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Autore: Kurokami    10/05/2011    2 recensioni
Cosa sarebbe successo....se Sasuke fosse stato una ragazza, Sasuko? me lo sono chiesto, ed è uscita fuori questa fanfiction.
AVVERTENZE: non ho ancora ben delineato tutta la trama, per cui potreste trovare alcuni spoiler. se è possibile, cercherò di segnalarli anche sul testo. grazie a chi ha già recensito, o recensirà! ^^
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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- Questa storia fa parte della serie 'Sasuke....in rosa. '
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Discoveries.





Non perderò molto tempo a descrivere la mia infanzia: basta solo dire che ero talmente fissata con l’idea di voler essere un maschio, che per un certo periodo costrinsi addirittura mio fratello e i miei genitori a rivolgersi verso di me con appellativi maschili.
Se no che, molto presto, mio padre si stufò di questa situazione, e minacciò di spedirmi direttamente dallo strizzacervelli, se continuavo con questa assurda situazione. Io la smisi, almeno per quanto riguardava la mia famiglia.
Per il resto, a scuola, mi facevo chiamare da tutti Sasuke.
Itachi cercava di stare al gioco, finché si trattava di stupidaggini: quando però esageravo, anche lui si metteva lì a farmi la predica.
Dal canto suo, mia madre si era totalmente arresa alla speranza di farmi indossare una gonna, o un vestitino: diventavo un piccolo mostriciattolo assetato di sangue, anche se tirava fuori un vestitino di foggia femminile della mia taglia. Idem per i capelli: appena superavano una determinata lunghezza, me li facevo tagliare, per non parlare di mollettone colorate o elastici.
Le uniche volte che acconsentivo (seppur molto a malincuore) di vestirmi in modo un po' più femminile era durante le occasioni speciali all’interno del nostro clan. E in ogni caso, non perdevo mai tempo con le mie cuginette: andavo sempre appresso ai maschi, soprattutto (per loro somma disgrazia) Itachi e mio cugino Shisui.

…..ecco lo sapevo: anche qui vado sempre a parare, quando parlo. Il mio passato, e con esso la mia famiglia. Ricordo uno per uno tutti i loro volti: ed ecco che ritorna quella schifosa sensazione di vuoto totale. Quella totale assenza, come se mancasse un pezzo del tuo corpo; e poi, quell’assurda voglia di volerli rivedere tutti, anche solo per un istante. Tutte sensazioni terribilmente deprimenti che si fanno strada ogni volta che ripenso a tutto quello che ho perso.

Ma ho imparato, anche sulla mia pelle, che non bisogna avere rimpianti: ho imparato a ricacciare dentro queste sensazioni, questa assurda voglia di qualcosa che in realtà è poco più di nulla…..solo ricordi.

 

 

 


Come ho detto in precedenza, il primo a scoprire la mia vera identità fu Kakashi, e tante grazie, visto che a lui non sfugge mai nulla.
Accadde quando dovette applicarmi il sigillo per bloccare il Segno Maledetto di Orochimaru: l’imbarazzo fu enorme, quando mi dovetti togliere la maglietta, e scoprire quel piccolo accenno di seno, coperto, naturalmente, da una fascia. Ma Kakashi (con mia somma riconoscenza) sembrò non darvi troppo peso, e aggiunse:

-Tranquillo, non dirò nulla a Naruto e, soprattutto, a Sakura-. Sorridendo da dietro la maschera.

Non so perché aveva usato l’aggettivo maschile: non penso sia stato solo per pura abitudine. E poi non fece alcuna domanda.

 

 


Con Naruto fu completamente diverso. Accadde dopo l’attacco di Orochimaru a Konoha; e non fu per niente una bella cosa.

Era una delle tante, noiose, mattinate all’insegna della nullafacenza, quando cioè non ci sono incarichi da svolgere, e l’unico modo in cui puoi spendere il tuo tempo è allenarti. O almeno, così prometteva di essere.

Se non che, arrivò un messaggio di Kakashi, che diceva di incontrarci al negozio di dango sulla strada principale, quello più celebre (non moltissimo distante dall’ Ichiraku, il negozio di ramen preferito dal Team sette, e soprattutto da Naruto).

Prima stranezza della giornata: Kakashi sapeva che non mi piacevano i dolci, visto che gliel’avevo chiaramente fatto notare anche in una precedente occasione. Poi, quando mai Kakashi mi avrebbe chiesto di incontrarci da soli, se non per un allenamento?
Andai comunque, nonostante la mia totale repulsione verso i dolciumi: decisi però di scendere un po' in anticipo, anche se ero sicura al novantanove virgola nove per cento che Kakashi avrebbe fatto tardi. Invece, lui era già lì, appoggiato comodamente al muro fuori dal negozio. Notai anche che erano appena arrivati altri due jonin, Asuma Sarutobi e Kurenai Yuhi, e i tre stavano conversando.
Seconda stranezza della giornata.
Con la coda nell’occhio, notai poi una terza cosa: due tizi, vestiti esattamente allo stesso modo (una casacca nera, con delle nuvole rosse ricamate sopra, e un cappello di paglia che copriva completamente il volto), uno mostruosamente alto, che si scarrozzava quello che sembrava un grosso spadone tutto coperto di fasce bianche, l’altro poco più basso di Kakashi, che se ne andavano abbastanza di fretta.
Terza stranezza.
Subito dopo, anche Asuma e Kurenai se ne andarono.
Kakashi, invece, perse il tempo dentro quello stupido negozio dall’odore nauseabondo, senza poi concludere un accidente.
Io me ne andai, abbastanza infastidita.

Decisi di allenarmi un po', ma alla fine non feci altro che rimuginare su quello che era successo da poco, e su tutte quegli assurdi jutsu che Naruto aveva imparato, soprattutto quella che evocava il rospo gigante. Doveva essere il jutsu del Richiamo, anche Kakashi lo usava per evocare i cani; così decisi di andare di nuovo da lui, per farmelo insegnare.

A casa sua però mi attendeva una brutta sorpresa: Kakashi era a letto, svenuto, e intorno a lui c’erano alcuni jonin, tra cui gli stessi Asuma e Kurenai, e anche il maestro del sopracciglione, Gai Maito. Appena chiesi cosa stesse succedendo, Gai fece per sminuire con un “No niente di particolare...” , ma non fece in tempo a finire la frase che un altro jonin entrò di corsa nella stanza, tutto agitato, esclamando:

-È vera la storia che è tornato Itachi e che sta inseguendo Naruto?!-

In quel momento, non sentii nient’ altro che quelle parole rimbombarmi nel cervello. Poi, una sola parola rimase, che mi chiamava insistentemente: vendetta.

Corsi fuori, senza esitare un attimo, urtando in malo modo il ninja appena arrivato.
La parola vendetta venne subito sostituita da un altro pensiero: Naruto.
Dovevo prima di tutto salvarlo: non potevo lasciare che Itachi portasse via anche lui, il mio primo migliore amico. A mio fratello ci penserò dopo, mi dissi.
Prima di tutto, come deve fare ogni ninja con un po' di sale in zucca, mi diressi a una velocità folle verso casa, per prendere la bisaccia con dentro i kunai, gli shuriken e i vari rotoli, che tenevo sempre pronta per qualsiasi emergenza.
Poi, sempre correndo come una scheggia, andai all’Ichiraku: era lì che Naruto aveva pranzato. Il proprietario mi disse che era andato alla città alberghiera, la zona dei divertimenti, con un certo Jiraya; dopo essermi fatta spiegare chi fosse questo Jiraya, corsi di nuovo via, urlando un “grazie”.

Arrivai in meno di un quarto d’ora alla città alberghiera. Chiesi in due o tre locande, stando molto attenta a descrivere al meglio Naruto, per evitare qualche fraintendimento. Alla quarta locanda, riuscii a trovarlo.
Corsi, pregando di essere arrivata per prima, verso la camera: bussai con cautela un paio di volte.
Sentii poi una voce borbottare, e non avete un idea di quanto ringraziai Dio, quando mi trovai davanti la faccia sorpresa di Naruto, ancora sano e salvo. Lo spinsi, di nuovo dentro, tappandogli la bocca con una mano.

-Naruto, qualunque cosa io ti dica adesso, fai il minor rumore possibile, è chiaro?- gli dissi a bassa voce.
Lui annuì, e io tolsi la mano.
-Sasuke, che succ…?- chiese lui, ma io lo interruppi.
-Mio fratello, Itachi, ti sta cercando. Non ho idea del perché, fatto sta che devi scappare, e subito-.
-Eh?-
-Prendi il fottuto zaino e scappa dalla finestra, cretino!-
-E tu?-
A quella domanda non risposi subito. Già, e io? Avrei affrontato Itachi? Ma lui non era da solo (perché avevo capito che erano quei due nel negozio di dango), e anche se l’avessi affrontato, l’altro avrebbe inseguito Naruto, e quindi sarebbe stato uno sforzo vano: oppure, l’altro avrebbe aiutato Itachi a eliminarmi, e comunque Naruto era fregato.
Non rimaneva dunque che un opzione. Fuggire insieme a Naruto, combattere se necessario, e trovare al più presto quel Jiraya (che poi, in tutto quello, dove diamine si era cacciato? Bel maestro…).

Poi sentimmo bussare alla porta.
 

   
 
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