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Autore: Scarlett Sakura    09/05/2011    4 recensioni
- Che cos’è? - domando con affanno. - M… maschio… o fem… femmina? -
[2° classificata al contest "Lovecontest (Multifandom)" indetto da Tifa_Lockheart90.]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Autore: Koishan Sokujo
Personaggi principali: Nessuno.
Genere: Introspettivo, sentimentale, triste.
Rating: verde
Avvertimenti: One-shot,
Introduzione:
<< Che cos’è? >> domando con affanno. << M… maschio… o fem… femmina? >>
Note dell'autore (non obbligatoria):
Questo è un mio piccolo omaggio per tutte le madri. La postai su efp alcune settimane fa ma decisi di cancellarla.
Io non ho ancora avuto la gioia di essere madre quindi non so se ciò che ho scritto corrisponda a realtà oppure è solo una mia fantasia. Ma sono più che convinta che l’amore di una madre verso i proprio figli sia in assoluto la forma d’amore più forte al mondo.
Spero di non aver involontariamente offeso qualcuno.

 

 

 

 

 

Farfalle

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo sento…

 

Sento… un vagito…

 

E’ nato…

 

Il mio bambino è nato…

 

Sono stesa su un morbido letto, ora macchiato di colore rosso…

Ad occhi socchiusi cercò di mettere a fuoco la stanza.

Mi sento tanto debole, non so fino a quando mi reggeranno le forze, ma prima che arrivi quel momento… io…

Con uno sforzo disumano mi alzo su un gomito e cerco con gli occhi una persona in particolare…

Ho perso molto sangue, so che non ce la farò. Ma va bene anche così.
Una smorfia di dolore mi contrae il volto, mi fa male il ventre, le gambe non le sento più e persino respirare è diventato un peso. A mala pena riesco a muovere le labbra.

<< Che cos’è? >> domando con affanno. << M… maschio… o fem… femmina? >> mia sorella mi guarda con le lacrime agli occhi e cerca di sorridere. Sta tentando in tutti i modi di nascondere la sua sofferenza per me, per noi.

<< E’ una femmina, come la vuoi chiamare? >> si avvicina al letto con cautela e, abbassandosi alla mia altezza, me la mostra. Avvolta in un lenzuolo bianco vi è la ragione della mia vita.

E’ in assoluto la cosa più bella che abbia mai visto.

E’ piccola, indifesa, dolce, morbida… è la mia luce. La mia vita.

<< La voglio chiamare Lucia, perché lei sarà la vostra luce quando io non ci sarò più. >> la mia consanguinea cerca di trattenere il pianto e al contempo di non far svegliare la piccola. In passato abbiamo avuto delle divergenze, anzi, molti problemi. Quando nostra madre è morta ho cercato di crescerla come meglio potevo. Non è stato facile ma alla fine ce l’ho fatta. E’ diventata una persona stupenda e ne sono felice.
Il mio unico piccolo rimpianto è che Lucia non potrà mai incontrare suo padre. Lui non si è mai neanche lontanamente sforzato di conoscerla. Poco importa, mio padre e la mia sorella saranno tutto ciò che cui avrà bisogno.

<< Vuoi tenerla in braccio? >> mi domanda mentre le prime lacrime scendono dal suo bel viso.

<< Si… ma non voglio che si svegli… non voglio che la prima cosa che veda… sia la morte di sua madre… >> lei annuisce e, delicatamente, mi aiuta a sorreggerla. Ora so cosa prova una madre quando sente il bisogno di proteggere la propria creatura.

È leggerissima, una piccola soffice piuma che un giorno diventerà una donna meravigliosa. Non è morire che mi dispiace ma il non poterla crescere, non poterla vedere quando sarà moglie e madre..

Ma non importa, sono sicura che lei lo farà al mio posto.

<< Ascolta, ho un ultimo favore da chiederti. >> non posso andarmene prima di essermi assicurata di ciò.
<< Tutto quello che vuoi. >>
<< Promettimi… che, se mai un giorno suo padre ricomparisse, le permetterai di conoscerlo. >> la sua espressione si è tramutata prima in confusione e poi in rabbia.
<< Perché? Lui è tornato da sua moglie, non ha minimamente pensato a voi due. Ti ha persino chiesto di abortire! >> so quanto risentimento prova verso quell’uomo, ma proprio per questo non posso permettere che avveleni il futuro di Lucia. E nemmeno il suo. Dovrà esserci serenità nella loro casa.
<< Lo so, ma questo è comunque un suo diritto. Non lasciare che l’odio governi… le tue azioni. >> ormai parlare per me è sempre più faticoso. La vedo fare un grosso respiro prima di guardarmi nuovamente.
<< Si, te lo prometto. Lucia sarà una bambina libera e felice. Sarò per lei ciò che tu sei stata per me. >> sorride con tristezza mista a gratitudine. So quanto mi è riconoscente ma non ha motivo per ringraziarmi. Io l’ho cresciuta con amore e lei saprà fare altrettanto con sua nipote. Sospiro leggermente, per quanto le forze mi permettono di farlo.

<< Sono molto stanca. >> dico appoggiandomi con la testa al cuscino. Accanto a me percepisco la morbidezza del coniglio di peluche che da sempre posseggo. Era un caro ricordo di mia madre ed ora apparterrà a mia figlia. Ormai non sento più niente, le gambe sono diventate leggere come le braccia, il cuore sta rallentando, la vista mi si sta offuscando sempre di più…
<< No! Non mi lasciare! >> la voce di mia sorella è sempre più lontana… è tutto stranamente bianco e tranquillo. Non ho alcuna paura, forse perché sapevo che sarebbe andata così. Chissà cosa c’è dopo la morte? Tra poco lo saprò anch’io.

 

Lucia, piccola mia…

 

Anche se non potremo rivederci mai più…

 

Anche se non mi sarà possibile toccarti…

 

Anche se non potrò mai parlare con te…

 

Da ora in avanti e per tutto il resto della tua vita…

 

Io sarò il tuo angelo custode.

 

 

 

 

 

 

 

Dopo che ebbe chiuso gli occhi per sempre, accade una cosa strana. Erano tutti troppo disperati per accorgersene, ma una piccola farfalla bianca entrò attraverso la finestra aperta e si appoggiò sul capo della donna. In quel momento, Lucia aprì gli occhi per la prima volta verso il mondo e, guardando quel minuscolo essere, sorrise. Cercò di allungare una manina per raggiungerla ma non le fu possibile. Era come se fossero soltanto loro due, circondate dal silenzio di un’anima innocente.
Così com’era entrata, il piccolo animale se ne andò, portando con se l’anima di una madre.


Quando trovate una farfalla lasciatela passare perché sta portando con se un carico molto pensate, un’anima dritta alle porte del cielo.

 

 

 

 

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

 

 

 

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Premio original:

   
 
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