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Autore: gaccia    10/05/2011    8 recensioni
Nuova storia adolescenziale: una Bella diciottenne bella, popolare, cheerleader che tra ginnastica e danza moderna sogna di ottenere una borsa di studio per una scuola d’arte e un futuro migliore, un Edward diciottenne timido e insignificante, studioso e secchione con il sogno di accedere a un college prestigioso. Sono vicini di casa ma non si sopportano, troppo diversi, troppo caratterialmente distanti, ma se un manufatto Atzeco li facesse vivere uno nel corpo dell’altra?
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Pov. Bella

La musica della radio sveglia suonava, dura ed aggressiva come solo il rock spacca timpani poteva essere.

Ore 7.00 del mattino, se non altro era il modo migliore per svegliarsi dopo aver fatto le ore piccole a chiacchierare con Tanya, Jessica e Lauren del prossimo concorso che avrebbe dato accesso ai nazionali di Cheerleader.

Purtroppo lo sapevo benissimo che questo era l’unico modo di accedere ad una scuola d’arte decente: farmi notare per ginnastica e danza moderna ed ottenere una borsa di studio. Essere la capo cheerleader che aveva già portato la propria squadra alla vittoria ai nazionali era un gran bel passaporto, in caso contrario un posto da commessa nel supermercato degli alimentari dei Newton non me lo toglieva nessuno ed io non riuscivo neanche a pensare a sorridere in modo plastico a tutte le vecchiette pettegole che bazzicavano lì (ci passavo già le estati e due pomeriggi alla settimana per arrotondare e mi bastava).

Non volevo passare tutta la mia vita a Forks, un paesino sperduto nel verde delle lande desolare della penisola di Olimpya dello stato di Washington. Un paesino dove tutti si conoscevano, dove pioveva per 300 giorni l’anno, dove, quando non pioveva era nuvoloso o c’era la neve (giorni di sole? Mi bastano le dita di una mano).

E’ vero, qui abitava il mio papà, dolce e taciturno, dove ero nata, dove ero cresciuta in compagnia di mio fratello Emmett la mia roccia.

Ma era anche il posto dal quale il mio fratellone era partito per il college di Seattle con relativa borsa di studio per il football, ed era lo stesso posto da dove era fuggita mia madre 5 anni prima non sopportando più tutto questo verde ed ora toccava a me.

Credo che l’unico che non volesse andarsene fosse mio padre Charlie Swan o meglio Capo Swan, sceriffo della locale stazione di polizia … come si dice? Nei secoli fedele. Fedele al suo ruolo, fedele alla sua città.

Charlie e Renée (mia madre) si erano sposati subito dopo il liceo, un amore appassionato nato sui banchi di scuola dell’ultimo anno, cioè quando mia madre si era trasferita in questo paese dimenticato dal sole (se si pensa che arrivava dalla California era un bel passo indietro) subito dopo era arrivato Emmett, poi, dopo 3 anni io Isabella (Bella per gli amici, conoscenti, professori, insomma tutti quanti).

Quando compii 13 anni mia madre decise di averne abbastanza di pioggia, neve, nuvole e muffa e decise di ritornare in California dai suoi parenti. Io ed Emmett decidemmo di rimanere con papà, un po’ perché non ci sembrava il caso di lasciarlo solo e non approvavamo nostra madre e un po’ perché cambiare ci faceva paura all’epoca.

Oggi no. Oggi la voglia di togliermi questa muffetta dai vestiti mi sembra la cosa più desiderabile e l’unico modo è impegnarmi perché i miei sogni si avverino.

Tra 10 giorni sarà il mio momento: le selezioni regionali delle Cheerleader per accedere alle nazionali.

Ho sentito dire che ci saranno degli osservatori di alcune scuole d’arte, se li impressiono magari mi offriranno la possibilità di accedere a una borsa di studio e al mio sogno.

  

“Bella!!!!! Muoviti o farai tardi a scuola!! Io vado! A questa sera!” urlò Charlie sulla porta di casa.

Mi fiondai subito in bagno per una doccia veloce.

“Bella ma che hai sotto gli occhi? Le borse per la spesa mensile?” mi dissi guardandomi allo specchio.

“pazienza” dissi rassegnata, “il correttore dovrebbe fare miracoli a sentire la pubblicità” .

Probabilmente il suddetto non aveva recepito il sarcasmo ma, seppure il miracolo fosse ben lontano, il risultato poteva definirsi passabile.

Alla fine ero comunque una bella ragazza bruna con profondi occhi nocciola e una fisico minuto e proporzionato, con le giuste curve ed essendo super popolare dovevo pur darmi un tono.

Trucco, capelli arricciati in morbidi boccoli sulle spalle, jeans attillati per sederino da urlo, maglietta aderente a maniche lunghe con incavo seni ben in mostra, bigiotteria e scarpette con tacco coordinate, cornetto e succo per colazione al volo et voilà, pronta a fiondarmi sulla macchina di Tanya che stava giusto strombazzando sotto casa

E via verso la scuola con musica rap a palla.

 

Pov. Edward

La musica della radio sveglia suonava ma tanto non ne avevo bisogno: come ogni mattina qualcun altro nei piani bassi pensava fastidiosamente a svegliarmi, e se non era lui era mia sorella Alice (il fastidio era praticamente uguale).

Concentrazione …. Pensare alle catastrofi, tzunami, guerra, vicina di casa …. Ok aveva funzionato

Si! Bella è la mia vicina di casa. Abitiamo in due villette adiacenti in una strada laterale rispetto al corso principale di questa fulgida cittadina di nome Forks. Anzi la mia camera ha una finestra che punta dritta sul letto della Sono-figa-solo-Io-e-non-te-la-do, con la visuale leggermente coperta dall’albero che è cresciuto proprio sul confine dei due piccoli cortili.

Ore 7.00 del mattino, con calma raccolgo i vestiti per oggi e vado in bagno per farmi una doccia.

Sogghigno mentre l’acqua mi scivola addosso, certo che sembra assurdo che pensare a Bella mi faccia sgonfiare l’erezione ma per chiarezza: non penso a lei per il corpo (quello mi farebbe andare in giro per Forks con il rigonfiamento perenne) ma per il carattere presuntuoso e irritante che mi fa sentire un povero deficiente e mi  fa perdere il lume della ragione.

A dire la verità neanche il mio fisico è poi tanto male: faccio esercizi regolari nella mansarda di casa dove mia madre ha predisposto una piccola palestra. Tutto questo mi ha portato muscoli non eccessivi ma ben definiti, gambe toniche e fisico atletico.

Mi infilo gli occhiali mi pettino indietro i capelli di questo strano color ramato e mi asciugo. Oggi non ho voglia di salire in mansarda per i miei esercizi mattutini quindi mi infilo subito i pantaloni, la camicia e il cardigan e rimiro il risultato allo specchio: altri direbbero secchione, io no!.

Non è vero che il vestito non fa il monaco, lo fa eccome e una buona presenza vale già mezzo voto davanti ai professori.

Sogno di iscrivermi in un college prestigioso: Harvard come vorrebbe mio padre Carlisle o meglio il dottor Cullen, primario della clinica privata di Forks, oppure la New York University come vorrebbe mia madre Esme. Vorrei fare il medico come mio padre, ma non qui. Vorrei lavorare in una grande città con stimoli in ogni minuto che mi facciano crescere ed imparare sempre più. Una carriera brillante e una posizione sociale invidiabile, forse quello che oggi mi manca

 

Torno in camera e nello stesso istante la porta si apre lasciando entrare un tornado in miniatura

“Edward ti sei di nuovo messo quell’orrore! Non ti ci voglio in auto con me. Scappo che Jasper mi aspetta, ci vediamo a scuola” mia sorella Alice piccola folletta di 17 anni capelli neri, piccolina,  fisico armonioso e minuto, occhi verde smeraldo come i miei e soprattutto fan della moda e con una vita sociale invidiabile. A volte mi chiedo se è veramente mia sorella o l’hanno scambiata nella culla e per il 99% delle volte propendo per la seconda ipotesi.

“Alice! La mia volvo è dal meccanico! Non farmi andare a piedi!” urlo di rimando ma la porta si è già chiusa dietro di lei e mi toccherà sbrigarmi se voglio prendere almeno l’autobus (è da quando ho preso la patente che non lo prendo mi sembra di tornare bambino)

Scendo in cucina e come ogni mattina mia madre mi posa in tavola la mia tazza di latte, cereali e frutta in pezzi.

“Buongiorno amore. La colazione è pronta” mi bacia sulla guancia “E’ appena arrivata questa per te! E’ dalla New York University!” mi sporge una lettera già aperta “Tra 10 giorni verranno alcuni docenti dell’università e sono riuscita ad ottenere un colloquio per la tua ammissione! …. Non potevano rifiutarsi con la media che hai …. Mio figlio ….. New York ….” Continua eccitata con un fare leggermente snob, ma io non la ascolto più: ho tra le mani l’invito per il mio futuro e non ho alcuna intenzione di rifiutare.

Guardo l’ora ed esco nella speranza di riuscire a prendere l’autobus per la scuola. Meno male che ha smesso di piovere.

 

  
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