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Autore: Aurora Barone    12/05/2011    1 recensioni
anno 2020, In Giappone sono stati realizzati moltissimi robot che convivono "pacificamente" con gli esseri umani, anche se questa convivenza pacifica è una vera forzatura fatta di prevericazioni da parte degli esseri umani.
Echiko è uno di questi robot, solo che lei in realtà è per metà umana e per metà robot e in passato era un essere umano, ma le è stato cambiato il suo aspetto e la sua memoria è stata cancellata.
Ma se incominciasse a ricordare le sue vere origini? E se il legame con il suo padrone non fosse uno dei migliori, potrebbe riuscire a sottrarsi ad esso? Sopratutto se lui è anche molto bello, seducente e anche molto lunatico...Ma in particolare c'è un braccialetto che impedisce ai robot di sottrarsi al volere dei propri padroni e che impone ai robot di proteggere il proprio padrone dagli eventuali pericoli.
Echiko non riesce ad accettare questa condizione di sottomissione sopratutto perchè Itou è davvero un tipo insolito, prima la tratta male, ma poi la bacia e la tira fuori dai guai. E poi c'è Yoto l'amico di Itou che si mostra interessato a lei, ma Itou sembra non sopportare il fatto che il suo robot frequenti il suo amico...E poi c'è quel robot a scuola che Echiko crede che abbia una voce molto familiare...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente il padre di Itou dopo le discussioni sorte a causa della nuova arrivata, si decise a prendere la parola.

Isae stava facendo colazione accanto a noi, quando il padre prese la parola dicendo “ Itou, capisco che la sua presenza non ti faccia molto piacere, dopotutto quello che è accaduto,ma tra me e lei non c'è più niente puoi stare tranquillo”

Il tono del padre spiazzò tutti, parlava lasciando trapelare una certa tranquillità d'animo, lo diceva come se ne fosse fermamente convinto, ma lei parve rattristarsi di colpo e perdere di colpo l'appetito non appena udii quelle parole fredde e distaccate.

“Credo di aver perso l'appetito, vado a riposarmi!” disse pronta per dirigersi nella sua stanza dove aveva riposato il giorno precedente.

“Che c'è? Non ti senti per caso bene?” domandò il signor Kayashi, era premuroso in un modo esagerato e ciò nonostante aveva detto che tra lui e lei non c'era più niente, poteva forse infinocchiare Itou, ma non me.

“No, va tutto bene!” disse lei con un sorriso forzato.

Mi soffermai sul braccialetto che aveva indosso e su quello che portava il padre di Itou al braccio, poi mi accorsi della luce gialla provenire dai due braccialetti:Si illuminavano quando il padrone e il robot provavano emozioni forti e altri sostenevano che ciò accadesse quando il padrone e il robot si innamoravano l'uno dell'altro.

“No, non si preoccupi Kayashisama! È tutto apposto, davvero, sul serio!” disse incrociando lo sguardo premuroso del suo innamorato,mentre Itou continuava a battere convulsamente le bacchette sul tavolo, fingendo di ignorare sia il padre che lei, ma io vedevo benissimo che li osservava con la coda dell'occhio.

“Ti accompagno...” disse il padre pronto ad alzarsi per accompagnarla nella sua stanza.

Itou prese la parola in quel preciso istante dicendo aspramente“Ci può arrivare anche da sola!”

Isae concordò con lui dicendo “Suo figlio ha perfettamente ragione, non mi servono tutte queste premure, posso benissimo far da sola...”

Non appena lei se ne fu andata, il padre disse “ Avanti Itou, cerca di essere gentile con lei...fa almeno uno sforzo, dato che ora in avanti abiterà qui con noi!”

Lui sbuffò rumorosamente poi mollò un pugno al tavolo dicendo “ Io non sarò gentile con quella puttana!”

Il padre si agitò dicendo “ Non dire mai più cose del genere!”

“Bè se non c'è più niente tra te e lei perché ti dà tanto fastidio che la chiami puttana?” domandò stuzzicando il padre.

“ Perché non ti ho insegnato a parlare così della gente!” disse il padre furioso.

“Papà tu non mi hai mai insegnato nulla, la mamma si è sempre occupata di me!”

“E vedi che bel risultato!” disse il padre sarcastico.

“Adesso basta!” urlai perdendo il controllo, non ne potevo proprio più delle loro liti.

Il padre e il figlio si ammutolirono di colpo e mi osservarono stupiti dalla mia reazione.

“Statemi a sentire... vi state tutti e due comportando male...” dissi osservando prima il padre e poi Itou.

“Per prima cosa Itou, piantala di offendere gratuitamente Isae e di fare il ragazzino viziato e poi lei dovrebbe smetterla di dire cose sgradevoli riguardo a come sua moglie abbia educato Itou, da quello che trapela lei non si è mai occupato di suo figlio, se non ci fosse stata sua moglie chi si sarebbe occupato di Itou? Ci ha mai pensato?”

Il padre annuii dicendo “ Hai perfettamente ragione...” poi mi mostrò un mezzo sorriso che mi lasciò spiazzata, pensavo che questa mia intromissione avrebbe causato la sua ira funesta e invece no, ma causò l'ira di Itou:“Non impicciarti sulle questioni che riguardano me e mio padre!”

“Invece può farlo!” disse il padre ancora con quel mezzo sorriso.

“Invece no, se non sbaglio io sono il suo padrone e sono io che le do gli ordini!” disse Itou.

“Ed io sono il suo creatore...ho un ruolo maggiore rispetto al tuo!” disse di contro il signor Kayashi.

“Io non dò retta a nessuno dei due! Razza di imbecilli! Io faccio solo quello che mi va di fare!” dissi allo stremo della rabbia.

Il padre e il figlio mi guardarono stupefatti come se non si sarebbero mai aspettati una mia simile reazione, poi si guardarono fra di loro come se volessero comunicarsi qualcosa, poi il padre disse “ Bè, hai carattere Echiko, spero solo che tu non finisca per impazzire, tanti robot come te...finiscono per fare cose esagerate...” disse il padre iniziando ad assumere un espressione torva e preoccupante.

“Papà ma che stai dicendo... lei è solo capricciosa...ma non è pericolosa...” disse Itou rassicurando il padre.

Non sapevo neanche io di cosa stessero' effettivamente parlando, poi il padre si rivolse al figlio chiedendogli “ E ora perché prendi le sue difese?”

“Scusate di che diamine state parlando?” domandai confusa.

“Bè del fatto che i robot ribelli come te finiscono per impazzire e per fare a fettine i propri padroni il più delle volte...” disse il padre.

“Questo è ridicolo, non posso neppure esprimere un mio parere!” esclamai seccata.

“No, non è questo, è solo il modo in cui lo fai...non fraintendere, mi piace questo tuo modo di essere, mi piacciono i robot che assumono una personalità propria che sfugge al controllo del creatore e del padrone, però spesso questi robot finiscono per compiere azioni estreme!” disse il padre osservandomi accuratamente.

“E Isae che tipo di robot è? E' un robot accondiscendente?”domandai.

“Io non direi accondiscendente, ma ha un temperamento pacato il più delle volte, poi alla fin fine i robot sono proprio come le persone e certi loro comportamenti dipendono anche delle situazioni che gli capitano nella vita...”

Dopo Itou interruppe il discorso chiedendo al padre“ Non sono più in punizione giusto?”

“Uhm vediamo fammici pensare...” disse con un espressione caustica poi si affrettò rispondere “ Mio caro certo che sei in punizione!”

“Aspetta i miei voti sono migliorati!” protestò.

“Già, ma il tuo carattere no! Si nota da come hai trattato Isae!” concluse il padre.

Itou sbuffò e poi si alzò dalla tavola con furia dirigendosi sicuramente verso la sua stanza.

Personalmente non sapevo chi potesse avere ragione o torto fra i due, ero un po' in difficoltà sembravano aver torto tutti e due.

Il padre che mentiva spudoratamente al figlio facendogli credere che la propria madre fosse viva, poi riportare in casa “la donna” anzi il robot che si riteneva fosse stata la causa scatenante la rottura fra padre e madre, poi non aveva certo una buona reputazione da buon padre... era stato un padre assente poiché troppo preso dal proprio lavoro e anche adesso non mi sembrava un granchè come padre, nonostante i suoi inutili tentativi di recupero.

Ma difficilmente si possono recuperare anni e anni di assenteismo continuo, io lo sapevo per esperienza, anche mio padre non era mai stato molto presente nella mia vita.

In un certo senso capivo perfettamente Itou, capivo come si sentisse, capivo i suoi rancori, le sue ansie e le sue paure, ma ciò nonostante il suo atteggiamento mi sembrava esagerato.

Se ne sbatteva di tutto e di tutti, sembrava incurante dei sentimenti altrui, come se si curasse soltanto dei propri e non badasse a tutto il resto e poi era così spensierato, privo di qualsiasi senso di responsabilità.

Non poteva punire il padre per essersi innamorato di un'altra donna e non poteva neppure colpevolizzare Isae per quanto fosse successo.

“Tu credi che io abbia torto?” mi domandò il padre con un tono di voce sommesso, sembrava confuso e triste.

“E' difficile stabilire chi abbia torto e chi abbia ragione, forse perché in parte avete tutti e due torto e tutti e due ragione” dissi risoluta poi aggiunsi “ Continuare a farlo vivere all'interno di una menzogna...non credo sia una buona cosa...”

“Echiko non è facile... cerca di capire, lui è troppo affezionato a sua madre... temo che possa essere un colpo troppo grande per lui, già in passato quando lo ha saputo non è stato in grado di gestire questa situazione...”

“Già allora continui a prendersi gioco di lui!” urlai infuriata.

Lo stavo prendendo come un fatto personale, forse perché mi ero immedesimata in Itou o forse perché Itou mi aveva fatto capire quanto volesse bene alla madre e quanto desiderasse vederla e abbracciarla, non sapendo che non avrebbe mai più potuto farlo.

E non sopportavo le continue illusioni del padre scritte in quelle lettere... non sopportavo neppure più il sorriso sciocco di Itou mentre le leggeva, perché quelle menzogne primo o poi avrebbero' dovuto trovare una fine, non poteva andare avanti quella menzogna...primo o poi la verità sarebbe venute a galla e per Itou sarebbe stato un colpo troppo grande se lo avesse scoperto per caso o tramite terzi, era meglio che glie lo dicesse il padre.

“Non mi sto prendendo gioco di lui, è solo che è difficile... ho sempre continuato a mentire per tutto questo tempo, da anni gli mento, da anni scrivo quelle fottutissime lettere... Credi che io mi diverta? Mi diverto secondo te? Sto malissimo, ma devo farlo per Itou, non posso dirgli la verità, avrei dovuto dirglielo molto tempo fa... adesso è troppo tardi per poterglielo dire!”

Quella discussione si concluse in questo modo, dopo di ciò andai nella mia stanza e mi adagiai sul letto.

Non erano problemi miei, non erano cose che mi riguardavano eppure continuavo a pensarci, incominciavo a chiedermi perché mi sentivo tanto toccata e coinvolta in qualcosa che non mi riguardasse in prima persona, forse perché lui era il mio padrone.

Già, quel fottuto braccialetto! Lo osservai e in un istinto di rabbia provai a togliermelo, ma come al solito era tutto inutile.

Dopo un po' comparve Isae, era proprio bella, era impossibile non rimanere spiazzati da quella sua particolare bellezza.

“Ei” disse incerta.

“Ciao...” dissi confusa, non sapevo che altro dire, eravamo praticamente delle estranee.

“Vedi avevo ecco bisogno di parlare con qualcuno e siccome io e te siamo simili, dopotutto sei anche tu un robot e allora ho pensato di ...”

La interruppi dicendole “ Non hai bisogno di giustificarti, dimmi tutto senza problemi”

“Però promettimi che tutto quello che dirò non verrà fuori da questa stanza!”

“Hai la mia parola, sarò muta come un pesce!”

“Bè tu sai ecco di me e del padre di Itou....” disse con imbarazzo.

“Si” annuii.

“Bene ecco, hai sentito anche quello che ha detto stamattina, secondo te diceva sul serio?” disse in un moto di tristezza.

“E' evidente che lui provi ancora qualcosa per te, è solo che c'è Itou di mezzo e lui non vuole turbarlo eccessivamente!”

“Già, forse è davvero così!” disse incominciando a piangere.

“No, non fare così!” dissi seriamente sconvolta e dispiaciuta per lei.

Dopo un po' perse l'equilibrio e finii sul pavimento, la aiutai a rialzarsi e poi la sentii tossire convulsamente.

“Che hai?” domandai preoccupata.

“Sono molto debole...non sono un robot perfetto come te...” disse accarezzandomi il viso con un sorriso spento.

La aiutai a sdraiarsi sul mio letto, poi riprese a parlare con quel po' di voce che gli era rimasta.

“ Siamo andati a letto insieme ieri notte...e oggi puff dice quella frase... io non capisco...” disse riprendendo a piangere.

“Non so davvero cosa dire... dovresti parlarne con lui...” dissi perplessa e stranita, mi aveva rivelato quella verità con così tanta facilità.

“Ma che mi devo aspettare... dopotutto io sono solo il suo robot, il suo giocattolo vecchio e difettoso che butta e prende quando gli pare e piace!” disse con amarezza e rassegnazione.

“Non dire così!” la rimproverai.

Ero certa che per il padre di Itou lei fosse speciale, lo si capiva dal modo in cui la guardasse, quasi la invidiavo nessun ragazzo mi aveva guardato in quel modo.

Neppure Yuki, già neppure lui mi aveva mai guardato in quel modo, non sapevo ben definire lo sguardo del padre di Itou, ma quell'espressione racchiudeva il profondo amore che provava per il suo robot.

Dopo un po' sembrò sentirsi meglio, ma dopo la vidi perdere i sensi e preoccupata non sapendo che altro fare, chiamai il padre di Itou.

Il padre di Itou accorse subito nella mia stanza, gli fece un iniezione sul braccio e poi mi domandò “ Come mai è qui nella tua stanza?”

“Ecco, stavamo facendo amicizia” risposi con perplessità.

Quando riprese i sensi il signor Kayashi stava per aiutarla ad alzarsi, ma lei si divincolò dicendo “ Echiko potresti aiutarmi tu?”

Io confusa annuii tra gli sguardi spenti dei due innamorati.

La aiutai a rialzarsi, mentre il signor Kayashi continuava a fissare Isae che lo guardava con uno sguardo ostile, quasi di sfida.

Giunte nella sua stanza, mi persi tra i colori pastello delle pareti e poi c'era un letto a baldacchino e uno scaffale stracolmo di libri e poi un orsacchiotto di dimensioni umane poggiato sul pavimento in marmo.

La aiutai a sdraiarsi sul letto, poi commentai la stanza per rompere il ghiaccio, sopratutto perché quel silenzio, mi metteva a disagio “ Hai davvero una bella stanza e poi quell'orsacchiotto è stupendo!”

“Me l'ha regalato Kayashisama!” disse cupamente.

Mi resi conto di aver già detto qualcosa di sbagliato, così mi soffermai su qualcosa altro, sui libri della stanza dicendo “ Wow quanti libri ti piace molto leggere!”

“Si, più che altro a causa della mia salute cagionevole, sono sempre stata costretta anche in passato a stare spesso a letto e quindi Kayashisama mi comprava dei libri per allietare il tempo che passavo a letto...”

Avevo di nuovo detto qualcosa di sbagliato! Ma dopotutto forse in quella stanza c'erano solo cose che gli aveva regalato Kayashisama, dopotutto la sua vita era tutta improntata su di lui e su nessun altro.

Era il suo robot e la sua amante, quindi era normale che fosse così.

 

Il giorno seguente con ben poca voglia mi alzai dal letto, sapevo già che quello era il giorno del giudizio.

Era il giorno della gita scolastica, persino Itou non sembrava per nulla entusiasta di questa gita.

Arrivati sul giardino della scuola, incrociammo Sayoko e Yoto salutarci e poi i compagni di quest'ultimo e gli sgradevoli compagni di Itou.

“660 dunque sei venuta!” disse ridendo Kasumi, poi iniziava a fare la gatta morta con Itou che si mostrava indifferente a qualsiasi sua moina. Era patetica!

Bene dopo di ciò si poteva dire che la gita iniziava con degli ottimi presupposti : L'ostilità dei compagni di Itou nei miei confronti era ben visibile, facevano anche del sarcasmo domandami se ero pronta per cadere giù dal ponte, mentre Itou rimaneva in silenzio a guardarsi intorno.

Non sapevo dire se la sua fosse indifferenza, mi sembrava piuttosto perso tra i suoi mille pensieri che lo distaccavano dalla realtà, ma che cosa poteva mai pensare un tipo come lui?

Pensandoci sapevo poche cose su di lui, mi ero fatta delle idee e dei pregiudizi nei suoi confronti, senza conoscerlo del tutto, senza averci parlato più di tanto.

A volte non basta neppure un'intera vita per conoscere qualcuno, perché in fondo a volte sono pure le circostanze, gli avvenimenti che cambiano il modo di pensare di una persona e di conseguenza cambiano il suo stesso comportamento e forse anche i suoi stessi sentimenti.

Poi mi ricordai qualcosa che non avrei mai voluto rammentare, Yuki che mi osservava con uno sguardo freddo e poi mi diceva quelle semplici parole “Io non ti amo più... è finita!”

Yuki dunque mi aveva lasciato prima che io morissi, io non stavo più con lui, tra noi due era già finita. Per qualche strana ragione quel ricordo fino ad allora non mi aveva mai sfiorato.

Lo avevo sempre ricordato con un sorriso e adesso sapevo che anche nel caso in cui non fossi morta, lui non sarebbe stato più il mio ragazzo, forse la cosa avrebbe dovuto tranquillizzarmi e invece questo pensiero mi aveva rattristato.

Mi rammentai anche di quelle notti insonni, di quei pianti e di quelle continue domande che mi affollavano la testa e che rimanevano prive di una qualche risposta, perché dopotutto quando i sentimenti sono destinati a finire non c'è mai una vera ragione, accade semplicemente o le persone lasciano che ciò accada, si stancano di amare la stessa persona per lungo tempo e preferiscono lasciarsi tutto alle spalle.

Dopo un po' Yoto mi distolse dai miei pensieri, presentandomi ad alcuni suoi compagni, erano tutti molto simpatici, poi mi tornò in mente la sua dichiarazione, già mi aveva rivelato che io gli piacevo molto, ma io non gli avevo affatto risposto e ora come ora ripensando a com'era andata male con Yuki, non aveva alcuna intenzione di cominciare una relazione.

E poi Yoto, era carino, dolce, però non riuscivo a vedere nulla di più di questo, non c'era qualcosa che mi spingesse a provare altri sentimenti per lui, forse perché dopotutto non lo conoscevo, come non conoscevo Itou, ma con lui era diverso, percepivo qualcosa di diverso, non era solo una questione fisica, era qualcosa di più profondo che non riuscivo a comprendere.

Della serie le ragazze si innamorano solo degli stronzi? Di quelle che le trattano male? No, non era quel tipo di ragazza, non avevo mai amato gli stronzi, avevo sempre amato i ragazzi che mi riempissero' di attenzioni.

Però...con Itou era diverso, mi sentivo irrimediabilmente attratta da lui, molto probabilmente doveva essere il braccialetto a farmi provare quelle sensazioni, però nonostante ne fossi consapevole difficilmente riuscivo ad estraniarmi da esse.

Saliti sul pullman, io presi posto accanto ad Itou, più che altro ci eravamo ritrovati privi di altra scelta, perché Sayoko per qualche strana ragione aveva insistito tanto per far sedere Yoto accanto a lei,mentre lo diceva mi faceva pure dei strani cenni che non riuscivo a decifrare.

Ah, c'era anche Lydia con quel suo sguardo glaciale, era sempre sulle sue, aveva preso posto accanto ad un'altra ragazza poco loquace, doveva essere una compagna di Yoto, perché nella nostra classe non l'avevo mai vista.

Itou si mise gli auricolari, ignorandomi per quasi tutto il tragitto, non era affatto di compagnia, così mi ritrovai a guardare il paesaggio dal finestrino,mentre sentivo altri ragazzi canticchiare e parlottare allegramente fra di loro.

Poi improvvisamente mi dà un piccolo colpo alla schiena e mi offre uno dei suoi auricolari, sorpresa lo prendo e ascolto la canzone.

Mi era familiare, l'avevo già sentita da qualche parte eppure non riuscivo a ricordarmi quando.

Poi mi tornarono in mente quelle corse sotto casa, mi piaceva correre, sentire il mio corpo far muovere l'aria intorno a me e poi sentire le mie gambe muoversi e affaticarsi al ritmo della musica sul mio ipod.

Mi piaceva meno sentire i commentini dei ragazzi che si fermavano ad osservarmi con le auto, tanto per recarmi disturbo e mi piaceva sempre meno correre su quello scomodo marciapiede che doveva essere ricostruito e quante volte avevo rischiato di caderci e quante volte avevo pestato cacca di cane bestemmiando.

Però a parte questo, a parte lo smog delle auto che mi arrivava alle narici e tutto il resto, quando correvo era come se i miei pensieri scivolassero' via, anche quando camminavo provavo la stessa sensazione e le preoccupazioni se ne andavano come se non fossero' mai esistite sopratutto in quei giorni di sole e in cui la gente intorno a te sembra essere cordiale anche se non ti conosce e quei piccoli gesti alla fin fine ti fanno capire che non va tutto poi così male.

Quella canzone era stata mia compagna di corse, tante volte mi ero lasciata trascinare da quella melodia per andare avanti, per lasciare scivolare via tutti i pensieri e le preoccupazioni.

Per dimenticare Yuki, avevo ascoltato spesso quella canzone, eppure lui rimaneva sempre lì, vivo dentro i miei pensieri, lo sentivo ancora adesso, più forte di prima, era lì e non voleva uscire dalla mia testa.

Le lacrime rigarono il mio viso, avevo tentato inutilmente di trattenerle, ma era stato più forte di me.

Itou mi osservò con la sua solita espressione impassibile e poi mi domandò “ Vuoi che cambi canzone?”

Annuii asciugandomi le lacrime, poi le sue mani si avvicinarono al mio viso, ma subito dopo le scostò.

I suoi occhi verdi incrociarono furtivamente i miei, mi sentii nuda dinanzi al suo sguardo, così senza volere lo abbassai.

Mi irritava l'idea di sentirmi così debole e a disagio dinanzi al suo sguardo, ma era più forte di me, quelle pietre smeraldine e lucenti mi facevano sentire così piccola e insignificante.

Io con i miei occhi color castagna non potevo competere con quella lucentezza, con quello splendore impregnato dentro quegli occhi.

Sentii ancora un altro battito al cuore, chissà perché uno come lui riusciva a suscitare in me così tante emozioni.

“ Ti ricorda per caso qualcosa questa canzone?” mi domandò atono.

Io non risposi, non volevo di certo confidargli le mie cose, non volevo che lui sapesse di Yuki e non me ne spiegavo neppure la ragione, non eravamo mica fidanzati e allora perché prendevo queste precauzioni con lui?

Poi si affrettò a rispondersi da solo “ Ma certo Yuki!”

“E tu che ne sai di Yuki?” domandai irritata e sorpresa.

“Dimenticatelo!” disse in tono quasi imperioso.

“ Non hai risposto alla mia domanda!” esclamai volendo a tutti i costi una spiegazione.

Poi tirò fuori dal suo zaino un quadernetto turchese, mi era molto familiare, c'era scritto un nome sulla copertina con dei caratteri stilizzati, era il mio nome da umana “ Aiko”.

Quante pagine e quanto inchiostro avevo sprecato per riportare su quel quaderno i miei pensieri, le mie angosce, le mie paure e anche qualche mia depravazione del momento, erano tutte scritte lì su quel quaderno che non avrebbe mai dovuto leggere nessuno.

Si poteva dire che in quel quaderno c'era l' Aiko che aveva smesso di esistere, dentro quel quaderno tutti i miei ricordi potevano prendere ancora una volta vita come nel momento in cui li avevo vissuti, perché si sa che con l'andare del tempo e sopratutto a maggior ragione che avevo subito la cancellazione della mia memoria, essi non erano affatto chiari e non erano così dettagliati come nel momento in cui li avevo vissuti.

Invece lì, c'era descritto ogni minimo particolare di quelle giornate trascorse e in questo modo era come rivivere ogni singolo momento...

“Non avresti dovuto leggerlo! E poi dove lo hai trovato?” gli sbottai contro strappandoglielo dalle mani.

“Ecco vedi quando sei morta, sono andato a casa tua spacciandomi per un tuo compagno di scuola e tua madre mi ha fatto entrare nella tua stanza, poi mi volle offrire un caffè, io accettai così mi lasciò da solo nella tua stanza, così ho rovistato nelle tue cose e ho trovato il tuo diario poggiato sulla scrivania e l'ho aperto, arrivai a leggere solo la prima pagina poi per timore che tua madre tornasse e mi sorprendesse mentre lo leggevo... decisi di infilarlo dentro il mio zaino...” disse sottovoce per paura che ci sentissero' i compagni.

Rimasi sconvolta da quella spiegazione, Cos'era uno stalker? Era ossessionato da una ragazza che neppure conosceva faceva la mia stessa strada a piedi, solo per vedermi, nonostante la sua scuola fosse da un'altra parte e nonostante fosse pure provvisto di un'autista e poi quando sono morta va a casa mia a rovistare nella mia stanza? Potevo anche pensare che fosse stato lui a mandare quegli uomini mascherati ad uccidermi, era talmente ossessionato da volermi tutta per sé, da volermi far diventare il suo robot!

“Tu che diamine vuoi da me? Perché hai fatto tutte queste cose?” dissi agitandomi, ero seriamente spaventata.

“Lo sapevo non avrei dovuto dirtelo...” disse con una sonora risata.

“Bè potrei anche pensare che sia stato tu a farmi uccidere...dato che sei una specie di stalker!” affermai scossa.

“Non sono uno stalker...e non sono stato io a farti uccidere...se avessi potuto ti avrei risparmiato di diventare il mio robot, avevo altri progetti per noi due...”

Quel noi due, adesso che significava? Arrossii di botto e poi gli domandai confusa “ Che vuoi dire con avevi altri progetti per noi due?”

“Nulla! Lascia stare!” disse facendo ripartire la musica sull'ipod.

Io aprii il mio diario e lessi silenziosamente qualche pagina lasciandomi trasportare dai vecchi ricordi della mia vita passata.

Itou muoveva il capo a ritmo di musica e lo sentivo biascicare malamente qualche parola in inglese con quel suo accento giapponese, così mi scappò senza volere una risata.

“Siamo arrivati!” sentii la professoressa comunicare al resto della classe.

Uscivano tutti in fila indiana, dopo un po' si alzò anche Itou, Sayoko e Yoto, poi mi alzai anch'io e incrociai lo sguardo della professoressa che mi osservava con un espressione torva.

Il paesaggio che vidi non appena scesi, era spettacolare, monti verdeggianti e tanti bellissimi fiori, peccato che il tragitto sembrava alquanto faticoso da fare a piedi.

Infatti molti ragazzi e ragazze si lamentavano domandando alla professoressa una sosta o continuamente se c'era altra strada da fare.

Io non avvertivo la fatica, ma la leggevo negli sguardi e nel sudore degli altri, poi improvvisamente tutte le ragazze e anche i ragazzi notando quanto fossi energica dissero' “ Bene date che tu non sei tanto stanca che dici di portare tutti i nostri zaini!”

Tutti posarono i loro zaini sul verde prato senza darmi tempo e modo di rispondere, la loro non era stata una richiesta, ma un'affermazione imperiosa.

Dopo un po' vidi pure la professoressa insieme al professore dell'altra classe posare i loro zaini accanto a me, lei mi guardava con un espressione acida e austera,mentre io rimanevo priva di parole.

Ma dopo notando tutto quel mucchio di zaini posati accanto a me e loro che mi osservavano in attesa che li raccogliessi, iniziai ad irritarmi.

“Io non sono la vostra schiava!” gli sbottai contro infuriata.

Anche Itou, Sayoko e Yoto intervennero' in mia difesa e persino qualche compagno di Yoto, per così dire i più coraggiosi.

“ Il regolamento dice che un robot in una gita con la sua classe deve intervenire in aiuto degli esseri umani!” disse austera.

“Si, ma il regolamento dice in aiuto, questo non mi pare una necessità di aiuto!” sostenne Itou.

Mi sorprese: Quel ragazzo era sempre una sorpresa, prima mi trattava male e poi prendeva le mie difese...boh!

Il professore e la professoressa continuarono a sostenere la loro teoria e anche i compagni erano dello stesso avviso, nonostante Sayoko, Itou, Yoto e qualche compagno di quest'ultimo mi appoggiassero', avevo il resto della classe contro e quel dannato regolamento era anch'esso a nostro svantaggio e loro non facevano altro che abusarne travisandolo a loro piacimento.

“Quante braccia pensate che abbia?!” domandò Itou afferrandomi un braccio e poi l'altro, per mostrarle ai compagni e agli insegnanti.

“Non siamo stupidi, ne ha 2!” esclamò un compagno indispettito, mentre gli altri lo seguirono a ruota continuando a mostrarsi ostili e acidi.

“ 2 braccia e 2 gambe come noi comuni esseri umani, dunque non può portare tutti quegli zaini!” aggiunse Itou, lasciandomi a bocca aperta, non mi aspettavo che prendesse le mie difese.

Anche Sayoko e Yoto sostennero' Itou, mentre gli altri continuavano a ribadire che ero un robot e che il regolamento diceva che dovevo accorrere ai bisogni degli esseri umani qualunque essi fossero'.

Poi sentii alcune parlottare “ si sarà innamorato del suo robot... del resto tale padre tale figlio” anche alcuni ragazzi facevano tante battutine e dicevano tante sciocche frasette con lo scopo di infastidirci.

Ormai stanca di tutto quel parlottare e di quella discussione che sembrava non portare a niente, mi decisi ad accontentarli...sopratutto perché stavo ripensando alle parole di Yoto mi aveva detto “ Io se fossi in te farei qualcosa per farli rodere...qualcosa che puoi fare solo tu in quanto robot!”

E adesso sentivo quasi il bisogno di stupirli, di zittire quelle bocche acide e sgradevoli, volevo che rimanessero' tutti sorpresi quando avrei portato tutti quegli zaini fino al santuario in cui dovevamo arrivare.

Forse in realtà non volevo neppure stupire loro, ma semplicemente me stessa, volevo per una volta essere felice di quello che ero diventata e compiacermene.

“Adesso basta, farò come volete porterò tutti i vostri zaini fino al santuario!” affermai con determinazione.

Sayoko, Yoto e Itou mi guardavano contrariati e preoccupati, sentii Yoto sussurrarmi “ Sei sicura di farcela?”

“Certo che ce la farò dopotutto sono un robot!” dissi ad alta voce con un sorriso stampato sulle labbra. Volevo fare come diceva Yoto, mostrarmi orgogliosa di quello che ero.

“Ti possiamo dare una mano” propose Sayoko,ma Itou incrociò il mio sguardo rivolgendomi un sorriso e poi disse “Non credo che lei voglia il nostro aiuto, ce la farà benissimo da sola!”

Per una volta ebbi come l'impressione che io e Itou ci fossimo capiti con un semplice sguardo mi aveva dato coraggio, facendomi capire che lui credeva in me, credeva che sarei riuscita a portare tutti quegli zaini fino al santuario.

“Mi toccherà fare più volte il tragitto ma ci riuscirò!” dissi agli altri lasciandoli proseguire, mentre io mi facevo carico di tutti quegli zaini.

“In bocca al lupo!” disse acidamente Kasumi insieme alle sue compagne, poi anche altri si aggiunsero'.

Rimasta da sola incominciai a farmi carico di un quattro, un cinque zaini, uno in spalla e altri li tenevo con le braccia, feci quel tragitto più volte, portando tutti quegli zaini poi tornavo per andare a prendere gli altri e così di continuo, poi incominciai a chiedermi perché mai quei maledetti zaini pesassero' così tanto.

Ne aprii uno e ci trovai patate e metalli , tutto materiale pesante e che a dei liceali per una gita scolastica non servivano affatto.

Così capii che era stato fatto di proposito!

Ma non me la presi, anzi mi decisi a continuare e a stare al loro gioco, volevo davvero riuscire a vincere contro di loro, sicuramente credevano che non ce l'avrei mai e poi mai fatta ed invece li avrei lasciati a bocca aperta.

La mia rabbia verso il disprezzo e lo scetticismo che provavano nei miei confronti, si stava trasformando in determinazione e orgoglio, stavo iniziando a diventare orgogliosa di quel che ero.

Questo orgoglio, questa sicurezza nel credere in me stessa nasceva dal fatto che nessuno lo avesse mai fatto, nessuno aveva mai creduto in me, forse le mie sorelle in passato mi avevano dato fiducia, ma mio padre lui non aveva mai creduto nella capacità della propria figlia.

E adesso mi trovavo ancora in una situazione ostile in cui nessuno mi apprezzava e mi sentivo schiacciata dal peso dei loro sguardi,ma ciò se da un lato mi scoraggiava, dall'altro rafforzava il mio carattere, il mio modo di essere.

Se nessuno credeva in me, se tutti mi maltrattavano, non mi restava che farlo io, dovevo essere io a volermi bene, dovevo essere io a darmi fiducia poiché non lo avrebbe mai fatto nessun altro.

Poi mi rammentai dello sguardo di Itou e delle sue parole, non si era perso in lusinghe o in chissà cosa nei miei confronti, ma con quelle semplici parole apparentemente distaccate aveva lasciato trapelare che lui ci credesse in me, credeva che sarei riuscita a portare quegli zaini tutti da sola.

Anche Yoto e Sayoko dando retta all'amico, sembravano i soli a sostenermi e ad avermi protetto dalle pretese assurde dei compagni, poi mi tornò alla mente anche altre persone che avevano creduto in me: Liriko e Yuki.

Tutte le volte che mi preoccupavo dei miei voti scarsi a scuola o di mille altre cose, c'era sempre Liriko e pure Yuki mi aveva spesso sostenuto, ma adesso loro due non c'erano più.

Mi scesero' le lacrime agli occhi rammentandomi di quel momento in cui camminavo spensierata accanto a Liriko, per noi quella era una giornata come tante.

Eravamo a volte annoiate dalla quotidianità della nostra vita, tutto trascorreva in modo assolutamente noioso fra compiti in classe e qualche uscita il sabato pomeriggio, a volte qualche cinema,ma nulla di eclatante.

Era difficile credere che un giorno avrei rimpianto quei giorni assolutamente uguali, che un giorno io e Liriko non saremmo più state insieme...la nostra amicizia per me era diventato come una pianta che aveva messo radici e non sarei mai riuscita ad immaginare una vita senza di lei.

Perché lei era stata quella che mi aveva sempre sostenuto nei momenti difficili, quella con cui potevo essere me stessa senza timore, perché anche quando mi arrabbiavo e le dicevo delle cattiverie lei riusciva a capirmi e a perdonarmi.

Ma quel giorno bastarono due spari per ridurre tutto in frantumi... rivivevo la scena mentre io cadevo per terra sanguinante, riuscivo appena a vedere Liriko che andava disperata incontro alla morte,mentre io cercavo di dirle di scappare, ma non riuscivo neppure più a muovere le labbra e poi divenne tutto buio, udii appena quello sparo che pose fine alla vita di Liriko.

E alla fine riuscii a portare tutti quegli zaini facendo avanti e indietro più volte per giungere fino a quel santuario, avevo salito più volte quei cento scalini, ogni passo era sofferto e li avevo persino contati.

Terminato il mio compito mi sbracai fuori dal santuario, ero tutta dolori, però ero soddisfatta, ero riuscita a dimostrare a tutti che ero riuscita a portare quei 50 o 60 zaini stracolmi di metalli e di altri materiali pesanti.

Nessuno mi acclamò a parte Sayoko e Yoto, Itou non parve neppure dimostrarsi sorpreso, era come se da me si aspettasse una performance del genere, forse per vanto alla sua persona, dato che ero il suo robot.

I compagni e gli insegnanti mi guardarono con diffidenza, altri accrescevano il loro disprezzo da questa mia dimostrazione dicendo “ Visto è un mostro!”

Solo un compagno si lasciò scappare un sorprendente, ma tutti gli rivolsero' delle occhiatacce mettendolo a tacere e così anche lui li segui' a ruota correggendosi e dicendo “ Si, è veramente mostruoso!”

Gli amici di Yoto e molti dei suoi compagni non dissero' nulla, rimasero in silenzio, sembravano neutrali in quella faccenda, forse volevano evitare di mettersi contro la mia classe.

Al santuario tutti avevano espresso un desiderio, io invece stavo lì china dinanzi a quella statua imponente chiedendomi quale desiderio potessi esprimere.

Desideravo troppe cose...desideravo tornare ad essere un umana, tornare ad essere Aiko e rivedere Liriko sorridermi e uscire insieme a lei come i vecchi tempi, poi desideravo rivedere Yuki e la mia famiglia, però in un certo senso mi stavo pure affezionando a questa mia nuova me stessa.

Del resto anche quando ero stata Aiko avevo avuto tutta la classe contro e anche in quel caso avrei voluto essere qualcun altro, avrei dato qualunque cosa per poter essere un'altra persona.

E adesso che ero diventata qualcun altro avrei voluto tornare ad essere Aiko... Buffo no?

Ciò dimostra che noi esseri umani non sappiamo mai cosa vogliamo davvero, in realtà vogliamo sempre e solo quello che non possiamo avere e quando lo otteniamo cerchiamo qualcos'altro da desiderare. Siamo incontentabili!

Mentre rimanevo lì china davanti alla statua, vidi Lydia chinarsi anche lei accanto a me, i nostri sguardi si incrociarono silenziosamente.

Poi prese la parola dicendo “ Hai sorpreso tutti portando tutti quegli zaini! Che robot sorprendente! Ma dubito che riuscirai a proteggere il tuo amato padrone!”

“Che intendi dire?” domandai perplessa.

“Ho intenzione di prendermi ciò che mi serve...niente di personale!” disse freddamente.

“Non capisco che cosa cerchi dentro la testa di Itou?” mi giunse spontaneo chiedere.

“Io personalmente niente, sono i miei superiori che sono interessati a ciò che contiene la sua testa! Ne so quanto te! Ma ti conviene non ostacolarmi!”

Anche se la sua voce era distaccata e gelida, riuscivo ad avvertire una tenue sensazione di torpore, era il ricordo di Liriko che mi accarezzava la mente.

“Liriko sei tu!” esclamai di colpo, non potendo più darmi pace, volevo togliermi quel dubbio che mi ossessionava.

“Non so di cosa tu stia parlando!” mi rispose lei con indifferenza.

“Sono io! Aiko! Non ti ricordi?” le domandai incredula, non potevo essermi sbagliata, la sua voce mi ricordava tanto la sua e quando la sentivo il ricordo di Liriko diventava così nitido e chiaro come se fosse lì davanti a me.

Le parlai dei tanti momenti trascorsi insieme, lei mi guardava con disinteresse come se non avesse affatto idea di cosa stessi parlando.

“Cos'è un modo per soggiogarmi? Per impedirmi di portare a termine la mia missione?! Questi giochetti con me non funzionano!” mi rispose continuando ad essere fredda e impassibile.

Poi mi guardai intorno e vidi tutte le altre ragazze scherzare fuori dal tempio, rivedevo in loro quello che eravamo state io e Liriko, due semplici liceali che ridevano e scherzavano, due grandi amiche. E adesso?

Forse volevo solo illudermi che lei fosse Liriko, non riuscivo ad accettare il fatto che fosse morta,mentre io nonostante tutto continuavo a vivere.

Poi con un sorriso disilluso le dissi “ Scusa devo essermi sbagliata perché la Liriko che conosco non si comporterebbe mai in questo modo...”

Prima di alzarsi per andarsene, mi guardò in un modo strano, come se le mie parole le avessero' fatto uno strano effetto.

   
 
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