Suddenly I See
<<
Weasley, rallenta. I corridoi sono praticamente vuoti, nessuno studente
da
schiantare o coppietta su cui puoi sfogare la tua
frustrazione>>
Le parole
del Serpeverde non ebbero, come spesso accadeva, risposta alcuna. Il
prefetto
Grifondoro che camminava spedita, a diversi passi di distanza da lui,
lo
ignorava. Non lo riteneva degno, probabilmente, di una sua risposta.
Scorpius
Hyperion Malfoy detestava Rose Weasley.
Odiava la
sua aria saccente e pedante, i suoi principi morali in cui nemmeno
lontanamente
si rispecchiava. Detestava la sua figura, quei capelli rossi e ondulati
che
oscillavano sulle spalle, ricadendo sulla schiena dritta. Disprezzava
quelle
lentiggini che ricoprivano un viso candido e quegli occhi azzurri,
pregni di
animosità nei suoi riguardi.
Ma
ciò che
più di ogni altra cosa odiava, era la sua cristallina
risata. Rideva sempre la
Weasley, lo faceva di gusto quando dinanzi a lei vi era uno dei suoi
stupidi
cugini, lo faceva con cortesia quando a parlarle era un altro semplice
e
insignificante studente di Hogwarts.
Rideva con
tutti lei, tranne che con lui.
Gli occhi di
Rose si posavano sulla sua altera figura solo per palesare disprezzo e
il più
delle volte, indifferenza. Non lo guardava, a stento gli rivolgeva una
rapida
occhiata, per poi concentrare la sua rara attenzione a qualcuno che lei
considerava altamente più meritevole.
Raramente
parlavano e solo se strettamente necessario. Lei gli rivolgeva la
parola solo
se davvero non poteva evitarlo e il più delle volte lo
faceva per accusarlo di
qualcosa: uno scherzo stupido, una mancanza nel suo ruolo di prefetto.
Ma il
più
delle volte lei gli sfuggiva, proprio come stava facendo in quel
momento,
durante una delle tante ronde che erano costretti a fare assieme. La
Weasley,
sfacciatamente, aveva più volte mostrato il suo disappunto
nel dover assolvere
al suo compito con un pompato
nullafacente.
Naturalmente
non badava ai suoi successi scolastici o sportivi, né al
fatto che, se la
preside aveva ritenuto opportuno donargli quella spilla, una ragione
dovesse
esserci. No, lei era prevenuta e ancorata ai suoi pregiudizi. Per cui
per Rose,
sarebbe sempre rimasto un pomposo
nullafacente.
Altra cosa
che, in lei, egli detestava. Rose Weasley aveva una buona parola per
tutti, un
gesto cortese per chiunque, ma mai aveva mostrato gentilezza a lui. Mai aveva visto in Scorpius altro
che un arrogante Serpeverde.
E lui
attendeva il momento in cui avrebbe avuto la sua rivincita.
L’istante in cui
avrebbe potuto umiliarla e guardarla dall’alto in basso, come
lei osava fare
ogni volta che posava il suo sguardo su di lui. Probabilmente il
pretesto per
ridere di lei, per mortificarla e schiacciarla come un vermicolo,
sarebbe
arrivato prima di quanto lui stesso avesse previsto.
Continuava a
mantenere lo sguardo su di lei, non intenzionato ad aumentare
l’andatura dei
suoi passi, solo per affiancarla. Era abituato a vedere solo la sua
schiena e
se spostava lo sguardo più in basso, nemmeno gli dispiaceva
poi tanto.
Ma dovette
fermarsi quando si accorse che la Weasley, dinanzi a lui, aveva smesso
di
camminare. Stava per chiederle il motivo del suo brusco arresto, quando
dei
sussurri, provenienti da poco lontano, richiamarono la sua attenzione.
Naturalmente lei li aveva percepiti prima di lui e ora, con passo
svelto e
deciso, si apprestava a sincerarsi della presenza di qualcuno.
Stava quasi
per invitarla a lasciar correre, a proseguire piuttosto che inveire
contro
l’ennesima coppietta in preda ai bollori adolescenziali, ma
quando ancora una
volta la vide bloccarsi, decise di affiancarla. Ciò che
vide, nascosto da una
colonna, contribuì a far morire in lui ogni proposito di
reclamare.
Attorcigliati
come due sanguisughe vi erano quella che doveva essere una giovane
della sua
casa e quello che riconobbe come il ragazzo
della Weasley o colui con il quale usciva
dall’inizio dell’anno. Spostò
rapidamente lo sguardo su Rose, voleva finalmente burlarsi di lei,
ridere della
sua sfortuna perché era questo che meritava. Finalmente il
Karma sembrava
averlo ripagato.
Ma quando i
suoi occhi si posarono sul volto della ragazza, ogni proposito di
infierire
morì sul nascere. Osservò il pallore di quel
viso, le labbra strette in una
linea sottilissima e gli occhi lucidi che sicuramente bruciavano di
lacrime
amare. Eppure il suo sguardo era deciso, fiero. Perché lui
lo sapeva bene, Rose
Weasley non avrebbe mai pianto, quella era una delle sue certezze. Come
certo
era l’odio che per lei provava.
<<
Higgs, Corner… venti punti in meno a Serpeverde e Corvonero e ora filate ai vostri
dormitori se non
volete che ve ne tolga altri cinquanta a testa! >>
Scorpius
aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma la
richiuse velocemente.
Era incapace di replicare ad un tono tanto imperioso quanto
amareggiato. I due,
intanto, si erano finalmente accorti di non essere più soli,
al sicuro nel loro
idillio. Corner era balzato in piedi tanto velocemente che aveva
scaraventato la
sua nuova preda a qualche metro di distanza.
Scorpius non
si era neppure premurato di soccorrerla
e di certo non si sarebbe aspettato che Rose le offrisse
la sua mano per
rialzarsi. Lo stesso probabilmente, aveva pensato il Corvonero che
fissava la
Weasley con aria sconvolta e misera al contempo.
La Higgs aveva
accettato l’aiuto del prefetto, guardandola con sguardo
attento, quasi si
aspettasse che le lanciasse una fattura da un momento
all’altro. Ovvio che non
la conosceva, pensò Scorpius, ovvio che non ricordava lo
stupido onore di cui i
Grifondoro e soprattutto lei, erano dotati.
<<
Rose, io… >>
<<
Non
hai sentito Corner? Sparisci immediatamente o non sarò
clemente come la Weasley
>>
Non seppe
perché aveva voluto intervenire, nè
perché avesse avuto intenzione di evitare a
lei altro dolore. Ma a conti fatti era questo che aveva appena fatto, aiutarla. Quando
intercettò il suo sguardo, dopo che i
due furono andati via, notò che anche lei ne era sorpresa.
Ma lo sbigottimento
su quel volto, contorto in una smorfia furente, durò pochi
attimi.
Ancora
disprezzo, ancora odio trapelava dalle sue espressioni. Si
voltò rapidamente,
riprendendo a camminare, riprendendo la sua ronda come se niente fosse
accaduto. E Scorpius continuava a seguirla, continuava a distanziarla
di pochi
passi. Dopotutto era ancora quello il suo posto.
Osservava la
sua schiena dritta, i capelli di quel rosso troppo acceso per i suoi
gusti, un
rosso che stonava maledettamente con quel candore di cui era fatto il
suo viso.
Era imperfetta la Weasley, eppure nella sua imperfezione era diversa
da
chiunque avesse mai conosciuto. Era
testarda, era orgogliosa, era una degna Grifondoro.
A pensarci,
il suo comportamento di un attimo prima non l’aveva sorpreso
eccessivamente,
quella era una cosa da lei. Ma
credeva, allo stesso tempo, che di tanto in tanto anche la Weasley
avesse
bisogno di fuggire da se stessa, da quella disciplina ferrea che si era
autoimposta. Quello che invece trovava bizzarro era che proprio lui
dovesse
adempire a quel compito.
<<
Puoi piangere se vuoi >>
Si era
fermato quando lei aveva fatto lo stesso. Aveva scrutato attentamente
quelle
spalle un po’ incurvate, appesantite da un fardello quasi
schiacciante. L’aveva
vista voltarsi lentamente verso di lui, fissarlo con sguardo
apparentemente
tranquillo. Aveva, inoltre, gli angoli delle labbra appena rivolte
verso
l’alto, in un accenno di sorriso. Il primo che gli avesse mai
rivolto.
<<
E a
cosa servirebbe >>
Scorpius era
rimasto immobile, mentre lei si allontanava a passo lento. Per la prima
volta
non sentì quel desiderio prepotente di avere, con lei,
l’ultima parola. Non gli
importava primeggiare su di lei in quella fredda sera, piuttosto
avvertì un
disperato bisogno di parlarle ancora. Di conoscere davvero Rose
Weasley, di
scavare in quell’anima tanto complessa.
***
Non era mai
stato un tipo violento, lui. In qualche rissa era stato coinvolto, ma
si
trattava sempre di duelli e spacconate tra amici, niente di
più. Ma quel
pomeriggio, in biblioteca, Scorpius mandò a benedire ogni
suo proposito
pacifico, per attaccar briga con l’ultima persona che si
sarebbe mai aspettata,
soprattutto visti gli eventi della notte prima.
L’aveva
intravisto tra gli scaffali e già la rabbia aveva,
inspiegabilmente, iniziato
ad impossessarsi di lui. L’aveva seguito con lo sguardo,
aveva origliato la sua
conversazione con l’amico e aveva, in quell’istante
preciso, ricordato quanto
accaduto.
Nella sua
mente era apparso, senza preavviso, il volto pallido della Weasley. Il
sorriso
appena abbozzato, e lo sguardo perso che aveva visto in lei la mattina
successiva. L’aveva vista ridere, ma per chi, come lui,
conosceva ogni
sfumatura del suo sorriso, aveva compreso quanto in realtà
fosse falso. La
odiava, eppure desiderava che lei restasse pulita,
non macchiata dalla falsità, dal dolore e dal
rimpianto. Non sporcata da lui.
Era accaduto
tutto molto velocemente, tanto che ora, seduto sulle sponde del lago,
faceva
fatica a ricordare ogni dettaglio dello scontro. Rammentava solo il
suono sordo
dei pugni infrangersi contro le ossa altrui, il sapore del sangue, acre
e
disgustoso. Ricordava l’incredulità di Corner
quand’ ebbe ricevuto il primo
colpo e si, dopotutto ricordava anche la sua di sorpresa, per aver
agito a quel
modo.
Tamponava
con un fazzoletto quei rivoli di sangue che ancora gli coprivano il
volto. Era
riuscito a sanare il naso rotto con un colpo di bacchetta, ma non aveva
avuto
il tempo per darsi una ripulita. Si mosse appena, cercando una
posizione più
comoda e avvertì dolore praticamente ovunque. Dopotutto,
quel maledetto
Corvonero non era un incapace come si aspettava.
<<
Un
prefetto dovrebbe dare il buon esempio. Innanzitutto non dovrebbe
creare
scompiglio in Biblioteca, tantomeno essere visto trasandato e sporco di
sangue
sulle rive del lago nero >>
Scorpius si
era immediatamente voltato verso destra, accorgendosi solo in quel
momento
della presenza della Weasley. Si era seduta accanto a lui e osservava
le acque
del lago con uno spiccato interesse, quasi si aspettasse che la piovra
gigante
si manifestasse da un momento all’altro. Probabilmente
avrebbe guardato ovunque
pur di non incrociare il suo sguardo.
Aveva
scrollato le spalle, distogliendo anch’egli lo sguardo. Era
calato il silenzio,
un silenzio pregno di parole impronunciabili, di sentimenti taciuti.
Con la
coda dell’occhio ne osservava il profilo, i capelli mossi da
un vento lieve.
Sembrava più tranquilla rispetto a ieri o a quella mattina e
Scorpius non poté
non esserne sollevato.
Sussultò
appena quando lei si voltò, guardandolo finalmente negli
occhi. Si chiese se
l’avesse mai fatto in passato o quella fosse semplicemente la
prima volta che
i loro sguardi si
perdevano l’uno
nell’altro. E quegli occhi erano di un azzurro
così bello e limpido che si
augurò di annegare in essi, in un mare calmo, puro.
L’avrebbe di certo
purificato di tutti i suoi peccati.
Aveva
seguito i gesti di lei, quasi si muovesse a rilento. Aveva visto la sua
mano
avvicinarsi, afferrare delicatamente il fazzoletto e tamponare lei
stessa gli
ultimi residui di sangue vecchio. E nel mentre, non aveva mai distolto
lo
sguardo, al punto che, dopo diversi secondi o minuti od ore, era stato
lui a
doverlo fare. Quegli occhi erano pericolosi, lo tentavano, volevano
catturarlo
ed imprigionarlo in qualcosa da cui non sarebbe più venuto
fuori.
Sapeva che
chiunque entrasse nella vita di Rose, non sarebbe più
riuscito ad uscirne. Lei
afferrava la tua anima e l’accostava alla sua, per sempre. Il
cuore della
Weasley era enorme, c’era spazio per chiunque, ma per
lui…
Si era
rialzata lei, lisciando con precisione le pieghe della gonna e
riposando su di lui
lo sguardo, ancora. Indugiava, lo osservava come in attesa di qualcosa.
E poi
parlò.
<<
Sei
un idiota, ma per una volta posso condividere i tuoi modi rozzi e
barbari
>>
Quello era
il suo modo di ringraziarlo, avrebbe dovuto accontentarsi
perché era
il massimo che poteva aspettarsi da un
tipetto orgoglioso come lo era lei. Ma gli bastò, in quei
pochi minuti ogni sua
parola, ogni suo gesto gli era bastato. Gli aveva parlato, si era
seduta al suo
fianco.
Gli era
stata vicina senza detestarlo.
E allo stesso
modo aveva sentito che quel sentimento d’odio, che da anni li
teneva uniti,
aveva appena ricevuto il primo graffio. Iniziava a traballare, a non
essere più
tanto intenso da spaventare. Si era affievolito, si era indebolito. Un
giorno
probabilmente sarebbe scomparso del tutto.
Rideva Rose
e pur sapendo che in tanti conoscevano quel sorriso,
in quel momento seppe che era solo per lui e
senza rendersene conto aveva ricambiato, aveva riso con lei. Si era
alzato, con
non poca fatica e le si era affiancato. Avevano iniziato ad
incamminarsi verso
il castello, il sole stava tramontando, l’aria cominciava a
farsi gelida, ma
qualcosa aveva preso a scaldargli il cuore.
Camminavano
loro, uno accanto all’altro,
lo
facevano per la prima volta e probabilmente, da quel giorno in avanti,
non
avrebbero fatto altro. Nessun passo a distanziarli, nessuna schiena da
guardare. Una distanza che via via veniva spazzata, azzerata.
E’
buffo
come, le più belle amicizie nascano da eventi bizzarri, da
un odio viscerale.
Eppure son quelle a durare, a restare tali per tutta una vita. Per Rose
Weasley
e Scorpius Malfoy fu proprio così che andò. E
cosa accadde dopo… è tutt’altra
storia.
E’
una one-shot breve, probabilmente
non ha ne capo né coda, ma è uscita di getto e
altrettanto improvvisamente ho
deciso di pubblicarla. Amo Rose, amo Scorpius, li adoro in tutte le
salse! xD