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Autore: Tabatha Davies    11/05/2011    6 recensioni
La storia è ambientata a partire dall'inizio del 6° anno di Harry Potter, ma cambierà presto contesto. Si basa su quello che un'autrice di EFP di cui non ricordo il nick ha chiamato Time's Travel.
Sirius è appena morto, e Alastor Moody, mentre si trovano alla stazione per oltrepassare il binario 9 e 3/4, chiama in disparte Harry.
Piccolo anticipo del 1° capitolo:
“Sono tornato a Grimmauld Place dopo… la morte di Black, avevo delle faccende da sbrigare lì…” cominciò a voce non troppo alta, in modo che solo Harry potesse sentirlo. “Una di queste faccende era unicamente… diciamo, affettiva. Sirius ti aveva mai parlato di Alphard Black, suo zio?”
Spero di avervi incuriosito, almeno un po'.
Dedico questa storia a Giovanna.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alastor Moody, Albus Silente, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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DISCLAIMER: Io non possiedo questi personaggi, creati da Joanna Rowling. Alcune frasi, adattate per poter essere inserite nel testo, sono di Lian Hearn.

Questa storia si basa su quelli che un'autrice di questo sito ha definito, in inglese, Time's Travels. Spero di essere originale e di riuscire a sviluppare decentemente la trama che ho in testa.
Dedico questa long a Giovanna - ti voglio bene, tesoro!
Vi auguro buona lettura e... lasciatemi un commento, per faavoooreeee!

I doni speciali di Alphard Black

 

1° capitolo: L’anello

Stazione di King’s Cross. 1° Settembre 1996.

La stazione di King’s Cross sembrava più affollata del solito quella mattina, e Harry non vide subito Moody appostato contro un pilastro come una sentinella.
Mentre erano tutti insieme qualche minuto prima, gli aveva intimato in un orecchio di dovergli parlare in privato, gli aveva indicato un punto a una decina di metri di distanza ed era sparito in mezzo alla gente che si muoveva in tutte le direzioni.
“Cosa c’è, Malocchio?” gli chiese non appena lo raggiunse, e il vecchio Auror fece roteare tutt’intorno l’occhio magico, controllando attentamente tutto quello che li circondava.
Annuì con espressione pensosa, forse decidendo che tutti quei Babbani non rappresentavano una minaccia.
Mise una mano in tasca.
“Sono tornato a Grimmauld Place dopo… la morte di Black, avevo delle faccende da sbrigare lì…” cominciò a voce non troppo alta, in modo che solo Harry potesse sentirlo. “Una di queste faccende era unicamente… diciamo, affettiva. Sirius ti aveva mai parlato di Alphard Black, suo zio?” Harry annuì. “Io lo conoscevo di persona, il vecchio Alphie Black, un gran viaggiatore, non passava mai troppo tempo nello stesso posto…” Tirò fuori dalla tasca una busta di carta, che dal rigonfiamento sul fondo sembrava contenere qualcosa. “Regalò questo a Sirius per non so quale compleanno, il 14° credo, il tuo padrino mi aveva detto, qualche mese fa, di volerlo dare a te.”
Harry prese in mano la busta e se la rigirò tra le dita, l’oggetto rotolò all’interno.
“Che cos’è?” chiese, ma Moody gli fece cenno di aprirla.
“L’ho controllato, emana una certa energia ma è risultato innocuo a tutti i test anti-magia nera al quale l’ho sottoposto, dev’essere piuttosto prezioso, chissà in quale parte del mondo se l’è procurato, il vecchio Alphie.”
Harry intanto si era fatto scivolare nel palmo un anello sottile, giallo e rosso.
“Sirius mi aveva parlato di suo zio Alphard, diceva che era uno dei pochi membri decenti della sua famiglia…” Il ragazzo esaminò attentamente l’anello, era un semplice cerchio d’oro, decorato unicamente da un altro cerchio al centro formato di minuscoli rombi rossi.
Si chiese se i colori di Grifondoro fossero stati casuali quando Alphard Black aveva scelto l’anello; probabilmente no.
Moody gli riferì che Sirius gli aveva raccontato di averlo dimenticato nella sua stanza a Grimmauld Place, la notte che era scappato da casa, a sedici anni. Era stata dura resistere alla tentazione di tornare a riprenderselo, ma non poteva più entrare in quella casa.
Teneva molto a quell’anello, ed era stato felice di ritrovarlo ancora nel cassetto dove l’aveva lasciato, dopo tutti quegli anni.
Harry poteva ben capire (o forse credeva di poterlo capire) cosa significasse essere indesiderato e disprezzato in quella che dovrebbe essere la propria casa. Anche se non se la sentiva di paragonare zia Petunia alla signora Black… “Posso portarlo o devo tenerlo nascosto?” chiese alzando lo sguardo su Moody. Il mago sembrò rifletterci su, e Harry tornò a osservare l’oggetto.
Il materiale che lo costituiva gli era sembrato oro in un primo momento, ma ora aveva l’impressione che vi somigliasse soltanto.
Emanava qualcosa, una specie di energia come aveva detto Moody, e anche le particelle rosse della decorazione sembravano… calde quando vi passava sopra il polpastrello.
Finalmente l’Auror parlò: “A questo punto mi pare inutile nasconderlo, persino Caramell ha ritirato le accuse su Black, quindi portalo se vuoi, Potter.”
Harry si chiese se uomini e donne portassero anelli a dita diverse, ma alla fine scelse l’indice della mano destra.
Gli calzava a pennello, senza stringere o scivolare via.
Non era come le foto nell’album di Hagrid o la Firebolt, quell’oggetto era appartenuto direttamente a Sirius, era un’eredità non un regalo, ed era stato caro al suo padrino; quella differenza rispetto alla sua scopa gli sembrò molto importante, e in quel momento si sentì bruciare gli occhi come se vi fosse finita dentro della sabbia.
Moody gli afferrò una spalla: “Mio padre diceva che la morte arriva all’improvviso e la vita è breve ed effimera; nessuno può cambiare questa realtà, Potter, né con le pozioni né con gli incantesimi; i bambini ne piangono; gli uomini e le donne, invece, sopportano!” Harry udì la sua voce incrinarsi nel pronunciare l’ultima parola e capì che anche Moody era addolorato come lui; lo guardò: aveva il viso sfregiato impassibile, ma l’occhio sano umido; Harry sapeva per chi piangeva, ma non osò chiedere per chi piangesse l’Auror. 

CONTINUA

Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate.



  
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