- DAY 6 -
Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di Dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione. E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore: Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l'un l'altro le coppe, ma non bevete da un'unica coppa. Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo, come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l'uno non sia di rifugio all'altro,
poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.
- Gibran Khalil Giban
Spencer
non si era nemmeno reso conto di stare letteralmente stritolando la
mano di Alaska mentre entravano nell'atrio dell'istituto Bennington.
Era troppo concentrato a immaginare le catastrofiche conseguenze che
sarebbero susseguite a quanto stava per accadere.
Certo,
sapeva che prima o poi avrebbe dovuto presentare Alaska a sua madre
dato che entrambe continuavano a chiedergli di organizzare quel tanto
atteso incontro: Diana rispondeva alle sue lettere sempre
più
incuriosita dalla ragazza che aveva catturato il cuore di suo figlio
e l'antropologa, dal canto suo, consegnava quasi quotidianamente a
Spencer un biglietto da infilare nella busta diretta a Las Vegas da
sua madre.
Sapeva
che prima o poi sarebbe successo, certo.
Eppure
in quel momento il dottor Reid, profiler con ormai un bel po' di
esperienza alle spalle, sentiva il cuore battergli come impazzito nel
petto e la gola diventare talmente arida da farlo sembrare reduce da
una gita nella Valle della Morte.
Di
fianco a sé sentiva i tre fratelli chiacchierare vivacemente
ma,
nonostante si sforzasse di prestare loro attenzione, non riusciva a
stare concentrato su quei discorsi, troppo impegnato a immaginari
scenari apocalittici per l'incontro che sarebbe avvenuto da
lì a
poco.
“Non
vi pare strano che la prima cosa che abbiamo fatto una volta arrivati
a Las Vegas sia stata quella di andare ad un supermercato?”
domandò
uno dei gemelli, apparentemente ignaro di quanto stava tormentando
Spencer in quel momento.
Alaska
fece roteare gli occhi mentre gli passava affettuosamente una mano
fra i capelli color grano “Non lamentarti, TJ: alla fine
siamo
andati a vedere anche i monumenti in miniatura!”
“Lo
so, lo so- continuò a parlare il ragazzino, allontanando la
mano
della sorella per pettinarsi alla bell'e meglio- ma credo che tu sia
stata decisamente melodrammatica. Avevi davvero bisogno di andare a
comprare quei biscotti?”
La
sorella maggiore annuì solennemente
“Sì, mi dispiace ragazzi, ma
i viaggi in aereo mi mettono sempre fame. E quelli in barca sonno e
quelli in macchina voglia di fare sport. Sono risposte fisiologiche
incontrollabili.- spiegò, stringendosi nelle spalle- E poi,
non è
un supermercato qualsiasi: è quello del quartiere dove
abitava
Spencer. È stato come vivere un pezzo della sua
infanzia.”
JD
alzò un sopracciglio in sua direzione “Io credo
che tu ti
entusiasmi davvero con poco.”
“E
io credo che Spencer doveva essere adorabile quand'era un
bambino.”
continuò Ross, stringendosi al braccio del fidanzato.
“E
io credo che quel supermercato avesse la più grande
varietà di
biscotti mai vista!- riprese il discorso TJ, con un ghigno
soddisfatto sulle labbra- Abbiamo quasi svaligiato il
reparto.”
“Ne
regaleremo un po' a Diana, allora.”
“Non
posso davvero credere che incontreremo Diana Reid.- ripeté
per
l'ennesima volta JD, gli occhi color ghiaccio spalancati dietro alle
lenti trasparenti degli occhiali da vista- E' incredibile.”
Alaska
gli rivolse un sorriso divertito “Non sapevo che apprezzassi
così
tanto il lavoro della mamma di Spencer...”
“L'ho
scoperto solo quando è venuto da noi lo scorso Natale.-
spiegò
quindi il ragazzino- Ha detto a mamma che era stata una docente
universitaria così mi sono informato. È
fenomenale!”
L'antropologa
alzò lo sguardo verso Reid, ridacchiando “Pare che
Diana dovrà
tenere a bada un piccolo fan!”
Spencer
sbatté le palpebre più volta, preso alla
sprovvista “Uh?”
“JD
non vede l'ora di conoscerla.- ricapitolò per lui Ross-
Anche io, in
realtà, ma per motivi diversi...”
“Bene,
bene.- borbottò il profiler, mentre camminavano lungo il
corridoio
che portava alla sala ricreativa- La dottoressa Fuller mi ha detto
che questa settimana è una buona settimana.”
JD
ignorò le sue parole, per continuare il proprio discorso
precedente
“Ieri sera, quando ci hai detto che saremmo passati da lei,
ho
scaricato da internet il suo saggio su Tristano e Isotta...”
“Il
solito secchione previdente.” mormorò il fratello,
facendo una
smorfia.
“TJ,
non parlare così a tuo fratello.- lo ammonì Ross,
prima di
rivolgersi all'altro gemello- E poi, non credo davvero che Diana ci
interrogherà.”
La
giovane, aggrottò le sopracciglia, voltandosi verso Reid
“Non ci
interrogherà, vero?Perché io non sono preparata e
in letteratura
sono un disastro: non vorrei confondere Shakespeare con Milton o
qualcosa del genere.”
Spencer
rise divertito dalla sua preoccupazione, mentre entravano nel grande
salone.
Diana
Reid era seduta comodamente su una sedia di vimini vicino alla porta
finestra che dava sul parco dell'istituto, un libro dalle pagine
ormai ingiallite e consumate fra le mani. Il profiler ne
studiò
attentamente i tratti, mentre si avvicinavano: sembrava stesse bene.
“Mamma.”
la chiamò, quando furono abbastanza vicini.
Diana
alzò gli occhi dal libro e non appena individuò
il volto del figlio
lo sguardo le si illuminò e sulle sue labbra si
aprì un sorriso
largo e caloroso.
“Spencer!”
gli fece eco, abbandonando il volume che prima stringeva fra le mani
sul tavolino di fronte a sé e alzandosi per abbracciare il
ragazzo.
“Come
mai sei qui?Non mi aspettavo di vederti...”
Reid
sorrise contro la sua spalla “In effetti è stato
del tutto
inaspettato anche per me.- dichiarò, sciogliendo
quell'abbraccio e
facendo un passo indietro. In quel momento Diana parve accorgersi
della presenza di Alaska e dei gemelli- Mamma, volevo presentarti
Alaska. Ti ho parlato di lei nelle mie lettere e...”
La
giovane antropologa lo interruppe, avvicinandosi alla donna e
abbracciandola di slancio “Signora Reid!E' un piacere
conoscerla!”
“Anche...anche
per me.” rispose titubante la madre di Spencer, rigida in
quella
stretta inaspettata.
L'infermiera
di guardia in sala si avvicinò al gruppetto, preoccupata per
il
troppo entusiasmo dell'ospite “Signorina, non credo che sia
un
comportamento consono in una situazione del genere, vede...”
Alaska
aggrottò la fronte “Un abbraccio è
sempre consono.”
“In
effetti, l'abbraccio ha un potere calmante sul sistema nervoso.-
spiegò TJ con tono professionale- In diverse fabbriche
mandano la
mucche al macello facendole passare per un corridoio strettissimo
proprio perché lo stringersi degli spazi ha, contro la
credenza
popolare, un effetto calmante.”
JD
fece una smorfia “Ecco perché voglio essere
vegetariano.”
L'infermiera
fece saettare lo sguardo fra i tre fratelli, confusa.
“E'
tutto sotto controllo, grazie.” le assicurò quindi
Reid con un
sorriso.
Non
appena si fu allontanata Diana tornò a puntare i propri
occhi
curiosi verso la fidanzata di suo figlio “Quindi tu sei la
famosa...”
“Alaska
Ross, esatto.- confermò la ragazza con un sorriso radioso,
prima di
iniziare a parlare velocemente, come suo solito- Sono una frana in
letteratura. Ah, è davvero un piacere conoscerla. Sa che ha
un
sorriso stupendo?Assomiglia molto a quello di Spencer, in effetti
credo che abbia preso molto da lei.”
La
donna non poté fare a meno di ridere per quel discorso
sconclusionato “Dammi pure del tu.”
“Davvero?”
“Direi
che è più che accettabile dopo l'abbraccio di
poco fa.” annuì di
nuovo la signora Reid, con un sorriso indulgente sulle labbra
sottili.
“Sei
davvero una forza, Diana!” esclamò Alaska, prima
di dare un nuovo
piccolo abbraccio alla donna.
Spencer
si ritrovò a ridere, domandandosi perché avesse
aspettato così
tanto a farle conoscere e perché, soprattutto, fosse
così
preoccupato da quell'incontro.
“Oh,
e questi sono i fratellini di Alaska.- spiegò alla madre,
quando la
vide posare lo sguardo sui due ragazzini- Sono JD e TJ,
credo...Oppure TJ e JD...”
I
gemelli risero, divertiti come al solito della confusione che causava
il fatto che fossero completamente identici “Certo, come dice
lui:
io sono JD e lui TJ...” cominciò uno dei due.
“Già.-
confermò l'altro- Io sono JD e lui TJ.”
Spencer
e Diana aggrottarono la fronte, esattamente nello stesso modo, mentre
Alaska scosse la testa, abituata a quel giochetto che i due bambini
usavano spesso per confondere i propri interlocutori.
Reid
allungò una mano, lasciando una leggera carezza sul braccio
della
ragazza per attirare la sua attenzione “Hey, Al, sai che da
qualche
parte nel parco c'è un laghetto con le papere?E in giro
dovrebbero
esserci delle tartarughe di terra...”
L'antropologa sembrò
capire immediatamente che Spencer voleva parlare da solo con la
madre, così fece una piroetta e si voltò verso i
fratellini “Il
primo che ne trova una sceglie che cosa si mangia stasera!”
esclamò, prima di correre fuori dalla porta finestra.
“Hey
non vale, non hai dato il via!” protestarono i gemelli,
inseguendola immediatamente.
Proprio
mentre JD si lanciava verso la sorella per atterrarla ed ottenere un
po' di vantaggio nella ricerca, Diana si volto verso il proprio
figlio e gli indicò con la mano una delle poltrone di vimini
“Siediti, Spencer.” lo invitò, con uno
strano sorriso sulle
labbra.
Reid
si limitò ad annuire, obbedendo immediatamente.
“Uno
strano periodo per venire a Las Vegas.- commentò la donna-
Non che
io non sia contenta di vederti, Spencer, ma mi sembra strano: non hai
mai chiesto un permesso da lavoro in vita tua.”
Il
profiler si strinse nelle spalle “E' stata un'idea di Alaska.
Sai,
ieri le ho chiesto di sposarmi.”
Gli
occhi di Diana si spalancarono “Davvero?”
Spencer
fece dondolare leggermente il capo “Vogliamo sposarci
oggi.”
“Wow.-
esalò la donna, prima di scoppiare in una risata sommessa-
Sono un
bel po' di sorprese, per un giorno solo.”
“Lo
so.- ammise Reid con un sorriso ancora un po' teso sulle labbra-
Allora, che ne pensi?”
Diana
alzò un sopracciglio “Mi stai chiedendo la mia
approvazione?”
“Ti
sto chiedendo di essere felice per noi.” specificò
quindi il
giovane, gli occhi penetranti fissi in quelli della madre.
La
donna sostenne il suo sguardo per qualche istante e alla fine giro il
volto quanto bastava per avere una chiara visuale su i tre fratelli
che stavano ancora ridendo inseguendosi nel parco.
“Spencer
questa ragazza è davvero...- fece una pausa, cercando la
parola più
adatta- strana.”
Reid
alzò gli occhi al soffitto: sua madre gli aveva
già fatto un
discorso in cui gli faceva sapere quanto fosse speciale per lei e
quanto dubitasse esistesse al mondo qualcuno alla sua altezza
“Mamma...”
“Voglio
dire, sembra simpatica, certo, ed è piena di vita.-
continuò a
parlare la donna- Forse è un po' troppo fra le nuvole e fa
discorsi
senza senso ed è così pimpante...”
“Mi
stai dicendo che non ti piace?” domandò quindi
Spencer, non
riuscendo ad evitare di mettere un pizzico di ostilità nel
proprio
tono di voce.
Diana
tornò a voltarsi verso di lui, sorridendo “No.
Credo che sia in
gamba. Che riesca a tenerti la testa lontano da tutte le cose brutte
che sei costretto a vedere e questo è perfetto per
te.”
Sul
viso del profiler si aprì un sorriso altrettanto felice
“Lo pensi
davvero?”
“Certo,
Spencer. Sono contenta che finalmente tu abbia qualcuno che si prende
cura di te. Insomma, me ne hai parlato spesso nelle tue lettere. Lei
si alza prima di te tutte le mattine per prepararti pancake a forma
di animali, ti chiama ogni volta che le succede qualcosa di bello, ti
cerca con lo sguardo quando siete nella stessa stanza e riempie il
frigo di gelatina alla fragola perché sa che tu ne vai
matto. Ti
ama, è ovvio che ti ama. E io sono tua madre, quindi non
posso
chiedere di meglio che questo.”
Reid
allungò una mano verso di lei, e Diana la strinse sorridendo
“Grazie, mamma.”
Proprio
mentre il ragazzo pronunciava quelle parole, Alaska rientrò
nel
salone, balzando dietro lo schienale della sua sedia e premendo
entrambe le mani sulle sue spalle.
“Allora,
sono stata approvata?” domandò, puntando gli occhi
color cielo su
Diana.
“Direi
di sì.- rispose quindi la donna- Credo che farai stare bene
Spencer,
d'altronde lo fai già...In ogni caso me lo sento che fra voi
andrà
sempre tutto bene.”
Lo
sguardo dell'antropologa si accese “Davvero?”
“Certo.-
annuì di nuovo Diana- Sono sua madre, e le madri queste cose
le
percepiscono.”
“E'
la nostra parte animale che prevale, giusto?”
“Esatto.-
confermò lei, segretamente colpita dal fatto che la giovane
la
pensasse nel suo stesso modo- E poi, credo che abbia davvero un
aspetto più sano da quando vivete insieme.”
Ross
strizzò affettuosamente le spalle di Spencer “In
effetti mi
impegno personalmente per fargli avere almeno tre pasti al giorno e
per fargli passare del tempo all'aria aperta sposto i libri che vuole
leggere in terrazza.”
“Sul
serio, TJ?- protestò JD, rientrando nella sala ricreativa
con passo
pesante- Cibo messicano?”
Il
fratello gli rivolse un sorriso strafottente “Mia la prima
tartaruga, mia la scelta.”
“Spence,
che impatto avrà questo sulla vostra cena di nozze?-
continuò
quindi a parlare il ragazzino, voltandosi verso Ross e Reid- Volete
davvero associare per sempre al ricordo del giorno più
importante
della vostra vita sentimentale con del dozzinale cibo
messicano?”
“Tu
devi essere un piccolo campione di dibattito, vero?”
domandò
Diana, divertita da quello scambio di battute.
“In
realtà no.- scosse la testa il ragazzino- Mi piace
semplicemente che
le mie idee vengano ascoltate.”
“O,
più semplicemente, gli piace che le mie vengano
scartate.”
specificò il gemello.
Spencer
decise di intervenire prima che i due bambini iniziassero una delle
loro interminabili discussioni “Sai, mamma, JD è
un tuo grande
fan.”
La
donna alzò le sopracciglia, estremamente sorpresa
“Davvero?”
“La
letteratura è forte.- confermò il ragazzino,
arrossendo
leggermente- Insomma, c'è la possibilità di
scegliere e
interpretare, mentre con la matematica no. Ho scaricato da internet
alcuni dei tuoi saggi: sono fantastici!”
“Grazie.
Quindi progetti di diventare uno studioso di letteratura?”
“Non
ne ho idea.- rispose il ragazzino, dopo averci pensato un po'- Io ho
solo otto anni.”
“Forse
potresti scrivermi ogni tanto.- rise Diana- Mi farebbe piacere
sentire il tuo parere su qualche argomento.”
JD
annuì con entusiasmo“Lo farò di certo.
In effetti, pensavo di
leggere qualche tua critica letteraria e discuterne un po'. Quelle
che ho già letto mi sono sembrate interessanti.”
“Non
perdere tempo con quelle.- ribatté la donna sventolando una
mano-Ti
darò una lista di libri di letteratura inglese e discuteremo
di
quelli.” concluse con un occhiolino.
“Libri
del college?Non so se la mamma me li farà
leggere.” borbottò
contrariato il bambino, ben sapendo che la politica di Olga era che
esiste una giusta età per ogni cosa.
Alaska
gli passò una mano fra i capelli “Parlo io con la
mamma, sono
sicura che farà uno strappo alla regola.”
“Davvero?Grazie,
Al!”
“Tutto
questo è davvero fantastico, ma si sta facendo tardi.-
intervenne
quindi Spencer, lanciando un'occhiata all'orologio- Dovremmo davvero
andare altrimenti non riusciremo mai a prendere l'aereo in tempo
stasera.”
L'antropologa
annuì concorde “Pronta per andare, allora,
Diana?”
“Andare
dove?” domandò la donna, aggrottando la fronte
confusa.
“Al
nostro matrimonio, ovvio!” trillò quindi Ross, con
ovvietà.
Lo
stupore non abbandonò il volto della signora Reid
“Verrò anche
io?”
“Ma
certo.- confermò Alaska, per poi voltarsi verso il
fidanzato-
Spencer, perché non glielo hai detto?Dovevi farlo
tu!”
“Stavo
per farlo, ma poi sei arrivata tu e poi i gemelli e...”si
scusò in
fretta Reid, per poi essere interrotto nuovamente dalla ragazza.
“Ti
dimentichi sempre che le cose più importanti sono le prime
che
devono essere dette!”
Diana
Reid sorrise a quella risposta: la famiglia che stava accogliendo a
braccia aperte suo figlio le piaceva sempre più.
...
Usciti
dall'istituto Bennington bastò poco al piccolo gruppo per
realizzare
che avrebbero avuto pochissimo tempo per organizzare il matrimonio.
Non che Spencer e Alaska cercassero una cerimonia particolare o
raffinata, anzi. L'idea che aveva avuto l'antropologa la sera
precedente, subito dopo la proposta di matrimonio, era stata proprio
quella di celebrare delle nozze semplici e fulminee, in pieno stile
Las Vegas, ma non prima di aver conosciuto la madre di Reid ed averla
invitata all'evento.
“Qualche
desiderio in particolare per la cerimonia?”
domandò Spencer,
stringendo a sé il braccio della propria fidanzata.
“Elvis!”
trillarono i due gemelli all'unisono, ciascuno dei due ben schierato
al fianco di Diana.
Alaska
annuì concorde “Ovvio che celebrerà
Elvis!Un matrimonio a Las
Vegas non sarebbe lo stesso senza di lui.”
“Allora
Elvis sarà dei nostri.- acconsentì il profiler
sorridendole-
Altro?”
La
ragazza scrollò le spalle “Niente in
particolare.”
“Ho
letto di questo albergo dove fanno matrimoni e ci si può
sposare in
una stanza circondata da acquari con squali e altri pesci.-
intervenne quindi Diana- Non sarebbe fantastico andare
lì?”
“Sembra
promettente: particolare e indimenticabile. Per me è
aggiudicato!”
disse Ross alzando un pollice.
“Ho
letto anche io di quell'albergo.- ribatté Reid aggrottando
le
sopracciglia- Credo che ci siano delle liste d'attesa molto lunghe,
però...”
“Awww!”
fu il coro che si alzò dagli altri quattro.
“E'
quello che ho letto!” protestò il giovane genio,
alzando le mani
in segno di resa come se fosse colpa sua.
“D'accordo,
non è un problema. Staremo sul classico, e con classico
intendo
classico in stile Las Vegas.- dichiarò quindi Alaska,
allargando le
braccia come per rendere meglio le proprie parole- Ok, il piano
è
questo...”
“Tu
hai un piano?” domandò perplesso TJ, ben
conoscendo la natura poco
meditativa della sorella.
Ross
scosse la testa “In realtà no, sto andando a
braccio, ma dirlo mi
da più credibilità, giusto?”
“Continua
pure, Alaska.” la incoraggiò quindi Diana con un
sorriso.
“Ok.
Quindi: io e te andiamo a cercare gli abiti per noi due mentre voi
maschietti andate a prendere i vostri, una telecamera digitale
immediatamente utilizzabile e a prenotare la cerimonia. Delle fedi ci
occuperemo noi.”
“A
che serve la telecamera?” domandò Reid,
aggrottando le
sopracciglia incerto.
“Per
riprendere la cerimonia, ovvio.- spiegò semplicemente la
giovane-
Non tutti qua abbiamo una memoria eidetica e sono certa che mia mamma
vorrà vederla.”
“Posso
riprendere io?” si propose quindi immediatamente TJ.
“Ma
certo, tesoro.” acconsentì la sorella con un
sorriso.
JD
aggrottò le sopracciglia sottili “E io che
faccio?”
“Uhm...”
“Tieni.-
disse Spencer, consegnandogli il proprio smart phone- Sarai il
fotografo ufficiale.”
“Siamo
a cavallo, allora!- disse Diana- Ora non ci resta che...”
Le
parole le morirono in gola quando una nuvola multicolor si
avventò
su di loro, strappando letteralmente Alaska dalle mani di Reid.
Ross
spalancò gli occhi, leggermente spaventata, quando si
ritrovò di
fronte Garcia che la stringeva per le spalle e la fissava con occhi
ardenti.
“Non
posso credere che tu abbia cercato di fare questo!- esordì
con voce
acuta- A me! Tu! Insomma, posso capire Reid, lui è un uomo e
certe
cose non le capisce ma tu! Tu sei la mia Nocciolina, non puoi davvero
aver pensato di sposarti senza che io fossi presente.”
Un
leggerò tossicchiare attirò l'attenzione
dell'hacker, che si voltò
solo per una frazione di secondo verso gli altri membri della
squadra.
“E
anche loro, certo.- si corresse immediatamente- In ogni caso, non
credo che potrò mai perdonarti. Mai!”
“Mi
dispiace, non pensavo ci teneste tanto.- assicurò Alaska,
gli occhi
color cielo spalancati e innocenti- Oh, dato che siete qui, Penny, JJ
ed Em: volete farmi da damigelle?”
Il
sorriso tornò all'istante sul volto di Garcia “Io
ti adoro!Quando
andiamo a cercare i vestiti?”
“Adesso!”
Spencer
puntò i propri occhi scuri su Hotch, sul viso un'espressione
corrucciata “Non capisco: come facevate a sapere che eravamo
qui?”
“Tu
non hai mai chiesto un giorno di permesso, Reid, quindi è
stato
facile capire che fosse un'idea di Alaska...”
spiegò quindi il
capo dell'unità.
Morgan
gli rivolse un sorriso scanzonato, mentre continuava nella
spiegazione “E io sapevo che la sera prima gli avevi chiesto
di
sposarti...”
“Quindi
non è stato difficile capire che cosa avesse in mente.-
aggiunse
Emily incrociando le braccia al petto- Inoltre Al mi aveva detto che
voleva conoscere tua madre e abbiamo pensato che potesse aver preso
due piccioni con una fava...”
“A
me è bastato controllare i movimenti delle vostre carte di
credito e
del gps dei vostri telefoni, et-voilà.” concluse
Penelope
accennando ad un inchino.
“Wow.”
esalò JD.
“Forte!”
esclamò TJ.
“Adoro
i profiler!” trillò Alaska battendo le mani.
“Beh,
profiler o meno, dobbiamo sbrigarci.- intervenne invece Diana, che
non aveva perso di vista l'obiettivo cardine della giornata- Non ci
resta molto tempo per organizzare tutto quanto.”
“Nel
senso che non c'è ancora niente di sicuro?”
domandò JJ,
spalancando gli occhi chiari.
Quando
i gemelli scossero la testa in risposta, il gruppetto si
avvinò,
diventando una massa compatta intenta a organizzare le ore successive
e a dividersi i vari compiti equamente.
Stranamente,
Spencer riuscì a sfuggire da quel caos, muovendo qualche
passo per
allontanarsi da loro. Come se fosse stata un prolungamento naturale
del suo corpo, Alaska lo raggiunse dopo pochi secondi.
“Quindi
ci sposiamo...” disse come saluto.
“Quindi
ci sposiamo!” ripeté lei con tono decisamente
euforico.
Reid
non poté fare a meno di sorridere del suo entusiasmo
“Credo che
però sarà il matrimonio più breve
della storia: quando tuo padre
scoprirà che ci siamo sposati senza che lui potesse essere
presente
mi ucciderà.”
“Non
essere sciocco, tesoro.- lo rassicurò l'antropologa dandogli
un
buffetto sul braccio- Papà sarà molto felice per
noi.”
“Certo.-
acconsentì Spencer- Dopo qualche mese, forse. Credo che mi
tenga
ancora il broncio per il fatto che siamo andati a convivere senza
dirlo prima a lui.”
“Non
è un broncio.- gli assicurò Ross indicandosi la
faccia come se
fosse una proiezione di quella del genitore- È la sua
espressione
normale, è la barba che lo fa sembrare scorbutico.”
“Al,
sei davvero sicura di volere questo?” domandò
quindi con un
sospiro il profiler, mentre le sistemava una ciocca di capelli color
carbone dietro l'orecchio e lasciava che la propria mano indugiasse
più del necessario sul suo collo.
Un
velo di incertezza scese sugli occhi cerulei di Alaska “Non
vuoi
sposarti anche tu?”
“Certo!Certo
che lo voglio.- si affrettò a specificare lui- Solo che,
pensavo, è
davvero questo che vuoi?Un matrimonio a Las Vegas?”
“Perché
no?” ribatté l'antropologa, sinceramente confusa
da quelle remore.
Reid
le sorrise indulgente “Insomma, non credo che fosse
così che
immaginavi questo giorno...”
“Hai
ragione. In effetti immaginavo qualcosa totalmente diverso.”
“Davvero?Cosa?”
chiese curioso il ragazzo.
“Un
matrimonio all'aperto, celebrato in un bosco da un druido, sarebbe
stato a tema elfico e tutti avrebbero dovuto vestirsi ispirandosi
alle favole irlandesi e io sarei arrivata a cavallo di un unicorno.-
spiegò Ross e poi rise quando incontrò lo sguardo
perplesso di
Spencer- Oh, quando immaginavo queste cose avevo undici anni.”
“Alaska
io sono serio.” la richiamò immediatamente il
giovane genio.
“Anche
io, Spencer.- gli assicurò, posando entrambe le mani sulle
sue
guance lisce- Perché mai non vorrei sposarti?Sei l'uomo
giusto per
me, il mio più grande amore.”
Reid
coprì le mani della ragazza con le proprie, godendo di quel
contatto
“Ti amo, enkelini.”
[angelo
mio,
nda]
“Stai
imparando il finlandese?” rise Alaska, colpita da quel
termine.
“Solo
per trovare dei soprannomi con cui vezzeggiarti senza che nessun
altro capisca cosa ti sto dicendo.” spiegò, prima
di lasciare un
bacio leggero sulle sue labbra.
“Tranne
i finlandesi.” specificò con tono gioviale Ross.
“Tranne
i finlandesi.” concesse il giovane profiler, chinandosi verso
di
lei per lasciarle un bacio lento e dolce sulle labbra.
“Basta,
basta, basta, piccioncini!- tuonò Penelope, strappando
letteralmente
Alaska dalle braccia di Reid per la seconda volta in pochi minuti-
Siete già stati insieme per troppo tempo. Non lo sapete che
c'è una
regola ferrea che impedisce allo sposo e alla sposa di vedersi prima
del matrimonio?Cerchiamo di rispettarla per le prossime ore,
almeno.”
“Ma
io...” cercò di protestare Spencer, mentre veniva
spinto da Garcia
verso Morgan, Hotch e Rossi.
“Niente
ma, G-man!- lo ammonì con tono severo la donna- Tu e i
maschietti
avete le vostre cose da uomini da fare e noi femminucce le nostre
importantissime faccende da ragazze.”
Alaska
le rivolse un sorriso radioso “Tu sei la damigella d'onore
perfetta!”
“Lo
so, lo so.- commentò Penelope con ovvietà- Oh,
G-man?Ho deciso che
visto che hai regalato a Nocciolina un anello di fidanzamento con uno
zaffiro il tema delle nozze sarà il blu.”
Derek
alzò un sopracciglio “Non puoi dare un tema a un
matrimonio
organizzato in poche ore.”
“Ah
no, Cioccolatino?- lo sfidò l'haker, indicandosi il viso per
mostrare un'espressione determinata- Guardami: sono una donna con una
missione e nessuna intenzione di ricevere rifiuti.”
“Il
tema sarà il blu.” acconsentì
immediatamente l'uomo, leggermente
preoccupato dall'aurea ferma e risoluta che aveva visto sul volto
dell'amica.
Perchè,
come sapeva meglio di chiunque altro, quando Penelope Garcia voleva
davvero qualcosa, la otteneva. Punto.
...
Morgan
aveva perfettamente ragione.
Con
la determinazione di un generale dei corpi speciali e la
capacità
persuasiva di un negoziatore sotto steroidi, Garcia era riuscita ad
organizzare in poche ore un matrimonio che molti non sarebbero stati
in grado di assemblare nemmeno se avessero avuto settimane di tempo.
E così in quel momento Hotch, Morgan,
i gemelli, la signora Reid, Spencer e il celebrante stavano
aspettando pazientemente l'ingresso delle damigelle e della sposa dal
fondo della terrazza appositamente addobbata dell'hotel Mandalay Bay.
L'enorme belvedere di forma
semicircolare era circondato da colonne di marmo e apriva alla vista
dei futuri sposi e dei loro ospiti uno scorcio del fantastico
giardino. Penelope aveva fatto sistemare sapientemente i drappi di
tulle color blu elettrico sulla balaustra alle spalle dell'altare e
sugli schienali delle sedie di legno dipinto di bianco a formare
degli enormi e vaporosi fiocchi. La passerella, che di solito era
formata da un semplice tappeto color crema che si sposava
perfettamente con i toni dell'intera ala da cerimonia, era stata
ulteriormente abbellita da petali di rosa blu e bianchi che avrebbero
accolto la lenta marcia di Alaska verso Reid.
Quando si era chiusa nella stanza
adibita alla preparazione della sposa assieme ad Alaska, JJ ed Emily,
Penelope stava seriamente meditando in un cambio di carriera a favore
di quella da wedding planner.
“Sei sicura che non vuoi che ti
paghiamo per questi?” domandò Prentiss,
lisciandosi la lunga gonna
del vestito da damigella, rigorosamente blu. Un drappeggio delicato
all'altezza del seno, così come il nastro che saliva lungo
le spalle
per sparire dietro al collo, erano gli unici elementi decorativi di
quell'abito lungo che esaltava alla perfezione la bellezza armonica
della profiler.
Alaska le rivolse un sorriso smagliante
dal riflesso dello specchio a figura intera davanti a cui si trovava
“Ma certo!Gli abiti delle damigelle spettano alla
sposa.”
Come l'amica e collega, JJ le sorrise
grata, mentre si scostava una corposa ciocca di capelli color grano
dalle spalle. Il suo vestito non era, come secondo tradizione, uguale
a quello di Emily e Penelope: l'antropologa aveva pensato che sarebbe
stata una scelta migliore fornire alle sue damigelle dei vestiti che
rispecchiassero quanto più possibile il loro stile e che,
soprattutto, potessero piacergli. Così, la bionda media
liaison
aveva optato per un abito che le arrivava all'altezza delle ginocchia
e che metteva in risalto la sua linea sottile grazie a dei panneggi
decorativi che partivano da sotto il seno per intrecciarsi e poi
risalire fino alle spalline sottili. Garcia, invece, indossava un
abito con corsetto drappeggiato e dalla gonna asimmetrica, che
partiva corta sopra al ginocchio sul davanti, per scendere leggera
fino all'altezza dei polpacci sul lato posteriore.
La giovane sposa le guardò con occhi
brillanti “Oh, siete delle damigelle stupende!”
Emily scosse la testa, esasperata, e
strinse le proprie mani affusolate intorno alle spalle di Ross
“Tu
sei stupenda.” le fece notare, puntando poi l'indice verso lo
specchio.
La
ricerca del vestito perfetto aveva occupato la maggior parte del loro
pomeriggio, ma ne era valsa decisamente la pena. Calzava a pennello
all'antropologa e, soprattutto, rispecchiava perfettamente la sua
personalità. JJ aveva detto che sembrava quasi che
stesse
aspettando solo lei.
Alaska aggrottò le sopracciglia, la
mente probabilmente impegnata in uno dei suoi ragionamenti
aggrovigliati.
“Vorrei parlare con Dave, adesso.”
dichiarò, quindi, girandosi per fronteggiare le proprie
interlocutrici.
Le tre donne si scambiarono un'occhiata
confusa. In effetti, poco prima la ragazza aveva chiesto ad Emily di
andare a chiamare Rossi, ma non aveva detto loro il perché
e, dato
che Penelope gli aveva assolutamente proibito di entrare
finché
Alaska non fosse stata completamente
pronta, la questione era caduta nel dimenticatoio e il profiler
più
anziano era stato lasciato in attesa fuori dalla stanza.
“E' una cosa
privata?” domandò quindi JJ, e l'antropologa in
risposta annuì
dolcemente, facendo ondeggiare delle onde color carbone.
A quel gesto seguì
un piccolo concerto di ticchettii provocato dai loro tacchi e,
successivamente, da un leggero bussare.
“Avanti.” disse
Ross, voltandosi verso la porta con un sorriso sulle labbra.
David entrò nella
stanza quasi in punta di piedi, come se non volesse intromettersi in
un momento intimo e privato.
“Wow.- esalò
l'uomo, sventolando una mano in sua direzione- Sei
bellissima.”
Le labbra rosa
pallido di Alaska si schiusero “Grazie, Dave!”
“Sei pronta per
il grande passo?” domandò quindi Rossi,
avvicinandosi a lei.
Alaska si
mordicchiò il labbro inferiore “Quasi...”
“Quasi?- ripeté
il profiler, fingendosi allibito- Credevo che Garcia avesse
organizzato tutto nei minimi dettagli.”
“Mi
manca qualcuno che mi accompagni all'altare.”
spiegò quindi la
giovane, fissandolo intensamente.
David
rimase spiazzato da quella constatazione “Come?”
“Dave,
vuoi accompagnarmi all'altare?” domandò quindi
Ross, la voce
sottile e colma di aspettativa.
L'uomo
si ritrovò a sbattere le palpebre sorpreso per qualche
istante prima
di raccogliere la forza per rispondere a quella domanda “Sei
davvero sicura di volere che sia io a farlo?”
“Certo,
Dave.- confermò la futura sposa con un sorriso timido- Sai,
ti ho
sempre visto come uno di famiglia, come uno di quegli zii che vivono
lontani ma su cui sai di poter contare in caso di un viaggio in
quella zona o che di sicuro ti ospiterebbero quando decidi di
scappare di casa. Hai presente?”
Rossi
non rispose, limitandosi a fissarla in silenzio, stupito da quella
confessione. Certo, sapeva che Alaska teneva molto a lui, ma non si
sarebbe mai aspettato una richiesta del genere da parte sua.
La
ragazza si sporse verso di lui per afferrargli entrambe le mani, e lo
fissò intensamente “Quando da piccola mi hanno
dimessa
dall'ospedale, dopo il rapimento, mamma e papà hanno
comprato tutti
i libri che avevi scritto fino ad allora. Mamma diceva che era
l'unico modo che avevano per conoscere meglio l'uomo che mi aveva
salvata. In ogni caso, io ero troppo piccola per leggere libri di
quel genere così un giorno ho ritagliato la foto che c'era
sul retro
di copertina e l'ho messa sotto il mio cuscino perché mi
proteggessi
ancora come hai fatto quel giorno. È merito tuo se ho smesso
di
avere paura che potesse succedermi qualcosa di brutto, Dave, e sarei
davvero onorata se fossi tu ad accompagnarmi all'altare,
oggi.”
David
sorriso, incerto su come rispondere a quella confessione “Io
sono
onorato di fare
questo per te, Alaska.”
“Davvero?”
“Certo.”
Un
bussare leggero interruppe quello scambio e il volto sorridente di
Penelope fece capolino dall'uscio “Ragazzi?Scusate se per
caso ho
interrotto un momento emotivamente significativo, ma è
arrivato
davvero il momento di andare.”
Rossi
puntò i propri occhi scuri su Alaska “Sei
pronta?”
“Non
sai quanto, Dave.” rispose la ragazza, un'espressione
determinata e
concentrata sul volto.
Nella
stanza attigua, Derek aspettava in piedi di fianco a Spencer
l'ingresso della sposa.
“E'
il momento, ragazzino. Sei pronto?” domandò, dando
al collega più
giovane un colpetto sulla spalla.
“Non
sai quanto, Morgan.” rispose il ragazzo, un'espressione seria
e
decisa sul volto.
...
Spancer
non sarebbe stato in grado di dire esattamente quando, per la prima
volta nella sua vita, il suo cervello aveva smesso di assillarlo con
i suoi soliti mille pensieri.
Forse
era stato quando le cornamuse avevano iniziato a suonare la lenta
marcia del Canone in
re maggiore di
Pachelbel, da lui appositamente selezionato quel pomeriggio come
richiamo al matrimonio celtico dei sogni da bambina di Alaska.
Oppure era stato quando le porte si
erano aperte e JJ, Emily e Penelope avevano iniziato a sfilare piano
fino all'altare, un passo elegante dopo all'altro, e avevano preso la
loro posizione davanti all'officiante.
Quello che sapeva per certo era che,
nel momento esatto in cui Alaska posò il piede sulla
terrazza,
pronta a camminare piano verso di lui, iniziò a sentire un
calore
che non aveva mai provato prima avvolgerlo completamente e nello
stesso istante, la consapevolezza che quel indubbio senso di amore
sarebbe rimasto con lui per tutta la vita lo investì
prepotentemente.
To
see your face,
to hear your voice
And oh, to touch you is a dream come true
So
I'm standing here, with my hand held out
Knowing that your love
will never fade, I stand amazed without a doubt.
Non
aveva alcun dubbio: la decisione di sposarla era stata la migliore
che avesse preso in tutta la sua vita.
Il
commento di Morgan sulla bellezza di Alaska gli arrivò
ovattato alle
orecchie. Non riuscì a farvi troppo caso, figurarsi
rispondere, dato
che tutto quello che riusciva a fare in quel momento era starsene
immobile ad osservare la lenta passeggiata che avrebbe condotto la
sposa da lui.
Gli
sembrava di vivere un sogno.
Alaska
indossava un abito bianco, dalla gonna corta e voluminosa i cui raggi
le accarezzavano dolcemente le ginocchia al ritmo dei suoi passi. Un
fiocco, di raso candido esattamente come il resto del vestito, teneva
ferma all'altezza della vita una canotta di pizzo dai ricami floreali
la cui presenza arricchiva la semplicità disarmante del
corsetto del
vestito. Il tocco di blu tanto desiderato da Garcia consisteva nelle
scarpe, anch'esse di raso, alte e dalla cui apertura all'altezza
dell'alluce si poteva intravedere un'unghia laccata di rosso, e dal
fiore di stoffa che raccoglieva i capelli corvini dell'antropologa,
lasciando che si disperdessero in morbide onde sulla sua spalla
sinistra.
Spencer
espirò, rendendosi conto solo in quel momento che aveva
trattenuto
il fiato fino ad allora.
And
I wanna hear
your voice, in the morning when I rise
I think I know I'm just a
normal man, only made of sand except when you're by my side
Non
appena mise piede sulla terrazza, Alaska sentì una forza
incredibile
spingerla verso Spencer.
Fosse
stato per lei, si sarebbe fiondata fra le sue braccia, riducendo la
sua marcia da sposa a una corsa da velocista.
Ma
il braccio di Dave avvolto intorno al suo la teneva stretta,
obbligandola a seguire il rituale.
Le
decorazioni, il celebrante vestito da Elvis, unica concessione kitsch
di Penelope, le prime file occupate da Hotch, Diana e i gemelli:
tutti questi elementi scomparivano in una nube confusa agli occhi
della giovane sposa. Tutto quello su cui la sua attenzione riusciva a
focalizzarsi era Spencer.
Il
suo futuro marito la stava aspettando con un'espressione estatica sul
bel volto dai tratti delicati. Indossava un abito scuro, che esaltava
alla perfezione la sua figura snella e longilinea. Sotto alla giacca,
riusciva a intravedere sopra alla camicia bianca un panciotto grigio
perlato con bottoni rivestiti in stoffa. Il collo esile del profiler
era circondato da un papillon in perfetta tinta col vestito e dal
taschino sinistro, probabilmente su ordine di Penelope, spuntava una
pochette blu.
Alaska
espirò, rendendosi conto solo in quel momento che aveva
trattenuto
il fiato fino ad allora.
My
heart has
wings
Oh you take me away
And every prayer I've ever prayed was
answered today
So I'm standfing here, with my hand held
out
Knowing that my love will never leave
My heart on my
sleeve and now I believe
Lo
amava. O, Dio, se lo amava.
Mentre
riempiva l'ormai esigua distanza che la separava dall'amore della sua
vita, Alaska non poteva fare a meno di complimentarsi con se stessa
per l'idea che aveva avuto la sera precedente.
Non
sarebbe riuscita a resistere per molto di più senza sapere
di essere
legata a Spencer in ogni modo possibile.
E
da lì a pochi minuti avrebbe dichiarato nuovamente il
proprio amore
e, soprattutto, avrebbe avuto la consapevolezza che la loro unione
sarebbe continuata per sempre, rendendoli entrambi immensamente
felici.
I
stand
proclaimed, true love is here to stay
I stand proclaimed, forever
starts today
...
David
si fermò, frapponendosi fra Spencer e Alaska. La ragazza non
indossava il velo, quindi avrebbe potuto limitarsi semplicemente a
mettere la sua mano destra in quella del ragazzo. Invece, decise di
metterle entrambe le mani sulle spalle e si sporse verso di lei,
lasciandole un leggero bacio sulla fronte. Ross gli sorrise radiosa,
notando a malapena gli occhi stranamente lucidi del profiler, e
assecondò i suoi movimenti docilmente quando l'uomo la
consegnò
nella mani di Reid.
“Sei
bellissima.” sussurrò il giovane genio,
così a bassa voce che
Alaska fu l'unica a sentire quelle due parole.
Sorrisero
entrambi mentre si voltavano verso l'altare e, prima che l'officiante
potesse dare inizio alla cerimonia, le loro dita si intrecciarono con
naturalezza.
“Amici
e amiche, siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione fra Spencer e
Alaska.- cominciò il sosia di Elvis con voce profonda- Se
c'è
qualcuno che conosce un motivo per cui questi due ragazzi non
dovrebbero unirsi in matrimonio, parli ora o taccia per
sempre.”
Dall'assemblea
non si alzò alcun suono e i gemelli, preoccupati che anche
il minimo
rumore potesse mettere a repentaglio l'intera cerimonia, si erano
messi con forza la mano di fronte alla bocca, stando ben attenti a
non muoversi di un millimetro.
“Perfetto,
procediamo.- continuò il celebrante, rivolgendosi ai due
giovani-
Avete delle promesse da recitare?”
Spencer
spalancò gli occhi, dandosi mentalmente dell'idiota
“Non mi sono
preparato niente.”
“Bene,
allora useremo la formula tradizionale...” annuì
l'officiante,
pronto a prendere le redini della situazione.
La
voce lieve di “Io avrei qualcosa da dire, invece.”
“D'accordo.
Chi ha gli anelli?- domandò l'uomo, ricevendo gli anelli da
Morgan e
consegnandoli ai due sposi- Bene, ora datevi la mano destra e
recitate le vostre promesse.”
Alaska
puntò i propri occhi limpidi su Reid “Spencer. Io
non ho mai avuto
un'idea chiara dell'amore. Ho letto favole, ho sentito delle storie
davvero romantiche e visto film decisamente sdolcinati. Ho amato,
certo, ma la verità è che da quando i miei
genitori hanno
divorziato ho sempre creduto che l'amore fosse come ogni altra cosa:
un divenire, sempre in mutamento e legato a persone diverse in base
alla fase della vita in cui ti trovi. Ma poi ho incontrato te e l'ho
capito. Spencer, io non potrei passare un altro istante sapendo di
non essere tua ed ora lo so. Ora so che d'ora in poi saremo io e te,
per sempre, e che questa cosa non cambierà mai.”
Reid
sentì la propria mano tremare mentre veniva sollevata
delicatamente
da Alaska che, dopo aver lasciato un leggero bacio sulla fede d'oro
bianco, gli infilò all'anulare l'anello.
“Al,
Alaska.- iniziò titubante, dopo che l'officiante gli ebbe
fatto un
lieve cenno d'assenso. Fece una piccola pausa aspettando che la
propria voce tornasse ferma- Tu...tu sei fantastica. Sei divertente,
sei gentile, sei dolce e sei bellissima. I-io non credevo che una
persona come te potesse mai interessarsi a uno come me
eppure...eppure è successo ed è fantastico.
Vivere con te è sempre
un'avventura e io non posso far altro che sperare che tutto questo
continui per sempre e ringraziare per quanto sono stato fortunato a
trovarti.”
Spencer
sospirò quando vide il sorriso di Alaska riempirsi di una
dolcezza
che, lo sapeva, era rivolta solo a lui. Il ragazzo posò un
bacio
sulla fede nuziale, esattamente come aveva fatto lei poco prima, e
gliela infilò al dito, sorridendo radioso senza mai staccare
gli
occhi da quelli di Ross.
“Bene.-
riprese la parola il celebrante- Alaska vuoi tu...”
“Aspetti!-
lo interruppe Ross, spalancando gli occhi- Mi sono dimenticata di
dire una cosa!”
L'uomo
le sorrise indulgente “D'accordo.”
Alaska
tornò a fissare Spencer “Ti amo tantissimo. Oh, e
hai degli occhi
bellissimi ed adoro la linea della tua mascella e la tua piccola
fossetta sul mento.”
“Anch'io
ti amo.” rise il profiler, divertito da quella confessione
strampalata.
Il
sosia di Elvis iniziò a recitare la formula matrimoniale
“Alaska,
vuoi tu prendere Spencer come tuo legittimo sposo, promettendo di
essergli fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e
nella malattia e di amarlo e onorarlo per tutti i giorni della tua
vita?”
“Lo
voglio.” rispose Alaska, fissando Reid intensamente.
“E
tu Spencer, vuoi prendere Alaska come tua legittima sposa,
promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella
salute e nella malattia, e di amarla e onorarla per tutti i giorni
della tua vita?”
“Lo
voglio.” confermò il ragazzo con tono sicuro.
“Perfetto.-
continuò l'officiante sorridendo- Con i poteri conferitimi
dallo
stato del Nevada e da www.officianteincinqueminuti.com
vi dichiaro marito e moglie.”
Mise
le mani sulle spalle dei due giovani di fronte a sé e li
spinse
leggermente, di modo che fronteggiassero gli ospiti del matrimonio
“Signore e signori: vi presento il signor e la signora
Reid!”
“Che
aspetti?- domandò, alzando la voce per sovrastare lo
scroscio degli
applausi- Puoi baciare la sposa, amico!”
Spencer
non se lo fece ripetere. Alzò una mano per posarla sulla
guancia
liscia e morbida di Alaska e la attirò a sé,
reclamando le sue
labbra.
Era
ufficiale, ormai: si appartenevano.
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È
successo. Alla fine è successo!
Sapevo
che stare nella stessa stanza in cui mia sorella guardava 'Wedding
planner', giorno dopo giorno, avrebbe portato a conseguenze
disastrose. Lo sapevo!
Eppure non ho fatto niente per impedirlo.
È
per questo che nei giorni scorsi sono stata posseduta dallo spirito
di Enzo Miccio, e questo è stato il risultato.
Tralasciando
i miei deliri da deprivazione di sonno, che ne pensate? Vi
aspettavate un matrimonio a Las Vegas per Spencer e Alaska?
Ah,
prima che il mio Alzheimer giovanile colpisca ancora: mille grazie a
Maggie_Lullaby
per
il suggerimento decisamente perfetto riguardo alla canzone da
inserire durante il pezzo sul matrimonio (tralasciamo il fatto che
è
colpa tua e solo
tua
se ora questa canzone è una della più
inflazionate della mia
playlist!).
In
ogni caso, vi avevo accennato della mia possessione da parte di un
wedding planner dai gusti nel vestire piuttosto discutibili?Ecco. Non
stupitevi quindi se il cocktail fra questo e la mia
personalità
eccessivamente perfezionista mi hanno portato a fare delle ricerche
durante questi giorni riguardo a quanto ho scritto in questo
capitolo. Quindi sì, esiste un hotel Mandalay Bay a Las
Vegas che
organizza matrimoni simili a quello che ho descritto e, ancora
sì, è
sempre la stessa catena ad organizzare la Shark Reef Ceremony in una
galleria circondata da acquari. Ma credete che il mio OCD si fermi
qui?Giammai! Dopo un'attenta ricerca ho trovato anche i vestiti di
Alaska
e Spencer,
nonché quelli da damigelle
di JJ, Emily e Penelope
e perfino l'anello
di fidanzamento.
Sono
pazza, lo so. Potete chiamare la neuro e farmi venire a portare via.
Bando
alle ciance, ora. Spero che commentiate e mi facciate sapere cosa ne
pensate di questo capitolo!Alla prossima, con DAY 7 (ebbene
sì,
siamo agli sgoccioli, sigh e sob!)
Besos
JoJo
PS:mi è impazzito l'editor html e ha selvaggiamente cambiato carattere, stile e dimensione del testo a suo piacimento. Mi dispiace per l'inconveniente, spero che non dia problemi di lettura ma solo meramente estetici...Appena mi ritaglio un po' di tempo cercherò di risolvere il problema. Sorry di nuovo.