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Autore: aliciamaria    11/05/2011    3 recensioni
In questa storia la protagonista è "una me" molto più coraggiosa e perfetta, sempre sicura di se, con i suoi lati deboli, ma che riesce a conquistare tutto e tutti. E' ambientata in quelli che sono i luoghi comuni dei mie coetanei. Tra scuola, primi amori, tra ragazzi "socialmente attivi", che lottano da soli in definitiva solo per sentirsi più grandi. --
In quella frazione di secondo li squadrai dalla testa ai piedi con una certa alterigia tipica del mio carattere.
Il primo alto nella media, una viso perfetto, occhi profondi e ammalianti (oserei dire seducenti), un'aria da ragazzo che si sente superiore e ciò lo rende antipatico.
L'altro alto, magrolino, capelli ricci chiari, occhi intelligenti e accesi, tutto il contrario del corpo di cui facevano parte. Risposi con un sorriso e con uno sguardo altrettanto profondo ad entrambe e tesi la mano, anche se già sapevo chi erano quei due.
I miei acerrimi nemici, i preferiti in assoluto, li conoscevo di fama. Il primo rispose all'occhiata e sostenni il suo sguardo per come si deve.
«Marco» e mi strinse la mano.
Guardai l'altro sempre con la mano tesa, sorridendo un po' spacciata.
«Claudio». --
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci qua! Vi sottopongo questa storia scritta di getto mentre più o meno assistevo agli avvenimenti trattati con un punto di vista del tutto diverso. 
Commentate e soprattutto criticate!

 

Prologo

Finalmente arrivai nella via dove si trovava il mio liceo.

Era la prima volta che venivo in motore, dopo un'intera estate passata a fare scuola guida con mio padre.

"Almeno ne è valsa la pena. E anche un altro anno è iniziato" sospirai pensando che avrei di sicuro visto Nicola con la sua nuova fidanzata. 

Misi la catena al motore e mi incamminai verso la scuola.

Non so quanta gente mi salutò, ragazzi di qualsiasi anno. Conoscevo più o meno tutti.

In classe eravamo sempre i soliti quattro gatti. Dal secondo anno eravamo rimasti sempre 17 e io pregavo perché non ci fosse nessuno di nuovo. Stavamo bene così, tutti molto uniti. Quasi inimmaginabile il nostro legame.

 

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Primo capitolo 

"Si avvisano gli alunni dell'istituto che è stata indetta un'assemblea giorno 20 ottobre per presentare i candidati delle varie liste".

Io sorrisi tra me e me pensando che mi sarei pure io candidata.

Poco dopo uscii dalla classe per riunirmi con il resto della lista.

Il mio ex ragazzo mi aveva convinta a entrare a far parte del suo gruppo. Io non conoscendo gli altri capilista accettai.

Passai tutta la ricreazione a distribuire volanti e a parlare con un gruppo di professori.

Tutti a scuola mi davano come la preferita della mia lista, e questo mi dava ancor più sicurezza.

 

Quel 20 ottobre entrai in aula magna puntuale per l'inizio dell'assemblea.

Il mio ex stava male e rappresentavo io la mia lista.

Arrivai e tutti mi accolsero con forse eccessivo entusiasmo. Salutai qualche altro ragazzo al quinto anno.

Mi sedetti accanto ad un mio amico (l'unico che conoscevo bene). Dopo un po' mi disse all'orecchio «ti devo presentare a dei ragazzi».

«Non ho bisogno di fidanzati, Ale, sto bene da sola» e non avevo tutti i torti a dire così, i suoi amici erano tutti fumati o eccessivamente strani per me.

Se ne fregò del mio commento e fece cenno a due ragazzi.

«Lei è Gloria, te ne avevo parlato, è una promessa sta ragazza! ».

Stranamente si rivolse ad uno di loro in particolare.

In quella frazione di secondo li squadrai dalla testa ai piedi con una certa alterigia tipica del mio carattere.

Il primo alto nella media, una viso perfetto, occhi profondi e ammalianti (oserei dire seducenti), un'aria da ragazzo che si sente superiore e ciò lo rende antipatico.

L'altro alto, magrolino, capelli ricci chiari, occhi intelligenti e accesi, tutto il contrario del corpo di cui facevano parte. Risposi con un sorriso e con uno sguardo altrettanto profondo ad entrambe e tesi la mano, anche se già sapevo chi erano quei due.

I miei acerrimi nemici, i preferiti in assoluto, li conoscevo di fama. Il primo rispose all'occhiata e sostenni il suo sguardo per come si deve.

«Marco» e mi strinse la mano.

Guardai l'altro sempre con la mano tesa, sorridendo un po' spacciata.

«Claudio». 

Tornarono al microfono e il secondo mi presentò per parlare.

Appena arrivai al microfono ci furono applausi e urla. Io non ero per niente agitata, avevo discusso un mare di volte davanti a tutte quella gente.

Con il mio bel sorriso iniziai a parlare ed esporre i vari obiettivi della lista.

Quando parlavo tutti mi guardavano e ascoltavano ammaliati, era una brutta sensazione ma ciò garantiva un'ottima riuscita dei miei discorsi.

Ero, come mi definiva Alessandro, un'incantatrice delle masse, un modo originale, e a parer mio di pessimo gusto,  per dire che ero un'ottima oratrice.

Finito il discorso intervenni qualche altra volta anche per rispondere a varie domande.

Alla fine l'assemblea fu sciolta e feci per uscire dalla porta «Gloria aspetta un secondo, hai un minuto? ».

“No, ho il motore in doppia fila” fu la prima scusa idiota che mi venne in mente.

Guardai dietro, dei miei amici mi facevano segno di ascoltare Marco.

Annuii, e mi avviai verso l'uscita senza girarmi per controllare se avesse inteso di dovermi seguire.

Mi raggiunse con passo moderato, senza correre.

«Bel discorso, anche se per quello che mi hanno raccontato di te, la politica della tua lista non è ciò in cui tu credi, ne sono sicuro».

In fin dei conti era vero, ma non potevo ammetterlo davanti ad un altro capolista.

«Può anche darsi, ma è il primo anno che partecipo attivamente ad una lista e potevo entrare a far parte solo di questa». Modero le parole quasi misurandole una ad una.

«Te lo chiederò una sola volta. Anche perché non penso che tu possa cambiare idea. Che ne pensi di passare nella mia lista, e la danno come la preferita e saresti il secondo esponente. Ho già parlato con Claudio, ti cede il suo posto se sei dei nostri».

"Discorso che non ammette obiezioni". Aspettai un secondo pesando alle parole che avevo appena udito e cercai di rispondere d'istinto: «Si, anche se così è una scelta azzardata, ma ci sto».

Mi tese la mano e la strinsi un po' più forte dell'ultima volta. «Mi ero permesso di preparare i documenti del cambio, in caso tu avessi accettato».

Lo guardai negli occhi e firmai. «Non leggo, mi fido» e con queste parole mi girai e uscii dal liceo.

Sopra il motore mi aspettava la mia migliore amica.

«Ciao vita, sei da dieci minuti ufficialmente nell'ambiente e già hai fatto colpo su questi bei ragazzi?»

Sorrisi cordialmente, «sai che non ho tempo per un ragazzo, e poi quello ci prova di sicuro con tutte! » dissi pensando che se sarebbe passato Nicola avrei cominciato a sbavare.

«Ma se tu fai stragi! Non so se hai notato quante persone ti vanno dietro! Tu sei convinta che siano solo tuoi amici... Come Andrea».

«Lo conosco da quando ero piccola» alzai gli occhi al cielo.

«Ah e il chitarrista! Te lo ricordi il chitarrista? Ti andava sempre dietro».

«Amico di un amico, non vale!» mi misi alla guida e partii.

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