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Autore: manymany    09/05/2011    7 recensioni
Per la serie... a volte ritornano! Una ferita ormai rimarginata si riapre dopo un improvviso quanto inaspettato sms. Viola dovrà fare i conti con il passato e dovrà scegliere. Dal primo capitolo: Era Carla. Un nome che non compariva sul suo schermo da… da cinque anni ormai. Aveva il numero ancora in rubrica solo perché era sempre stata una che conservava tutto. Una vecchia compagna di liceo. Che diavolo poteva volere? Forse aveva solo sbagliato numero. Aprì il messaggio. “ Ciao a tutti bella gente. Forse non ve lo ricordate ma sabato sarà il quinto anniversario dal nostro ultimo giorno di liceo. Ho organizzato tutto, ok forse un po’ all’ultimo momento ma ormai ogni cosa è pronta. Rullo di tamburi: La III f del liceo classico Alighieri si riunirà sabato e domenica all’Hotel Belvedere!!!
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'odore del passato'
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CAPITOLO XXXIV: L’odore del futuro!


Ci sono momenti nella vita in cui bisogna rassegnarsi all’evidenza, in cui si deve necessariamente chiudere una porta e aprirne un’altra. È facile dire di voler stare bene, facilissimo, tutti lo dicono. Ma un conto è dirlo, un conto è volerlo davvero.
Viola sapeva che era un paradosso. Chi voleva essere infelice? Nessuno. Razionalmente nessuno dice “ Io voglio essere infelice”. Solo che ci sono dei meccanismi che ti portano a non voler rischiare, perché per essere felici ci vuole coraggio e Viola non ne aveva più. Aveva sentito Ben camminare per la stanza per qualche ora, poi il rumore si era  interrotto. Dormiva? Beato lui. Lei non ci riusciva.
Se con Ben le cose andassero male? Se si fosse trovata di nuovo sola? Se lui l’avesse illusa? Se lui non fosse così meraviglioso come lei credeva? Se le spiegazioni che le aveva dato poco prima fossero solo bugie? Se, se, se. Solo se. Ipotesi che non poteva provare. Si girò nel letto per la milionesima volta.
E se invece lui le avesse detto la verità? Se lui fosse quello giusto e lei stesse rovinando tutto? Si stava facendo condizionare ancora da Paolo e Marta. Ben e Melissa avevano ragione. Anni e anni, andati in fumo. Si sentiva smarrita come il primo giorno. Non amava Paolo, di questo ne era più che certa, era Ben che occupava un posto enorme dentro di lei, solo che aveva paura. Una paura che la paralizzava e la spingeva a comportarsi da idiota. Come poteva pensare di dire a Ben di non volerlo nella sua vita? Come poteva immaginarsi senza di lui? Era impossibile, Ben le era entrato nel sangue in un modo che non le lasciava scampo. Poteva rovinarsi la vita e dirgli che non voleva stare con lui e vivere nel rimpianto e nella sofferenza o poteva crescere e rischiare. Sapeva che i rapporti reali non erano quelli dei film  o delle centinaia di libri che leggeva per passione e per lavoro, la vita vera era diversa. La perfezione non era contemplata. Come sarebbe stato stare con lui?
Ci sarebbero stati giorni brutti, litigate, incomprensioni, ma ci sarebbero state anche giornate di sole e risate, corse nel parco, abbracci, mani nelle mani e magari un giorno anche dei meravigliosi bambini con gli occhi verdi.
Senza di lui tutto era spento, c’era solo il grigio e giorni piatti e vuoti, senza vita.
Quando finalmente riuscì ad addormentarsi, il sole era già spuntato sulla linea dell’orizzonte.
Si svegliò di soprassalto. Aveva sognato che Ben era andato via. Saltò giù dal letto e corse nell’altra stanza. Il divano era vuoto. Era la realtà, se ne era andato. Non c’era più nemmeno la sua valigia scura appoggiata al tavolinetto. Si era stufato di aspettare e se ne era andato. Si sedette sul divano che lui aveva lasciato vuoto, c’era una coperta piegata e appoggiata al bracciolo. La prese e la strinse tra le mani. Aveva ancora il suo odore.
Le lacrime iniziarono ad uscire dagli occhi senza controllo. Se le asciugò con rabbia. Perché era andato via? Cosa doveva fare lei adesso? Accettarlo e continuare a vivere la sua vita? Andare a Londra come aveva già stabilito?
Prese una decisione.
Si infilò un jeans e la prima maglietta che le capitò sotto mano. Poi corse al garage, una delle macchine di suo padre era lì.
Non guidava da tanto tempo ma non poteva esserselo dimenticato no? Non ce la faceva ad aspettare un treno. Doveva andare. Subito.
Inviò un messaggio alle sue sorelle per avvertirle che era andata via e aveva preso la macchina. Girò il quadro e iniziò a muoversi.
Era ora di prendere in mano la sua vita.
Guidava senza pensare a niente, non voleva prepararsi nessun discorso, voleva guardarlo negli occhi e vedere cosa succedeva.
Qualche ora dopo parcheggiò sotto casa di Ben e suonò il campanello.
Nessuna risposta. Si guardò intorno e non vide la sua macchina.
Non c’era!
Dove poteva essere? Prese il cellulare dalla tasca e cercò il suo nome in rubrica.
Doveva chiamarlo? Fece partire la chiamata ma poi ci ripensò. Avrebbe aspettato. Voleva guardarlo negli occhi, aveva fatto tutta quella strada proprio per quello. Salì in macchina e si rassegnò ad aspettare. Ma quando mezzora dopo lui non si fece vivo iniziò a spazientirsi. E se fosse andato in ufficio? Mise in moto e guidò fino alla sede della casa editrice in cui aveva lavorato. La macchina di Ben era lì e anche quella della Rossi. E se..?
“ Niente! Non farti venire paranoie! Vai”.
Salì le scale lentamente, come se stesse andando al patibolo.
In ufficio c’era il solito via vai di gente, la segretaria Moira stava parlando al telefono e la salutò con un cenno della testa e un sorriso. Chissà se sapevano che si era licenziata. Passò avanti fino alla porta del suo ufficio. Era chiuso. Aprì la porta, la stanza era buia, nessuno aveva ancora preso il suo posto. La porta dell'ufficio di Ben era aperta, si affacciò sulla soglia ma lui non c’era.
- Viola! E’ un piacere rivederti. Ben mi aveva detto di sospendere la pubblicazione fino a che non ne avessi parlato con te ma non pensavo che saresti venuta così presto. E’ davvero una bella storia.
La Rossi, in un bel tailleur grigio scuro, parlava tranquillamente e sorrideva, per un secondo Viola si vergognò di aver pensato che tra lei e Ben ci fosse qualcosa, davvero la sua poca fiducia negli altri e in sé stessa aveva rischiato di rovinarle la vita.
- Ecco, io la ringrazio. Se non è un problema ne potremmo parlare un altro giorno?
Oggi è venerdì, quindi se per lei va bene potrei venire lunedì mattina.
- Va bene, come vuoi tu. Ben mi ha detto che hai avuto dei problemi personali e che ti sei licenziata per questo.- le disse la donna comprensiva-  Sei una brava editrice e a quanto pare anche una brava scrittrice e se hai cambiato idea sappi che qui sei sempre la benvenuta.
Viola sentì ancora di più il senso di colpa farsi largo dentro di lei, Ben l’aveva coperta, le aveva lasciato una porta aperta e la Rossi non sembrava affatto arrabbiata per la sua sparizione.
- La ringrazio, davvero. A proposito di Ben, è qui?
- No, si era preso qualche giorno ma sono stata costretta a richiamarlo stamattina presto, c’era un incontro importante con uno scrittore che vuole proporci un altro libro e siccome ha sempre trattato con Ben e Giacomo ha voluto parlare con loro. Sono quasi le cinque, dovrebbero tornare a momenti. Aspettalo pure nel suo ufficio se  vuoi. Io devo andare.
Viola la ringraziò e fece per entrare nell’ufficio di Ben.
- E’ un bravo ragazzo e ci tiene a te. So che non ho il diritto di impicciarmi ma sono una vecchia romantica e ho capito che tra di voi c’è qualche problema.- Mirella Rossi sembrava quasi intimidita, lei che era sempre spigliata e decisa.
- Lo so. Sono qui per questo.- bisbigliò.
La direttrice la salutò e si allontanò.
Rimasta sola Viola si sedette alla scrivania di Ben e ripensò a quello che le stava succedendo. La storia che aveva scritto, una specie di thriller ambientato in un paese lontano in cui una giovane giornalista e un misterioso e bellissimo sconosciuto dovevano combattere con tutta una serie di strane circostanze, stava per essere pubblicata. Ci aveva messo quasi un anno a scriverla e a perfezionarla ed era molto soddisfatta del risultato ma Ben aveva ragione, non avrebbe mai trovato il coraggio di sottoporla a qualcuno per farla pubblicare. Poteva ritornare al suo lavoro, se voleva, e lei voleva tornare là, voleva ricominciare a leggere manoscritti, a scrivere recensioni. Ed infine aveva un uomo meraviglioso nella sua vita, un uomo che la faceva ridere e che la emozionava. O meglio c’era! Ma si rifiutò di lasciarsi scoraggiare, per troppo tempo la paura le aveva impedito di andare avanti ma da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato. Se lo era promesso durante quelle tre ore in macchina.
Era immersa nei propri pensieri e non sentì il rumore dei passi che si avvicinavano.
Entrambi sussultarono vedendosi.
- Viola!
- Ben!
- Che ci fai qui?
- Io sono venuta per parlarti. - disse con la bocca secca. Le mani iniziarono a sudare e non sapeva da che parte iniziare.
- E non potevi aspettare questa sera? Sono salito solo perché ho dimenticato le chiavi della macchina nel cassetto altrimenti sarei partito direttamente!
- Stasera? Partito?- chiese lei aggrottando la fronte.
- Si, sono dovuto venire per un incontro ma sarei tornato a casa dei tuoi questa sera. Non hai letto il mio biglietto?
- Quale biglietto?- chiese sempre più confusa.
- Ti ho lasciato un foglio sul comodino. Non l’hai visto?
- No, io.. No.. Mi sono alzata e ho pensato che…
- Che me ne fossi andato! Non è una “mia” abitudine scappare.
- E’ che.. Mi dispiace.
- Non fa niente. Torniamo dai tuoi?
- No!- si precipitò a dire.
- Come no?- era lui ad essere confuso adesso.
Non voleva tornare in quel caos, voleva parlarne con lui con calma e a casa sua, con l’invadenza dei suoi e tutto il resto era praticamente impossibile.
- No, cioè ormai siamo qui e avevamo detto che avremmo parlato e allora..
- Ok, ok. Andiamo da me faccio una doccia e poi parliamo. Sono distrutto. Quel pazzo di Torre non ha fatto che blaterare di cose assurde. E’ proprio vero che gli scrittori sono tutti pazzi. - disse sorridendo finalmente.
Viola sospirò di sollievo. Le era sembrato accigliato vedendola.
Lo seguì fuori dall’ufficio e gli indicò la sua macchina.
- Wow, hai ripreso a guidare? Sono impressionato.
- Beh ne valeva la pena, passo un attimo da me a cambiarmi e poi ti raggiungo. Ok? - disse lei.
Voleva che quella sera tutto andasse bene ed era partita da casa dei suoi genitori come una pazza, voleva farsi una doccia e mettersi qualcosa di carino.
- Sicuro che non vuoi che ti accompagni? Non mi sento molto sicuro a saperti in giro in macchina!- la prese in giro.
- Ehi! Metti anche in dubbio le mie capacità di guidatrice provetta? Se sono arrivata qui ce la farò benissimo a fare pochi chilometri. Vai tranquillo.
A casa sua scelse con cura cosa indossare poi si lavò e si sistemò i capelli alla meno peggio. Era inutile, erano proprio indomabili.
Era ancora in accappatoio quando il suo cellulare iniziò a squillare.
Melissa.
- Pazza! - esclamò.
- Oh si sono matta, matta da legareeee!- canticchiò l’amica alla cornetta.
- Che ti prende?
- C’è che hai di fronte a te, o meglio dall’altro lato del telefono una donna felicemente fidanzata.
- Ahhh! Che???- iniziò a urlare Viola per la felicità.
- Non mi stordire ti prego. Si! Quel fustacchione di Matteo e io ci siamo messi insieme e sappi solo che sto saltellando su un piede da un’ora per la felicità. Non ti ho chiamata subito solo perché ho dovuto fare le prove per dirlo. Sembra strano anche da dire. Mi sono fidanzata! Io!
- Sono felicissima Mel, da morire.
- Vorrei solo che..- il tono di Melissa si fece più grave.
- Che?
- Che anche per te le cose andassero bene. Noi due abbiamo sempre condiviso gioie e dolori e mi sembra corretto che come abbiamo diviso i momenti brutti adesso potessimo condividere anche questo momento strepitoso.
- Beh chi dice che non sia così?- disse allusiva.
- Hai chiarito con Ben?- urlò l’amica.
- Ehi! Ora sei tu che mi stordisci! Non ancora ma credo che ci siamo vicini, insomma ho capito che devo darmi una mossa se non voglio perderlo e maledizione io non voglio davvero perderlo.
- Bene, benissimo! Allora non ti trattengo. Vai, vai!! In bocca al lupo!
- Crepi.
Sorrise e tornò a prepararsi ma di nuovo fu interrotta. A squillare questa volta fu il campanello. Chi poteva essere? Forse Ben si era sbrigato presto e non aveva voluto aspettare. Andò ad aprire la porta con un sorriso. Un sorriso che le morì sulle labbra.
Non era Ben, era l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere sulla porta.
Paolo.
Sembrava la sceneggiatura di un film.  
Che ci faceva lì? Cosa voleva?
- Farmi parlare.- proruppe lui intuendo il suo fastidio.
- Cosa vuoi? Eravamo rimasti che non ci saremmo più visti. E’ passato un mese da allora! Perché sei qui?
- Ho bisogno di parlarti.
- Ma a me non interessa quello che vuoi dirmi Paolo.
- Non capisco perché tu sia così aggressiva. Non sono qui per farti proposte strane. Te lo giuro! Mi  fai entrare?
- No Paolo. Devo prepararmi e andare dal mio fidanzato. Puoi avere le migliori intenzioni di questo mondo, davvero ma non mi interessano più.
Gli chiuse la porta in faccia e si preparò velocemente. Con il passato aveva chiuso definitivamente, Paolo era il passato e non aveva nessuna intenzione di dedicargli nemmeno un secondo della sua vita.
Ben era il suo presente e il suo futuro.
Fortunatamente Paolo l’aveva ascoltata e se ne era andato.
Arrivò sotto casa di Ben con il cuore in gola, il portone del palazzo era aperto, salì le scale lentamente cercando di calmarsi un po’.
Suonò al campanello e sospirò.
Ben aprì e lei gli sorrise.
Ma ancora una volta il sorriso le morì sulle labbra.
- Cosa vuoi?- le chiese in tono aggressivo.
Viola fece un passo indietro, stupita.
- Avevamo detto che..
- Pensavo che avessi cambiato idea.  - la interruppe glaciale.
- Cambiato..? Ma che dici? Perché avrei dovuto?- chiese sbalordito.
- Sono venuto a casa tua, stavo per scendere dalla macchina e ho visto Paolo entrare nel palazzo.
- Non ho idea di cosa volesse, l’ho mandato via subito. Credevo che il discorso di Paolo fosse archiviato definitivamente.
- Lo credevo anch’io ma evidentemente mi sbagliavo.
- No! Davvero Ben, non è come pensi. Non voglio nemmeno discutere di questa cosa. Se fossi interessata a lui perché sarei qui?
- Beh non lo so, forse vuoi farlo ingelosire, forse lui non si decide a lasciare la moglie e vuoi spingerlo a darsi una mossa, possono esserci tante spiegazioni..- il suo tono era freddo, distaccato.
- Non è così! E lo sai..
- No, io non so niente Viola. Te l’ho detto ieri sera. Sono stanco. Non ti capisco.
- Si che mi capisci. Sai che sono qui perché ci tengo a te. Non mi sei sembrato dispiaciuto di vedermi prima in ufficio.
- Era prima. Io non so mai cosa aspettarmi da te. Tu hai in testa Paolo e se prima pensavo che fosse solo perché hai paura di lasciarti andare adesso mi rendo conto che non è solo questo. Non ti libererai mai di lui.
- Io mi sono già liberata di lui. Lo sai. Non volevo che venisse, nemmeno lo sapevo!- disse esasperata.
 Possibile che si dovesse sempre tornare a parlare di lui? Possibile che il capitolo Paolo non potesse mai archiviarsi? Cosa aveva fatto di male?
- Certo come no!
- Mi accusi di essere io a scappare! Adesso sei tu che ti chiudi in te stesso e non mi lasci spiegare.
- Io non mi chiudo in me stesso. È la realtà Viola, c’è sempre Paolo in mezzo. Sempre e sei tu che gli permetti di intromettersi.
- Io non gli permetto nulla.- adesso iniziava a scaldarsi anche lei.- Non l’ho nemmeno fatto entrare  in casa e tu non mi ascolti, maledizione. Se non fossi talmente cocciuto capiresti che io ti amo!
Lo aveva detto. Lo aveva detto sul serio. Non era così che immaginava di dirlo, con rabbia urlando, ma ormai era fatta e non era nemmeno così che immaginava che lui avrebbe reagito.
Lo vide scuotere la testa e sorridere amaramente.
- Pensi che venendo qui e dicendo “io ti amo” le cose si mettano a posto magicamente? Che valore ha il tuo ti amo Viola? Qual è l’importanza che ha nella tua vita? Cosa ami di me?
Viola rimase paralizzata, non le credeva.
- Io.. Io..- riuscì a balbettare.
- Sai dire sempre e solo io! Perché non provi ad usare un bel “tu” ogni tanto? "Tu" Ben sei stato usato da me per arrivare a Paolo, “tu” sei stato accusato di avere una relazione con la Rossi solo perché in lei vedevi una sorta di figura materna, perché eri gentile, senza nessuno scopo. “Tu” Ben mi servivi da valvola di sfogo, come consigliere, come aiutante. E’ questo che sono sempre stato per te Viola, hai sempre avuto quel Paolo in testa, e allora adesso tutto questo amore improvviso per me da cosa nasce? Da dove? Come faccio a fidarmi della tua sincerità quando a quella rimpatriata hai detto che lo amavi, che quella sera che dovevamo andare all’orfanotrofio mi hai piantato per parlare con lui e adesso era da te di nuovo! Come faccio a sapere che sei sincera? E se fossi una pedina per arrivare a lui, di nuovo? O forse ti ha piantata ed è tornato davvero dalla mogliettina e ripieghi su di me per non stare sola!
Per qualche secondo Viola rimase zitta e immobile. Quanto veleno aveva sputato? Quante sentenze! Possibile che l’insicura fosse solo lei? Anche lui si faceva mille film! Come poteva dubitare ancora di quanto era successo un mese prima! Le era sembrato di essere stata chiara, come poteva accusarla di essere tanto meschina e ipocrita?
- Ok, usiamolo questo “tu” allora, visto che ci tieni! - disse con rabbia.- "Tu" ,Ben, sei uno stronzo. "Tu" stai osando mettere in discussione non solo i miei sentimenti ma tutta me stessa. Io avrò sbagliato, anzi ho sbagliato, perché ero insicura, perché mi sentivo legata a qualcosa che non esisteva, ad una cotta infantile e ho sbagliato, lo ripeto. Ma tu sei cieco e sordo, oltre che stronzo!
- Oh adesso sono io lo stronzo, benissimo..
- Si che lo sei! Ho sbagliato, ho sbagliato, ho sbagliato a non accorgendomi subito di quello che provavo per te o meglio non sapendogli dare un nome, perché io l’amore non avevo nemmeno idea di cosa fosse…
- Nemmeno io! Ma non per questo ti ho trattato come un cane!
- No? Tutte le volte che cercavo di avvicinarmi tu che facevi? Mi respingevi e mi trattavi malissimo. Io ho sbagliato a pensare quelle cose della Rossi ma tu non puoi negare di avere le tue dosi di responsabilità.
- Oh chissà perché mi comportavo così? Devo ricordarti che il giorno dopo che mi hai baciato in piscina dai tuoi e non perché faceva parte del copione, ma perché lo volevi, hai coronato il tuo sogno d’amore con Paolo? Che quella sera che sei venuta a casa mia per la prima volta dopo che ci eravamo avvicinati mi hai parlato di lui? Come puoi pretendere che io facessi i salti di gioia se non sapevo cosa aspettarmi da te? Ero un piacevole diversivo, quando hai trovato di meglio sono passato in secondo piano e adesso che ti ha scaricata definitivamente riscopri le mie qualità. Ma per favore Viola, cresci!
- E ho sbagliato con quella storia della rimpatriata e non finirò mai di pentirmene e per favore smettila con questa storia che mi ha piantata. L’ho lasciato io quella sera che siamo andati in orfanotrofio, cosa volesse stasera non lo so e non mi interessa nemmeno. Gli ho anche consigliato di tornare con sua moglie quella sera perché è l’unica che può amare un uomo del genere!
- Lo amavi anche tu!- disse lui un po’ più calmo, guardandola negli occhi.
- Ancora? Ma chi amavo Ben? Amavo un sogno, un’idea, un voler restare aggrappata al passato perché avevo paura di voltarmi e guardare avanti.
- E adesso cosa c’è di diverso in quello che provi per me?
- Tutto è diverso! Tu sei diverso! Tu sei vero. Cinque anni fa quando credevo di essere innamorata di Paolo non ho fatto nulla, non ho detto una parola, mi sono rinchiusa in me stessa. Adesso è diverso. Io so che quello che sento è diverso. Anche se sono qui a farmi insultare da te non starò zitta e non mi chiuderò nel silenzio per poi pentirmi a vita di essermi lasciata scappare la cosa migliore che mi sia mai capitata. Vuoi sapere cosa amo di te? Benissimo. Amo il tuo essere idealista, il tuo volere fare bene le cose, la tua lealtà, il tuo essere sempre a tuo agio in ogni situazione, il tuo essere amico di Melissa e il tuo essere entrato splendidamente nella mia famiglia, amo la tua gentilezza, la tua generosità, il tuo essere premuroso, amo la tua fragilità su certe cose, amo la sensazione alla pancia ogni volta che ti vedo e soprattutto ogni volta che mi guardi negli occhi con quegli occhi che amo, amo il modo in cui mi baci, amo il tuo prendermi in giro, il tuo modo di scherzare, il tuo essere deciso, il modo in cui il battito del tuo cuore mi calma quando ho paura, amo quelle rughette intorno agli occhi quando ridi, amo svegliarmi e trovarti addormentato accanto a me. Sono talmente masochista che amo anche il modo in cui mi rimproveri. E tu?
Aveva detto tutto. Si era esposta come mai aveva fatto nella sua vita. Non c’era più niente che lui non sapesse, conosceva ogni più piccolo sentimento che provava. Lo guardò negli occhi, per tutto il suo monologo lui era rimasto con immobile, serio. Lo vide portarsi alla nuca e sorridere.
- E io cosa? Io niente! - disse infine lui voltandosi dall’altra parte.
Un senso di gelo si impossessò di lei. Lui niente! Lui non la amava! Ma certo! Era solo orgoglio ferito il suo, nient’altro! Non c’era più niente da dire, più niente da fare. Era finito tutto e niente le impediva di andarsene, di scappare, questa volta davvero. Con la vita annebbiata dalle lacrime si girò verso la porta abbassò la maniglia e uscì. Doveva andarsene, doveva prendere aria, respirare, le mancava il fiato.
Sentì una mano afferrarle il polso,  Ben la fece rientrare nell’appartamento.
- Tu sei una pazza!- disse infine, sorrideva ancora e Viola si sentiva impazzire. Come poteva essere tanto crudele?
- La smetti di prenderti gioco di me?- disse umiliata. Voleva solo andarsene. Perché la stava trattando in quel modo? Aveva sbagliato ok, ma meritava  una tale punizione?
- Hai detto che ami il modo in cui ti prendo in giro!- le disse sorridendo compiaciuto.
- Ecco su quello forse mi sbagliavo. Posso andarmene? Ti sei vendicato abbastanza? Hai riconquistato il tuo orgoglio ferito distruggendo il mio?- chiese amaramente.
- Che stai dicendo?- le chiese, il sorriso sparì dalle sue labbra e sembrava solo perplesso.
- Hai capito benissimo! Lasciami andare a casa, Ben, lasciami semplicemente in pace!- le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi, voleva solo sparire prima di umiliarsi totalmente, si avvicinò di nuovo alla porta, pregando che lui non la trattenesse di nuovo.
- Dico che sei pazza  perché come fai a credere anche solo per un secondo che io non ti ami dopo tutto questo macello? Vuoi sentirtelo dire in maniera più chiara? Benissimo.- la afferrò per un polso e la fece girare verso di lui, fissando i suoi meravigliosi occhi verdi nei suoi.- Io ti amo! Amo il tuo sorriso appena sveglia, amo il profumo della tua pelle, amo il tuo sapore e quel piccolo neo sotto l’occhio destro,  amo la tua insicurezza che mi fa venire voglia di proteggerti e scuoterti al tempo stesso, amo il suono del mio nome sulle tue labbra, amo le fossette sulle tue guance, amo la tua famiglia, amo il tuo sarcasmo, amo il suono della tua risata, il tuo sguardo imbronciato, amo il modo in cui ami i tuoi amici, amo il tuo voler risolvere sempre tutto, amo la sua testardaggine e perfino il tuo essere imprevedibile che mi manderà al manicomio prima o poi ma si sa, il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce*. Amo ogni cosa di te, Viola Perni.
Lei rimase pietrificata. Era vero? Non stava scherzando? I suoi occhi erano ancora più verdi e ancora più limpidi del solito. Era sincero.
- Non parli più?- gli chiese infine lui, teso.
Lei scosse la testa. Lui le si avvicinò e spalancò le braccia, risvegliandosi dal torporeViola vi si rifugiò dentro ridendo. Era quello il posto in cui doveva stare.
Quanti giri, quanti pianti, quanta solitudine, quanti sbagli prima di trovare il suo posto nel mondo! Ma non era tempo di rimpianti, né di recriminazioni. Doveva andare così e forse non era poi tanto sbagliato aver sofferto tanto. Era cresciuta tanto e se adesso era così consapevole e così certa del suo amore per Ben lo doveva anche a quello.

Il solito, irrispettoso e dispettoso raggio di sole filtrò attraverso le persiane e andò a svegliare Viola che aprì gli occhi e incontrò quelli di Ben.
- Ci sei ancora!- sussurrò quasi incredula.
- E certo è casa mia!- disse sorridendo dopo il primo bacio del primo vero giorno insieme.
- Non intendevo questo, scemo.- rise assestandogli una gomitata tra le costole.-  pensavo di aver sognato tutto.
- Oh no, è tutto vero. A proposito di casa mia, potrebbe essere anche la tua se lo volessi.- disse mettendosi a guardare il soffitto a pancia in su, di nuovo imbarazzato.
Lei si sdraiò trasversalmente sul letto, con la testa sul suo stomaco.
- Mi stai chiedendo di venire a vivere qui? Con te?
- No che dici? Io vado via!- disse ironico.- Beh si in un certo senso, ma se non vuoi lasciare casa  tua o se vuoi che andiamo a stare da te lo capisco.
- Dopo che è entrato quel ladro non la sento più casa mia e mi sono innamorata di questo appartamento dal primo momento che l’ho visto.
- Ti piace davvero?-  le chiese dubbioso.
- Si, anche se mai quanto il suo proprietario.- rise lei.
Lui le schiacciò il naso e sorrise per poi rabbuiarsi di nuovo.
- E’ una casa modesta, così come il suo proprietario che ha ancora sulle spalle diversi anni di mutuo.
- Ah  ecco un altro argomento che dobbiamo chiarire una volta per tutte. - iniziò, sollevandosi per guardarlo bene negli occhi. - Io amo te Ben e non mi importa del tuo conto in banca, non mi importa se tuo padre era un delinquente, se tua madre era una prostituta, a me importa di te, della persona meravigliosa che sei e sono più che certa che anche la mia famiglia la penserà così, se è questo che ti preoccupa.
Lui la strinse e la baciò di nuovo.
- Sai una cosa? Quasi quasi mi dispiace  di aver cambiato il mio nome da Benedetto in Ben. Era nel mio destino dover incontrare te, ero già benedetto. Mi faccio persino schifo per quanto sono diventato smielato ma non posso farci niente!
Qualche tempo dopo Viola si alzò per cercare il cellulare.
- Devo mandare un messaggio a Melissa. Starà morendo di curiosità. Ah mi sono dimenticata di dirtelo. Ti ricordi quella famosa cena che lei e Matteo avrebbero dovuto offrirci se mai si fossero messi insieme? - lui annuì.- Bene credo che domani sera andrà benissimo. Si sono fidanzati ieri sera.
Ben sorrise compiaciuto. Lei tornò a sedersi sul letto con il cellulare. C’era un messaggio in entrata.
“ Scusami se ieri sera sono passato senza avvisarti. Ero in città per lavoro e ho pensato di approfittarne. Non mi hai nemmeno dato il tempo di spiegarti ma lo capisco. Ho parlato con Marta e mi ha detto che le farebbe piacere incontrarti. Se per te va bene vorrebbe chiarire e cercare di recuperare il vostro rapporto. Se siamo tornati insieme è soprattutto merito tuo.”
Viola porse il cellulare a Ben.
- Mi dispiace essere saltato alle conclusioni sbagliate ieri sera. Ero geloso marcio e ho parlato a sproposito, sai che non le penso quelle cose di te.
- Lo so, abbiamo detto entrambi cose che non pensavamo. Ma l’importante è che siamo qui adesso, no?
- Certo. Cosa hai intenzione di fare con Paolo e Marta? Qualsiasi cosa deciderai sappi che io sono con te.
- Grazie ma credo che non vorrò né vederli e né sentirli. Ho perdonato Marta, non sento più niente verso di loro, nemmeno un briciolo di rancore. Voglio chiudere con il passato e pensare solo a me e a te naturalmente.
Detto questo cancellò il messaggio e il numero di Paolo poi selezionò il nome di Melissa.
“ Domani sera cena a quattro, mia cara tortorella. Io e Ben abbiamo chiarito”.
Abbandonò il cellulare sul comodino e ritornò tra le braccia di Ben, sorridendo. Lo baciò respirando il suo profumo.
Quello, ne era certa, sarebbe stato l’odore del futuro.

The End


Ed eccoci qui, la tanto temuta fine è arrivata. Forse più temuta da me che da voi. Sono mesi che scrivo questa storia e con tutti i suoi difetti la amo profondamente. Anche io come Viola sono cresciuta scrivendo questa storia e finendola(so che sembra strano) è come se perdessi degli amici, dei figli che ho aiutato a crescere e che ora volano via dal nido. Sniff, sniff. Mi mancheranno Viola, Ben, Melissa e tutto gli altri. Mi mancherete tantissimo anche tutti voi. Ok non sto andando dall’altra parte del mondo, sono ancora qui e scriverò ancora ma questa storia è nel mio cuore e chi mi ha supportato nello scriverla anche.
Ah la frase che dice Ben dopo aver dichiarato amore a Viola, ovvero “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”, è del filosofo francese Blaise Pascal ed è a mio parere di una verità disarmante. Possiamo provare in tutti i modi a capire le ragioni del cuore ma non sempre, per non dire mai, è possibile riuscirci.
Ci sono cose che possono essere capite solo usando il cuore, la mente, la nostra parte razionale non potrebbe mai arrivarci.
Dopo questa mia “filosofia fai- da te” vi informo che sto peer pubblicare anche il missing moment su Ben "Ma quale domani" quindi se dopo aver letto questo malloppo siete ancora in forze andate nella serie "L'Odore del passato" e la trovate.
Adesso andiamo ai ringraziamenti.


Vi ringrazio tutti di cuore. E' stata un'avventura durata quasi otto mesi ( un parto quasi, in effetti che faticaccia XD) e ringrazio anche qui tutti quelli che mi hanno sostenuta e aiutata in primis la mia Buzzy che su efp e fuori da efp mi sopporta e mi consiglia, spero che sarà così ancora per moolti mooolti "secoli", perchè l'amicizia, quella vera esiste, io lo so e anche tu lo sai.
Poi un grazie immenso va a Dolcissima77( e al suo caro cervellino) e ad Alessia Killyourself che mi hanno consigliata e lusingata e divertita per tutto il tempo, a Blein che mi segue ovunque( non è una stalker tranquilli ma solo una santa ragazza XD )poi un grazie va alle altre che hanno recensito la storia: Alina81, Dragon19, patapata, Princesa18, annina_thebest, Chicca923, PolvereDiLuna; credo e spero di non aver dimenticato nessuno, in caso scusatemiiii, non l'ho fatto di proposito.
Grazie a chi ha messo la storia tra le preferite: Alessia Killyourself, ania2692, blein, chicca923, cullen taxs, Dolcissima77, LadyD, Marty95, Marty_995, morbidina, tj95p, valespx78,vemarilu, xsemprenoi,ylex98.                     (15)
Grazie a chi ha messo la storia tra le ricordate: GossipGirl _____, Candy_angel, Scema624, Sophia90, _Chiaraa.                                (5)
Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite:  alina81, ali_smile, bellabirch06, blein, BlindRainbow, Briciolina, Carocimi, Chicca 923, Choo, DamaEmy, Daphne S, Desiree92, dolce_frafri, dragon19, elepina, emabel, Fantasy_Mary88, farfallina1000, gnappafunky, Gre_Leddy, Harmonia, ila_97, ile_chan, jeiija, June1992, Kalimera2, leonedifuoco, LittleDia, LostGirl, LoVe_PeAcE, mdm11, mery_gio, Miyu, monicamonicamonica, Mony5, ninacri, niny90, patapata, PinkPrincess, pirilla88, PolvereDiLuna, Princesa18, rossy87, roxb, sissi86, So_Elena, Sweet Stella, Talismaa, vaiolata, ValAngel, wilma, YesDidi, ylex98, _UriBlack_                                                                     (54)


Infine grazie a tutti quelli che leggono in silenzio e non hanno aggiunto la storia da nessuna parte ma la seguono lo stesso, grazie a chi ha iniziato la storia ma si è stufato, grazie a chi l'ha aggiunta e poi 
l'ha cancellata, grazie a chi ha pensato che non so scrivere, grazie a chi ha trovato la storia noiosa, grazie a chiunque abbia sfiorato con lo sguardo il titolo di questa storia ma non l'ha aperta.

Grazie a chi è diventato pazzo dietro tutte le paranoie di Viola ma ne ha apprezzato la crescita, grazie a chi si è innamorata di Ben e ha amato la sua dolcezza, grazie a chi ha odiato Paolo e detestato Marta ma ha riso con Melissa, grazie a chi ha adorato Giorgio con le sue canzoni di Mika e ha apprezzato la caotica e frenetica famiglia Perni.

Grazie a chiunque sia entrato in qualsiasi modo in contatto con L'Odore del passato.


 Grazie a Tutti! Bacioni, Manu.


“Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori”. ( Martin Luther King)

 


  
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