alla Einstein alle 19.00. Fatti trovare pronto, partiremo per la Terra dopo il rifornimento di carburante. L'atterraggio ad Orb è previsto alle 21 e 43, ora locale."

Un sospiro lascia le labbra pallide di Yzak. Qualunque cosa faccia, da un'indagine di polizia al cucinare una torta, Shiho Hahnenfuss è precisa fino allo sfinimento.

"Grazie della notifica, ma guarda che comando io qui, so perfettamente quando il tuo shuttle è programmato in arrivo da Dedalus."

"Non si sa mai, ricordo ancora che quando ero con Dearka nel tuo team tentavi sempre di dimenticarti degli appuntamenti che non ti garbavano."

La tazza che Yzak sta stringendo ha un curioso scricchiolio, e lui decide di posarla prima di farle fare un brutta fine. "Tentavo, appunto. Ma mi era impossibile con te che mi ricordavi sempre tutto come una perfetta segretaria."

Shiho, dall'altra parte dello schermo, solleva le spalle. "Già, ma non fare quella faccia offesa, è un appuntamento importante, se non avessi voluto esserci avresti dovuto trovare una scusa plausibile subito."

Su quello, Yzak non può che darle ragione. Annuisce, sapendo di non avere scampo da quello che lo attende nei giorni successivi. Non può nemmeno prendersela troppo con la moglie.

"Lo so! Dovevo prepararmela tempo fa. Ma come facevo a sapere che sarebbe arrivato a tanto?"

Gli occhi di Yzak fissano con astio la fotografia posata sulla scrivania, che lo ritrae il giorno del diploma all'Accademia di ZAFT insieme agli altri migliori studenti del loro anno ed al loro tutor, Miguel Ayman.

"Brutto bastardo…" sibila all'indirizzo di uno dei ragazzi che gli fanno compagnia nella foto. Giocargli un tiro simile. Da lui, Yzak non se lo sarebbe mai aspettato.

Dopo qualche veloce convenevole la conversazione tra lui e Shiho termina con la promessa di essere pronto per la partenza al momento stabilito. Yzak si rende conto che non ha proprio modo di scampare, a meno di non augurarsi un tentativo di dirottamento. Anche se l'ultima volta che è successo ha personalmente guidato il gruppo di commando delle forze speciali a riprendersi la nave, e sbattuto i terroristi fuori da una chiusa d'aria. Tutto in una manciata di ore. Troppo poche per salvarsi dall'improrogabile impegno ad Orb.

Il pomeriggio passa velocemente, e presto Yzak si ritrova sul ponte principale, la valigia posata accanto a lui. Poco prima ha passato i comandi a Razberger, il quale si è ben guardato dall'augurargli buone vacanze. Questa è una cosa che apprezza molto nell'uomo: a differenza di Dearka, non si lascia mai andare a commenti non richiesti che sa che lui detesterebbe.

Yzak attende che lo shuttle abbia correttamente terminato le procedure di attracco, per poi salire a bordo.

Individua subito la moglie tra i pochi passeggeri, e si accomoda nella poltrona di fronte a lei; o meglio vi sprofonda, lasciando che un leggero grugnito gli sfugga dalle labbra.

Shiho, alzando gli occhi dalla rivista che sta sfogliando, gli sorride di sbieco. "Nemmeno un bacio di saluto?"

"Non quando sono ancora in servizio! La mia licenza comincia tra due ore" è l'acida replica. Poi Yzak appoggia il gomito sul bracciolo della poltrona e posa il mento sulla mano chiusa a pugno, fissando il giornale della moglie. "E quello? Da quando in qua leggi riviste di moda?"

Shiho scuote leggermente le spalle. "Sei proprio di pessimo umore! Questa è solo per farmi venire qualche idea, vorrei comprarmi qualcosa di carino stavolta."

"Spero che le tue idee non contemplino anche me. Ho tutto il necessario in valigia."

Con calma, Shiho riprende a sfogliare la rivista. "Lo dici tu. Quella camicia rosa che vuoi mettere avrà almeno dieci anni. Domani ti porto a fare shopping, che tu lo voglia o no. Non vorrai fare brutta figura davanti a tutti i tuoi amici e, soprattutto, ad Athrun Zala?"

Shiho non avrebbe potuto tirargli colpo più basso. Con un pesante sospiro Yzak si appoggia allo schienale, passandosi una mano nei capelli.

"È proprio necessario ricordarmi che ci sarà anche lui?"

"Non ho capito: ce l'hai perché sarà presente o perché sta benissimo in abito di gala?"

"Mi prendi in giro?"

Con in faccia un'espressione esasperata Shiho lo fissa, piantandogli gli occhi addosso. "No. E calmati. Ho capito che sei scocciato, e che non te l'aspettavi, ma dovresti cercare di trovare il lato buono della situazione. Ci prendiamo finalmente una breve vacanza insieme in un posto meraviglioso, passeremo qualche giorno con tutti i nostri amici che non vediamo da un po', soprattutto, avrai l'occasione di rilassarti." La giovane donna incrocia le braccia sotto al seno, mentre riprende a sorridere, quasi maliziosa. "Ti servirà, te l'assicuro. E piantala di fare i capricci, o mi farai venire il dubbio che sei geloso."

"Non dire stupidaggini" sibila il Comandante dai capelli argentati, sentendo le gote imporporarsi leggermente. Quella calunnia lo perseguita dai tempi dell'Accademia, e odia quando la moglie la tira a galla per estorcergli qualcosa.

La osserva riprendere la sua indagine tra le pagine del giornale, e può benissimo vedere come sia compiaciuta di averlo messo in difficoltà. Yzak, che preferisce non rinfocolare quell'inutile battibecco, sprofonda in un silenzio risentito, ancora più innervosito perché sa che Shiho ha perfettamente ragione. È da quando il problema con i Nova è esploso, molti mesi prima, che lui non si concede più una licenza come si deve. E, per quanto lo neghi davanti a tutti, è ansioso di rivedere i suoi amici. Nicol e Miguel, che aveva creduto morti per anni, Athrun. E Dearka. Anche lui, nonostante la situazione in cui l'ha cacciato.

Yzak socchiude gli occhi azzurri, fissando la paratia della Einstein che sfila veloce accanto allo shuttle in partenza per la Terra. È un attimo, poi il campo stellato si staglia nel finestrino.

Guarda di soppiatto Shiho, intenta a piegare l'angolo di una delle pagine della rivista. Imbarazzato, attira la sua attenzione con un colpetto di tosse. Gli manca quasi il coraggio quando gli occhi di lei si posano su di lui.

"Sì?"

"Davvero quella camicia rosa mi sta tanto male?"

La giovane annuisce, quasi solenne, per poi allungargli il giornale. Il modello fotografato nella pubblicità indossa un bell'abito elegante, grigio antracite, abbinato ad una camicia candida e ad una cravatta di un inconsueto color mercurio chiaro.

"Quel colore si abbinerà benissimo con i tuoi capelli" Shiho commenta, e lui deve proprio darle ragione.

Con una punta di vanità, immagina che vestito così sarà il più elegante alla cerimonia e, di certo, surclasserà Athrun il cui gusto nel vestiario non è certo migliorato nel corso degli anni. Yzak sorride per la prima volta da quella mattina. Finalmente, ha trovato almeno un buon motivo per scendere a terra.

Non esiste di essere meno elegante di Athrun Zala. Proprio no! Altro che partecipare all'inaspettato matrimonio di Dearka! Altro che fargli da testimone!

Sotto lo sguardo perplesso di sua moglie, Yzak si mette a sfogliare febbrilmente la rivista in cerca del resto degli accessori, le labbra tese in un ghigno pericoloso.

"Porca puttana, questa è una sfida!"

 

  
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