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Autore: Tinkerbell91    14/02/2006    3 recensioni
Ginny si prepara a trascorrere il giorno da lei più odiato, ma non sa che, questa volta, il destino le ha riservato una sorpresa...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Un altro S. Valentino… Uffa… Un altro giorno in cui osserverò le ragazze tutte felici perché hanno ricevuto questo, quello e quell’altro… E io no. Tanto ormai ci ho fatto l’abitudine. Ogni anno è lo stesso discorso. Harry, purtroppo, non è durato nemmeno quel tanto da farmi felice per un S. Valentino. Mi dispiace… Sarebbe bello, per una volta, essere io una delle ragazze che si godono come si deve questo dannato 14 febbraio.

Quanto vorrei andare là dove Voldemort si nasconde e farlo fuori, almeno farei un favore alla comunità e io e Harry potremmo essere felici! È tutta colpa sua se mi ha lasciato.

Devo darmi una mossa, però... Si sta facendo tardi.”

 

Con questi pensieri Ginny si apprestava a cominciare il giorno che più odiava tra i 365 che l’anno disponeva. Forse non l’avrebbe detestato così tanto se anno dopo anno non avesse sognato di ricevere qualcosa, qualsiasi cosa, un segno, un pensiero, che le facessero capire che c’era qualcuno che teneva a lei. Ma ogni volta, puntualmente, era rimasta delusa. Ecco perché quella mattina si era alzata con un diavolo per capello e stava pensando così sconnessamente…

Quando fu finalmente pronta scese nella Sala Grande, orridamente decorata con drappi rossi a cuoricini, si sedette accanto a Neville ed era troppo impegnata a spalmarsi un’abbondante dose di burro sul pane per notare il rossore sul suo volto.

 

“Orribili, vero?” chiese lui indicando i drappi.

“Spaventosi” rispose lei. “Di chi è stata la brillante idea?”

“Ehm, beh… di Hagrid” rispose lui, trattenendo a stento una risata. A Ginny stava per andare di traverso il succo di zucca sul quale si era avventata e, sputacchiando tutt’intorno, lo guardò stupita.

“Di HAGRID?!” strillò, per cominciare poi a rotolarsi dalle risate, facendo voltare molti vicini degli altri tavoli. Anche Neville si unì alla risata e subito entrambi cominciarono a ululare al pensiero di un Hagrid canticchiante che appendeva, o meglio, cercava di appendere, quegli orribili stendardi e finiva per far prendere loro fuoco…

Ormai metà sala stava osservando quella strana coppia che stava piangendo dal ridere.

“M-m-mi immagino Ha-ha-ha-hagrid… canticchiare in ginocchio “All You Need is Love” a M-m-madame Maxime!” Ahahahahah!!!” Neville singhiozzava, ormai, e ben presto anche la ragazza lo seguì dopo l’immagine si formò, nitida e reale, nella sua mente…

 

Dopo che si accorsero che metà Sala Grande li guardava sprofondarono nelle rispettive sedie e, senza riuscire a trattenere una risatina ogni tanto, finirono la colazione.

 

“Ciao Neville! Mamma mia, che risate! Grazie per avermi fatto divertire così… Pensavo mi sarei annoiata a morte oggi, sai com’è… S. Valentino da sola… Insomma, non è il massimo” concluse, abbassando lo sguardo, consapevole, con un attimo in ritardo, di aver toccato un tasto dolente.

“Eh già. Capisco… Allora ci vediamo dopo. Ciao Ginny” disse lui, rabbuiandosi un poco.

“Acc…sono proprio una stupida! Andare a parlargli di S. Valentino in solitudine quando non ha mai avuto una ragazza. Che figura!” non sapendo come rimediare la mente geniale e un po’ bacata di Ginny concepì un’enorme cavolata. A metà del corridoio cominciò a cantare a squarciagola il testo di “All You Need Is Love”, sperando che il ragazzo, ormai abbastanza lontano, la sentisse.

A giudicare dall’espressione buffa con la quale si girò, l’aveva sentita, eccome. Ignorando gli sguardi preoccupati di tutti gli altri studenti, molti dei quali pensavano che la ragazza si fosse bevuta un po’ troppo Whisky Incendiario, Neville tornò sui suoi passi e, presala a braccetto, intonò i insieme a lei quella canzone.

Alla fine del duetto Neville e Ginny si separarono, ancora con le lacrime agli occhi dal gran ridere.

“Mangiamo-insieme-oggi?” disse Neville tutto d’un fiato.

Ginny spalancò gli occhi: era un invito? Per la prima volta cominciò ad osservare Neville seriamente. Anche lui era cambiato, cresciuto, così come Ron o Harry. Era meno “pacioccoso” dei primi anni. Non si sarebbe mai potuto definire muscoloso, né tanto meno affascinante. Era però più alto e sembrava di conseguenza più magro, più snello. Aveva un’aria da…da orsetto.  Era tenero. Non bello, non affascinante, più dolce, come. Gli occhi di lei fissarono quelli di lui. Entrambi sorrisero.

“È un sì?” domandò lui, incrociando senza essere visto le dita nella tasca della divisa.

Lei annuì. “Ci vediamo oggi, allora. Facciamo all’entrata della Sala Grande?”

“Perfetto, va benissimo. Ciao Ginny.”

E i due si separarono per le rispettive lezioni, pensando che, dopotutto, quel giorno non era stato un totale fallimento. 

 

 

Ore 12.00, entrata della Sala Grande

 

“Dov’è? Dov’è?” si stava domandando Neville, stringendosi convulsamente le mani. L’ombra di un sorriso apparve sul suo viso quando vide la ragazza correre giù dalla scala a velocità della luce, i capelli scarmigliati e la veste svolazzante. Saltò gli ultimi tre gradini e atterrò dritta dritta…tra le braccia di Draco Malfoy. Il ragazzo, dapprima confuso per quell’attacco improvviso, la sostenne giusto in  tempo per accorgersi che era Ginevra Weasley, poi la lasciò andare, con un moto di disgusto, ma allo stesso tempo con un’espressione non meglio identificata.

Intanto Neville osservava la scena, ormai incavolato nero e imprecando contro quel Malfoy che rovinava sempre tutto.

“Weasley… lo so che sei pazza di me, ma contieniti!” la voce beffarda di Draco arrivò alle orecchie di Neville, che si accasciò si piedi della porta, triste e furente.

“Sta’ zitto, Malfoy! Non sei affatto il mio tipo, lo sai? Io preferisco persone con cervello…”

Il ragazzo paffuto si sentì mancare: come aveva osato credere possibile di poter piacere a Ginny? A lei piacevano persone intelligenti, non sfigate e imbranate come lui…

“Oh, guarda che mi offendo… Ma cosa sto a perdere il mio prezioso tempo con te? Ci vediamo in giro, purtroppo, Weasley” concluse l’avvenente serpeverde, scostando con mala grazia la ragazza.

“Vai, vai Malfoy... Non sentiremo certo la tua mancanza.” Gli urlò di rimando Ginny.

“Ah, che cretino quel Malfoy!” sibilò Ginny avvicinandosi a Neville e osservando la schiena di Draco.

Lui annuì, poi la guardò negli occhi e chiese, con fin troppo ardore di quanto avrebbe voluto: “Ginny, sii sincera, tu mi consideri uno sfigato?”

Cercò di studiare il suo volto. Impassibile, forse un po’ stupito.

“No, Neville. Non sei uno sfigato. Sei un ragazzo simpaticissimo e un ottimo amico. Gli anni scorsi hai dimostrato più di una volta di avere coraggio, coraggio da vendere. Che sia stato il desiderio di vendetta o qualcos’altro tu sei cambiato molto e in meglio. E non sei uno sfigato. Sei sempre stato un ragazzo timido e con scarsa fiducia in sé, ma chi ti conosce meglio sa quanto tu valga. E tu vali tanto.”

Lui le sorrise. Quella ragazza era speciale… La prese per mano. Lei non si ritirò. Non l’avrebbe mai creduto possibile, eppure…eppure era vero.

Mangiarono in riva al lago, scaldati per magia da un fuoco che li avvolgeva con il suo calore. Un fuoco non magico. Quel calore proveniva da loro, da dentro di loro.

Si divertirono, tutti e due. Alla fine del pranzo lui tirò fuori con mani tremanti dalla tasca un piccolo pacchettino e arrossendo glielo porse. Lei lo scartò e il suo contenuto si rivelò essere un graziosissimo braccialetto. Presa da un impulso di affettuosità gli gettò le braccia al collo, ringraziandolo più e più volte. Quel S. Valentino era stato speciale per entrambi: si erano scoperti.

 

Non molto tempo dopo Neville, prendendo il coraggio a due mani, aveva chiesto a Ginny se si voleva fidanzare con lui. Fu una sera davvero romantica: lui le aveva preparato una scia di petali di rosa rossa che partivano dal buco del ritratto e arrivavano all'interno del Dormitorio delle ragazze e sul suo letto aveva posto una lettera. Dentro erano scritte solo poche righe: “Senza di te non vivo. Non uccidermi.”

Poi era entrato e, ancora più rosso dei petali di rosa per l'imbarazzo, l'aveva baciata. E così si erano fidanzati. Condivisero gioie e dolori, vittorie e sconfitte, perdite e conquiste, ma purtroppo dopo due anni dal loro fidanzamento capirono che si volevano molto bene, ma che non erano anime gemelle. Così si lasciarono. Ma la loro amicizia, quella, non morì mai.

 

Fine 

 

 

  
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