Di lacrime e corone
Man mano che
avanzi, ti accorgi di fare sempre due passi avanti e tre indietro. Allora, non
avanzi affatto.
Ti sforzi,
provi a scegliere l’alternativa giusta tra quelle che ti si parano davanti, e
forse sì, inizialmente ti trovi la strada spianata, tutto fila liscio come l’olio,
e ti stupisci quando ti ritrovi a sorridere tra te e te.
Ma ecco che
il sentiero si fa più impervio, scivoli, ti aggrappi a vane speranze, e pensi
di non potercela fare.
Il coraggio
che ti manca era lì a portata di mano, l’occasione che hai sempre cercato era
lì, e ti chiamava, ma tu non le hai risposto, hai preferito fuggire. Non eri
pronto a rialzarti, e sei caduto un’altra volta.
Come una
nave che imbarca acqua e tenta con tutte le sue forze di rimanere a galla, e
forse sulle prime ci riesce, ma poi va a fondo e resta sulla sabbia come
relitto.
Ecco a cosa
pensi mentre ti fai largo tra la gente che ti guarda confusa e divertita. Ti
togli dal capo la corona, l’oggetto che per pochi minuti ti ha fatto sentire
importante, che ti ha reso orgoglioso e quasi felice.
Anche se ti
sei accorto che stare al centro dell’attenzione non è poi così positivo, perché
ti guardano tutti, ti giudicano, scommettono su quale sarà il tuo prossimo
passo.
E tu,
semplicemente, non hai potuto accettare la proposta di Hummel.
Sogni da una
vita di ballare con Kurt Hummel, ma non potevi farlo.
Non lì, non davanti a tutti. Hai avuto paura, un’altra volta. Codardo.
Ti rifugi
nei bagni, e già stai piangendo, ma non te ne curi più di tanto. Piangi spesso
ultimamente. Ma in realtà, forse, hai sempre pianto.
Ti sei
chiuso in un cubicolo, ti sei seduto sul pavimento freddo, la corona
abbandonata accanto ai tuoi piedi. La guardi e sorridi con ironia, gli occhi
rossi e gonfi, il viso bagnato.
Passi un po’
di tempo a trattenere i singhiozzi che lottano per uscire dalla tua gola, e
intanto ti dai del pappamolle, pensi di essere davvero patetico, un totale
idiota.
Sei talmente
concentrato su te stesso e sui tuoi futili sentimenti da adolescente frustrato
che continua a non essere ricambiato, che quasi non ti accorgi che la porta del
cubicolo si spalanca lentamente e lascia entrare un po’ di luce.
-Perché sei
scappato in quel modo?-
Alzi lo
sguardo e incontri un paio di occhi chiari segnati da disappunto, delusione,
forse rassegnazione.
Non
rispondi. Sei piuttosto sorpreso, non ti aspettavi che l’avresti visto di nuovo
per questa sera, e ti sembra quasi un miraggio, qualcosa di surreale.
-E’ stata
opera tua, vero?- chiede ancora Kurt a braccia conserte, la corona che brilla e
lo fa brillare.
Finalmente,
realizzi che non è tutto frutto della tua immaginazione, che lui è davvero
davanti a te, e sta aspettando una
risposta. Così, ti asciughi frettolosamente gli occhi con le maniche della
giacca elegante.
-Di cosa
parli?- dici con la voce spezzata.
-Dello
scherzo di pessimo gusto di poco fa, ovviamente.- risponde. Ancora non gli va
giù il fatto che sia stato eletto Reginetta del ballo.
-Io non c’entro
niente.- dici sinceramente. Ti copri il capo con un braccio, quasi volessi
nasconderti, e scosti col piede la corona dorata.
Kurt ti
guarda, ora compassionevole, cerca nel tuo sguardo una traccia di sincerità. E
forse, forse l’ha trovata.
-Lo spero
per te.- dice pianto, poi, non si sa perché, si siede
automaticamente accanto a te, mentre tu, imbarazzato, tiri su col naso.
-…Cosa c’è
che non va?- ti chiede Kurt, una domanda che sempre più spesso viene fuori
dalla sua bocca. Tu cerchi di ricomporti, e ti fissi le mani, perché ormai
provi sempre più vergogna a guardare Hummel in
faccia.
-Niente.-
borbotti poi, battendo forte le palpebre. –Sto bene.- aggiungi, col labbro
inferiore che ti trema e le unghie viola dal nervoso e dallo sforzo del pianto.
Stai di
nuovo per scoppiare a piangere, ma non puoi farlo, non vuoi farlo, non davanti a lui, non un’altra volta.
Kurt avverte
il tuo malessere, è palpabile, e ti guarda con i lati della bocca piegati all’ingiù.
Si toglie la corona e la posa accanto alla tua, e tu lo prendi come un segno d’umiltà,
e ti accorgi di quanto stiano bene insieme quei due oggetti dorati messi
vicini. E pensi che non è la stessa cosa per quanto riguarda i loro
proprietari.
Kurt respira
forte col naso, poi si accosta a te, ti mette le mani sulle spalle e sembra
stringerti a sé, in una sorta di abbraccio consolante.
Ti senti
colpito da un gesto così inaspettato, eppure atteso da tempo, e allora lasci
che altre lacrime ti segnino il volto, ormai completamente sprofondato nell’abito
di Kurt, pregno di un piacevole profumo.
-Devi
smetterla di mentire. Lo so che non stai bene.- dice la Reginetta del ballo,
per poi accarezzare i tuoi capelli, i capelli del Re, assicurandoti che troverà
un modo per infonderti coraggio e fiducia in te stesso; che riuscirà, prima o
poi, a farti uscire allo scoperto.
Perché ha
voglia di vederti sereno, perché vorrebbe che la gente conoscesse il vero Dave Karofsky.
Perché sta
male quando tu stai male.
§
L’ho scritta oggi a
scuola, perché due ore di storia mi
sembravano davvero troppe.
Di solito non scrivo
delle fanfictions post-puntata, va quasi contro la mia
morale di scrittrice, non so XD. Però questa è venuta fuori da sé, nei momenti
di noia l’ispirazione arriva prepotente e mi costringe a buttare giù qualcosa.
Spero sia piaciuta! ^^
Mirokia