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Autore: kia84    10/05/2011    4 recensioni
Finn Hudson era proprio un'idiota! O forse l'idiota ero sempre stata io perchè non me ne ero accorta prima ostinandomi che fosse il ragazzo giusto per me? La mia anima gemella? Tutte balle!
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rachel mi trascinò in casa di sua madre, la porta che si sbatteva alle nostre spalle mi fece sussultare. Non avevo più scampo. Improvvisamente mi sentii agitato come se fosse stata la mia prima partita di football e temessi i fischi degli spettatori per una presa o un placcaggio mancati, soltanto che adesso la situazione era peggiore di quel giorno. Non avevo mai pensato che fosse stato così facile rivedere mia figlia, avevo creduto che la madre biologica di Rachel mi avesse creato dei problemi eppure adesso ero li a dover persino fare il baby sitter alla bambina. A mia figlia. Non mi sembrava vero, ero felice eppure perchè non riuscivo a muovermi dalla porta? Perchè non riuscivo ad andare da lei? Perchè ero paralizzato? Rachel capì che qualcosa non andava e si girò verso di me facendomi una domanda muta con lo sguardo alla quale io non riuscii a rispondere, lei comprese al volo quello che ancora io mi rifiutavo di ammettere e mi sorrise stordendomi per l'ennesima volta. Il suo sorriso era come un balsamo per le mie preoccupazioni, dissipò all'istante qualsiasi dubbio mi era spuntato nella testa e mi diede un coraggio e una sicurezza che in quel momento ero ben lontano dal provare se non ci fosse stata lei al mio fianco. Quella era Rachel. L'egocentrica rompipalle Rachel Berry che sapeva come spronare le persone senza mai perdersi d'animo, senza mai chiedere nulla in cambio a parte arrivare alle nazionali con le canzoni giuste. Aveva due lati completamente opposti della medaglia, prendere o lasciare. O la si amava o la si odiava, lei ormai c'era abituata a fingeva di non soffrire quando gli altri la snobbavano storcendo il naso alla sua parlantina incessante e ammorbante. Adesso la situazione al Glee club era un pò migliorata per lei ma mi dispiaceva lo stesso per la parte da sfigata che si era costruita addosso e la sofferenza che le leggevo negli occhi appena qualcuno le faceva notare che non era tanto simpatica come l'altra Diva del club, Mercedes, o altre cose del genere che minavano il suo orgoglio. Quella frazione di secondo, dove si rabbuiava di colpo, prima di indossare di nuovo la solita maschera, era come una stilettata per me ma per gli altri passava inosservata. Come se Rachel non dovesse provare alcun dolore. Lei era la colonna portante del Glee club, sapevamo tutti quanto era importante, già una volta avevamo capito che senza la sua voce non eravamo niente ma un pò spesso la davano per scontata e questo era lo sbaglio peggiore che potessero fare con una persona come lei che andava avanti a gomitate pur di rimanere a galla. E se un giorno non ce l'avesse più fatta a sopportare tutto ciò? Non potevamo perderla proprio adesso a un passo dalla vittoria, era una di noi. Era un'amica ed io non potevo lasciarla soffrire per quello stupido di Finckestain in quel modo senza darle una mano a tirarsene fuori, non dopo tutte le volte che mi aveva aiutato a risolvere i casini nei quali mi mettevo. Adesso ero io a doverle ricambiare il favore, rafforzai la stretta nella sua mano facendo un sorriso titubante e la seguii affidandomi completamente a lei. Il pianto a dirotto di Beth continuò senza sosta finchè non entrammo nel salone e lei ci fissò disorientata e col faccino triste, quel breve attimo di silenzio si interruppe con altre lacrime che ci perforavano i timpani. A quanto sembrava la bambina aveva preso i polmoni del sottoscritto, quasi sorrisi al pensiero ma ero troppo assordato per fare il padre orgoglioso. Rachel si scostò da me per andare a prendere la bambina dal box e iniziò a gironzolare con lei in braccio parlandole dolcemente all'orecchio per tranquillizzarla. Rimasi esterefatto nell'osservarla, mi sembrava il pifferaio magico che suonava il flauto per attirare i topi solo che in quel momento lei stava usando la sua voce per ammaliare mia figlia che la guardava incuriosita e con un mezzo sorriso sulle labbra che la faceva assomigliare sempre di più al gene sfrontato dei Puckerman. Era in tutto e per tutto identica a Quinn ma il sorriso era il mio. Rimasi per alcuni secondi incantato ad osservare quella piccola meraviglia, poi la voce di Rachel che chiamava il mio nome mi riscosse dai pensieri riportandomi al presente. Mi avvicinai cautamente, grato alla mia amica di aver spento quel pianto a dirotto, e sorrisi per la seconda volta nella sua vita a mia figlia. Era bellissima, avevo quasi paura di prenderla in braccio per quanto mi sembrasse fragile. Avrei rischiato di romperla rozzo com'ero, ci mancava solo quello per farmi riconoscere! Vidi con la coda dell'occhio Rachel che alzava gli occhi al soffitto, leggermente esasperata, mentre riportava l'attenzione verso la bambina borbottando sottovoce quanto il padre fosse uno stupido troglodita che aveva paura di quelli più piccoli di lui. Sbuffai sonoramente fingendo di essermi offeso e Rachel scoppiò a ridere indicandomi con un dito a Beth per poi farle il solletico sui fianchi. Il suono delle loro due risate insieme mi fece uno strano effetto. Era pura magia. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo quasi un drogato in quel momento eppure non avevo fumato niente di allucinogeno quel giorno. Forse era l'inizio dell'influenza o forse ero soltanto felice di essere li in quel momento, con loro due, come non mi era successo da tempo. Come il giorno che avevamo perso le Regionali contro i Vocal Adrenalin, il giorno in cui era nata Beth e Quinn ed io la osservavamo insieme attraverso il vetro. Quello era stato l'unico momento nel quale siamo stati una vera famiglia. Solo un momento.
"Oah!" esclamò Beth sorridendomi facendomi perdere un battito. Stava provando a dire il mio nome e Rachel si congratulava con lei baciandole la guancia divertita. Mia figlia mi stava chiamando, non mi sembrava vero. Non ci avevo mai sperato, mi sembrava quasi un dono inaspettato. Ero cresciuto senza avere una figura paterna accanto e sapevo quanto era difficile andare avanti con solo degli ormoni femminili in casa, c'era da diventare matti. Gran parte del mio comportamento da bullo strafottente era dovuto all'assenza dell'uomo che ci aveva piantati in asso. Non volevo che una cosa del genere succedesse anche a Beth. Avendola li davanti mi accorsi si voler essere una figura presente nella sua vita, di voler essere realmente suo padre. Non mi sarei accontentato di nulla di meno. Volevo vederla crescere sotto i miei occhi, diventare donna. Rachel aveva ragione a dubitare delle mie parole, lei sapeva in anticipo come sarebbe andata eppure mi aveva assecondato in tutto. Perchè lo aveva fatto? La Berry si portò ancora più vicino la bambina e storse il naso dicendo che Beth aveva urgenza di essere cambiata e me la allungò. Io indietreggiai terrorizzato scuotento la testa con le mani alzate come per tenerla lontana, notai l'espressione spazientita della mora che si diresse sbuffando verso il fasciatoio nel bagno. Tirai un sospiro di sollievo sapendo di non dovermene occupare io di quella bomba a mano troppo puzzolente per i miei gusti, stavo per spaparanchiarmi comodamente sul divano finchè la voce acuta di Rachel non urlò imperterrita il mio nome. Quello era un ordine preciso alla Berry, se volevo evitare una delle sue feroci parlantine avrei dovuto sbrigarmi a seguire alla lettera le sue parole. La raggiunsi in pochi secondi e dovetti aiutarla a buttare il pannolino sporco, lavare la bambina, metterle la crema rivestirla con un nuovo pannolino pulito. Ero proprio un impiastro a cambiare i bambini e Rachel non la smetteva di dare ordini e consigli non chiesti su cosa bisognava fare con i neonati. In che modo sarei riuscito a farla stare zitta? Non c'era un on off per spegnerla? Portammo la bambina in salotto per farla giocare per terra, ci sedemmo accanto a lei e Rachel se la mise tra le gambe porgendole una piccola palla con topolino. Beth la fece cadere scuotendo la testa, prese tra le mani delle chiavi di plastica chiuse in un gancio e iniziò a morderle agguantando un piccolo cubo fuxia di gomma. Persi la cognizione del tempo, quante ore eravamo rimasti a casa di Miss Corcoran? Poi arrivò il momento della pappa e Beth iniziò a impadronirsi del cucchiaino spargendo chiazze dell'omogenizzato di verdure un pò da tutte le parti, compresi Rachel e me, ridendo come una pazza. Si, quella monella era proprio mia figlia. Non c'erano dubbi. La Berry si mise le mani sui fianchi e, sul piede di guerra, iniziò a rimproverarla agguantando un altro cucchiaino per farla mangiare. Non si sarebbe mai data per vinta la mora, ormai era una battaglia che doveva vincere a tutti i costi. Beth le sputacchiò addosso ed io dovetti trattenermi dal riderle in faccia, era troppo divertente la sua espressione esterefatta. Due a zero per baby Puckerman. Rachel fece vari respiri profondi per calmarsi e togliersi dagli occhi quella cosa disgustosa verde e sorrise alla bambina iniziando a farle l'aereoplano con il cucchiaino vincendo finalmente una manche. Beth fu distratta e riuscì a mangiare un altro barattolo di omogenizzato di carne. Vedere il sorriso soddisfatto della Berry mentre la sua faccia sembrava un campo di battaglia non aveva prezzo. Era uno di quei sorrisi che riservava a me dopo che avevo fatto la cosa giusta, come quella volta che avevo dovuto scegliere tra il Glee club e il football...ed io scelsi i miei nuovi amici sfigati. Scelsi lei. Il suo abbraccio valeva più di mille parole non dette ed io mi ero sentito finalmente a casa. In quel momento avevo capito di aver fatto la scelta giusta. Pur amando il football avevo deciso di restare con la mia famiglia, perchè il Glee club era diventato quello per ognuno di noi. Una grande famiglia. Ed io ci tenevo molto a quella famiglia. Avrei aiutato ogni singolo membro ad andare avanti, non c'era bisogno di un altro motivo per togliere Finn dalla testa di Rachel e farla tornare a focalizzarsi sulle cose giuste come le Nazionali che avrebbero dovuto disputare tra qualche mese se avessero riuscito a raccimolare i soldi giusti per raggiungere la grande mela. Avevo una scusa in più per starle accanto e tornare con lei a visitare Beth, sempre se la signorina Corcoran me lo avesse permesso. Restai per alcuni minuti da solo con la bambina osservando quegli splendidi e accesi occhi verdi, troppo simili a quelli di Quinn come i suoi inconfondibili boccoli biondi, e riflettei su quella strana notte che l'aveva portata alla luce. Sua madre ubriaca che ripeteva che l'unico motivo per il quale si stava concendendo era perchè era poco lucida in quel momento ed io, stupido incosciente senza precauzioni a portata di mano, ero troppo eccitato e innamorato per tirarmi indietro a riflettere sulle parole di quella sexy biondina. La realtà dei fatti mi travolse immediatamente il giorno dopo a scuola quando Quinn mi aveva evitato lanciandomi occhiatacce di repulsione ed era andata a baciare il mio migliore amico a pochi passi dal sottoscritto. La delusione peggiore che potessi avere dopo la fuga di mio padre. Quel piccolo errore aveva stravolto intere vite mentre una nuova si faceva sempre più forte nel pancione di Quinn, dopotutto non era stato poi così terribile quello sbaglio se quello che ne era venuto fuori era quella dolce birbante che mi sorrideva con espressione furba mettendo in mostra qualche accenno dei suoi primi dentini. Sarebbe diventata un bellissimo terremoto da grande, non per altro era mia figlia. E se non ci fosse stata come sarebbe andata a finire? Di certo Quinn avrebbe continuato a ignorarmi per tutta la vita definendomi un fallito ed io probabilmente non sarei finito a cantare con le Nuove direzioni. Non avrei ripreso a parlare con Rachel dopo le elementari, avrei continuato a fare lo sbruffone lanciandole le granite in faccia. Spietato e bastardo. Questo era il vecchio Puckzilla. Rachel tornò dal bagno decentemente pulita e mi diede il cambio per terenere d'occhio la bambina. Aprii il rubinetto e iniziai a lavarmi la cresta, quando finalmente riuscii a togliermi di dosso anche l'ultima traccia di omogenizzato mi fissai allo specchio per alcuni secondi e poi tornai in salotto quasi come se non riuscissi a stare distante da loro per troppo tempo. Mi appoggiai alla parete senza farmi vedere da Rachel e le osservai attentamente, c'era una stra atmosfera nell'aria. La Berry teneva in braccio la bambina cullandola amorevolmente mentre Beth afferrava una ciocca scura di capelli e la tirava con un sorriso sdentato. Erano belle insieme. Rachel iniziò a canticchiare un motivetto a labbra chiuse con l'intenzione di fare dormire la piccola.


Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away

Era sempre strabiliante sentirla cantare. Era una potenza unica, un sogno. Ricordavo quella canzone, quante volte mia sorella aveva visto Bambi? Ormai non me lo ricordavo più. Era molto dolce come ninna nanna e adesso Rachel la stava cantando a mia figlia che la guardava con due occhioni intensi e adoranti. Attirato come una falena, mi feci avanti e iniziai a cantare il verso successivo attirando lo sguardo dolce e sorpreso della mora.

Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay 
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep 
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me

Rachel mi sorrise, incoraggiandomi ad avvicinarmi di più, e mi porse la bambina. La strinsi goffamente tra le braccia e Beth si rannicchiò al mio petto con naturalezza afferrando un dito della mora nella sua manina mentre cercava di rimanere sveglia come a voler dichiare di non avere sonno, le sue palpebre e gli sbadigli dicevano decisamente il contrario. Rachel unì la sua voce alla mia per il finale.

Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullabye
Then in your heart
There will always be a part of me

Someday we'll all be gone
But lullabyes go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be

Appena finimmo l'ultima nota, Beth si era addormentata con il pollice in bocca e l'espressione serena. Era bellissima ed io sembravo uno stupido gorilla che non sapeva cosa fare per paura di svegliarla di colpo. Rachel mi sospinse leggermente verso la cameretta della bambina e mi aiutò a metterla nel lettino con le sbarre rosa. Mi sembrava quasi la prigione di una principessa, ma io non volevo che lo fosse. Volevo il meglio per mia figlia e forse non ero io il meglio per lei. Si, la presenza di un padre era fondamentale nella sua vita ma, guardandomi attorno, notai che aveva tutto quello che una bambina potesse desiderare. Una casa, una madre più o meno presente, una stabilità economica che io di certo non potevo darle. Dopotutto ero un fallito, non era così che mi aveva chiamato Quinn? Mi chiesi se fosse venuta almeno una volta a vedere nostra figlia, ma forse non volevo nemmeno sapere la risposta. Non volevo sentire che rifiutava la bambina. No. Rachel mi strinse la mano con sguardo serio.
"Non farti venire brutti pensieri in testa Noah, non ne vale la pena. Beth ha bisogno di te, tu sei il padre." mormorò lei cercando di confortarmi. Come faceva sempre a capirmi al volo senza bisogno di parole? Lei mi aveva aiutato con la bambina, adesso toccava me aiutare lei.
"Sei pronta a seguire alla lettera il programma del fighissimo Puckzilla per la disintossicazione da Finnkestain?" le dissi con un sogghigno malefico ammiccando verso di lei.
"Noah questa cosa mi spaventa un pò..."
"Niente scuse Berry. Quando andremo alle Nazionali sarai una nuova Rachel e lo dovrai a me. Puckzilla non ha mai sbagliato un colpo. Fidati di me."
"Va bene." acconsentì lei titubante quasi pentendosene subito dopo, glielo leggevo negli occhi. Ero fiducioso, avrei portato Rachel Berry alla ribalta con un sorriso felice sulle labbra. Costi quel che costi.


Ed eccoci arrivati al secondo capitolo...mi sto divertendo a scrivere questa ff.
Grazie mille per i vostri commenti e per le visite ;) non sapete quanto mi avete resa felice leggerli e spero che continuerete a commentare e a seguire la ff. Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali. La canzone che cantano insieme Rachel e Puck in originale è di Billy Joel, fa parte della colonna sonora del cartone Bambi...si intitola Lullabye (goodnight, My Angel) ed è dolcissima. Adesso mi rimetto a scrivere, il prossimo capitolo è di Finn. A presto

   
 
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