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Autore: Miss V Blackmore    12/05/2011    3 recensioni
Un piccolo scorcio di vita, un intreccio di esperienze e di emozioni, l’inizio di un percorso che nessuno sa dove condurrà. E l’unico modo per scoprirlo è scalare le nuvole e avere il coraggio di affrontare ciò che il viaggio proporrà giorno per giorno.
Scritta a quattro mani con KeikoHiragi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Video trailer creato dalla nostra amatissima Keiko. <3

Halloween è la notte degli inganni, la notte in cui tutto può accadere dietro l’alibi di maschere di mostri ed esseri fatati. A giocare con le maschere della vita, però, sono tutti bravi durante i trecentosessantaquattro giorni rimanenti, ma quando si tratta di Halloween è una questione di legami alchemici: gli spiriti irrequieti che sfuggono alla vita ogni giorno, per una notte, si mescolano alla folla dei giocatori d’azzardo.
In quel momento, nella notte della finzione per eccellenza, tutto diventa possibile.

“OC?”
“E’ Original Character, Gates.”
La voce divertita di Alex, alle sue spalle, aveva provocato in Brian un moto d’irritazione che a stento era riuscito a dominare, ordinando il primo cocktail che gli fosse passato per la testa alla barista del locale.
“Sei scappata dal resto della tua band?”
“Veramente ci siamo disperse per tornare a respirare. L’idea di Lily ha steso decine di vostri fans. E non solo loro, a quanto vedo.”
“Tu e Val non vi siete ammazzate?”
Alex aveva sollevato lo sguardo sul volto di Brian, levandosi il cappello da baseball e arruffandosi la frangia corvina con aria imbarazzata, un mezzo sorriso a solcarle il viso.
“Okay, sotterro l’ascia di guerra. Contento? Valary deve chiarire con Matt, dei loro problemi non si può far carico nessun altro.”
“Ma potresti essere tu un loro problema.”
“Solo nella testa del tuo amico, credimi.”
“Niente fughe in Messico?”
“No, direi di no. Mi avrai tra i piedi ancora per parecchio tempo. E non ti perdonerò facilmente l’aver rovinato il compleanno dell’anno. Sappilo.”
Alex aveva chiesto una bottiglietta d’acqua frizzante al bancone – con sorpresa e fastidio della barista che sino a qualche attimo prima stava servendo cocktail e superalcolici – stappandola e bevendone un lungo sorso.
“Sei odiosa quando t’impegni.”
L’aveva fissato in tralice, sorridendogli.
“Anche tu.”
“Eccovi!”
La voce di Zacky aveva interrotto il flusso di pensieri e torture psicologiche tra i due, il più dolce – e pericoloso – dei sorrisi stampato in viso.
“Che cosa state complottando?”
“La tua morte”, gli aveva risposto lapidaria Alex, costringendo Brian a trattenere a stento le risate. Se non altro, sapeva sdrammatizzare le situazioni nel migliore dei modi, la ragazza.
“Cazzo Alex, sei davvero… Perfetta.”
“Il tuo è un complimento autoreferenziale, Zacky?”
“Ho sempre desiderato provarci con me stesso” e le aveva passato un braccio attorno alle spalle, attirandola affettuosamente a sé. Per tutta risposta Alex aveva alzato gli occhi al cielo, mentre Brian le aveva ricacciato il cappello in testa divertito.
“Siete effettivamente identici. A parte…”
“Brian!”
“Okay, avete capito, no?”
“Saremmo una coppia perfetta, vero? Io e il mio gemello… Cazzo, è una figata assurda!”
“Ehi Narciso, sai che fine ha fatto il tuo predecessore? È morto annegato. Attento alle piscine nei prossimi mesi.”
“Sei la solita guastafeste! Idea geniale, lo sai?”
“È merito di Lily e uno staff degno della notte degli Oscar. In realtà ci siamo divertite un sacco e i fratelli Madden si sono massacrati di risate. Specie per la cresta di Lacey, ci ha fatte impazzire.”
Alex si era sfilata dall’abbraccio di Zacky sedendosi su uno sgabello che le permetteva di avere piena visuale sulla marea di Frankenstein, Jack Skellington e licantropi in circolazione, fissando il puntolino lontano di una fedora rossa e di un mantello da vampiro.
“Potevate avere un’idea più originale anche voi, però.”
“Ci ho provato, ma Lily mi ha dato buca.”
“Ah si, il vestito da porno-angelo?” era stata l’ammiccante risposta di Zacky.
“E tu come lo sai?”
Brian e Alex si erano scambiati un’occhiata infastidita dal coretto improvviso che avevano creato, portando poi lo sguardo sul chitarrista.
“Ehi ragazzi, io sono onnisciente. Io so tutto. E vi dirò anche che Matt e Val stasera faranno pace. Guardate là.”
Zackary Baker, dal novanta per cento della popolazione mondiale compresa la sua fidanzata, era considerato uno stronzo. Spesso le persone tendono a considerare tale il comportamento diretto di chi non ha peli sulla lingua, senza considerare la sincerità una qualità rara da trovare. Brian aveva finto indifferenza alla stoccata dell’amico, certo che invece fosse andata perfettamente a segno dritta al cuore dell’inglese.
Quello che non sapevano – perché Matt non aveva avuto intenzione di tornare sull’argomento con i ragazzi – era che Alex si sentiva in pace con il mondo, stato della California incluso. Esistevano equilibri inviolabili, e benché si fosse affezionata a Matt, il cantate aveva fatto il grosso, incredibile errore di farla sentire una preda, una ruota di scorta, un pretesto per scappare. Alex, di fughe, era un’esperta: l’essere il biglietto per un volo di sola andata verso una felicità – per altro presunta – senza avere la certezza di aver chiuso a doppia mandata ogni porta con il passato, aveva la matematica conclusione che il biglietto di ritorno le sarebbe prima o poi costato ben più di qualche sospiro e una sfuriata da parte di Lily.
Alex aveva visto in Matt una cosa che le aveva fatto capire quanto stupidi possano essere gli uomini, e quanto stupida fosse stata lei nel lasciarsi fregare dal suo sorriso da bambino e dalle battute divertenti: Matt aveva l’arroganza tipica di chi non ammette rifiuti.
E lei era stata la prima a levarsi da una storia che li avrebbe portati semplicemente al massacro.
“Secondo me Matt dovrà sudarsi la riconquista.”
“E tu come lo sai?”
“Sono onnisciente, io so tutto. Sono o non sono Zacky Vengeance?”
Zacky era scoppiato a ridere, poi l’aveva lasciata scivolare via verso Lacey e Valary, immerse tutte e tre nella folla di corpi danzanti.
Di tutto quello che poteva pensare, il ragazzo aveva capito due cose: Valary non ce l’aveva con Alex e le ragazze andavano davvero d’accordo. Non c’erano finzioni, era palese: su quel palco erano adrenalina pura. Per quanto fosse tutto finto, loro si erano divertite davvero come matte.
“Secondo te che è successo?”
“Alex ha parlato con Valary. Per Matt sono cazzi adesso.”
“Istinto alla Vengeance?”
“Si, come quello che mi dice che il tuo fegato si sta spappolando, e non per i cinque Jack Daniel’s che ti sei scolato da quando le ragazze sono scese dal palco. Chi è quello con Lily?”
“Il gallese.”
Zacky aveva ingollato aria a vuoto, poi aveva trangugiato il cocktail verde acido che teneva tra le mani, lanciando occhiate tra la folla.
Quel gallese?”
“Ne conosci altri, Zacky?”
“Non vorrai una rissa a ruoli invertiti, vero? Se ad ogni festa in cui andiamo finiamo a pugni, è meglio se ci diamo a sport meno violenti. Alex un’altra serata come quella del compleanno di Lily non credo la regga. Ci sfancula sul serio a questo giro.”
“No, niente scenate. Non voglio rovinare la serata a tutti quanti.”
“Da quando sei così maturo, Syn?”
Il chitarrista non aveva risposto, portando di nuovo lo sguardo sul damerino e la sua ragazza. Avrebbero potuto incontrare chiunque, e in quel resto del mondo era evidentemente contemplato anche il più presuntuoso dei rompicoglioni.

 

Lily aveva boccheggiato alla risposta del signor gallese – signor gallese che in Inghilterra era sulle copertine di Kerrang! e Rock Sound come ogni altra rock star degna di tale nome – ma Brian aveva preferito tacere, cessando di dare segni di vita dalla propria parte.
La ragazza aveva rinfoderato il cellulare nella tasca della giacca evitando accuratamente di non prestare attenzione alle parole di Brian, certa che Ian Watkins non potesse nuocere a nessuno. E poi erano ad una festa in maschera: poteva conoscere gente senza avere doppi fini, no?
Insomma, se i Madden erano okay, perché non poteva esserlo anche il gallese?
“Tu che ci fai a Los Angeles?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Il cantante aveva sorriso – uno di quei sorrisi che difficilmente lasciano una donna dotata della capacità di intendere e di volere dopo il loro passaggio  -, ma Lily aveva sorriso divertita, chinando il capo e nascondendo il viso tra le mani.
“Sono qui con la mia migliore amica. Abbiamo deciso di ripartire da zero.”
“Ripartire da zero in California non è mai una buona scelta. Se hai vissuto in Inghilterra sai com’è diverso stare a Londra piuttosto che a Los Angeles.”
“In California sono meno atroci di quanto si possa credere. Un po’ rozzi, ma sono simpatici. Ma tu non mi hai ancora risposto.”
“Potrei non farlo, ho avuto la risposta che cercavo. Potrei dirti che sono qui per trovare il grande amore, no?”
Lily era scoppiata a ridere di gusto, portandosi il calice di vino rosso alle labbra.
“Ian Watkins, la tua fama ti precede su chilometri di distanza lo sai?”
Il ragazzo aveva sorriso, sollevandosi il bavero del mantello con aria fiera.
“Era impossibile che non mi conoscessi, in effetti.”
“Sei sui rotocalchi inglesi più spesso di quanto non ricordi. Allora? Se non mi dai la risposta giusta ti lascio a fissare la tua bellissima immagine sugli specchi della parete.”
“Sono in vacanza da alcuni amici. Mi sto prendendo un po’ di tempo prima di rimettermi a comporre.”
“Lo dici da anni, questo album non vedrà mai la luce.”
“Sei una nostra fan?”
“No, ma le voci girano.”
“Che ci fai con quei californiani? Non mi sembrano tipi nelle tue corde.”
“Mai dire mai, a volte sotto un sorriso d’angelo si nasconde un diavolo.”
A Lily, parlare con l’ennesima rock star, non faceva un effetto particolare: aveva compreso quanto fosse semplice cadere in una spirale di battute, stoccate e risate. Erano persone come tutte le altre, bastava dimenticarne il background per rendersi conto di quanto potessero essere piacevoli.
Los Angeles e gli Stati Uniti erano una continua scoperta: e lei era assolutamente estasiata da tutto quello che la circondava.

 

Matt e Valary si erano scambiati qualche battuta, avevano parlato ma di certo non dei loro problemi. Matthew Sanders non sarebbe tornato sui propri passi e Val, dal canto proprio, sapeva bene che le cose si erano complicate ulteriormente, anche se la matassa dei sentimenti si stava lentamente sbrogliando. Era l’unico uomo che avesse mai amato, ed era l’unico uomo con cui avrebbe condiviso il resto della sua vita: di quello, era fermamente convinta. Conoscere Alex, costretta da Lacey e Johnny, le aveva fatto capire quanto potesse essere facile farsi fregare da un mondo distante anni luce dal tuo: resti ammaliato da qualcosa che non ti appartiene proprio perché non lo conosci.
Lily e Brian erano un capitolo a parte, perché Lily era molto più californiana di Alex, molto più aperta ed espansiva, molto più passionale e diretta, testarda e casinista, ma lei… Era inglese in ogni sua sfumatura, era un mondo che Matt non avrebbe mai compreso nemmeno se avesse avuto dieci vite per poterlo fare.
Alex era stata onesta, e sincera: le aveva raccontato del Messico e di come si fosse caracollata a casa di Matt per parlargli.
Delle risposte del suo quasi-marito, non aveva parlato o meglio, aveva raccontato tutto come se la colpa fosse solo sua cosa che – agli occhi persino di una che era stata allontanata dalla propria vita dalle incertezze di un bambino troppo cresciuto – risultava discretamente poco credibile. Principalmente perché conosceva Matt, e in secondo luogo perché Alex le aveva dato a più riprese l’impressione di essere tutto fuorché un’arrivista, una montata, una stronza.
Val si era allontanata da Matt cercando Zacky e Brian, venendo intercettata però da Benjamin Madden prima di raggiungerla.
“Ehi Val, ci fate il bis?”
“Stai scherzando vero?”
“Siete state pazzesche, ci avete ammazzati dalle risate. Dovevi vedere la faccia dei ragazzi, sembravano veramente degli idioti.”
“Più di quanto non lo sembrino di consueto?”
Il ragazzo aveva riso, abbracciandola con affetto.
“Si sistemerà tutto, lo sai? E’ un cazzone.”
“Lo so, basta avere pazienza.”
“Perché non suonate Dear God?”
“Preferisco lavare i panni sporchi a casa nostra, ma ti ringrazio davvero. Sei il migliore degli amici.”
“Sono un amico, dubito di essere il migliore. Recupera le ragazze, prepariamo la scena per voi.”
Valary aveva sospirato, prima di essere raggiunta da Lacey e Alex che sgomitavano tra la folla cercando di recuperarla.
Di quello strano sodalizio femminile, di quelli embrionali che ti fanno sentire come una sedicenne, non avvertiva la magia da anni: con Gena e persino con Michelle, tutto era finito con l’essere trasposto sul piano delle loro storie finite male, o delle loro storie e basta.
Il sorriso raggiante di Alex che la strattonava per una manica, le mani di Lacey che si muovevano a tempo di musica, le avevano fatto ricordare quanto fosse bello avere delle amiche che ti tengono lontani i pensieri negativi. Valary non era certa che le cose si sarebbero sistemate – e di certo non sarebbe avvenuto nel breve periodo – e aveva anche paura di non avere tutta la pazienza necessaria per sopportare le indecisioni di Matt, ma aveva come la sensazione di poter di nuovo contare su qualcuno. Era come se Alex e Lily avessero ricucito gli strappi delle loro vite: almeno della parte marginale della loro famiglia, quella acquisita negli anni, stava tornando a respirare davvero.
Non era magia, non era nemmeno finzione: era semplicemente il mettersi in gioco senza sotterfugi. E Valary, semplicemente, aveva amato quello che non vedeva da tempo attorno a sé: la complicità di due migliori amiche, il divertimento con cui erano pronte a canzonarsi e poi consolarsi.
Alex e Lily le avevano ricordato come doveva essere l’amicizia: pulita e dannatamente sincera.

 

“Ehi Lily, ci vogliono sul palco.”
Alex l’aveva salvata, almeno era quello che aveva creduto, non fosse che Ian Watkins si era sollevato in piedi precedendola, baciando la mano dell’inglese. Alex le aveva scoccato un’occhiata scettica, prima di riconoscere il gallese.
“È lei vero?”
“Hai riconosciuto l’accento?”
Lily sembrava quasi spossata, e Alex l’aveva osservata pressoché allibita. Averla lasciata volutamente in balia dello sconosciuto per fare un dispetto a Brian forse non era stata la migliore delle idee, non se il ragazzo in questione era la quint’essenza del principe azzurro in versione rock.
“Ian.”
“Alex.”
“Alex e basta?”
“Alexandra, ma puoi chiamarmi Alex. E’ bello sentire un accento conosciuto, ormai mi stavo rassegnando all’idea di dover essere circondata solo da americani.”
“Il mondo è piccolo, evidentemente. E voi avete bisogno di un batterista.”
“Non credo che…”
Lily aveva cercato di parlare ma il ragazzo si era semplicemente allontanato da loro scomparendo tra la folla. Alex l’aveva fissata sgranando gli occhi, poi l’aveva presa per mano strattonandola giù dalla sedia.
“Tutto okay?”
“Si, cioè… Più o meno.”
“Non fare cazzate. C’è Brian.”
“Lo difendi?”
“No, se potessi vederlo soffrire le pene dell’inferno probabilmente ne sarei felice. Ma ricordati: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Prima o poi va a finire che ti torna tutto indietro.”
“La famosa legge karmica?”
“Chiamala come vuoi. Dai, andiamo, o ci daranno per disperse. E anziché farti rimorchiare dal primo indipendentista che ti passa davanti, stai un po’ con noi. Ci stiamo divertendo un sacco. Devi vedere Johnny. Ha chiesto a Lacey di sposarlo a patto che tenga la cresta fucsia!”
“Cioè, mi sono persa la sua proposta di matrimonio?”
“Be’, forse era un po’ ubriaco…”
“Solo un po’?”
“Per i loro standard credo siano ancora lontani dall’arrivo. Ti stai divertendo?”
“Un mondo. E’ tutto… Fantastico?!”
Alex era scoppiata a ridere, passando un braccio attorno alle spalle dell’amica.
“E cosa non sarebbe fantastico, qui, a Los Angeles?”
“Hai ragione!”

 

Potevano non crederci, ma sul palco c’erano di nuovo le loro ragazze. Quelle per cui tutti li stavano fottutamente invidiando. Quelle per cui, loro, erano fottutamente orgogliosi.
“Io mi sposo Lacey, ragazzi. Giuro che le chiedo di sposarmi!”
“Johnny, sei ubriaco. E gliel’hai chiesto.”
“Glielo chiedo comunque, Zacky!”
“Dobbiamo fare quel cazzo di video, Matt! Sarebbe una figata pazzesca… Guardale: il pubblico le ama già!”
“Che video?” aveva rimbeccato Brian scettico.
“Zacky ha proposto di metterle nel nostro prossimo video. In versione Avenged Sevenfold, ovviamente.”
“Sei un fottuto genio, Zacky!”
Brian aveva spostato lo sguardo sul bassista che aveva sollevato la bottiglia di birra in aria brindando all’amico, poi il chitarrista era tornato a fissare Matthew tra lo scettico e il rassegnato.
“Non ci starai pensando sul serio, vero?”
“Potrebbe essere divertente.”
“Hai pensato a Gena, Zack?”
La domanda era caduta nel vuoto quando, dal nulla, la batteria aveva preso a suonare davvero. Niente playback, niente sonorità inconfondibile di Jimmy.
Quando l’attenzione era tornata a focalizzarsi sul palco, le cose avevano preso a girare in modo decisamente differente. Alla batteria Ian Watkins aveva iniziato a suonare a modo proprio, Lily stava strimpellando i quattro accordi imparati dal padre di Brian – ben decisa a non lasciare una vittoria tanto plateale al gallese -, Val aveva preso a fare screamo vecchio stampo - quello che a Matt mancava davvero un mondo a volte - e Alex e Lacey erano state costrette a fare l’unica cosa che fosse venuta loro in mente: i cori, l’una vicina all’altra, schiena contro schiena, un unico microfono da condividere per scena.
D’altra parte gli Avegend Sevenfold li conoscevano dannatamente bene, no?
“Dovremmo fermarle?” aveva chiesto incerto Matthew.
“Finiranno quando smetterà la canzone, non durerà in eterno. Sono brave a tenergli testa però, il gallese sta facendo davvero lo stronzo” gli aveva risposto Zacky che non riusciva a staccare gli occhi di dosso ad Alex, per il solo fatto che non l’aveva davvero mai vista tanto sciolta e disinibita.
E, cosa straordinaria, era totalmente sobria: esistevano davvero persone come lei allora?
Se Ian Watkins voleva qualcosa, la otteneva.
Quello che desiderava era farsi quattro risate ai danni di Haner Jr., così, per il solo gusto di sfanculargli la serata. Non si aspettava ovviamente che le ragazze potessero in qualche modo arrampicarsi sugli specchi mandando a farsi friggere il suo proposito di rendere il playback improvvisato nella vera parodia dei ragazzi – erano troppo serie e perfette, l’aveva detto anche a Lily -, rendendo l’improvvisazione un qualcosa che stava facendo pogare gente ubriaca e strafatta sotto il palco.
Val era un vulcano, sarebbe bastata lei a tenere la scena senza troppi problemi in quel crescendo di percussioni e mentre la base musicale lanciava gli assoli di Synyster Gates che decretavano la fine della canzone, Lily si era inginocchiata a terra davanti alla batteria a rendere onore – con il migliore dei playback, ora – al loro improvvisato batterista.
“Bastardo.”
Il labiale di Lily, accompagnato da un sorriso sornione, l’aveva letto benissimo.

Joel Madden aveva la tendenza a ficcare il naso nelle cause non proprie, ma solo se le riteneva abbastanza importanti da dover alzare il culo dalla propria sedia. Val e Matt erano un motivo più che sufficiente per farsi i cazzi altrui e ciò che era in suo potere, era un dj a sua completa disposizione.
“Ragazzi, visto lo strepitoso successo dei nuovi Avenged Sevenfold, vogliamo offrirvi lo spettacolo di un gioco di specchi: i nostri amici balleranno per noi la prossima canzone, con i rispettivi sé stessi. Niente menate Zacky, si vede benissimo che non stai già nella pelle dall’eccitazione.”
Aveva iniziato a ridere decisamente meno Alex, che aveva visto Zacky sventolare le braccia al cielo in direzione di Joel con fare esaltato.
Lily si era gettata letteralmente giù dal palco in cerca di Brian, invece.
Lacey, ridendo, si era lasciata inghiottire dalla folla in direzione di Johnny e Valary si era fermata qualche istante per squadrare in malo modo il gallese prima di immergersi a propria volta nella folla.
Di tutto quello che poteva fare, Joel Madden aveva scelto di essere bastardo sino al midollo, e aveva fatto ciò che la metà del gruppo composta da M. Shadows e Zacky Vengeance  - in duplice copia – avrebbe evitato più che volentieri.
Valary si era sentita morire sin dalle prime battute della canzone, e aveva ringraziato di avere ancora addosso i Ray Ban o, con ogni probabilità, non sarebbe riuscita a trattenere le lacrime.
Chi si sarebbe mai aspettato che Valary DiBenedetto scoppiasse a piangere?
Nessuno, per quello sarebbe stato un vero spettacolo.
Aveva deglutito guardando Matt negli occhi.
“Dobbiamo farlo, vero?”
“In genere alle feste non ci si tira mai indietro. E’ solo una cazzata di Joel, tranquilla.”
“Già.”
Era davvero bravo, Matt, a rendere le cose decisamente vuote e senza significato. Gli bastava estrapolarle dal contesto, prendere semplicemente il dato di fatto senza le implicazioni tacite: e riusciva a ferirti senza nemmeno accorgersene.
Lily aveva sorriso a Brian raggiante, cingendogli il collo con le braccia.
“Allora?”
“Non mi piace il vostro batterista.”
“E’ stato un autoinvito, nessuno gliel’ha chiesto.”
Brian le aveva cinto i fianchi strattonandola a sé, facendo si che i loro corpi aderissero perfettamente l’uno all’altro: era possesso, chiaro e inconfutabile dominio sulla sua donna.
“Le lezioni di mio padre sono servite a qualcosa.”
“Non ti fidi di tuo padre?”
“Ti devo ricordare il tuo esordio durante la grigliata?”
“A me interessa solo un Haner, Brian.”
“Spero di essere io.”
“Secondo te?”
Si era sollevata in punta di piedi e gli aveva posato le labbra sulle sue, schiudendole: le piaceva provocare Brian, le piaceva sentirlo vicino e sapere che non c’era altro, attorno, che potesse colpirli.
Il gallese, ancora sul palco, li fissava divertito: la caccia era aperta e il chitarrista aveva appena barricato il suo prezioso tesoro.
Alex aveva fissato Zacky incerta, abbassando il capo: se avesse potuto scomparire, l’avrebbe fatto volentieri.
“È solo un ballo, e giuro che non ci proverò con me stesso.”
“No, potrebbe uccidermi Gena. Ma grazie del pensiero Zacky.”
Aveva sospirato, cingendo il collo del chitarrista con riluttanza.
“Ma fai sul serio allora!”
“Cosa dovrei fare? Ballare la Macarena?”
“Perché no?”
Zacky aveva riso, stringendola con un più forza di quanto non avesse voluto, ma Alex era estremamente remissiva e morbida e no, la cosa non andava affatto bene perché poteva non badare al fatto che fosse una donna – si era sforzato di evitare i dettagli femminili dell’inglese per un buon ottanta per cento, sorprendendo persino sé stesso per la bravura con cui riusciva a prendersi per il culo a volte – in ogni frangente della giornata, ma non se la stringeva tra le braccia.
Okay, sto ballando con me stesso. Non ti faresti realmente il tuo riflesso, vero?
“Perché è il loro momento. Non mi va di rovinarglielo.”
“Niente guerre stasera?”
Si era limitata a scuotere il capo posandolo sul proprio braccio, la nuca a sfiorargli il viso, senza rispondergli né guardarlo negli occhi. Non c’era molto da dire, dopotutto.
Johnny l’aveva invece fatto davvero: aveva stretto a sé Lacey, le aveva posato un bacio sulla guancia e le aveva chiesto di sposarlo.
Così, sulle note della canzone d’amore scritta dal suo migliore amico, ma che poteva valere benissimo per ognuno di loro, aveva trovato il coraggio per fare il grande passo.
Lacey si era arrestata fissandolo sorpresa.
“Stai dicendo sul serio?”
“Sono sbronzo ma lo dico davvero. Cazzo Lacey, ci manca solo questo cazzo di matrimonio. Facciamolo e basta.”
“Ti amo anche per questo motivo Johnny: sai sempre come dire le cose a modo tuo, lo sai?”
Aveva riso, e gli aveva posato un bacio sulla guancia in risposta: la loro era una complicità che non si sarebbe più spezzata.  A differenza di Val e Matt avevano scoperto altri mondi, prima di incontrarsi: la curiosità verso l’ignoto non li avrebbe divisi.
Lacey era raggiante: aveva tre damigelle d’onore con cui passare i prossimi mesi.
Aveva lanciato un’occhiata attorno: in fondo, quello era proprio un Halloween con i contro cazzi.
Alla Vengeance, insomma.

*

“Com’è stato ballare con Zacky?”
“C’è per caso Brian di là?”
Alex aveva distolto l’attenzione dal cumulo di fogli non meglio identificati  che stava leggendo, squadrando l’amica. L’inglese aveva accantonato l’idea di avere un po’ di privacy già da un pezzo, specie perché a casa loro, a qualsiasi ora del giorno e della notte, riusciva a trovarci qualcuno che non fosse solo Lily.
“È in bagno, non sente.”
“Ho ballato, cosa dovevo fare?”
“Non è da te startene per cinque minuti incollata a un tizio così, perché ti viene imposto.”
“Esigenze di copione.”
“Hai dormito?”
“Si, perché?”
“Sei mattiniera, ti ho sentita muoverti per casa già un paio d’ore fa.”
“Scusami, non volevo svegliarti. Sono andata a correre.”
Lily aveva sospirato gettandosi sul divano a peso morto, i piedi puntellati sul tavolino basso del salotto.
“Sei pazza. E instancabile. Cosa leggi?”
“Documenti da presentare per il dottorato. Fare il medico ha più burocrazia che diventare avvocato.”
“Ti do una mano?”
Alex le aveva sorriso, scaricandole sulle gambe almeno la metà dei fogli che teneva in grembo.
“Sei un amore. Quando hai tempo, non c’è fretta. Hai letto il messaggio di Lacey?”
“No, figurati, mi sono appena svegliata.”
“Oggi alle diciotto da Bob. Puntuali.”
“E come mai?”
“Ci deve parlare.”
“E tu dove vai ora?”
“In ospedale.”
“Ma non sei di turno oggi, no?”
“No, ma ho corretto alcune tesi per il professore, faccio un salto a consegnargliele e poi torno a casa. Spero solo non ci siano casini. Alle sei comunque saremo al pub, non fare tardi che appena rientro partiamo.”
“Lavori sempre, io non ti ho portata in California per vederti sfacchinare. Lo sai che…”
“A me il mio lavoro piace, lo sai. Non ci avrei speso anche parte della mia adolescenza. Io vivo comunque, e ti vedo sempre. Ammesso non ci sia il chitarrista tatuato a intrufolarsi in casa nostra.”
“Quale dei due?” l’aveva apostrofata divertita Lily.
“Credo faccia poca differenza, ormai. Puoi fare un salto al supermercato con Brian? L’altro giorno abbiamo finito tutto ciò che c’era di commestibile in casa. E non fare la tua solita spesa, okay?”
“Okay mammina. Mi ricorderò la parte salutista della lista per te.”
“Grazie.”
Alex le aveva posato un bacio sulla nuca prima di uscire, lasciandola sola immersa nel silenzio del salotto, un quantitativo di noiosissimi questionari da compilare.
Ovviamente, l’avrebbero fatto insieme in un gelido pomeriggio di novembre per ammazzare il tempo, magari davanti a una tazza di tè che gli riportasse alla mente l’Inghilterra.
Se chiudeva gli occhi, Lily poteva ancora visualizzare ogni dettaglio delle strade di Londra, tra Carnaby e Soho, senza dimenticare nulla, ma se doveva essere sincera non le mancava l’Inghilterra. Probabilmente era perché aveva con sé Alex, anzi, sicuramente era così: in qualsiasi posto al mondo si sarebbe sentita a casa solo con lei accanto. Anche a due isolati di distanza, ma saperla nella stessa città, sempre presente e vicina, le dava la sensazione di poter vivere in qualunque posto senza avere mai nostalgia di nulla.
Avrebbe avuto solo nostalgia di Alex, al massimo, ma lei non era un luogo: era la sua famiglia.
“A che pensi?”
La voce di Brian l’aveva distolta dai propri pensieri, costringendola a sollevare lo sguardo su di lui.
“Sei proprio buffo appena sveglio.”
“Perché?”
“Sembri un orsetto lavatore” gli aveva risposto lei scoppiando a ridere divertita.
“Avrei preferito un complimento migliore”, gli aveva risposto lui sbuffando.
“Cosa sono?”
“Documenti per il dottorato di Alex, una noia di perizie mediche, questionari idioti sulla sua vita personale e capacità mediche, ovviamente.”
“E glieli compili tu?”
“Della sua vita so tutto, non mi ci vuole molto. Comunque ci ha ordinato di fare la spesa se non vogliamo morire di fame.”
“Pensavi al lavoro di Alex?”
Brian Haner non si lasciava fregare da un fiume di parole in piena e Lily non era stata abbastanza abile da depistarlo.
“Pensavo a Londra. Non mi manca casa mia, e credo che il merito sia proprio di Alex. È il mio punto di forza, anche se a volte convivere è davvero difficile.”
“Lo è in tutte le famiglie, anche tra di noi non è mai così lineare come sembra.”
“Guarda Brian, non lo sembra affatto, di questo puoi starne certo. La prima cosa che abbiamo capito è che tra di voi c’è un’energia che taglia fuori tutto il resto del mondo, e quello che accade al suo interno, rimane solo affar vostro. Anche Valary, nonostante tutto, ne è tagliata fuori. Per pararvi il culo a vicenda vendereste l’anima al diavolo senza pensarci due volte.”
“Ammesso non l’abbiamo già fatto.”
“Non credo proprio.”
Come in ogni famiglia c’erano i pro e i contro anche nel loro rapporto: discutevano, si arrabbiavano, alzavano la voce e piangevano come pazze, ma senza portare rancore. Forse era perché Alex era remissiva di natura, e perché aveva la tendenza a perdonare ogni sfuriata di Lily o forse perché Lily riusciva a comprendere i silenzi di Alex senza costringerla a parlare, l’unica in grado di scuoterla da quella sua fastidiosa voglia di essere invisibile.
Se Lily la obbligava a combattere, lo faceva.
Se doveva combattere per Lily, lo faceva senza nemmeno pensarci.
Di ciò che poteva essere certo nella loro esistenza, l’unica cosa su cui avrebbero puntato tutto quello che possedevano era l’una, il nome dell’altra.

 

Gena era incazzata.
Anzi, più che incazzata aveva lo scazzo da post sbronza, il che aveva implicato per Zacky la mattinata più snervante delle ultime settimane. Era rincasato quasi all’alba, e Gena ancora non era rientrata, per cui si era messo a dormire sul divano – era decisamente troppo sbronzo per trascinarsi sino alla camera da letto – aspettandola. Non l’aveva sentita rincasare né tanto meno si era preoccupato di avvertirla di essere in salotto, ovviamente, e la cosa aveva mandato in paranoia la ragazza che non l’aveva trovato nel loro letto.
“Cazzo Gena… Mi scoppia la testa. Divertita ieri?”
“Assolutamente si. Evitare i Madden evidentemente è stata una scelta vincente.”
“Buon per te allora.”
“Dov’eri?”
“Come dov’ero? Ho dormito sul divano per aspettarti, solo non ti ho sentita rientrare e…”
“Io non ti ho visto.”
“Eri sbronza, era ovvio non mi vedessi. E non dire di no, si vede dalle occhiaie.”
“Avresti dovuto venire alla nostra festa, ti saresti divertito un mondo.”
“Sinceramente preferisco passare Halloween con i miei amici, sai quanto amiamo fare casino insieme, e sai altrettanto bene che lo festeggiamo insieme da quando eravamo dei mocciosi. È inutile menarla ogni volta, Gena. Certe cose non cambieranno mai.”
Nemmeno noi, temo.
“Vinci sempre tu, no?”
“Sono o non sono Zacky Vengeance?”
Lei aveva alzato gli occhi al cielo, esasperata.
“Prima o poi la maschera la dovrai gettare, Zacky, e quello che ci sarà sotto ti piacerà davvero? Piacerà a qualcuno?”
Gena sapeva colpire basso, quando voleva, e per altro senza scadere in sfuriate isteriche da nevrosi.
“Se non ti piace puoi sempre alzare il culo e andartene. Cazzo Gena, non puoi farmi menate appena sveglio, sotto effetto sbronza sia tu che io. Possiamo rimandare le discussioni a quando ci sarà passato lo scazzo dei postumi?”
“Come vuoi tu.”
Rassegnata, ecco cos’era Gena.
Insofferente a qualsiasi curva che la strada poteva prendere, come se la vita dovesse essere un eterno rettilineo. Zacky le aveva posato un bacio sulla nuca, prima di portarsi in bagno e lavarsi di dosso le scorie della nottata.
E il profumo di Alex dai pensieri.

 

Quando Lily aveva deposto nel carrello una scatola contenente pomodori, Brian aveva sospirato rassegnato: stava spingendo da almeno quaranta minuti un carrello colmo di ogni cibo preconfezionato e di derivazione biologica.
“Non potete vivere sotto lo stesso tetto.”
“Invece si. Mi costringe anche a mangiare la verdura verde” e aveva accompagnato l’aggettivo arricciando il naso e facendo la linguaccia, schifata come se stesse mangiando il peggiore dei cibi.
“Andiamo Lily, non starai dicendo sul serio vero?”
“Assolutamente si. Odio la verdura, se verde poi non ne parliamo. Cioè, che senso ha mangiare l’insalata? E’ erba! Io mi sento una pecora.”
Brian aveva dovuto trattenere a stento una risata, spingendo il carrello poco più avanti lungo la corsia.
“Cos’hai da ridere, ora?”
“Mi è venuta in mente la nostra prima uscita al supermercato.”
Brian l’aveva fissata con aria sorpresa prima di scoppiare in una risata divertita, portando la mano al portafogli.
“Non era nei programmi farci rapinare, lo giuro”, aveva risposto alzando le mani in segno di resa.
“Ammettilo, è stata tutta una tua montatura perché ti baciassi. Così non hai dovuto fare lo sforzo di fare il primo passo e ricevere il due di picche.”
Era tornata sui propri passi fissandolo torva, per poi prendere da uno degli scaffali i cereali preferiti di Alex e proseguire con aria di sufficienza.
“Non farai davvero l’offesa, vero?”
Lily non parlava da dieci minuti, e l’unica volta in cui Brian l’aveva messa a tacere era stato la sera del suo compleanno, dunque era legittimo supporre si fosse arrabbiata.
Stare con Lily era strano, se ci rifletteva per qualche istante poteva capire esattamente il motivo del perché con lei tutto fosse diverso e una scoperta continua: Lily aveva una vita normale.
Quand’era stata l’ultima volta che era andato a fare la spesa al supermercato da solo? Michelle andava per negozi, non a fare la spesa. Michelle, nemmeno cucinava per la maggior parte delle volte. Lily era invece la certezza di poter vivere, e Brian si era reso conto di come fosse importante, per lui, potere realizzare che il tempo che scorre non è fatto solo di sballi e divertimento, ma anche di piccoli attimi di quotidiano che ti danno respiro dalla merda della vita.
“Fratellone?”
Lily si era voltata giusto in tempo per vedere spuntare da dietro gli scaffali una chioma bionda che puntava nella loro direzione a passo rapidissimo.
“Ciao Amanda!”
Brian si era irrigidito sul proprio posto, pregando che sparisse: se non credi alle fate, le ammazzi. Almeno, se pensi di non credere all’esistenza di tua sorella, potrebbe sparire, no?
“Che fate di bello?”
“Secondo te ?”
“Wow, da quando mangi questa roba Brian?”
“E’ la mia spesa, tuo fratello mi ha accompagnata. Come stai?”
“Oh benissimo! La scuola va uno schifo, mamma mi ha lasciata andare al mio primo concerto sabato scorso e… Be’, potremmo parlarne in privato?”
Allo sguardo in tralice lanciato da Amanda al fratello, era seguito quello di puro scherno di Lily, che le aveva stretto l’occhio sorridendole.
“Se vuoi puoi venire con noi a casa nostra, e se per Brian non è un problema puoi…”
“Per me è un problema.”
“ … Restare da me qualche ora”, aveva concluso Lily senza prestargli la minima attenzione.
Amanda aveva emesso un gridolino estasiato di puro trionfo, mentre guardava la ragazza di suo fratello con aria adorante.
Totalmente ignorato. Perché la complicità femminile era così fottutamente invincibile?
“Non dirai sul serio, vero?”
“Possiamo lasciarla da te quando andiamo al pub da Lacey. E’ solo per un paio d’ore, no? E’ un sacco di tempo che non vedo Amanda, e poi devo farmi raccontare del suo primo concerto.”
Brian aveva spostato lo sguardo dalla propria ragazza alla sorella, fissandola torvo.
“A proposito: cos’è questa storia?”
“Parlane con mamma se ti da fastidio.”
“E perché tu vorresti parlare in privato con Lily?”
“Sono cose da donne, mi pare ovvio.”
“Credo che a una risposta del genere tu possa solo dichiararti sconfitto Brian.”
Donne: chi aveva detto che erano la cosa più bella e dolce del mondo, evidentemente non aveva mai avuto una sorella minore né una fidanzata fuori dal comune.

 

SMS: To  Lily From Alex H 16:55 PM
Passi da casa? Così andiamo da Bob insieme. Devo farti conoscere una persona.
SMS: To  Alex From Lily H 16:58 PM
Non hai portato a casa il gallese, vero?
SMS: To  Lily From Alex H 17:01 PM
Non arrivare tardi però, o Lacey ci ammazza!
SMS: To  Alex From Lily H 17:05 PM
Sono in autobus, dagli il tempo di passare almeno. Ma chi dovrei conoscere? Babbo Natale?
SMS: To  Lily From Alex H 17:06 PM
Ti mando Zacky.
SMS: To  Alex From Lily H 17:08 PM
Prendo un taxi, tra venti minuti sono a casa. Spero valga la pena di tutto questo casino, la nostra superstar.

 

“Ehi, sono a casa!”
“Wow!”
Non era una risposta da Lily, quella, e soprattutto ad una prima occhiata il salotto sembrava essere stato invaso da una colonia di rappresentati di cosmetici e trasformato in beauty farm. Lily aveva fatto capolino dalla cucina sorridendo, il volto coperto da una maschera di bellezza di un fastidioso azzurro ghiaccio, accanto a lei un mostriciattolo dai capelli arruffati che sventolava all'aria dita dalle unghie laccate di nero come se fossero bandierine di benvenuto e il viso coperto del medesimo intruglio.
“Lil?”
Era riuscita a evitare la morte in balia di Zacky, era certa che quindi la sfiga le avrebbe riservato qualcosa di ben peggiore nelle prossime ore.
“Oh, senza offesa ma Lily è decisamente più piazzata di te, eh. Mio fratello ha proprio gusto, ha scelto la più bella.”
Alex aveva sgranato gli occhi, poi era scoppiata a ridere divertita, posando la borsa per terra.
“Quindi tu saresti Amanda? Alex, piacere.”
Le aveva scoccato un sorriso sincero, porgendole la mano.
“Deve asciugarmi lo smalto, Lily mi ha insegnato come stenderlo senza farci venire le grinze. Non so perché ma quando ci provo io va a finire che sembra che ho le unghie di cartapesta!”
“Capita sempre così le prime volte, basta farci l'abitudine. Lily, Brian non dovrà mai sapere che hai messo una maschera antirughe a sua sorella, vero?”
“Prevenire è meglio che curare, Alex, dovresti saperlo.”
“Non voglio che mi vengano le rughe d'espressione come a Gena! L'avete vista quando ride? Ha quelle due cose lì, ai lati della bocca. Mi chiedo come faccia a piacere a Zacky!”
“Non abbiamo avuto l'onore di vederla ridere, temo.”
“Antipatica com'è, ride solo per delle cose senza senso. Nemmeno io che ho quattordici anni rido a certe battute da adolescenti!”
Alex aveva riso di nuovo, lanciando un'occhiata complice a Lily: si erano divertite un mondo, niente da eccepire.
“Dobbiamo andare ora, però, o faremo tardi all'appuntamento con Lacey e Val. Amanda tu che fai?”
“Dovreste lasciarmi da mio fratello e poi mi stresserà per farmi il terzo grado sul concerto. Cosa ne può sapere lui dei sentimenti di una donna? Per lui sono solo una mocciosa, e anche per Baker... Oh, te ne ha parlato Lily?”
“No, Lily mantiene sempre i segreti. Solo i propri non sa dove nasconderli.”
“Bella migliore amica che sei!”
“E' la verità.”
“Comunque, a me piace il fratello di Zacky, ma proprio tanto. Cioè, all’inizio mi piaceva Zacky solo che una storia tra noi due non avrebbe avuto senso. Gli voglio troppo bene per volerlo vedere in galera. Per Baker non esisto, però. Anche sabato, al concerto... Eravamo in uno dei locali del centro, suonavano degli amici che abbiamo in comune ma lui non ha avuto occhi che per la birra e il pogo!”
Non c’era che dire: Amanda sapeva esattamente come manifestare il proprio punto di vista.
“Si accorgono delle donne sempre troppo tardi, dagli tempo.”
“E non prendere esempio da Lily, o ti ritrovi in mezzo ai guai. A sedici anni non ci pensano molto, alle ragazze. E tu sei carina da morire, lì sotto, ne sono certa.”
Alex aveva preso dal tavolino alcune salviettine struccanti e le aveva porte alle due ragazze.
“Forza, lavatevi che si parte. Ci aspettano a cena.”
Amanda aveva offerto alle due amiche il più mesto degli sguardi, e Lily aveva lanciato un'occhiata complice ad Alex.
“Cosa ne dici? Pensi che Lacey...”
“Penso che sarebbe un delitto condannarla alla compagnia di Brian tutta sera. Solo tu puoi farcela, sai, la forza dell'amore.”
Amanda aveva sgranato gli occhi sfregandosi vigorosamente il viso.
“Davvero mi volete con voi?”
“E' una serata tra amiche, dubito ci possano essere problemi, no?”
“Wow, sarà la mia prima vera serata tra donne! Di solito mi snobbano tutti perché sono piccola, ma sono molto matura per la mia età. Ovviamente sarò muta come una tomba sui vostri segreti. A Brian non ho detto subito che eri passata... Cioè, gliel'ho detto qualche giorno dopo, quando mi ha riportata a casa. Alex lo sai che mi piaci anche tu?”
Lily era scoppiata a ridere, seguita a ruota da Alex e da Amanda, che da tutti quei sorrisi aveva capito che quelle due erano davvero simpatiche, che non se la tiravano e che erano davvero due strafighe, non nel senso fisico del termine, ecco.
Se non poteva avere la carrozzeria di Lily, si sarebbe accontentata di essere come Alex. Insomma, alla fine erano proprio belle così: per i sorrisi che le regalavano senza malizia o il retrogusto amaro della presa in giro che coglieva sempre nelle parole di Michelle o Gena.
“Anche tu Amanda. E visto che sei di gran lunga più simpatica di tuo fratello, potrai venire a trovarci tutte le volte che vorrai.”

 

Matt aveva fissato il display del cellulare per buona parte della giornata, poi si era deciso a spegnerlo definitivamente senza aspettare di ricevere uno straccio di parola da parte di Val o Alex.
Non che si fosse aspettato piagnistei e spasmi d'amore, solo... Non lo sapeva. Ballare con Val sulle note della canzone che le aveva dedicato gli aveva fatto uno strano effetto, ma era stato alienante più che destabilizzante. Val non riusciva più ad essere una sorpresa per lui, era la certezza della sua esistenza e, come ogni certezza, aveva finito con l'essere scontata e priva di attrattiva.
Matthew Sanders era anche abbastanza testardo da fregarsene dei consigli dei suoi amici, all'occorrenza, per cui aveva riacceso il cellulare e inviato un sms ad Alex, chiedendole cosa stesse facendo.
Okay, aveva voglia di vederla, ma senza implicazioni: con Alex era facile parlare, bastava lasciarsi andare e pensare che non l'avrebbe giudicato. Si aspettavano tutti che tornasse con Valary, ma la vita era la sua ed era stanco di dover fare ciò che gli altri ritenevano giusto per lui. Voleva fare le proprie scelte, cadere e rialzarsi da solo come sempre.
Anche Alex, però, aveva cercato di ricacciarlo indietro, proprio come tutti gli altri.
Il cellulare aveva vibrato, lasciando il nome di Alex lampeggiare violentemente sul display.
“Sono fuori con le ragazze. Matrimonio in vista a quanto pare!”
“Brian e Lily?”
“Sbagliato. Il tuo bassista. A quanto pare ieri era davvero serio. Sarà la magia di Halloween.”
“O di Dear God.”
“E' una bellissima canzone d'amore. Ma preferisco sempre Warmness of the soul.”
Matt aveva fissato quelle parole per almeno dieci minuti, prima di risponderle. Cosa poteva dirle? Erano le canzoni d'amore che aveva scritto per un'altra donna, tutto sarebbe stato davvero troppo idiota.
Non me l'hai mai detto.”
“Non me l'hai mai chiesto.”
Se per quello non le aveva nemmeno chiesto di baciarla: l'aveva fatto e basta. Si era ricordato della canzone che aveva scritto – una bozza, ma pur sempre la prima canzone che gli usciva da un anno e mezzo a quella parte – e aveva preso ad armeggiare accordi con la chitarra ma tutto, su quelle parole di una frontiera distante anni luce ormai, era dannatamente simile a Dear God.
“Cazzo.”
Perché doveva essere sempre così incasinato? Anzi, era stato così certo di ogni cosa, nella sua vita, che alla fine si era fottuto da solo.

 

Di tutto quello che poteva aspettarsi, Lily non poteva prevedere la presenza di Gena, o con ogni probabilità avrebbe lasciato Amanda da Brian, onde evitare di rendere la serata il martirio di un'innocente.
Aveva un dubbio su chi, delle due, fosse la vittima sacrificale in quel caso, ma aveva preferito lasciare in sospeso la domanda.
Lacey era raggiante, e quando aveva dato loro la notizia della proposta di matrimonio di Johnny, le ragazze avevano preso a urlare e fare un casino pazzesco nel locale quasi deserto.
“Un altro matrimonio! Fantastico!”
“Vi voglio come mie damigelle d'onore, si capisce. Vi ho volute qui apposta stasera, non ne ho parlato nemmeno a mia madre e mio padre.”
“Cioè... Noi siamo le prime?”
Lily era senza parole, e più di tutto Lacey era riuscita a zittire persino Gena con la sua decisione perentoria.
Lacey non ammetteva litigi, rotture di palle, scazzi gratuiti: se a lei una persona piaceva, poteva diventare la sua migliore amica anche se era il figlio di Satana.
“Certo, e chi altrimenti? Ora dovrete aiutarmi con l'abito, le bomboniere, la cerimonia e tutte quelle cose nauseanti da donne che ci renderanno assolutamente sceme agli occhi dei nostri uomini.”
“Io mi occupo dell'addio al nubilato! Ehi Bob, ci fai cinque cocktail? Più uno analcolico, qui si festeggia un matrimonio.”
“Due analcolici, grazie. Faccio compagnia ad Amanda”, era stata l'aggiunta di Alex all'ordinazione dell'amica.
Lily sapeva come farsi notare, sempre.
Era un ciclone, e all’energia viva di un fuoco che arde nessuno può sfuggire.
E se c'era una cosa che Gena sapeva fare, era farsi notare a propria volta: ovviamente non per i meriti che possedeva la prima.
“Forse dovrebbe essere Lacey a decidere chi dovrebbe farlo. Mi sembra poco carino che l'ultima arrivata si arroghi diritti che non possiede.”
“Per me è okay se lo fa Lily, ci sa fare in queste cose.”
“Ovviamente possiamo organizzarlo tutte insieme, come abbiamo fatto per i costumi di Halloween.”
Lily aveva incassato la stoccata di Gena colpendo a propria volta: non aveva intenzione di rovinare la serata a tutte a causa di Miss Stronza, tanto più che la felicità che provava per Lacey – e per esserne stata partecipe con una sincerità che l'aveva colpita – era davvero alle stelle.
“Ehi ragazze, ecco qui. Chi si sposa? Lily, tu e Brian?”
“Naaa, Johnny e Lacey.”
“Il nanerottolo non perde tempo eh! Ci rimane solo Baker a questo punto.”
“Dai Bob, unisciti a noi” l'aveva invitato Valary ridendo.
“Tanto Zacky non la sposa, faccio in tempo a diventare vecchia io.”
Ad Alex era andato di traverso il succo di frutta alla pera, e in quel momento aveva desiderato avere tra le mani un Jack Daniel's per potersi ritrovare ubriaca in meno di mezzo bicchiere ed evitare di assistere ad una carneficina.
“Non sono affari che ti riguardano, direi.”
“Oh si, be', riguardano un po' tutti qui. Non siete una grande famiglia?”
Lily si era irrigidita sulla propria sedia, e per un istante aveva compreso come doveva sentirsi Alex quando lei lanciava frecciate a destra e manca, affondando il nemico.
Amanda, comunque, era appena stata eletta a sua pupilla: stava crescendo davvero bene.
La domanda della ragazzina era caduta nel vuoto, e Lacey aveva fatto spallucce sollevando il bicchiere verso il cielo: Gena era un'immatura, che si mettesse ad attaccar briga con la sorella minore di Brian era davvero ridicolo.
E lei agli scazzi delle prime donne, era ormai avvezza, per quel motivo aveva imparato a gestirli lasciandoli cadere nel vuoto.
D’altra parte, un’attrice recita solo se c’è un pubblico ad assistere alla sua messa in scena.
“Alla sposa”, aveva scandito Val sollevandosi in piedi.
“Alle amiche della sposa”, aveva aggiunto Lacey sollevandosi a propria volta.
Le altre le avevano imitate, facendo tintinnare i bicchieri in aria e rovesciando cocktail sul tavolo e sui vestiti ridendo.
C'era tutta l'euforia di un momento magico, la voglia di festeggiare e stare insieme: Lily si sentiva davvero a casa, in quel momento, complice e parte di un qualcosa di irripetibile in cui l'avevano inglobata non per pietà, ma per affetto.
Alex era felice, perché Lacey si era rivelata tra le migliori persone che potessero conoscere ad Huntigton e perché lei e Johnny erano stati gli unici a trovare davvero la forza di sorreggersi e andare avanti. Gli altri si erano spezzati, o persi per strada, o si stavano perdendo.
Lo sguardo ferito di Gena – che Lily e Amanda avrebbero poi chiamato carico di invidia – la diceva lunga su quanto i suoi desideri e le sue aspettative fossero disattese.
Nei mesi in cui aveva imparato a conoscere Zacky, aveva compreso una cosa: Zackary Baker non si sarebbe mai fatto mettere un guinzaglio al collo se non da una persona che davvero gli avrebbe fatto muovere mari e monti, una che gli avrebbe fatto perdere la testa con un colpo secco.
Un salone di bellezza poteva essere un pegno d'amore sufficientemente grande?
Alex non ne era così sicura.

 

“Vi dico che è gelosa perché è brutta!”
“Secondo me Gena è una bella ragazza invece.”
“Alex tu hai una buona parola per tutti, non fai testo”, le aveva risposto Lily durante la strada del ritorno verso casa di Brian.
“Zacky non si sarebbe mai messo con una donna normale.”
“Questo è poco ma sicuro: quella è pazza. Ha aggredito persino Amanda!”
“Intendevo dire che lui ha bisogno di una donna che gli altri guardino.”
“Perché si rende ridicola?”
“Giusto, che senso ha stare con un'oca starnazzante? E ringraziamo che stasera si sia cucita la bocca, avete visto che smorfie faceva? Sembrava che il mondo dovesse ascoltare e fare solo ciò che voleva lei!”
“Voi due siete un'associazione a delinquere, mi rifiuto di fare l'avvocato difensore di chiunque: non avrei la forza di ribattere se vi coalizzate.”
“Io e Amanda, unite, possiamo fare qualsiasi cosa dunque?”
“Avete il potere di distruggere qualunque cosa. Siete due diavoletti della Tazmania.”
Amanda era scoppiata a ridere, divertita, rischiando di soffocarsi con il chew-gum alla fragola con il quale stava creando e poi scoppiando palloncini da quando erano salite in auto, con una cadenza al limite dell’irritante.
“Io sono proprio curiosa di vedere come si concerà al matrimonio. Vorrà essere più bella di Lacey”, aveva proseguito Amanda imperterrita sulla strada della demolizione di Gena Pahulus.
“Secondo me ha solo voglia di sposarsi.”
“Chiunque vorrebbe sposare Zacky!” aveva risposto esaltata Amanda alla flebile risposta di Alex.
“Includendo le sue fans, è poco ma sicuro.”
“Potrebbe aspirare a qualcuno di meglio, Gena è troppo poco per lui.”
“In questo siamo tutti concordi, Alex compresa.”
“Davvero?”
Amanda si era sporta indietro, incastrando il volto nello spazio tra i due sedili anteriori dell'auto, fissando Alex con aria estasiata.
Folle, era stato il primo aggettivo che si era imposta di sostituire seduta stante nella sua mente, che aveva cacciato via per non sentirsi in colpa con sé stessa.
“Si. Le poche volte in cui abbiamo visto Gena non ha mai brillato per essere una persona positiva, mettiamola così.”
“Uff, dovremmo trovare una fidanzata adatta a Zacky.”
“Già.”
Lily aveva fissato dallo specchietto retrovisore l'amica, intenta a osservare la notte allungarsi su Huntigton Beach.
Insomma, lei un nome ce l'aveva già ed era certa che anche Zacky avesse la risposta ai suoi problemi, ma preferiva ignorarla.
Alex era troppo brava a scansare le persone, per poterle lasciare entrare davvero nella sua vita. E questo Lily lo sapeva molto bene.

*

“E questo cos'è?”
“Inizio a lavorare anch'io, così non mi dirai più  che perdo tempo.”
Alex aveva riletto almeno tre volte l'annuncio scritto con orrendi caratteri stilizzati al computer, lanciando occhiate cariche di scetticismo all'amica mentre sorseggiava una tazza di caffé, addentando a cadenza regolare quello che restava di una fetta di pane imburrata e ricoperta d marmellata.
“Lil, questo non è un lavoro. È il tuo modo per fare casino e conoscere più gente possibile. Cazzi loro compresi. Radio HB ha bisogno di te?”
“Non tutti i lavori devono essere intellettualmente devastanti come il tuo.”
“Sarebbe anche il tuo, se non scappassi di continuo.”
“Senti da che pulpito, eh, Forrest?
“Sai come la penso, Lily. Sei sprecata.”
“Lo dicono tutti di un sacco di cose. Tu eri sprecata a Londra, tu saresti stata sprecata con Matt, non io a lavorare in un pub. Voglio farlo perché mi voglio divertire, non sarò io a poter trovare la cura per mia madre. E non sarai tu che cambierai il mondo salvando gente nelle corsie d'emergenza di un ospedale.”
“Lo so, ma non ho la pretesa di farlo. Faccio il possibile nella cosa che ho sempre desiderato fare. Magari tu vuoi formare una band e nemmeno lo sai. Quando troverai la tua strada ti dirò che stai facendo la cosa giusta. Per ora ti dico che stai solo temporeggiando.”
“Voglio divertirmi e non pensare alla mia vecchia vita.”
“Ne hai tutto il diritto, Lil.”
“Tu non ti stanchi mai?”
“Di cosa?”
“Di fare quello che fai. Di tacere sempre per evitare di ferire gli altri.”
“A Valary ho parlato.”
“Perché non sai mentire, quello ti fregherà sempre. Non sai raccontare bugie, giochi sempre a carte scoperte. Per questo perdi sempre a poker, non sai bluffare. Non hai mai pensato a una vita diversa?”
“No, io volevo diventare medico e ci sono riuscita. Posso dire di aver realizzato il mio sogno.”
“A volte mi chiedo se fosse davvero tuo o di qualcun altro, lo sai?”
“A volte mi chiedo la stessa cosa sulla California, e sai cosa mi rispondo? Che a volte è bello condividere il sogno di qualcun altro perché quando diventa tuo, lo ami come se lo fosse sempre stato.”
Lily aveva sorriso, con le lacrime agli occhi: di tutto quello che poteva dirle Alex, aveva scelto le parole più belle.
Le aveva dato la certezza di non aver fatto alcuna, atroce cazzata, strappandola da Londra e tenendosela stretta al cuore.

 

Essere convocate a casa Baker, una settimana dopo, era preoccupante.
“Zacky avrà deciso di sposare quella pazza” aveva esalato in un lungo sospiro Lily.
“Purtroppo ho come l’impressione che quello sarebbe il minore dei mali.”
Arrestata l’auto davanti la villetta del chitarrista, Alex e Lily si erano scambiate un’occhiata carica di comprensione: le poche volte in cui avevano messo piede a casa del ragazzo, era sempre stato quando Gena era fuori per lavoro o per i fatti suoi, il tempo di recuperare qualcosa che lui aveva – ovviamente – dimenticato.
Alex, le poche volte che vi aveva messo piede, si era sempre sentita un’ospite indesiderata e aveva sempre pregato per uscire dall’abitazione nel minor tempo possibile. Da un lato la cosa era data dalla sensazione claustrofobica che le lasciavano addosso le pareti dipinte a tinte forti delle stanze, per non parlare delle teste mozzate di animali attaccate alle pareti.
La casa di Zacky era, sotto un certo punto di vista, inquietante.
In quel momento, la sensazione di disagio aveva raggiunto i massimi livelli.
“Mi sento non gradita… Tu non hai questa sensazione, Lily?”
“Non ci avrà chiamato qui se c’è quella strega, fidati. Zacky non è così stupido.”
E invece si.
Zacky era più stupido di quanto credessero, almeno, perché quando avevano suonato alla porta era stata Gena – sorriso falsissimo stampato in viso – ad aprire.
“Sono le ragazze?”
“Visto che mancano solo loro, direi di si.”
“Possiamo entrare?”
La domanda di Alex era caduta nel vuoto, visto che Gena aveva lasciato la porta aperta e si era allontanata lasciandole come due idiote sulla soglia di casa.
“Evviva l’educazione.”
“Lily aspetta. Giurami che non farai danni, di qualsiasi genere e natura.”
“La settimana scorsa sono stata encomiabile.”
“Se fai il bis faccio tutto quello che vuoi.”
“Sicura?”
“Entro i limiti della decenza.”
“Sei una donna d’onore, è questo che mi piace: che moralmente ti senti obbligata per qualsiasi cosa sempre e comunque. Figuriamoci quando poi si tratta di scommesse e favori. Okay, mi dovrai un favore, mettiamola così.”
“Come sei magnanima, mmh?”
Si erano guardate e poi a passo deciso si erano addentrate all’interno del salotto, posizionandosi l’una accanto all’altra sul divano dove si trovava Brian, intento ad armeggiare con una bottiglia di birra ancora ghiacciata.
“Perfetto, di comune accordo abbiamo preso una decisione. Il nostro prossimo video sarà girato a Las Vegas.”
“Sai la novità, ci avete girato pure Bat Country. Non vi state fossilizzando per caso?”
“Lily, ascolta il genio prima di parlare.”
Johnny era scoppiato a ridere, indicando Matt.
“Secondo me dovresti spiegare alle ragazze che qualche canzone all’attivo l’abbiamo, o sembriamo degli idioti.”
“Questo lo spiegherà Matt dopo, io sono quello delle spiegazioni fighe ed esaltanti, lui penserà ai tecnicismi.”
“Come il solito, eh, Vengeance”, l’aveva apostrofato l’amico.
“Abbiamo ruoli ben precisi, dobbiamo rispettarli.”
“Quindi ricordati che sono il primo chitarrista, Zacky.”
In risposta a Brian, il ragazzo aveva sollevato il dito medio, tornando a parlare gesticolando come un pazzo.
“Dunque, visto il successo spaziale di Halloween, abbiamo deciso che girerete il prossimo video insieme a noi. I ruoli saranno gli stessi, per cui Val tu interpreterai Matt, Lacey sarà Johnny, e voi due” – e aveva indicato Lily e Alex puntando contro di loro l’indice di entrambe le mani – “sarete me e Brian.”
Il divano era diventato un letto di chiodi sotto le chiappe di Alex e il silenzio che aveva inghiottito le ultime parole di Zacky era stato il più eloquente degli indizi di quanto li attendeva.
Lily era esaltata almeno quanto Zacky, visto e considerato che si dimenava sul divano nemmeno stesse annaspando in cerca di recuperare la riva dal mare aperto, di conseguenza non aveva minimamente preso in esame che l’idea di Zacky aveva un piccolo, enorme, astronomico buco nero nel mezzo: e chi diceva che non tutte le ciambelle escono con il buco, non aveva proprio capito un cazzo della vita.
Valary aveva lanciato un’occhiata a Matt che, distrattamente, giocherellava con il piercing al labbro rigirandolo tra le dita, fissando l’amico che – al centro della stanza – faceva da mattatore del danno irreparabile.
Matthew Sanders si era già fatto un’idea di come le cose sarebbero state un gran casino e aveva pregustato il divertimento di quella scena da melodramma, ma Zacky quando aveva un obiettivo – che diventava sempre un’ossessione, nel suo caso – se ne fregava del contorno e, soprattutto, del buon senso.
Semplicemente, non era rimasto altro – ai ragazzi – di aspettare e vedere la reazione di Gena. Brian aveva scommesso sulla sfuriata di Gena e uno schiaffo ad Alex, Johnny aveva invece aveva optato per l’uscita di scena in lacrime con tanto di boa di piume di struzzo e Matt si era limitato a dire che Zacky avrebbe urlato come un ossesso prima incazzarsi seriamente.
Le loro puntate sul piatto, non erano state poi disattese di molto.
“Zacky scusami… Ed io?”
Il silenzio che aveva inghiottito la stanza pochi istanti prima era stato spezzato dalla voce di Gena, per una volta non querula ma semplicemente incerta, e già incrinata dal pianto.
Dovevano essersene accorte tutte quante, Lily compresa, perché le ragazze avevano portato lo sguardo da Gena a Zacky nel medesimo, fatidico istante.
“Tu ci aiuterai con il trucco e le acconciature, ne avranno bisogno. Andremo tutti a Las Vegas e ci ammazzeremo di divertimento!”
Con la tua donna al fianco, a Las Vegas non ti diverti proprio per un cazzo, Zack.
Aveva scacciato il pensiero, tornando a fissare Gena sorridente, costringendosi a rivedere la propria allegria nel vedere come la sua ragazza non fosse affatto dell’avviso di ridere, seduta con le mani strette tra le ginocchia, accanto a Matt, lo sguardo fisso su di lui.
“Spiegami una cosa. Val interpreta Matt, Lacey Johnny, Lily Brian… Perché Alex dovrebbe interpretare te?”
Il ragionamento di Gena non faceva oggettivamente una grinza, e la stessa domanda – seppur con scopi totalmente differenti – era balenata anche alla mente di Alex, che però era stata battuta sul tempo nel tentativo di fare le proprie rimostranze.
Ed ora l’apocalisse si stava per abbattere su di loro: dov’era la sua prontezza d’animo quando serviva? A farsi fregare dall’incredulità, ecco dov’era.
“Perché l’ha fatto anche alla festa dei Madden, ed era perfetta. Semplice no?”
Oggettivamente, no.
“Quel posto credo dovrebbe essere mio a prescindere dalla festa dei Madden, Zacky.”
“Lo farà Alex. Se tu fossi venuta anziché rompere le palle con le tue solite menate da presa di posizione del tutto gratuita, ti saresti divertita e ci saresti stata.”
“I posti erano, sono e resteranno comunque quattro. Una è di troppo.”
Alex aveva abbassato il capo, mordendosi il labbro inferiore: non aveva voglia di piangere, o meglio, aveva una voglia matta di piangere, urlare e andarsene da lì.
Nemmeno lo voleva, lei, quel posto in un video musicale: perché doveva sentirsi tirata in ballo senza potersi nemmeno difendere?
L’istinto, quello che metteva sempre a tacere quando si trattava dei tuffi del cuore, le diceva che era meglio tacere, anziché intervenire in un litigio che aveva radici molto più profonde che non il video a Las Vegas.
Nonostante lo capisse perfettamente, una vocina dentro di lei continuava a dirle di alzare il culo e andarsene un’altra – che rispondeva a quella di Lily che, accanto a lei, la stava guardando come se avesse già capito tutto prima ancora che scattasse – che non doveva osare muovere un muscolo.
“Gena i posti sono quattro più uno. Abbiamo deciso all’unanimità, quindi non vedo dove sia…”
“E da quando non siete all’unanimità voi? Vi parate il culo a vicenda, chi di noi non lo sa?”
“Ti devo ricordare che la tua arci-nemica, quella per cui non sei venuta alla festa, è diventata tale per aver scopato il fidanzato della tua migliore amica?”
“Questo non c’entra. Voglio essere in quel video, Zacky.”
“No.”
Cosa potevi rispondere a un uomo che ti negava l’esistenza, voltandoti persino le spalle per guardare un’altra?
Quella che avresti dovuto essere tu, poi?
“Zacky io sarò in quel video. Potresti dire qualcosa anche tu, Alex, no?”
“Non tirarla in mezzo, Gena.”
“Voglio sapere cosa ne pensa.”
Gli occhi di tutti puntati addosso, e il viso che avvampava: dove lo trovava il coraggio di affrontare una donna sull’orlo delle lacrime, innamorata persa di un uomo che – oggettivamente – non l’amava?
“Non so se riuscirò a girare il video, ho la reperibilità per le urgenze in ospedale. Non posso assentarmi da Huntigton tutte le volte che voglio e…”
“Ma puoi chiedere le ferie, no?”
Maledetta Lily: non potevano discutere lì in mezzo, certo, ma sapeva bene che l’avrebbe volentieri massacrata e presa a sberle per aver fatto ancora una volta il gioco altrui e il suo temporeggiare era solo un modo per allungare l’agonia di tutti.
“Si, potrei ma non so se me le lasceranno. Se i ragazzi hanno delle scadenze…”
“Non abbiamo scadenze, tranquilla. Non puoi rifiutarti, in ogni caso. Siamo la maggioranza a votare la tua presenza, per cui sei costretta a esserci.”
Dov’erano le mani alzate in suo favore?
Io starei benissimo fuori da tutta questa storia e mi godrei Las Vegas senza telecamere e video musicali in mezzo, eh.
“Non ha la certezza di esserci, io si.”
“Tu non sei Alex, non sai interpretare il sottoscritto per cui verrà lei. Troveremo il modo di rapirla dall’ospedale, eventualmente. Tu sei dei nostri?”
“Non mi faccio portare via il posto dall’ultima arrivata.”
“Non iniziare con una storia del cazzo come quella di Michelle. Le possibilità per fare tutto quello che hanno fatto loro le hai avute e te ne sei fregata. Cazzi tuoi, Gena, okay? Se vuoi darci una mano a Las Vegas lo farai da dietro le quinte altrimenti fa’ un po’ quello che ti pare ma non rompere i coglioni.”
“Sei uno stronzo, lo sai?”
“L’hai sempre saputo.”
“Non te ne frega niente, vero?”
Silenzio, silenzio e ancora silenzio: sembrava di essere in un film dell’orrore, in cui tutto ha un suono ovattato e ti sembra di sentire solo il rumore delle lacrime.
“Non l’ho mai detto.”
“Allora fammi cambiare idea e lasciami il posto di Alex.”
“Ti ho già detto che è una storia chiusa, abbiamo deciso. Fattene una ragione.”
Gena si era alzata, oltrepassando Zacky e fermandosi in un punto ben preciso del salotto, attratta come una falena da un tepore rassicurante.
“Esci da casa mia.”
Fredda, decisa, disperata: come ogni donna che non sa più a cosa aggrapparsi per non perdere l’ultima briciola di orgoglio che le resta.
Alex l’aveva guardata negli occhi e si era sentita terribilmente meschina e sporca, senza motivo. Non voleva sulla coscienza le lacrime di Gena: che cazzo di colpe aveva, poi?
Zacky le aveva afferrato bruscamente il polso, costringendola a voltarsi e guardarlo dritto negli occhi: quando erano così sottili, così scuri, facevano paura. Non ci leggevi dentro dolcezza o allegria, solo la pozza di una rabbia che stava per esplodere e investirli.
“Adesso mi sono davvero rotto le palle. Questa è casa mia, per cui ora esci fuori dalle palle Gena e torni quando hai imparato come cazzo ci si comporta. Mi sono rotto davvero i coglioni di tutto. Vattene di qui, i miei amici non li devi nemmeno guardare. Non osare mai più Gena, capito? Avresti dovuto essere felice per le nuove canzoni, per le nuove idee e la voglia che abbiamo di ripartire invece continui a macinare una cazzo di gelosia assurda e odio gratuito verso il mondo. È un atteggiamento che mi fa schifo, quanto cazzo sei egoista?”
“Ti odio.”
Gliel’aveva sussurrato a denti stretti, poi si era scollata di dosso la sua stretta e se n’era andata sbattendo la porta di casa, lasciando di nuovo i ragazzi nell’imbarazzo generale.
Le puntate nel piatto le aveva vinte tutte Zacky, comunque: Gena non si era lasciata andare agli strepiti e al pianto dirotto di un’isterica, ma era stata costretta a giocare mantenendo un sangue freddo che non le era proprio.
Era stata costretta a usare le armi di quella che riteneva la sua rivale, cercando di usare lo spiraglio che Zacky le aveva lasciato per salvarsi, ma aveva fallito.
Lei amava davvero Zacky: odiava sentirsi messa da parte, sentirsi l’eterna seconda a qualcosa – Alex era solo l’ultima di una lista infinita di cose, passioni e persone -, l’eterna certezza di un letto caldo quando fuori, erano altre a scaldarlo.
Tra quelle altre, una volta, c’era stata anche lei.
Amava Zacky e avrebbe desiderato essere al posto di Lacey e Johnny invece, non aveva nulla: cos’aveva sbagliato nella sua vita?
Voleva solo essere amata: era una richiesta così difficile da esaudire?

 

“Potevi risparmiarti una scenata del genere, sinceramente. Almeno davanti a noi.”
Alex l’aveva colto alla sprovvista, e quando sei scoperto sul fianco non puoi fare altro che attaccare per difenderti.
“Non iniziare Alex, okay? Non ho niente da nascondere e comunque, non sono cazzi tuoi.”
“Senti Zacky, lo diventano nell’esatto istante in cui i cazzi tuoi li metti in piazza e mi ci tiri in mezzo. Potrebbe non fregarmene niente di quella poveretta che hai appena mandato via in lacrime, ma che tu passi per lo stronzo che non sai mi da’ i nervi.”
“Non mi conosci, sono il signore degli stronzi io.”
“Piantala di sparare a zero su tutti quelli che hai tiro! Apri gli occhi, Zacky: se ami una persona non la tratti come stai facendo tu con Gena.”
“Non… Non ti ci mettere anche tu, cazzo. Se non ti sta bene quello che dico o faccio puoi alzare il culo anche tu e andare via da qui.”
“Cosa ti costava non alzare la voce a quel modo? C’erano mille modi di dire le cose, tu la sensibilità nemmeno sai cosa sia quando ti sforzi.”
“Mi hanno insegnato anche a portare rispetto solo alle persone che lo meritano, se per questo.”
Alex aveva fissato la porta di ingresso, poi era tornata a sedersi accanto a Lily.
La ragazza aveva creduto che sarebbe scoppiata a piangere, ma l’inglese aveva emesso un lungo sospiro sbuffando, gonfiando le guance lanciando un’occhiata a Zacky che si era diretto verso la cucina.
“L’hai detto davvero?” le aveva chiesto Lily sorpresa.
“Cosa?”
“Quello che hai detto, ovvio”, l’aveva rimbeccata l’altra fiera. Non le avrebbe perdonato l’arrampicata sugli specchi nel tentativo di lasciare il posto a Gena – lei, per altro, non avrebbe mai fatto nulla con quella al fianco – ma visto lo scivolone finale e la caparbietà con cui Zacky le aveva imposto di farlo, poteva comunque ritenersi soddisfatta del risultato.
“Be’, qualcuno doveva farlo. Noi non eravamo stati così diretti, ma Alex ha fatto bene.”
Matt l’aveva guardata sorridendo: era stato il primo ad avvertire il retrogusto amaro delle prese di posizione decise – e inamovibili – dell’inglese, e la scena a cui aveva assistito non aveva fatto altro che fargli comprendere come Alex fosse tutto fuorché l’apparente concentrato di dolcezza che traspariva ad una prima occhiata.
“Zacky non le rivolgerà la parola per almeno due settimane.”
Alex aveva sgranato gli occhi fissando Brian con aria atterrita.
“Ho esagerato così tanto?”
“È solo permaloso, tranquilla”, l’aveva apostrofata il chitarrista con una punta di puro sadismo nella voce.
Lily le aveva lanciato un’occhiata eloquente, di quelle che erano un messaggio a caratteri cubitali: alza il culo e vai a chiarire.
Perché la sua vita privata doveva essere di pubblico dominio e con Zacky dovevano avere l’accortezza di tacere verità inconfutabili?
Alex aveva sospirato, posando il mento tra le mani aperte a coppa fissando la porta della cucina indecisa sul da farsi, il salotto immerso nel più totale silenzio.
Fantastico vivere in una famiglia di bastardi squilibrati.
“Va bene, ho recepito il messaggio.”
A quelle parole si era alzata e si era diretta verso la cucina, sentendo ogni movimento lento e pesante come se si fosse trasformata in un burattino di legno.
Perché doveva sempre finire così?

 

Aveva udito i passi avvicinarsi, alle sue spalle, ma non si era preso il disturbo di guardare chi fosse: di certo non uno dei ragazzi, ma si era aspettato Lily anziché Alex.
“Posso?”
“Ti sei già seduta, no?”
“Ehi, si può sapere che diavolo ti è preso?”
“Mi sono rotto le palle di dover litigare per qualsiasi cosa.”
“Tu fai di ogni cosa una guerra, Zacky. Perché non cerchi di capire davvero cosa vuoi dal tuo rapporto con Gena? Di solito la persona che amiamo dovrebbe tirare fuori il meglio da noi stessi, non il peggio.”
“Mi stai dicendo di lasciare Gena?”
“Ti sto dicendo che non sei tu, quando sei con lei. Sei davvero patetico, come stasera. Riesci a trasformarti veramente in una grandissima testa di cazzo. E in senso negativo.”
“C’è n’è anche uno positivo?”
“Si, quando fai la testa di cazzo generalmente lo fai in modo positivo. Mi piaci quando non diventi un concentrato di odio senza motivo.  Avremmo potuto risolvere la cosa in altro modo e trovare una soluzione senza quella scenata, Zacky.”
Sicura non ci sia un motivo?
Alex aveva ricacciato la voce di Lily molto, molto lontano dalla sua ragionevolezza.
“Tipo?”
“Ti sei reso conto che Gena ha cercato di parlare con te e tu l’hai massacrata?”
Zacky si era finalmente voltato a guardarla, sorpreso.
“Ma tu da che parte stai? Prima mi dici lasciarla e poi…”
“Non ti ho detto di lasciarla. Ti ho detto che dovresti avere accanto una persona che sappia tirare fuori solo il meglio di te stesso. Tutti abbiamo dei difetti, ma ci sono persone che sanno smussare i nostri angoli.”
“Ti stai proponendo come sostituta?”
Zacky le aveva sorriso divertito, ma il tono della sua voce aveva quella fastidiosa inflessione in cui Alex non distingueva mai sino dove arrivasse lo scherzo e dove iniziasse un’ipotetica verità, ed era una cosa che la metteva sempre a disagio.
“Vado a sentire quello che ha da dire Matt. Entri anche tu o fai l’asociale per il resto della serata?”
Si era sollevata in piedi puntellandosi con le mani alle mattonelle fredde del gradino su cui erano seduti, posandogli una mano sulla nuca in una carezza leggera prima di voltargli le spalle e rientrare in casa.
Scusami se mi sono incazzato anche con te.

 “Allora, cosa devi dirmi?”
“Oltre al fatto che Zacky è un genio?”
Lily aveva sorriso a Brian, accoccolandosi nello spazio lasciato tra il corpo del ragazzo e il braccio. Le piaceva restarsene in quella posizione, le sembrava di essere perfetta, un proseguimento di Brian come la sua chitarra.
“Elogi Zacky un po’ troppo per i miei gusti.”
“L’idea è spaziale, se per questo. E anche voi siete su di giri, si vede lontano un miglio, per cui non denigrare l’intelletto del tuo amico. Comunque non era questo che volevo dirti.”
“Allora cosa?”
“Faceva sul serio Zacky stasera, vero?”
Brian le aveva posato un bacio sulla fronte, continuando a carezzarle il braccio nudo con delicatezza, mentre Lily distendeva ogni muscolo e abbassava ogni difesa come un gattino in cerca di coccole.
“Non sei tu quella brava a leggere la gente?”
“Non lo faccio a comando, tranquillo. Volevo solo la conferma.”
“Zacky è al limite, ma vuole davvero bene a Gena. Non mollerà sino a quando non arriverà alla frutta.”
“Impazzirà per amore? Romantico, eh.”
“E’ già pazzo, tranquilla.”
“A me sembra invece perfettamente lucido.”
Gli aveva posato il capo sul petto, chiudendo gli occhi per sentire il battito del suo cuore: era lento, un moto regolare che non aveva sussulti. A qualsiasi donna sarebbe piaciuto un batticuore da cavalcata delle valchirie, ma a Lily bastava il fragore del proprio: quello di Brian era bello da ascoltare perché era dolce, delicato come una ninna nanna.
Da un chitarrista ricoperto di tatuaggi e dallo sguardo triste, non ti aspetti sappia cantare restando in silenzio.

 

   
 
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