Lei, la più
promettente strega che Hogwarts abbia mai visto… lui,
l’amico imbranato che le copiava i compiti! Persi in un mondo dove i buoni
hanno vinto, pagando la vittoria con la vita.
Cosa accadrebbe se Voldemort fosse
stato sconfitto? E se questo avesse causato la morte non solo
di Harry Potter ma di molte altre nostre conoscenze del mondo magico? Come
reagirebbero a questi eventi i pochi sopravvissuti alla lotta, e più
precisamente, come reagirebbero Hermione Granger e Ron Weasley se fossero tra i
pochi sopravissuti?
“Avada Kedavra! “.
Quelle maledette parole risuonano di nuovo nella
mia mente. Per quanto tempo ancora mi avrebbero perseguitato? Per quanto tempo
ancora avrei dovuto sfuggire a quei ricordi?
Mi alzo in fretta alla ricerca dell’unica cosa che
può farmi stare meglio. Frugo con rabbia dentro la mia borsa,
non riesco a trovarla. Furiosamente getto tutto sul mobile davanti a me,
non riesco a ragionare.
Le urla, i pianti, le risate crudeli, continuano a
riecheggiarmi nella mente. Non mi fanno ragionare, non mi
permettono di muovermi.
Sento le gambe tremarmi, le mani mi sudano, gli occhi mi si annebbiano e comincio a vedere.
Vedo a chi
appartengono quelle urla, vedo chi piange, e vedo chi
ride crudelmente soddisfatto di ciò che sta facendo.
- Trovato! - stringo nelle mani l’Ilex
aquifolium. Dovrebbe essere illegale, ma le uniche persone che lo sapevano sono state uccise, proprio da
loro, prima di poterlo dichiarare tale.
Mi torna
alla mente il volto della professoressa Sprite e della Mc Granitt mentre cadono
a terra dopo che cinque esseri incappucciati le hanno circondate.
- No! – non posso pensarci. Mi costringo ad aprire gli occhi e ad ignorare l’immagine delle due insegnanti distese a terra con gli occhi sbarrati, mentre Harry con la bacchetta in mano corre verso di loro.
Velocemente m’infilo in bocca i rametti di Ilex aquifolium e mi guardo allo specchio.
Indosso uno stupido e assurdo costume da strega, o
almeno di come i babbani pensino siano le streghe. È succinto e terribilmente
indecente, ma del resto non dovrò indossarlo a lungo.
I miei occhi sono segnati dal tempo e dalle
occhiaie, ho il viso stravolto e continuo a vedere davanti a me Harry che
disperato corre incontro alla morte.
Lentamente sento l’Ilex aquifolium che comincia
a fare effetto.
È migliore della roba babbana, non devo aspettare, mi arriva subito al cervello, e l’immagine delle persone che ho perduto si annebbiano nella mia mente.
Non vedo più quegli occhi
verdi smeraldo chiudersi per l’ultima volta.
Non vedo più
capelli rosso fuoco tra i cadaveri che giacciono a terra.
Non vedo
più visi familiari soccombere alla
crudeltà di un uomo e dei suoi seguaci.
Non vedo i
miei genitori che imploranti mi chiedono, invano , di
salvarli a costo di tutto.
Non vedo me, che distrutta assisto giorno dopo giorno, alla morte
delle persone che più amo.
No, ormai non vedo più niente! L’effetto della droga mi permette di eliminare anni di dolore in pochi istanti.
Il niente è però qualcosa che può far ancora più
male.
Mi guardo nuovamente allo specchio e mi chiedo chi
sono.
Non riconosco in me la ragazza di un tempo: la
prima della classe, la migliore studentessa della scuola, l’amica fidata pronta
sempre a elargire consigli, il più delle volte non
richiesti.
Non esiste più quella ragazza, è
morta insieme a tutti gli altri.
E non tornerà! Nessuno può farla tornare, non c’è più luce per lei, non c’è più il sole nella sua vita.
Non ci sono più bacchette, scope volanti, rane e
gufi. Niente pozioni, incantesimi e quadri parlanti.
Niente della vita di un tempo mi appartiene più.
Voldemort è stato ucciso, ma non sconfitto.
Lui ha vinto!
Mi ha trasformata nella
babbana che sarei sempre dovuta essere, mi ha strappato a quella vita. L’ha
fatto a me e a tutti coloro che amavo, tutte le
persone per cui valeva la pena di vivere.
Tutti tranne uno.
*********
“ Avada Kedavra! ”
Quella maledetta parola risuona di nuovo nella mia mente. Per quanto tempo ancora mi
avrebbe perseguitato? Per quanto tempo ancora avrei dovuto
sfuggire a quei ricordi?
Quanti anni sono passati da quando è morto?
Dodici, tredici? Non lo ricordo più, non tengo più
conto del tempo. I giorni, le settimane scorrono per me come i mesi e gli anni.
Non c’è più il giorno nella mia vita, non c’è più notte. C’è solo un tempo infinito tra la vita e la morte, tra il bene e il male, tra la vittoria e la vendetta.
La vendetta, l’unica cosa che mi permette di
andare avanti.
La morte di Voldemort non mi è bastata! Quando l’ho
ucciso il dolore per la perdita di coloro che amavo
non è scomparso insieme a lui.
Ancora oggi
a distanza di anni vedo Neville, che spaventato
correva deciso a vendicare suo padre e sua madre, vedo il suo sorriso appagato
mentre a terra si spegne.
Sorrideva
davanti alla morte, perché sapeva che aveva vendicato coloro
che amava.
Sorrideva
perché sapeva di non dover vivere in un mondo dove tutto ciò che conosceva e
amava gli sarebbe stato portato via.
Lo invidio. Per quanti di loro io abbia ucciso, per quanti di loro io ucciderò, il dolore sembra non placarsi mai. Per questo continuo a vivere in un tempo perduto, tra la vita e la morte, inseguendo coloro che ancora sfuggono alla mia rabbia.
Voldemort è morto!
Ma non è stato sconfitto.
Lui ha vinto!
Mi ha trasformato nel mago che non sarei mai
dovuto essere, un potente stregone pronto a sacrificare la sua vita per
uccidere! Per vendicare tutti coloro per cui valeva la
pena di vivere.
Tutti tranne una!
*********
Sorrido allo specchio, o meglio qualcuno o
qualcosa lo fa per me.
Non sono più io ora, l’Ilex aquifolium ha fatto il suo dovere, finalmente sono qualcosa che non soffre: ma sono anche qualcuno che non
ama.
Mi sento chiamare: tocca a me!
Proverei ribrezzo per quelle spesse tende e ciò che
c’è dietro, ma non sono in me. Vedo il mio corpo
muovermi ma so di non esserci, ne sarei del tutto felice se non fosse che non
posso sopportare di guardarmi.
Mi muovo in modo sconnesso, non ho ricordi, non ho
percezioni, non ho speranze!
Sono di nuovo là, di fronte ad un pubblico
immondo, che gode nel vedermi sprofondare ogni giorno di più.
Il primo pezzo del mio insulso ed indecente
costume da strega cade, ne seguiranno pochi altri ancora e loro avranno ciò che
vogliono da me.
Vedo il viso
della signora Weasley fissarmi sconcertato, mi guarda come se non potesse credere ai suoi occhi. Mi guarda come ha guardato
Ginny morire, come se ciò che vede non potesse essere reale.
Stupida erba magica! Il suo effetto è immediato,
ma si adatta al tuo organismo e se ne abusi, per
difesa rende la sua efficacia sempre più breve.
Ora non vedo più da lontano il mio corpo che
lascia cadere altri pezzi del mio insulso costume. Ma sono in esso, quando il mio sguardo incrocia ancora una volta quegli
occhi nocciola che mi guardano come se non vogliono crederci.
Il loro però non vedo più la morte, ma la mia
unica speranza di vita.
*********
Sorrido.
So che il mio sorriso è soltanto un riflesso incondizionato, ma tutto ormai nella mia vita è soltanto un riflesso. La mia vita stessa è solo una reazione a fatti accaduti molti anni prima.
Dopo molti mesi di ricerca ne ho finalmente
scovato un altro.
Esco dal mio ufficio e silenzioso cammino sicuro per i corridoi del ministero. Molti maghi si affacciano per complimentarsi, ma gli ignoro. Vorrei smaterializzarmi, ma so che non posso. Eppure non tollero di ascoltare le lodi di chi, per tante volte, mi ha detto di smetterla di lottare per qualcosa che ormai è stato distrutto.
Una volta fuori, nelle fredde strade di Londra, mi
smaterializzo vicino ad uno squallido bar.
Entrò cauto, in rigoroso silenzio. So già come
farò, so già come andrà. Per me è ormai come guardare all’infinito la scena di
un vecchio film.
Mi guardo intorno infastidito, dalla musica che
suona in sottofondo e dagli schiamazzi degli ubriachi che a quanto pare stanno
assistendo ad uno spettacolo deludente.
Alzo lo sguardo, ed incrocio i suoi occhi.
Mi fissano atterriti, come un
tempo mi fissarono quelli di Piton, prima di proteggermi con il suo
corpo da una maledizione senza perdono.
Guardo quegli occhi senza poter credere a ciò che
vedo.
Come quando
vidi Voldemort cadere sotto di me, urlandomi che per quanto lo avessi sconfitto
non avrei riportato indietro coloro che amavo.
In quei occhi però non vedo più morte, ma l’unica illusione di poter vivere senza vendetta.
*********
Abbasso lo sguardo.
Sono convinta di sognare, sono convinta che la mia
è un illusione provocata dall’erba magica. Lui non può
essere qua, non ora.
Mi sento nuda davanti a lui, come se capisse cosa
ho passato.
Mi sento nuda davanti a lui, come se sapesse cosa
provo.
Mi sento nuda davanti a lui, come se potesse
leggere in me.
Con le mani cerco di coprire il mio seno. Non
voglio che mi veda così, devo fare raccapriccio,
sono così magra e pallida, così diversa dalla ragazza di un tempo.
Continua a guardarmi, non contraccambio il suo
sguardo, ma so che i suoi occhi sono puntati su di me. Incredulità? Ribrezzo?
Passione? Odio? Pietà? Mi chiedo cosa esprima il suo sguardo. Non posso
guardarlo, è così diverso da me, è così simile a ciò che era un tempo.
Il mio Ron!
Il mio miglior amico e il mio peggior nemico.
Il primo pensiero al
mattino e l’ultimo la sera.
Lo guardo ancora, in lui rivedo tutto ciò che
amavo.
In lui
rivive il sorriso di Harry, la forza di Ginny, la potenza di Silente, il
coraggio di Sirius, la dolcezza della signora Weasley, la sagacia della Mc
Granitt, la gentilezza di Lupin, la simpatia di Fred e George.
In lui rivive me stessa, colei che ero, colei che non sarò.
Lo guardo ancora, i nostri occhi s’incrociano e
corro via.
Non voglio che mi veda così. Finche in lui vivrà il ricordo di quella ragazza forse lei potrà tornare.
*********
Lei abbassa lo sguardo e mi sembra d’impazzire.
La guardo e la realtà m’investe come un treno in
corsa, non può essere là, non ora.
È nuda davanti a me, eppure non riesco
a capire a cosa pensi.
È nuda davanti a me, eppure non so
cosa prova.
È nuda davanti a me, eppure è come se fosse coperta da
spesse mura.
Fisso il suo corpo. La pelle candida e luminosa, i lunghi capelli castani, le gambe snelle, i fianchi stretti, i piccoli seni che riesce a coprire con un braccio.
È così infantile, così diversa dai corpi che
nonostante gli svariati tentativi non sono mai riusciti a scaldarmi in questi
anni.
Smetto di guardarla, mi fa così male vedere in lei la stessa di un tempo.
La mia Hermione!
Il mio opposto, la parte migliore di me.
La mia migliore amica, la mia peggior nemica.
In lei
rivedo l’imponenza di Hagrid, la stravaganza di Luna, l’audacia di Bill, la
bellezza di Fleur, il vigore di Neville, l’affetto di mio padre, il sorriso di
Harry.
La guardo ancora, i nostri occhi s’incrociano e
scappa via.
Forse non può vedermi così, tanto diverso da ciò
che ero un tempo.
In me non c’è più niente di quel
ragazzo, persino il rosso caratteristico dei miei capelli sembra essersi
sbiadito.
*********
Scappo, ma il mio cuore implora che Ron mi segua.
La mia anima spera che mi venga dietro e mi liberi
dal vuoto in cui continuo a precipitare ormai da anni.
Le lacrime riempiono i miei occhi, colano giù
insieme al trucco pesante.
Sento un lieve fruscio alle mie spalle e mi volto
senza volerlo, l’erba magica deve ancora fare effetto.
È davanti a me, mi fissa deciso.
*******
Rimango indeciso su cosa fare. Il mio cuore vorrebbe sfuggire, non vuole illudersi, ma i miei occhi implorano per vederla ancora una volta.
La seguo.
Attraverso le spesse tende di velluto blu e la vedo ancora. È di schiena ma è comunque
così bella.
Mi avvicino lentamente, so che mi ha sentito,
esita per un po’ ma alla fine si volta a guardarmi.
*********
Come vorrei poter scomparire insieme a lui.
All’improvviso tutto per me è diventato nero, mi sento premere da ogni parte, mi manca il respiro e mi sento oppressa da pesanti lastre di ferro.
Riprendendo fiato e sento il vento gelido delle notti inglesi infuriare, mentre all’improvviso un dolce tepore riscalda il mio corpo ancora svestito.
Non mi serve alzare lo sguardo per capire che Ron
mi stringe a se coprendomi con il suo mantello, mi basta sentire il suono
regolare del suo respiro, ascoltare il battito del suo cuore e avvertire il
dolce profumo della sua pelle.
Resto in silenzio mentre mi lascia andare e mi
porge il suo lungo mantello nero, dentro cui mi
avvolgo cercando d’inebriarmi con il suo odore.
Lo sento sussurrare qualcosa di fronte a due case
dall’aspetto chiaramente babbano, mentre muove la bacchetta con gesto lieve ma
deciso.
Davanti ai miei occhi dal nulla compare un’antica
casa fatiscente, ha l’aspetto misero e poco accogliente, ma quando Ron apre la
porta mi sento invadere da una piacevole sensazione di
familiarità.
Quando entro dentro la casa il mite calore di essa mi accoglie. Percorro un lungo corridoio buio piena di aspettative per ciò che troverò dopo, ma ho paura che non ci sia niente. Temo che l’angusto passaggio davanti a me sia come la mia vita, una lunga strada tra ricordi lontani e la paura di non raggiungerli mai.
Sorrido scioccamente quando il corridoio finisce e
mi ritrovo davanti ad una stanza a me familiare. Una cucina piccola e ingombra,
nel mezzo di essa
un misero tavolo di legno con delle sedie. In un angolo gettato a terra
un orologio con nove lancette, sette di esse sono
puntate verso un teschio, le due restanti indicano lavoro e scomparso.
Mi fermo a pensare con ribrezzo a Percy, la sua vita dopo i vari accadimenti è continuata a scorrere uguale, come se niente fosse cambiato. Nulla ha intaccato il suo sogno di diventare Ministro della Magia, come se valesse ancora la pena proteggere ciò che ne è rimasto di noi maghi.
Dall’altra parte della stanza intravedo una scala zigzagante. Non riesco a vedere Ron, ma so dove voglio andare, so dove potrò trovarlo.
Salgo lentamente le scale cercando di riportare
alla mente ogni momento passato in quel luogo, ogni volta che sono entrata
nelle stanze che supero man mano che salgo. Ma i miei ricordi sono sfuggenti, mi sembra sempre che siano dei sogni anziché
fatti realmente accaduti.
Mi fermo al quinto piano davanti una porta socchiusa. Sento le gambe tremarmi e le mani sudate. Ho paura di aprire quella porta, ho paura di lasciarmi andare a quei giorni felici, ho paura di risvegliarmi ancora da un sogno e rendermi conto che nulla sarà come prima.
*********
Provo il desiderio di stringerla a me e scomparire
insieme.
Mi smaterializzo insieme a
lei ma non so perché l’ho fatto. Non sopporto di vederla in questa casa. Lei
così simile ad un tempo, mi riporta in mente giorni felici. Giorni in cui, con
Harry e i miei fratelli, scendevamo di corsa le scale per la colazione e una
rilassante partita a quidditch.
Mentre lei ci seguiva insieme a
Ginny, e dopo aver rifiutato l’invito a partecipare al gioco, si sedeva in un
angolo con un libro in mano che sembrava portarla lontana da me.
Entrato in casa l’ho lasciata cullarsi dai dolci
ricordi che l’abitazione le suggerisce. Immagini che
non posso fare a meno di dimenticare, ricordi che mi assalgono la notte
togliendomi il sonno e il respiro. Sogni, che lasciano il posto all’incubo in
cui vivo, dove quelle immagini sono solo ricordi.
Non so perché l’ho fatto. Eppure ora lei è qui, dietro a quella porta, incerta se entrare o meno. Sento il suo respiro, il suo profumo leggero che si mescola al mio, riesco a percepire le sue gambe che tremano. La sua paura di non trovare in me colui che un tempo amava, la paura di non trovare in lei, colei che un tempo mi amava.
Allungo una mano verso la porta e la apro con
decisione.
*********
È di nuovo in piedi davanti a me, e mi fissa
deciso.
È ancora più alto di un tempo, le sue spalle sono larghe e sembrano perfette per accogliermi. I suoi occhi nocciola esprimono durezza e determinazione, il suo sguardo dolore.
Lo guardo anche io con decisione, e noto che i
suoi capelli non sono più rossi come una volta.
Mi afferra ansioso, e mi stringe con forse troppa
passione.
Mi sento soffocare, provo dolore, eppure non è
niente in confronto a quel che provo dentro.
Mi sfiora, bacia e accarezza con forza e poca
dolcezza. Mi sento irrigidire dentro il suo abbraccio, mi
sento gelare ad ogni suo bacio.
Le sue labbra non hanno più quel dolce sapore
zuccherino dovuto forse ai dolci che spesso mangiava, le sue mani non sono più
sporche d’inchiostro, e i suoi capelli
non odorano più di sole come dopo ogni allenamento di Quidditch.
Mi accorgo con orrore che non è più il ragazzo che amavo.
Se solo esistesse un modo al
mondo per tornare indietro a quei giorni felici, io lo userei.
Se solo esistesse una magia capace di portarmi a
quando noi ci amavamo, io la praticherei.
Ma non c’è oggetto babbano o magico che mi possa far tornare ai tempi della scuola, ai giorni felici in
cui sorridevi emozionato al matrimonio di tuo fratello. Alle sere passate
davanti al fuoco a rifiutarmi di fare i compiti per te, con la convinzione che
alla fine neanche quella volta mi sarei riuscita ad
opporre alle tue richieste.
*********
È in piedi davanti a me e la fisso deciso.
È ancora più bella di un tempo, il suo corpo
sinuoso e invitante è perfetto per essere accolto tra le mie braccia.
La sfioro, la bacio e l’accarezzo con passione, ma
la sento irrigidirsi stretta tra le mie braccia.
Sento che la sua pelle non odora più di libri
antichi, i suoi occhi non riflettono più intelligenza e vivacità, i suoi
vestiti non sono più impregnati dell’odore di misteriose pozioni.
Mi accorgo con orrore che non è più la ragazza che
amavo.
Se solo esistesse un modo al
mondo per tornare indietro a quei giorni felici, io lo userei.
Se solo esistesse una magia capace di portarmi a quando noi ci amavamo, io la praticherei.
Ma non c’è oggetto magico legale o non che mi possa far tornare ai tempi della scuola, ai giorni felici in
cui sorridevi emozionata alla consegna dei M.A.G.O., alle sere passate davanti
al fuoco implorandoti di farmi i compiti, con la convinzione che alla fine
neanche quella volta saresti riuscita ad opporti alle mie richieste.
*********
Scivolo via dalle sue braccia, incapace di guardarlo negli occhi.
Non posso vedere in lui cosa è diventato.
La lascio scivolare
via dalle mie braccia incapace di guardarla negli occhi.
Non voglio vedere in lei c’ho che è diventata.
Mi guardo intorno cercando
qualcosa a cui aggrapparmi, cercando di capire che in lui c’è comunque il ragazzo di un tempo, ma nella stanza non c’è
niente che mi faccia pensare al Ron che conoscevo.
Mi lascio sfuggire una lacrima, provando un forte desiderio di scomparire ancora
una volta.
Mi sento
sprofondare nella certezza che non c’è più speranza per me e tento di
aggrapparmi all’unica cosa di cui dispongo: lui.
Per un attimo
rimango in bilico mentre lui è indeciso se afferrarmi o meno,
ma improvvisamente mi sento sollevare di peso.
La prendo di nuovo tra le mie braccia
e la lascio cadere dolcemente sopra il mio letto. Non
c’è in lei la ragazza che amavo un tempo, ma
sentendomi sprofondare mi aggrappo all’unica cosa che ho a disposizione: lei.
Distesa sul suo
letto ritrovo finalmente un odore familiare: quello
fresco delle lenzuola appena lavate, che mi riportano a quando mi svegliavo
impaziente di scendere per la colazione
e rivedere il mio unico amore.
Da quella posizione lo vedo
sistemarsi sopra di me, tremo di paura, sento il sangue gelarmi nelle vene, ma
desidero ardentemente dimenticare tutto insieme a lui.
La guardo sdraiata che annusa le
lenzuola e so che in loro ha ritrovato l’odore di un tempo. Vedendola in quella
posizione ricordo i giorni in cui su quel letto sognavo di svegliarmi per
vederla nuovamente.
Mi cingo a lei scosso dal desiderio,
nella speranza di riuscire insieme a dimenticare il dolore che provo.
Con gesti lievi e goffi facciamo l’amore, uniti
dalle stesse paure e dalla stessa speranza.
Mi sveglio
impaziente e felice, convita di poter finalmente tornare a vivere stretta per
sempre tra le sue braccia, nel ricordo di coloro che insieme abbiamo
amato.
Mi sveglio intimorito e afflitto,
convinto di non poter tornare a vivere neanche tra le sue braccia, perché in esse rivivo il ricordo di coloro che insieme abbiamo visto morire.
FINE