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Autore: Tem_93    12/05/2011    7 recensioni
“Chi disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine doveva sempre aver ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato quando non voleva mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora non viveva senza waffle. La seconda volta gliel’aveva detto perché da piccolo aveva affermato, alquanto convinto, che a lui non piacevano le “femmine”, perché giocavano con le bambole e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente cambiata. La terza volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di sposare un’ebrea, una come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva risposto che piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora avrebbe rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome Puckerman a Rachel.
[Future long-fic; Noah centric]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3.See you soon Doctor Puckerman!
 
Puck borbottò qualcosa e guardò male lo specializzando, arrabbiato perché lo aveva chiamato.
-M-Ma è Rachel Berry? L’attrice?- domandò lui sorpreso, squadrando la donna sul lettino.
Lei annuì e sorrise.
-Sì, bravo, ora puoi andare. Spero che la mia presenza fosse strettamente necessaria- sibilò lui spingendo via il ragazzo che mugugnò qualcosa per poi andare a cercare un altro paziente.
Puck tornò da Rachel.
Ma perché cavolo il suo turno non poteva essere finito dieci minuti prima!?
-Quanto tempo Noah. E così sei un dottore ora- trillò lei tutta allegra.
Lui annuì posando lo sguardo sul ginocchio sanguinante della ragazza.
-Perché non mi hai mai detto nulla? E’.. è favolso!Deve essere stata dura. So che ci sono esami veramente difficili a medicina. E poi che ramo hai scelto? Chirurgia?- continuò lei.
-Berry perché invece non mi parli della gamba? Che tra l’altro non è che un graffietto. Penso che non ci fosse nemmeno bisogno di venire qui…- disse lui con un finto sorriso.
-Sono caduta poco lontano da qui. Mi si è rotto un tacco mentre stavo correndo, cercando di raggiungere un taxi. - spiegò lei alzando le spalle.
-Ancora? E’ un vizio- farfugliò lui cominciando a medicare la ferita.
-Cosa?- domandò lei non capendo a cosa si riferisse.
-Niente- farfugliò lui, sorridendo appena.
-Visto che ero nei paraggi e non sapevo come medicarmi sono venuta qui. Bene ora che ti ho detto cosa mi è successo puoi rispondere alle mie domande- squillò lei, facendo poi una smorfia mentre Noah controllava più accuratamente il suo ginocchio.
-Sì, sono un dottore ed è stato difficile. Sono un chirurgo pediatra. Non ti ho detto nulla perché non ti vedo da anni- rispose lui concentrato sulla ferita, senza mai guardarla negli occhi.
-Potevi chiamarmi- sbuffò lei, lisciandosi i capelli. Nonostante fosse tanto che non la vedeva era ancora una piccola, pazza logorroica. –Hai tagliato la cresta- disse, guardando i capelli quasi rasati del ragazzo. Lui si alzò sconvolto e si tocco la testa.
-Oh cavolo! Mi deve essere caduta!- la derise per poi ridacchiare e tornare a quello che stava facendo.
-Ah. Ah. Ah.- sillabò lei, facendo roteare gli occhi.
-Tu invece Berry sei più perspicace di prima- la schernì ancora.
-E tu sempre più simpatico- borbottò lei dandogli un colpetto sulla testa. Lui rise.
-Allora cosa mi racconti?- cinguettò Rachel, dondolando la gamba sana. Puck gliela fermò con la mano libera, sbuffando.
-Potrei farti un’anestesia totale- mormorò. Lei non ci badò e tornò al suo discorso.
-Così sei un pediatra. Oddio, m’immagino i poveri bimbi che dovrai curare- ridacchiò.
-I bambini mi adorano- affermò Puck sorridendo. Prese poi una garza e cominciò a fasciarle il ginocchio.
-Ovvio! Tra simili ci si capisce!- esclamò lei ridendo.
-Mi era mancata Miss Simpatia- rispose lui guardandola male, poi sorridendo malvagiamente diede una leggera spinta sulla ferita.
-Ahia!- strillò Rachel –Un dottore non dovrebbe fare cose del genere!- sbottò schiaffeggiando il ragazzo. Lui sghignazzò facendo spallucce.
Non ci poteva fare nulla. Quando era con lei era così tutto facile e naturale. Era divertente farla arrabbiare, vedere come corrucciava le labbra, incrociava le braccia e gonfiava il petto, indispettita. Era sempre così teatrale, e così carina.
No, ok, se ci fosse stata Santana lo avrebbe già preso a calci.
Doveva finirla.
-Dove hai messo Belli Capelli?- domandò ghignando.
-Se con ”Belli Capelli“ intendi Jesse, ora sta lavorando ad un film in Europa- rispose lei rabbuiandosi.
-Tutto bene?- le chiese incontrando i suoi occhi.
-Abbiamo litigato- borbottò per poi soffiare.
-Bè, cosa ti aspettavi! Ti sei messa con quello che ti ha spiaccicato un uovo in faccia Berry- disse lui finendo la medicazione.
-Disse quello che mi tirava granite tutti i giorni!- rise la ragazza.
-Ma, vuoi mettere? Le mie erano amichevoli!- annuì lui alzandosi in piedi.
-Ah sì? Allora ero io che le interpretavo male- Rachel scoppiò nuovamente in una risata –come possono essere amichevoli delle granitate!-.
-Mpfff.. Comunque è stato solo il primo anno..e forse il secondo..- mugugnò lui agitando la mano. Lei lo spintonò leggermente, alzandosi in piedi, scalza.
-Tu invece? Come va?- gli domandò a pochi passi da lui.
-Sto bene, grazie- sussurrò.
Rachel sorrise poi fece un po’ muovere il ginocchio arricciando leggermente il naso.
-Avrei bisogno di un paio di scarpe- bisbigliò prendendo in mano le sue.
-In macchina dovrei aver un paio di ciabatte, il mio turno è finito cinque minuti fa..- la informò lui, così Rachel alzò il volto sorridente e annuì. La ragazza lo attese alla porta e Noah,dopo essersi tolto il camice ed aver rindossato i vestiti normali, la raggiunse e la condusse alla macchina. Frugò nel baule, trovando quello che cercava.
-Perché hai un baule pieno di scarpe da donna?- ridacchiò la ragazza.
-Sono di Brittany, non so perché finiscano sempre nella mia macchina.- le porse un paio d’ infradito nere.-Penso siano le uniche cose che ti possano andare bene. Brittany porta un numero troppo grande per te- le spiegò.
-Grazie, ma non posso prendere le sue scarpe!- le rifiutò lei scuotendo la testolina.
-Non se ne accorgerà mai, ne ha centinaia e sicuramente non le mancheranno un paio d’infradito. Al massimo gliene comprerò delle nuove- le rispose lui.
Lei gli sorrise e le infilò.
-Grazie. Allora vivi ancora con Brittany?- domandò.
-e Santana- borbottò l’altro con un tono che fece ridacchiare l’altra.
-E tu come mai sei a New York? Non devi lavorare?- chiese il ragazzo.
-No, ho appena finito le riprese di un film. Mi sono presa qualche mese di pausa. Ero venuta qui per trovare alcuni amici, ma penso che a breve partirò per Lima. Mi mancano i miei papà- gli chiarì lei.
-Capisco-.
-Potremmo andare a mangiare qualcosa- propose lei allegramente.
Cavoli!
Se fossero andati a mangiare qualcosa non si sarebbero fermati lì. Ne era sicuro, si conosceva e ora sapeva anche che Jesse era alquanto lontano. No, doveva assolutamente rifiutare!
Primo perché nella sua testa c’era già l’immagine di Santana che lo uccideva, secondo perché tornare a letto con Rachel lo avrebbe nuovamente scombussolato, terzo c’era Kate.
Ah già! Kate era malata e le aveva promesso di andarla a trovare dopo aver finito di lavorare!
Noah scosse la testa.
-Mi dispiace, devo andare a trovare Kate- declinò.
-Kate?-domandò Rachel curiosa.
Santana aveva ragione, perché dopo dieci anni non aveva ancora imparato nulla da lei?
Discrezione Noah, discrezione diamine!
-La mia ragazza- ammise, notando un debole sorriso formarsi sulle labbra carnose della mora.
-E così anche Puckzilla ha una ”ragazza“!- disse abbassando lo sguardo.
Noah si chiese se fosse forse dispiaciuta.
-Eh già! Anche i migliori sbagliano- sorrise sornione, facendola ridere.
-Capisco, bè allora io vado! A presto dottor Puckerman!- trillò alzandosi in punta di piedi e schioccandogli un bacio sulla guancia.
-A presto Berry- le sorrise lui, guardandola poi fermare un taxi mentre faceva dondolare la borsetta.
Si voltò per un momento indietro sorridendo, poi salì sula vettura gialla e se ne andò.
Puck si sfregò la guancia come se volesse rimuovere il bacio che lei gli aveva stampato poco prima, o come se volesse solo trattenerlo.
 
 
Entrò nell’auto e mise in moto. In pochi minuti si ritrovò al terzo piano di una palazzina a suonare il campanello. Kate gli aprì la porta sorridendo debolmente e lui l’abbracciò.
-Tutto bene?- le chiese accarezzandole la schiena calda.
-Certo, se ora sto abbracciando i gemelli Puckerman è tutto a posto- scherzò lei.
-Siamo due gemelli fichissimi, ma io resto il migliore- rise, sciogliendo l’abbraccio e stampando un bacio sulle morbide labbra della ragazza.
-Se ti dovesse venire la febbre è colpa tua- lo rimproverò lei. Lui annuì e la seguì sul divano, coprendola con la coperta; si sedette e Kate si appoggiò sulle sue gambe.
-Questo week end non potrò venire- farfugliò chiudendo gli occhi.
-Non fa nulla, starò qui con te anche io- disse lui, alzando le spalle. Lei scosse la testa.
-No, vai pure, viene mia sorella. Già tua madre mi odia, pensa se t’ impedisco anche di tornare a casa- sbuffò rannicchiandosi.
-Non ti odia- sorrise lui –davvero, resto se vuoi- insistette.
-Ti dico che verrà mia sorella. Comunque ho ragione io, tua madre non mi sopporta perché non sono ebrea- mugugnò lei stropicciandosi gli occhi.
In effetti sua madre gli aveva fatto qualche storia, ma nulla di che. Lei avrebbe solo voluto che sposasse una brava ragazza ebrea (“come quella Rachel Berry” continuava a ripetere) al tempio dove era cresciuto, che mettessero su famiglia così da ritrovarsi a breve dei piccoli nipotini ebrei. Quando aveva saputo che Kate non era ebrea, che per giunta era atea, aveva storto il naso e borbottato qualcosa, ma non da odiarla.
-Le dirò che verrai la prossima volta e che non vedi l’ora di rivederla!- esclamò il ragazzo giocando con i boccoli castani di lei.
-Fai come ti pare, salutami Quinn e Sammy- farfugliò.
In poco tempo si addormentò e Puck fece lo stesso, anche se non era proprio in una posizione comodissima. Quando si svegliarono Noah preparò un po’ di the, ma Kate tornò in fretta a riposare così lui decise di andare a casa.
 
 
Appena entrò gli sembrò tutto normale, poi notò Santana seduta sul divano che lo guardava con un sorriso. Ovviamente Puck conosceva quei sorrisi, tanto da sapere che non significavano nulla di buono.
-Puck! Bentornato, tutto bene?- gli chiese avvicinandosi ed abbracciandolo.
Ok, la cosa diventava assai pericolosa. Il ragazzo s’irrigidì senza ricambiare l’abbraccio.
-Certo- mormorò guardandola confuso.
-Com’è andato il lavoro?- continuò il suo teatrino la mora – non è successo nulla di strano?-.
Ormai quel finto sorriso lo inquietava. Puck alzò le spalle, scuotendo la testa.
-Nulla di particolare- disse.
-Anh- sospirò l’altra.
-Noah, non è che per caso hai visto le mie infradito nere?- domandò Brittany raggiungendolo.
Cazzo.
Puck sgranò gli occhi, facendo per correre via, ma lo scappellotto di Santana fu più veloce.
-Ahia- si lamentò massaggiandosi la testa – Non fare la bulla!- sbottò contro la mora.
-E tu non fare il cretino!- rispose lei alzando nuovamente la mano sinistra, ma lui le afferrò il polso. Le sorrise ebete e lei alzò entrambe le sopracciglia, per nulla turbata.
Già, aveva anche una mano destra.
-Potresti smettere di picchiarmi?!- domandò il ragazzo, bloccando anche l’altro braccio.
-E’ per il tuo bene- gli sorrise lei.
-Come no- borbottò lui, lasciandola poi andare.
-Chiederò a Dave di prenderti a pugni appena ti vede- trillò prendendo in mano il cellulare per informarlo subito. Puck fece roteare gli occhi ridacchiando.
-Io vorrei davvero le mie infradito- sottolineò Brittany, portando le mani sui fianchi.
-Non so dove siano- tentò di mentire ancora lui.
-Scommetto che una certa nana nasona lo sa- sibilò Santana sedendosi sul divano e incrociando le braccia al petto.
-Allora avevo ragione- mugugnò Noah portando una mano sotto il mento – avete installato cimici nella mia macchina. Siete pessime!- sbottò guardandole male.
-No che non l’abbiamo fatto, imbecille. Non viviamo in tua funzione- brontolò la mora – E poi in certi casi basta accendere la tv e sperare nei paparazzi. Sono proprio stati bravi stavolta- esclamò lei.
-Peccato non ci fosse l’audio- mormorò Brittany, sdraiandosi sul divano e poggiando la testa sulle gambe della moglie. Puck farfugliò qualcosa di incomprensibile e si sedette al fianco delle amiche.
-E’ stata una sorpresa anche per me, non mi sarei mai aspettato di vederla in ospedale. Mi dispiace per le tue infradito Brit, te ne comprerò di più belle- le sorrise e il sentire ciò la fede rallegrare nuovamente.
-Quando l’hai vista dovevi andartene- lo sgridò Santana.
-C’ho provato, appena l’ho riconosciuta mi sono voltato e me sono andato. Purtroppo c’era uno studente incapace che non ha distinto una ferita seria da una specie di sbucciatura, e ciò mi ha costretto a rimanere- spiegò.
-Certo che la Berry è proprio un caso perso. Penso andrebbe in ospedale anche solo per un taglietto sul dito, disperandosi sul fatto che potrebbe incidere sulla sua voce- disse acida la mora accarezzando i capelli biondi dell’altra ragazza.
-Sì, penso anche io- rise lui.
-E cosa ti ha spinto a darle le mie ciabatte?- chiese Brittany, ancora leggermente infastidita.
-Bè, essendo Rachel, ha incominciato come suo solito uno dei suoi interminabili monologhi tra cui mi ha anche informato del fatto che si era fatta male perché le si era rotto un tacco. Così ho pensato di…-
-Hai pensato male- lo interruppe Santana –quella stronza doveva camminare scalza- borbottò, facendo ridere gli altri due.
La mora guardò intensamente gli occhi del ragazzo.
-Dimmi che non hai provato nulla quando ti ha baciato o quando ti ha sorriso- a Puck risuonò quasi come un ordine.
-Tranquilla mamma Tana- esclamò schioccandole un bacio sulla fronte al quale lei rispose con una smorfia –nulla di particolarmente rilevante- aggiunse dopo essersi diretto verso la sua camera.
-Sarà meglio per te!- gli gridò, facendo per alzarsi, ma due occhi azzurri e delle morbide labbra la invitarono a restare dov’era.
 
***
 
Così abbiamo visto anche Rach ;)
Doveva essere un incontro che si doveva concludere in poche righe, ma non mi sono riuscita a fermare XD
Curiosità:
-Belli Capelli è ovviamente Jesse. Il nomignolo l’ho preso da un mio amico che chiama così tutti i ragazzi con i riccioli XD Non che non mi piacciano. Groff sa il fatto suo ;) [ma mai quando il mio Mark] e io adoro l’amicizia Groffchele (anche se non interessa a nessuno XD)
-Se non dovessi seguire la mia storia avrei sicuramente seguito il consiglio di Kathlyn e avrebbero fatto qualcosa di più divertente sul lettino XD
-Scrivere di Noah e un’altra è stato terribilmente difficile u.u
-Parlare di Santana come la moglie di Brittany mi rende molto feliciue =)
 
Bene, spero vi sia piaciuto e che non ci siano troppi errori :)
Besos, Miky
 
  
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