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Autore: kateausten    11/05/2011    7 recensioni
Quì davanti a me, sono passate delle persone che mai dimenticherò. Il mondo magico potrà dire di averle conosciute, di aver parlato con loro, con questi grandissimi maghi e streghe, ma io e solo io, li ho potuti vedere quando erano solo dei bambinetti spauriti, che entravano nel panico solo a pronunciare la parola d'ordine.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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"Parola d'ordine?"

Ecco, ci siamo. Vedo le faccie dei nuovi studenti undicenni, appena smistati, che guardano sbalorditi un quadro parlante. Sorrido dolcemente. Per alcuni di loro, la mia vista è qualcosa di sensazionale, che non dimenticheranno mai e poi mai. Non sanno che già tra qualche anno vedere un quadro che parla, sarà una cosa normale, normalissima nel nostro mondo, e che sono ben altre le cose che li sorprenderanno.

Oh, dimenticavo. Che sbadata, devo presentarmi.

Sono la Signora Grassa, il dipinto che svolge la funzione di guardiana dell'entrata della Sala Comune di Grifondoro.

Sono quì da lunghissimo tempo, nemmeno io ricordo l'anno preciso. Ho scolpito nella memoria però il momento in cui Godric Grifondoro mi appese qui, chiedendomi con gentilezza, se mi sarebbe piaciuto fare da tramite tra il castello e la Sala dei grifondoro. Fui felicissima. I quadri in teoria, non dovrebbero avere preferenze per i fondatori è vero, ma Godric era il mio preferito.

Comunque, come dicevo, adoro vedere gli studenti del primo anno. In realtà, adoro vedere gli studenti di tutti e sette gli anni che passano ad Hogwarts. Magari si potrebbe pensare che essere un quadro appeso a una parete, che chiede sempre la solita cosa, è una pizza. Beh, non c'è niente di più falso.

Non voglio dire che non fo i miei giretti, specie con Violet al terzo piano, ma il mio posto mi piace. Non ho mai voluto essere appesa in nessun'altra ala del castello. Quì davanti a me, sono passate delle persone che mai dimenticherò. Il mondo magico potrà dire di averle conosciute, di aver parlato con loro, con questi grandissimi maghi e streghe, ma io e solo io, li ho potuti vedere quando erano solo dei bambinetti spauriti, che entravano nel panico solo a pronunciare la parola d'ordine.

Si.

Oh si.

Io li ho visti tutti.

Mi sono passate davanti delle menti geniali, dei caratteri arditi, delle persone meravigliose. Tutto in perfetto stile Grifondoro. Aveva ragione Godric ad aprire il castello e la conoscenza magica anche ai Nati Babbani: spesso sono stati molto più abili e arguti dei maghi Purosangue.

Ho ancora davanti agli occhi il bambino con penetranti occhi azzurri, che un giorno, non solo sarebbe stato uno dei Presidi di Hogwarts, ma anche il mago più grande di tutti i tempi.

Albus Silente.

Era un bambino timido, un pò chiuso, ma con una strana scintilla negli occhi. Mi colpì subito. Era destinato a fare grandi cose, si vedeva.

"A cosa pensi caro?" chiesi una sera, vedendolo particolarmente angosciato, prima di farlo passare.

"A mio fratello e mia sorella" rispose il piccolo Albus, che a quel tempo non doveva avere più di dodici anni.

"Verranno quì anche loro?"

Lui fece un sorrisino e io pensai che non era giusto che un bambino dovesse avere quel sorriso forzato.

"Mio fratello sì, mia sorella non credo"

Non risposi a questa ultima affermazione. Se sua sorella non veniva a Hogwarts, le motivazioni potevano essere veramente poche, inclusa quella di essere una Maganò e a quei tempi, parlarne, era ancora una vergogna. Solo dopo seppi la verità, e provai ancora più tenerezza per quel bambino straordinario.

Ricordo Minerva McGranit, una ragazzina tutta d'un pezzo, amante delle regole. Capì che sarebbe stata una colonna portante di Hogwarts, se mai avesse scelto la strada dell'insegnamento.

E come dimenticare i Malandrini? Come dimenticare le loro malefatte, che arrivavano anche alle mie orecchie? Quante volte sono passati attraverso il mio ritratto di notte, sotto il mantello dell'invisibilità del padre di James, per combinare qualche marachella a scapito dei Serpeverde. Facevo finta di arrabbiarmi, ma solo per sentire le vocine di James Potter e Sirus Black supplicarmi di restare sveglia fino a quando loro non sarebbero tornati, e le scuse di Remus Lupin per questo motivo. Che ragazzi, che maghi. Grandi maghi. Adoravo il gruppo dei Malandrini.

Adoravo Remus Lupin, il suo essere timido e schivo per via del suo problema.

Adoravo Sirius Black, i suoi occhi blu, il suo essersi distinto dalla famiglia serpeverde.

Adoravo James Potter, e si suoi capelli perennemente scombinati. Ma soprattutto adoravo le sue litigate con Lily Evans, una ragazza dai capelli rosso fuoco e con occhi incredibilmente verdi, una Nata Babbana, ma probabilmente una delle streghe più potenti che avessi mai visto.

Il primo bacio che si dettero fu davanti a me. Stavano litigando, come al solito, e James le si avvicinò a tradimento, dandole un bacio. Le cinque dita di Lily rimasero sulla guancia di James per tutto il resto della settimana, ma passandomi davanti, dopo che Lily se ne era andata correndo, gli strizzai l'occhio e lui sorrise compiaciuto.

"E' già mia Signora Grassa" disse.

"Non lo dubito mio caro" risposi divertita.

Per questo non mi sorpresi, quando, tanto tempo dopo vidi gli occhi Lily che mi fissavano, incastonati nel viso di James.

Mi piaceva Harry Potter, mi piaceva molto.

Era timido, ma molto gentile. E così mi piacevano i sui migliori amici, Ron Weasley e Hermione Granger. Amici leali e compagni di vita, pensai, e il tempo mi diede ragione. Dopo la battaglia finale, li vidi dirigersi tutti e tre verso l'ufficio che un tempo era stato di Silente, sporchi e stanchi, ma insieme. Sempre insieme.

Si girarono, forse per vedere l'entrata della Sala dove erano stati felice un tempo. Mi videro e fecero un sorriso stanco, ma vittorioso. Me li ricorderò sempre così, con quel sorriso sul volto.

E adesso?

Adesso aspetto la nuova generazione, sento il trambusto, i nuovi grifondoro stanno arrivando. Mi preparo, aggiusto i capelli e spolvero ai lati. Mastro Gazza certe volte si dimentica di passarci lo straccio, accidentaccio.

Eccoli lì. Sorrido appena vedo la prima toga svolazzante.

"Parola d'ordine?"

  
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