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Autore: InstantDayDream    10/05/2011    1 recensioni
Tony Stark non è più quello di una volta e le Stark Industries nemmeno. La nave sta per andare a fondo, ma, forse, c'è un'ultima possibilità di salvezza...
Genere: Azione, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5. Wake up.


Erano passati tre mesi oramai dal processo. Tre meravigliosi mesi in cui avevo avuto una fugace visione di quello che avrebbe potuto essere un soddisfacente impiego alle industrie Stark, che speravo durasse a tempo indeterminato. In quel momento mi stavo addirittura concedendo il lusso di pranzare a casa, fuori, su un terrazzo, in compagnia del colonnello Rhodes. Tony era fuori, in via non ufficiale, a risolvere non so quale dramma esistenziale che era occorso in Canada. Ero piuttosto certa che avessero nominato una frana ed una riserva naturale con animali a rischio di estinzione, ma non mi ero interessata più di tanto: per una volta potevo dire che non tutto quello che avveniva nelle Stark industries era affar mio.
«Quindi mi sono trovato con addosso tre soldati che cercavano di spogliarmi...non ridere!» mi ammonì Rhodey, mentre mi afflosciai sul tavolo, ridendo senza ritegno al solo immaginarmi la scena.
«Scusa, ma il pensiero di tre soldati che cercano di spogliarti è talmente inquietante da risultare troppo divertente...dunque, continua» lo esortai, cercando di restare seria, con scarsi risultati.
«E io mi sono preso un colpo! Ho perso dieci anni di vita...insomma te lo immagini? Tu stai dormendo tutto tranquillo e ti svegli con tre energumeni di 90kg che cercano di spogliarti. Insomma, dopo essermi messo ad urlare come un disperato, altra gente è entrata ed è riuscita a levarmeli di dosso...quando gli hanno chiesto cosa volessero, hanno detto che volevano vedere se avevo il "cuore" di Iron Man!»
«È incredibile come moltissime persone siano ancora convinte che sia tu!»
«Beh non è semplice distinguermi da Tony se ho l'armatura addosso, no?»
«Vero» Asserii «ma Iron Man è più basso di te, questo avrebbero potuto notarlo!»
«Hey! Tra me e lui ci sono solo un paio di centimetri di differenza!»
Ci girammo per trovarci faccia a faccia con Tony, che doveva essere appena ritornato dal Canada. Senza troppe cerimonie prese una sedia e si unì a noi, prima di lanciare un'occhiata analitica ai piatti di sushi che avevamo comprato. Evidentemente non approvava molto.
«Io sto morendo di fame e torno a casa per trovare...quella roba?» protestò, indicando il nostro cibo con un vago gesto di disapprovazione.
«Tony, perchè non chiedi a Jarvis di ordinare quello che vuoi invece di lamentarti?» domandai, prendendo un sashimi con bacchette e provando a metterlo in bocca tutto intero. Non mi riuscì molto bene, visto che un secondo dopo mi ritrovai un gambero crudo spiaccicato sulla maglietta.
«Perchè devo preoccuparmi sempre di tutto io?» ribattè Tony, contrariato.
Io e Rohedey lo guardammo con la stessa espressione perplessa stampata in faccia: e da quando lui si occupava di tutto? Da cinque anni a questa parte lui non aveva fatto assolutamente nulla, ecco perchè ero tenuta a portare fiori tutti i giorni su una tomba vuota. Lui capì cosa ci passava per la mente e sbuffò ancora più forte.
«Quella è la mia maglietta?» chiese, indicando quella che avevo indosso, dove c'era una grossa macchia per via del recentissimo incidente col sushi.
Annuii, senza dare spiegazioni. Del tipo che tutti i miei vestiti erano stati sostituiti da dei completi professionalissimi da lavoro, assicurandomi che potevo prendere le sue tute, ogni volta che ne avessi sentito la mancanza.
«Jarvis! Dov'è il whiskey!»
«Tony no!» stavolta ero serissima. Aveva raggiunto la felice quota di 80 giorni senza ubriacarsi, non gli avrei permesso di ricominciare a farlo, in alcun modo.
«Signore, temo che non ci sia più whiskey in casa» la voce di Jarvis mi fece fare un sospiro di sollievo, anche se Tony parve incavolarsi ancora di più.
Detto fatto si alzò di scatto e scomparve dalla nostra vista. Mi girai verso Rhodey con uno sguardo interrogativo.
«Crys, ti ricordi che giorno è oggi?» mi domandò.
Scossi la testa.
«È l'anniversario della...»
«...morte di Pepper! Ma certo, come ho fatto a dimenticarlo?» completai la frase per lui.
Questo spiegava molte cose. Era migliorato dagli altri anni, quando di solito lo trovavamo sdraiato sul pavimento in preda a deliri per via dell'alcol, ma la giornata era ancora lunga e non potevo essere certa che non sarebbe finita come tutte le precedenti. Non mi avrebbe sorpreso se fosse uscito per andarsi a comprare da bere da solo, ignorando il fatto che era, tecnicamente, morto.
Della morte di Pepper io non sapevo molto, a parte quello che era stato detto in televisione e nei giornali. In quella casa era argomento tabù e, sebbene sapessi tutto ciò che Tony aveva provato in quegli anni, i dettagli su quanto fosse effettivamente successo erano scarsi. Sapevo solo che Pepper era stata investita da un auto, a Los Angeles, mentre era lì per conto delle Stark. Tony non si era mai perdonato di non essere stato con lei in quel momento, credendo che avrebbe potuto salvarla. Si augurò di essere morto lui per molto tempo, fino ad arrivare al punto in cui si dichiarava contento che fosse lei ad essersene andata per prima, almeno si era risparmiata tutto quel dolore. Solo ripensarci mi faceva venire i brividi. Erano momenti che non rivivevo volentieri nemmeno nella mia testa, figuriamoci come doveva sentirsi lui.
«Vado a vedere come sta» dissi, alzandomi in piedi.
Presi il mio portadocumenti e mi diressi verso la camera di Tony; per quanto andassi velocemente all'inizio, i miei passi cominciarono a rallentarsi via via che giungevo in prossimità della porta. Ci misi dieci minuti buoni a decidermi a bussare, ma non ottenni risposta. Mi feci coraggio ed entrai lo stesso, per trovare Tony a gambe incrociate sul letto, lo sguardo perso nel vuoto.
«Tony, dovresti dare un'occhiata a questi...» mormorai, tirando fuori dal portadocumenti un fascicolo, che era il bilancio degli ultimi mesi.
Lui prese in mano i fogli con aria svogliata e lesse sì e no i conti alla fine di tutto, ma non disse niente.
«Vedi, siamo sotto solo di un milione di dollari, ne abbiamo recuperati già due!» esclamai, cercando di suscitare in lui un minimo interesse, ma tutto taceva.
«Crys» disse alla fine «perchè mi devi annoiare con cose che non mi sono mai preoccupato di controllare?»
«Perchè volevo vedere come stavi e mi serviva una scusa per venire a disturbarti»
«E da quando?»
«Da quando sei sobrio»
Sorrise e mi fece cenno di raggiungerlo accanto a lui sul letto. Mi sedetti sul bordo, non ero mai completamente a mio agio con quelle situazioni.
«Sai che giorno è oggi?» mi chiese
Annuii, ma non dissi nulla.
«La cosa che mi uccide, persino più di non averla accanto, è non poterla andare a trovare.»
Improvvisamente capii: lui era morto per tutti, avrebbe fatto uno strano effetto vederlo entrare nel cimitero e portare fiori alla tomba di Pepper. Improvvisamente capii quanto doveva essere costato a lui tutto quello e mi sentii in colpa per essermi vittimizzata così a lungo. Io ero in una posizione splendida a confronto con la sua.
«Stanotte» dissi dopo un po' «stanotte potrai andarci, ti copriremo noi, faremo in modo che non si accorgano chi sta entrando al cimitero e potrai andarci. Lo faremo, dovessimo mandare tutto all'aria.»
Mi guardò con un'occhiata di profonda gratitudine.
«Forse tu dovresti preoccuparti di altro, ma credo che potrebbe funzionare»
«Certo che funzionerà. E di cosa dovrei preoccuparmi?» chiesi, cominciando ad innervosirmi.
Per tutta risposta lui mi porse una lettera, che cominciai a scorrere velocemente. Il fatto che la busta recasse il simbolo del governo degli Stati Uniti d'America non migliorò il mio stato di tensione.
«Tony...per quale assurdo motivo la mia presenza è richiesta al G20 di Parigi?»
Lui mi guardò con un mezzo sorriso.
«La faccenda in medio oriente va avanti da troppo tempo, oramai. Adesso tu hai il potere di risolverla una volta per tutte, sfruttando Iron Man -vale a dire me- e concluderla con questa infinita guerra. Credo che lì sarai più importante di tutti i 20 capi di stato»
«Non dire idiozie! Se io fossi più importante di tutti i capi di stato lì presenti questo farebbe di me...»
«...la donna più importante del mondo, esattamente»
Lo guardai con gli occhi sbarrati. Ero solo una ragazzina di quasi 30 anni, come potevo essere la donna più importante del mondo? Era Tony quello che avrebbe meritato questo titolo, non io. Per tranquillizzarmi decisi che mi sarei vista come una persona in sua vece, rappresentare l'uomo più importante del mondo era tutta un'altra storia rispetto ad esserlo.
«Il fatto che io debba preoccuparmi di questo non vuol dire che stasera non ti aiuteremo, tu andrai a trovarla, chiaro?» dissi, alzandomi dal letto e dirigendomi verso la porta. Lui, per risposta, mi sorrise.

Ci sono dei momenti della vita di una persona in cui non andrebbe lasciata da sola in una stanza che da sul mare. Per me era uno di quelli. L'acqua sembrava sempre più invitante e un viaggio senza possibilità alcuna di ritorno, sospinta incessantemente dalla carezza delle onde, mi sembrava un'ipotesi infinitamente allettante rispetto a quello che mi sarebbe toccato il giorno dopo. Parigi era un posto che non conoscevo, non ci ero mai stata e non avevo in programma di farlo, ma dovevo. Per dire cosa, poi? Che avrei fatto intervenire Iron Man? Mi pareva scontato che lo avrei fatto, anche senza tutta quella storia. Bastava una richiesta, come facevano tutti, non richiedevo neanche compensi: i soldi che ricevevamo erano donazioni spontanee alle industrie Stark. Eppure sembrava che fosse necessario richiamare 20 presidenti per discutere la cosa, mi sembrava ridicolo come le persone di potere gestivano le cose.
«Jarvis, quindi ripetimi, io devo parlare solo se interpellata?» domandai, facendo a pezzi un tovagliolino che era disgraziatamente capitato tra le mie mani.
«Esattamente signorina. Nella sua posizione sarebbe scortese parlare per prima, farebbe capire che state cercando di imporvi»
«Ma loro vogliono che io mi imponga!» esclamai esasperata.
«Sono uomini politici, gli piace credere di essere loro quelli che prendono decisioni e che gli altri siano d'accordo. Quindi, nonostante le faranno una richiesta, la faranno passare come una decisione con cui lei deve mostrarsi d'accordo»
«È una cosa malata...»
«Personalmente, se fossi installato in casa di un politico, prenderei volontariamente un virus. Ha ancora bisogno di me? Il signor Stark mi sta chiamando»
«Certo che ho bisogno di te! Domani devo incontrare le venti persone più influenti del pianeta...»
«...più influenti, dopo di lei» puntualizzò lui.
«No! Io non conto niente! Riesco si e no a gestire un'industria...»
«...che è la più importante al mondo, ad oggi»
Stavo per replicare, quando la porta della mia stanza fu spalancata di botto. Tony mi fulminò con lo sguardo e io, per tutta risposta, provai a spingerlo fuori. Avrei potuto provare a spostare una roccia, i risultati sarebbero stati esattamente gli stessi.
«Hai finito di occuparmi Jarvis? Ho bisogno di lui!»
«No, io ho bisogno di lui» bofonchiai, cercando sempre di mandarlo fuori «domani sarà probabilmente il momento più importante della mia vita!»
«Per quanto Jarvis sia un computer molto intelligente, non riesce ancora a predire il futuro, mente è ancora utile per i miei esperimenti.»
«Non puoi sperimentare domani, quando sarò impegnata in altro loco?»
«Potrei perdere l'idea geniale, domani»
Ci guardammo in cagnesco per svariati attimi, ognuno pronto ad azzannare l'altro al momento opportuno. Mai mettere due persone testarde nella stessa stanza.
«Signore, Signorina....»
«Non ora Jarvis!» esclamammo all'unisono.
«Bene, non ho intenzione di pacificare un'altra litigata. Quando avrete deciso chi ha più bisogno di me, chiamatemi, nel frattempo vado a risposare i chip.»
Mi allontanai da Tony, tornando a guardare il mare dalla finestra. Forse anche a lui sarebbe servito un viaggetto tra le onde. Lo avvertii avvicinarsi alle mie spalle, ma non feci alcun cenno che lo incoraggiasse a continuare.
«Qual è il problema?» domandò quindi.
«Tony, io non sono pronta a domani!» esclamai, voltandomi di scatto verso di lui, che indietreggiò di un passo, non aspettandosi quella reazione.
«Sono persone come te, non c'è niente di strano.»
«No, non sono persone come me, sono persone molto importanti»
«Anche tu lo sei»
«NO!» nemmeno io sapevo perchè avessi cominciato ad urlare. «Tu sei quello che è abituato a certi ambienti, non io. Io sono una ragazza che è cresciuta alla periferia di Boston e la persona più importante che ho avuto l'occasione di conoscere è stato il mio esaminatore per il test d'ingresso al MIT! Io non ho mai incontrato gente di un certo calibro...»
«Hai incontrato me» osservo lui, con l'espressione di chi si sta dando molta importanza da solo.
«Con te era diverso. Ero in soggezione anche qui all'inizio, ricordi? Ma poi...gli eventi ci hanno portato ad avvicinarci. E dubito che quegli eventi si ripetano domani»
«Non devi avvicinarti a loro devi solo essere formale»
«E se non ne fossi in grado?»
«Io mi fido di te, Crys, per questo ti ho lasciato l'azienda»
«Perchè sono un bravo ingegnere, non perchè me la cavo con le pubbliche relazioni!»
Stavo cominciando a tremare dal nervosismo, probabilmente lo aveva notato anche lui, visto che mi afferrò per le spalle, cercando di farmi stare ferma.
«E sei un ingegnere che è anche la donna più importante del mondo»
«No! Non sono io, quello sei tu! Io sono solo tanto cervello e, a volte, un pizzico di intuizione. Sei tu che hai costruito tutto questo, sei tu che puoi risolvere questo conflitto. Io faccio tutto questo dietro la tua guida io...io...» il nervosismo era arrivato ad un punto tale che cominciai a singhiozzare. «Io non sono niente senza di te. Quindi smettila di dirmi quanto sono importante perchè non lo sono»
Tony mi costrinse a sedermi sul letto, mettendosi accanto a me. Lasciai che mi sfogassi sulla sua spalla per un po', dandomi qualche colpetto sulla schiena con fare di consolazione. Rapportarsi con le emozioni degli altri non era mai stato il suo forte.
«Ma senza di te io non avrei avuto l'opportunità di fare tutto questo. Senza di te io sarei stravaccato sul divano a sbronzarmi con litri di Jack Daniels ricordandomi quanto facesse schifo la mia vita e senza il coraggio di cambiare le cose. Io non sarei niente senza di te» mi sussurrò, piano.
«Non mi freghi. Tu sei Tony Stark, eri qualcuno molto prima di trovare me»
«Nessuno era più disposto a volere Tony Stark, prima che fossi tu ad agire per lui.»
Ancora non mi convinceva. Aprii la bocca per continuare a protestare, ma lui mi zittò mettendomi un dito sulle labbra.
«Io direi che dovresti dormire. Domani devi essere risposata, ti aspetta un lungo viaggio»
Scossi la testa, non ce l'avrei mai fatta a dormire. Tuttavia, come in tutte le cose fisiche, l'ebbe vinta Tony, che mi stese sul letto di forza. Avrei dovuto cominciare ad andare in palestra per riuscire a contrastarlo e, inoltre, il fatto che fossi ancora scossa dai singhiozzi non mi aiutava.
«Andrà tutto bene, ci sono io con te» disse Tony, con fare rassicurante. Avrei tanto voluto che ci fosse davvero lui con me a quell'incontro.
Quando mi svegliai provai il fastidioso mal di schiena che avevo ogni volta che mi addormentavo abbracciata al cuscino. Mi maledissi mentalmente per averlo fatto, di nuovo, ed aprii gli occhi. Cominciò a venirmi qualche dubbio quando notai che il cuscino emanava una luce bluastra. Mi stropicciai gli occhi con una mano, per notare che quello a cui ero stata abbracciata durante la notte, non era un cuscino, ma Tony. L'urlo che scappò dalla mia bocca fu del tutto spontaneo e non potetti fare nulla per controllarlo. Lui si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno con aria smarrita, prima di incrociare il mio sguardo terrorizzato. Nel frattempo la mia mente stava facendo calcoli assurdi: mi tastai addosso per accertarmi di avere ancora addosso i miei vestiti, quindi guardai verso di lui, per verificare che anche lui non fosse nudo.Andava tutto bene, ci eravamo solo addormentati, non avevo fatto nessuna grandissima stupidaggine a dodici ore dal G20. Buono a sapersi.
«Ti perdono per un risveglio del genere solo perchè sei sotto pressione. E comunque sappi che, se mai ci dovesse essere qualcosa tra noi, te ne ricorderesti sicuramente. Sarebbe così spettacolare che non potresti mai dimenticarlo»
«Haha, simpatico! Sono riuscita ad evitarlo fin ora, posso continuare a farcela» osservai, alzandomi per aprire la serranda.
«Mi obblighi quasi a dimostrarti che ti sbagli»
«Tony, non ora, ho un aereo da prendere, non posso sopravvivere alle tue battute sessuali contemporaneamente»
«Giusto hai un aereo per Parigi» rispose, avvicinandosi e mettendomi in testa la mia famosissima velina nera. «Noi, ci vediamo lì» e senza dire altro se ne andò dalla stanza.
Io mi guardai allo specchio attraverso la rete che avevo sugli occhi, mentre il cuore ricominciava a battermi all'impazzata. Dodici ore separavano me da un incontro che, anche se ancora non lo sapevo, rischiò di cambiare le sorti del mondo per sempre.

Ennesimo capitolo portato a termine! Far litigare quei due disgraziati mi diverte sempre di più :)
Si ringraziano James Franco e Anna de Rijk per aver donato inconsapevolmente il volto a Ben e a Crys :D
E ovviamente i ringraziamenti vanno anche a Silvia_sic1995 per la sua recensione! Ho specificato come era morta Pepper, perchè vi avevo fatto qualche accenno non molto comprensibile e, effettivamente, c'era bisogno di saperlo per capire la storia, grazie per avermelo fatto notare! :) Anche a me Tony e Pepper piacciono moltissimo insieme <3 Infatti credo di aver infamato il regista in tutte le lingue del mondo alla fine del primo film perchè non era successo niente xD Sono sempre più convinta che farò una missing moment di uno dei momenti di depressione di Tony per scrivere un po' sul loro rapporto dal suo punto di vista!
Stay Tuned! Ci aggiorniamo presto!
F.
  
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