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Autore: ciervu    12/05/2011    6 recensioni
Si sono di nuovo io, Dacey. Ormai mi sono affezionata a questo settore, quindi eccomi con un'altra storia. Spero che vi piaccia.
***
Lei, una ragazza cresciuta tra alcool e divertimenti. Prende la vita alla leggera, meno complicazioni ci sono meglio è.
Lui, famosa pop-star mondiale, costretto a trascorrere un periodo di anonimato per capire chi è veramente.
La luna è spenta.
Il rumore della strada assordante.
Le verità prendono forma.
E il destino unisce.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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with you

 

 

 

 

 

Hidden yourself

Like Romeo and Juliet.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2-  Again?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

You and I both know it can't work, 
It's all fun and games, 
'til someone gets hurt, 
And i don't, 
I won't let that be you...
 

Stuck in the moment {Mr. Bieber}

 

 

 

 

 

 

 

Tutto è ignoto: un enigma, un inesplicabile mistero. Dubbio, incertezza, sospensione di giudizio appaiono l'unico risultato della nostra più accurata indagine.

 

David Hume

 

 

 

 

 

 

 

Kimberly's Pov:

 

 

 

 

 

Il cielo era di un azzurro intenso, il sole, enorme e dai colori infuocati, splendeva su di esso, confortante.

Sospirai, la notte scorsa non ero riuscita a dormire, il silenzio era troppo assordante nella mia camera per permettermi di riposare.

Mi osservai in torno, asciugandomi una gocciolina di sudore, immobile, sulla mia fronte.

Maledetto maggio.

Mi morsi le labbra, stanca, stavo camminando da più di un’ora senza una meta precisa.

Decisi che appena avrei avvistato una panchina, con almeno uno strascico d’ombra sopra, mi ci sarei fiondata sopra.

Guardai oltre le mie spalle, mi trovavo in un grande parco, l’erba era verde scintillante e profumava l’aria di fresco.

Sorrisi, adoravo quell’odore.

Camminai un altro po’, fino a quando non mi fermai davanti ad un enorme albero.

Era grande, e primeggiava su tutti gli altri del parco.

Mi sedetti sotto di esso, tirando un sospiro di sollievo appena il mio sedere toccò l’erba umidiccia.

Iniziai a giocherellare con le mani, annoiata.

 

Avevo visto Justin Bieber ieri notte, non era esattamente come me lo aspettavo, certo.

Non era particolarmente alto, ne tantomeno bello.

Era un ragazzo normale, come me.
L’unica cosa che mi aveva colpito di lui era la bocca. Diversa dalle solite che avevo visto.

Mi aveva incuriosita talmente tanto che mi ero avvicinata al suo viso per ammirarla e contemplarla meglio. E dopo, ecco, il suo profumo, il profumo di Justin, mi era arrivato lento e mellifluo addosso; era leggero e fresco; straordinariamente buono.

Scossi la testa, tornando alla realtà.

Probabilmente non lo avrei più rivisto, Los Angeles era grande, troppo grande. E poi se fosse stato furbo non si sarebbe fatto vivo nei paraggi, considerando il piacevole incontro che aveva avuto con mio fratello.

 

 

 

Appoggiai la testa contro l'umida corteccia e mi osservai intorno.

Davanti a me c’erano bambini che si rincorrevano, urlando e ridendo; donne sedute su una panchina a parlare e commentare, ansiose,  tutto quello che facevano i loro figli, davanti a loro; e ragazzi seduti sull’erba fresca ad ascoltare musica o disegnare.

Mi soffermai ad osservare un ragazzo poco distante da me.

Indossava grandi occhiali da sole e un enorme cappello coperto dal cappuccio della felpa nera che portava addosso.

Incuriosita e perplessa da tale segretezza aguzzai la vista, sforzandomi di notare altri particolari.

Jean scuri, scarpe bianche e un piccolo libro tra le mani.

Scoppiai a ridere.

Non poteva essere…

Mi alzai lentamente e con passo cadenzante e lento mi avvicinai a Justin.

Cercando di rimaner seria e noncurante mi sedetti vicino a lui.

Lo vidi irrigidirsi.

<< Che bella giornata, vero? >>. Risi.

Lui, terrorizzato, mi squadrò e quando capì chi fossi, fece un sospiro di sollievo.

<< E’ così evidente che sono io? >>. Chiese preoccupato osservandomi.

<< Direi di sì. Anche se al primo impatto sembri un terrorista >>. Risi, di nuovo.

<< Grazie. Suggerimenti? >>.

Annuii, e sporgendomi verso di lui, gli sfilai lentamente il cappuccio, sorridendogli.

<< Adesso sembri un ragazzo normale >>.

<< Magari… >>. Sussurrò.

<< Mh? >>.

<< Niente. >>. Serrò le labbra.

Stettimo in silenzio fino a quando notai il libro che teneva in mano.

<< Romeo e Giulietta? >>. Feci una smorfia.

<< Sì, sto cercando ispirazione per una canzone. >>

<< E quindi leggi? >> Chiesi perplessa.

<< E’ un buon metodo per trovarla. >> Scosse le spalle, noncurante.

<< Non direi. >> Arricciai il naso, scettica. <<  Di solito le canzoni nascono dal cuore, non dal riassunto di un libro. >> Aggiunsi.

<< Se funziona non mi faccio tanti problemi…>>

<< Giusto >>. Annuii, ironica. << L’importante è che ti faccia guadagnare un bel po’ di soldi… >>.

<< Non è quello. >> Disse sulla difensiva.

<< Ah, no? >>. Chiesi divertita.

<< No.. >> Sussurrò incerto.

Risi.

Osservai due bambini che correvano davanti a noi, spensierati.

<< Come te la passi? >> Chiesi indifferente.

Ci fu un attimo di silenzio.

<< Non c’è male. Te? >>.

<< Uguale. >> Aggiunsi.

Altro assordante silenzio.

<< Ti  va un gelato? >> Gli chiesi.

<< Ora? >>.

<< Sì, idiota. Ora. >>.

<< Ehi! >>. Ribatté.

Risi e lo presi per mano, alzandomi.

<< Vieni, ti porterò nella gelateria più buona del mondo, fanno dei milk-shake ottimi. >>. Pensai riferendomi a Bob, il fichissimo gelataio, nonché mio grande amico.

Gli sorrisi e lui fece lo stesso, ormai rassegnato.

<< Sai Justin. >> Dissi guardando la sua bocca. << Hai delle labbra splendide >>. Aggiunsi.

<< Grazie. >> Si passò una mano sui capelli sbarazzini, imbarazzato.

Facemmo qualche altro passo, fino a quando mi accorsi che c’era un gruppo di ragazzine, dietro di noi, che ci stava seguendo.

Sbuffai. << Bieber abbiamo delle tue fan che ci stanno pedinando >>.

Il suo viso si indurì e lasciò la mia mano.

<< Che facciamo? >> Mi chiese, teso.

<< Dovresti saperlo tu. Sei tu l'esperto >>.

<< Non mi sei d'aiuto >>. Disse freddo.

Sbuffai. << Al mio tre corri, okay? >> Gli chiesi seria.

Lui annuì.

<< Uno >>. Sussurrai imboccando una piccola via.

<< Due >>. Sorpassammo delle auto.

<< Tre >>.

Iniziai a correre con Justin dietro, le cinque ragazze iniziarono a seguirci anche loro, presi Bieber per un braccio, trascinandolo in un’altra via e lo spinsi per terra, dietro ad una macchina, dandogli una spinta per farlo cadere e appiattendolo con il mio corpo.

<< Scusa >>. Sussurrai con fatica per colpa del fiatone.

Lui scosse la testa.

Sentivo il suo corpo premere sul mio.

"Tum.Tum."

Il suo profumo mi avvolse, facendomi beare di quel momento.

Guardai Justin, teneva la bocca semichiusa, e dietro i suoi occhiali scommettevo mi stesse osservando.

Il suo respiro che era accelerato,- che solleticava la mia fronte,-  probabilmente era dovuto al veloce scatto che lo avevo costretto a fare…

Una ragazza disse: << Gli abbiamo persi! Cazzo! >>. E questo attirò la mia attenzione.

Infatti vidi i piedi delle ragazze da sotto la macchina, giravano su se stesse, e pochi minuti dopo se ne andarono da dove erano venute.

Justin sospirò di sollievo.

Mi alzai, con grande dispiacere, e lo aiutai a mettersi in piedi.

<< Tutto okay? >>. Chiesi preoccupata.

<< Dovresti mangiare meno dolci. >> Aggiunse scherzando. << Sei pesante >>.

<< Ma  grazie, eh? >> Risi.

<< Non stavo scherzando >>. Disse serio per poi fare una smorfia e scoppiare di nuovo a ridere.

Mi unii a lui.

<< Allora il gelato? >> Mi chiese lui, cercando di riprendere fiato.

<< Oh, è vero! >>. Ammisi, dandomi mentalmente della sbadata.

Gli tesi la mano, lui la guardò incerto per poi intrecciarla alla mia e sorridermi.

<< Bravo ragazzo, ora andiamo. >>.

Camminammo un altro po’ ridendo e spintonandoci, fino a quando arrivammo in una piccola gelateria.

<< Ciao Bob! >> Salutai un ragazzo di vent’anni che stava servendo una signora grassottella.

<< Ehi Kimberly! >> Mi sorrise.

La signora soddisfatta, pagò per poi andarsene gongolante.

<< Ti ho portato un ospite >> Dissi riferendomi a Justin.

<< Allora cercherò di non deluderlo >>.

Gli sorrisi. << Per  me  un Milk-Shake alla vaniglia >>.

<< Subito. E per te? >> Chiese riferendosi a Bieber.

<< Un milk-shake...Mh... Alla nocciola >>.

<< Ottima scelta >>.

Mentre stava preparando i milk-shake, Bob aggiunse: << Ho visto tuo fratello ieri pomeriggio… >>.

Justin tese la testa, nervoso; così per rassicurarlo gli strinsi la mano, sorridendogli.

<< Bene… >>. Aggiunsi.

<< Già. >> Bob prese un bicchiere azzurro e lo riempì di un liquido denso e giallognolo, per poi tendermelo.

<< Un Milk-Shake alla vaniglia per questa bella signorina…E… >>.

Prendendo un altro bicchiere questa volta verde mela e dandolo a Justin << Un Milk-Shake alla nocciola per il suo ragazzo. >>.

Justin iniziò a tossire, quasi istericamente.

<< Bob...noi..veramente non siamo fidanzati >>. Risi. << Lui è un mio…Conoscente. Si chiama…J…>>.

A interrompermi fu Bieber. << Mi chiamo Jason, piacere. >> Aggiunse, serio.

<< Ah, allora sei ancora fidanzata con Aaron! >>. Mi sorrise entusiasta.

<< Aaron? >>. Chiesi inespressiva.

<< Sì quello della festa a casa di Audrina! >>.

<< Veramente quello era Josh... Aaron è l'amico di Jenna >>.

<< Ah giusto. E' che cambi ragazzo così velocemente...>>. Si giustificò incerto.

<< Sto ridendo dentro, Bob. >> Dissi sarcastica.

Justin, evidentemente annoiato dalla conversazione, iniziò a giocherellare con la cannuccia del milk-shake.

<< Mh, Bob, noi andiamo >>. Aggiunsi prima che potesse aggiungere qualche particolare saliente sulla mia animata situazione sentimentale.

<< Oh, okay. Salutami Dylan! >>.

<< Sì non preoccuparti >>.

Dissi agguantando Justin per un braccio e trascinandomelo dietro, imbarazzata.

 

 

 

<< Buono questo gelato... >>. La buttai sul vago. Eravamo seduti su una panchina in un parchetto frequentato da tossici alla sera - già che tristezza- ma essendo solo le cinque di pomeriggio c'eravamo solo noi.

<< Già. >>

Stettimo in silenzio tutti e due, e con la cannuccia punzecchiai il liquido cremoso all'interno del mio bicchiere, frustrata.

<< Sei di poche parole, eh >>.

<< Sto solo pensando. >> Aggiunse sulla difensiva, portandosi alla bocca la cannuccia e aspirando il liquido.

<< A cosa? >>. Chiesi dopo un po', tanto per fare conversazione.

<< Al fatto che non ti fai mai gli affari tuoi >>. Aggiunse stizzito.

<< Grazie tante >>. Risposi ironica.

Bevvi un altro sorso, guardando davanti a me un piccione mangiare qualche briciola sparsa sull'erba, cercando di capire se ero io a non andare o lui.

<< E' solo che non voglio stare qui, cazzo! >> Sbottò. << Insomma, non capisco perchè Scooter abbia voluto spedirmi qui, senza amici, e senza Lei. >>.

Lo guardai incuriosita.

<<  Scooter? Lei? >>. Chiesi semplicemente interessata.

<< Sì, il mio manager. >>.

<< Fammi capire bene. >>. Dissi girandomi completamente verso di lui, incrociando le gambe. << Scooter è il tuo Manager e lei... E' la tua ragazza, aspetta come si chiama...Mmh...Jasmine Villegas! >>. Dissi battendo le mani, entusiasta della mia memoria.

<< No. Io e Jasmine... E' una storia lunga. Stavo parlando di Selena. >>. Evidentemente lesse la mia confusione negli occhi, perchè aggiunse: << Selena Gomez. Bella, splendida... Unica. >>.

Gli sorrisi, evidentemente l'amava.

<< Deve essere davvero una ragazza fortunata... >>. Dissi guardandolo con tenerezza.

<< Lo è. >>. Mi sorrise, grattandosi la testa. << Insomma, non perchè la amo, ma perchè è davvero dolce. >>.

<< Alt. >> Dissi confusa.  << Perchè sei qui invece che con lei? >>.

<< Hai mai ascoltato una mia canzone? >>.

<< Certo. Ormai MTV ne sforna in continuazione. >>.

<< E cosa ne pensi? >>. Chiese interessato.

<< Su cosa? >>.

Mi guardò scettico.

<< Scusa. >> Dissi perplessa. << Ho perso il filo del discorso, non sono mica tutti intelligenti come te, sai Bieber? >>.

<< Si, vabbe. Cosa ne pensi delle mie canzoni? >>.

<< Dipende...>>. Aggiunsi sulla difensiva. << Fammi qualche esempio...>> Suggerii.

<< One Time? >>.

<< Rivista. >>.

<< Mh... Born to be somebody? >>.

<< Estremamente eccentrica ed egocentrica >>.

<< Pray? >>.

<< Scontata...>>.

<< Never say never? >>. Sbottò.

<< Bello il messaggio, peccato che l'hai rovinato con tutta la falsità che ti circonda >>.

<< In che senso? >>.

<< Ne hai fatto un marchio. Praticamente è come se stessi vendendo uno slogan sui sogni. Così li rendi innaturali e stupidi >>.

<< Continuo a non capire... >>.

<< Rimani nella tua innocenza Bieber. >> Conclusi seccata.

<< Simpatica >>. Ribattè.

<< Lo so. >> Aggiunsi orgogliosa, volendo avere l'ultima parola.

<< Modesta, anche >>.

<< La smetti di criticare? Non siamo tutti perfetti come te, sai? >>. Esclamai fredda.

Scrollò le spalle, non curante, e si mise ad osservare qualcosa di poco definito di fronte a lui.

Stettimo in un altro silenzio ostile, a volte interrotto dal rumore dall'aspirare su per la cannuccia.

<< Sei libera sta sera? >>. Mi chiese lui, come se il "battibecco" di prima non fosse mai esistito.

Mi girai meravigliata verso di lui.

<< No aspetta, prima fai tutto il carino, due secondi dopo ti incazzi e ti aspetti che io...Esca sta sera con te?! Dimmi la verità... >>.

<< Ovvero? >>.

<< Soffri di disturbi di personalità multipla? >>.

Per tutta risposta, lui rimasi li, immobile,con  lo sguardo vaquo e pensieroso, come se stesse cercando una risposta alla domanda che gli avevo fatto.

<< Dipende dal punto di vista in cui guardi la cosa >>. Rispose scrollando le spalle.

<< Aaah >>. Scossi la testa stremata.

Me ne stavo convincendo sempre di più: Era stupido, ignorante, fuori di melone e malato.

Altro che principe azzurro che credevano tutte le sue fan.

Justin Bieber al limite poteva essere il giullare di corte complessato.

<< Allora, sei libera? >>.

<< Sì, almeno credo. >>. Sbiascicai, cercando di prendere un po' coscienza dopo la grande rivelazione sul suo conto.

<< Ottimo, ti va di mangiare una pizza con me? >>.

Assottigliai lo sguardo. << Mi stai prendendo per il culo? >>.

Mi guardò scettico.

<< Perchè dovrei? >>.

Lo guardai diritta nei suoi occhi dorati, indagatoria. Era...Serio?!

<< Come non detto, ci sto, dove? >>.

<< Non saprei, sei tu qui quell'esperta. >>.

<< Incontriamoci qui, anzi no, meglio che tu non conosca la gente che frequenta questo posto >>. Dissi alludendo a Cody, un amico di data, assiduo frequentatore di questo parco, nonchè sempre pronto per nuovi pretesti per picchiare la gente...

<< Facciamo all'hotel dove alloggi. A proposito, dove dormi? >>. Chiesi perplessa.

<< In una casa in affitto. Gillan Road numero nove A >>.

<< Perfetto, alle otto davanti a casa tua. >>.

<< Mh. Devo venire incappucciato? >>. Chiese preoccupato.

<< Voglio portarti in un bel locale, è d'obbligo che tu veda la vista che offre l'attico su cui è costruito il ristorante.>>. Dissi alludendo alla segretezza.

Sbattè le ciglia, perplesso.

Sbuffai buttando la testa all'indietro, stanca.

<< Si, Justin, Sì >>. Dissi calcando bene sui "si".

<< Okay. Non occorre scaldarsi tanto >>.

Guardai l'ora sull'orologio d'acciaio massiccio che avevo sul polso, le sei e un quarto. Era ora di andare...

<< Justin, ora vado, altrimenti mio fratello si altera. >> Borbottai seccata.

Lui rise.

<< Va pure >>. Mi strizzò l'occhio, << Ci vediamo dopo >>.

Annuii e gli scoccai un leggero bacio sulla guancia.

Incominciai a camminare, e dopo un po' di passi mi girai, per poi notare che aveva la mano appoggiata alla guancia in cui avevo appoggiato le mie labbra.

Sorrisi e un leggero brivido mi attraversò.

Forse avevo trovato un nuovo...Amico?

 

 

 

 

 

Il futuro.

Quante volte ci saremmo posti quella famosa frase "Chissa che mi riserva il futuro?!" e quante volte ci saremo risposte "Già, chissà".

Ma il futuro era adesso, era l'istante che vivevamo subito dopo aver parlato, riso, ballato e fatto qualsiasi altra azione.

Cazzo, come faceva la gente a sognare e pensare queste scemenze?!

La vita andava vissuta senza farsi inutili problemi, spensierata e fregandosene del futuro.

Esisteva solo il presente ora, perchè quando quell'attimo di futuro che susseguiva il presente se ne sarebbe andato... tutto sarebbe diventato passato.

Era proprio per questo che avevo deciso di divertirmi e di cogliere l'attimo.

 

Ero in ritardo pazzesco.

Avevo appena finito di asciugarmi i capelli e non riuscivo a decidere cosa mettermi.

Jeans e T-Shirt o un vestito?

Sneaker o ballerine?

Trucco marcato o leggero?

Provai un vestito.

Mi aderiva perfettamente alle forme, ed era di un bianco intenso.

Mi guardai allo specchio.

I capelli erano ordinati, diversi dal solito, cadevano morbidi sulla schiena.

Il viso, con poco trucco, sembrava più pulito e delicato.

Quella non ero io.

Quella non era Kimberly.

Quella era una ragazza a me completamente estranea.

Io ero una normalissima ragazza.

Una puttana, a detta degli altri.

Una che cambiava ragazzo appena ne aveva l'occasione.

Almeno questo era quello che pensava la gente.

E sinceramente stavo incominciando a crederci anche io.

Insomma cosa c'era in me che non andava?

Perchè non riuscivo a trovare qualcuno da amare veramente?

Perchè ero così sfigata da non avere amiche che tenessero davvero a me, o ragazzi che si interessassero veramente a come stavo o a come mi era andata la giornata invece che a pensare a solo Quello?

Sospirai e chiusi gli occhi, impedendo alle lacrime di scendere.

Non volevo piangere, non avrebbe avuto senso farlo.

Le cose sarebbe continuate ad andare così, dovevo rassegnarmi.

Mi sfilai il vestito, ripiegandolo su se stesso con cura, per paura di rovinarlo.

Probabilmente non l'avrei mai indossato, non era adatto a me.

Mi infilai una maglia bianca con scritto in grigio "No smoke. No party". E un paio di Jeans grigio sbiaditi.

Presi la matita mettendomene uno strato spesso così sotto e sopra gli occhi.

Rinunciai al gloss. Ultimamente avevo il vizio di mordermi le labbra quindi erano tutte secche e piene di pelle morta, non era il caso quindi...

Mi guardai allo specchio.

Conciata il quel modo mi sentivo protetta.

Come se l'abbigliamento trash o il trucco da donna vissuta per me fossero una maschera per non espormi troppo o sentirmi vulnerabile.

Decisi di smetterla di pensare al fatto della mia vulnerabilità per quella sera. Avevo intenzione di divertirmi.

Mi spostai i capelli dietro la spalla con un gesto veloce della mano.

Ero pronta.

Scesi e presi la macchina di Dylan, un'enorme Land Rover.

Papà gliel'aveva regalata per il diploma.

Già...Papà.

 

 

 

 

 

 

-Justin's Pov.

 

 

 

 

 

 

 

 

Eravamo in macchina insieme.

Guidava lei.

La guardai, era concentrata nella guida.

Teneva le braccia appoggiate al volante, mentre canticchiava un piccolo motivetto.

I capelli erano meno scompigliati del solito, ma non potevo dire altrettanto del trucco...

<< Che canti? >>. Le chiesi.

<< Non saprei nemmeno io. L'ho sentita prima mentre facevo il bagno. >>. Sorrise.

<< Cantane una mia >>.

<< Bleah. No! >>. Fece una smorfia.

<< Così mi offendi! >>. Sorrisi. Sapevo stava scherzando.

<< Sai com'è Bieber, il mondo non gira attorno a te. >>. Mi fece l'occhiolino.

<< Davvero? Non ne ero sicuro. >>. Scherzai.

Mi sorrise.

Sentii vibrare il telefono, mi stavano chiamando.

<< Scusa un attimo >>. Sussurrai.

Guardai lo schermo. Selena.

<< Ehi amore. >>. La salutai sorridendo.

<< Justin! Come stai? Tutto bene? Hai trovato qualcuno che ti ha riconosciuto? >>.

<< Uou. Piano! >>. Scoppiai a ridere. << Tutto bene, nessuno mi ha riconosciuto, ma non so quanto resisterò. Come vanno le cose li in California? >>. Le chiesi curioso.

<< Mhh. Tutto bene, sai la novità? >>. Mi chiese euforica.

<< No, dimmi. >>. Risposi.

<< Ti ricordi il produttore a cui mi hai consigliata? >>.

<< John Duff? >>.

<< Sì sì. Lui! Mi ha offerto un contratto per un film! Si chiama: "Just love". Ed io sarò la protagonista, solo grazie a te! Ti amo. Ti amo. Ti amo. >>.

Risi felice. << Mi fa piacere Sel, ti amo anche io. >>.

Kimberly scoppiò a ridere, ed io la fulminai con lo sguardo, infatti subito si ricompose, scusandosi.

<< Era una ragazza quella che rideva? >>. Chiese diffidente Selena.

<< Sì, sono in un...Bar. C'è un po' di gente. >>.

<< Ah. >>. Aggiunse secca.

<< Dai amore, sai che amo solo te >>.

Guardai Kim, stava facendo una smorfia divertente.  Frenai l'impulso di scoppiare a ridere.

<< Lo spero. >>. Disse felice. << Adesso amore vado, ti chiamo sta sera, promesso, ho una cena con mamma e Tish >>.

<< Okay bimba. Ti amo. >>.

<< Oh anche io, Justin. >>. E riattaccò.

Guardai il telefono con aria sognate prima di metterlo in tasca.

Poi mi resi conto che eravamo arrivati e che Kim mi guardava cercando di trattenere la risata.

<< Non fare commenti >>. Puntualizzai prima di scendere dall'auto.

<< Oddio. Mi ha fatto morire il "Okay bimba". >> Scoppiò a ridere, ma quando notò il mio sguardo seccato si fermò,promettendomi di non farlo più.

 

 

 

 

Kimberly's Pov.

 

 

 

 

 

<< Salve abbiamo prenotato a nome O' Connel. >>. Dissi rivolgendomi ad una donna vestita formalmente, che guardò il suo block notes, e cancellando con la penna, probabilmente il mio cognome, mi sorrise.

<< Sì prego venite con noi >>. Disse facendoci strada tra i tavoli e portandoci al piano più alto dell'edificio.

Justin mi seguiva un po' titubante, probabilmente sentendosi fuor d'acqua.

<< Ecco a voi >>. Disse appoggiando due menu sopra ad un grande tavolo attaccato ad una finestra.

Eravamo in un angolino appartato, vicino ad un'enorme vetrata.

Il designer era moderno. C'erano tende e candele appoggiate sui tavoli, coordinate.

<< Bello vero? >> Gli chiesi sorridendogli.

<< Già >>. Aggiunse semplicemente sedendosi.

Aprimmo i menù silenziosamente, decidendo cosa mangiare.

Scelsi una pizza con le patatine.

Quando il cameriere arrivò,  riconobbe Justin, infatti iniziò a gongolare sui talloni, ansioso.

<< Cosa posso portarvi? >>.

<< Mh, per me una pizza con le patatine e una Coca Cola light >>.

Il ragazzo annotò tutto quello che gli dissi freneticamente.

<< Per me una pizza con i wurstel e una Coca anche per me, ma non Light >>.

Il cameriere annuì, sempre concentrato, per poi prendere i menù e andarsene a testa bassa.

Lo guardai curiosa, che comportamento assurdo.

Justin tossì, attirando la mia attenzione.

<< Scusa, sai... E' strano il modo in cui la gente ti tratta, insomma tu sei un ragazzo normale >>.

Bieber inarcò un sopracciglio, sorridendo sghembamente.

<< Un ragazzo normale, ma figo >>.

Lo guardai scettica. sbattendo le ciglia perplessa.

<< Il mondo è bello perchè è vario >>. Sbuffai.

Mi sorrise.

No, evidentemente non aveva capito la frecciatina che gli avevo lanciato.

Però era davvero carino quella sera.

<< Allora, Justin, che fai nella vita oltre che il cantante "figo" >>. Calcai sulla parola figo.

<< Il ragazzo normale, "figo" >>.

<< Okay, basta. Mi sto già scocciando, parliamo d'altro...>>.

Lo esaminai.

Si era tolto il cappello, ora riuscivo a vedere il suo viso interamente.

Aveva degli occhi magnetici, sembravano di un oro colato.

Portava una maglietta a maniche corte nera, un paio di Jeans scuri che avevano una tasca laterale da dove usciva una specie di "fazzoletto extra large" bianco, e delle Supra bianche.

<< Bieber, che te ne fai di quel fazzoletto in bella vista? >>. Chiesi riferendomi alla tasca.

<< E' un accessorio. E' cool, non trovi? >>.

Mi trattenni dal ridergli in faccia, ed annuii con vigore, della serie: Sorridi ed annuisci.

<< Senti, oggi mi stavi raccontando del motivo per cui ti trovi qui... >>. Iniziai.

<< Sì, il mio ultimo album non ha fatto un grande successo. Scooter quando lo ha ascoltato ha detto che non sembrava mio, ed ora eccomi qui. >>. Serrò la bocca, facendo un sorriso tirato.

Continuavo a non capire. Justin era qui, a Los Angeles, perchè il suo album aveva fatto un fiasco, e allora? Insomma,  capita a tutti di aver delle cadute ogni tanto, perchè lo avevano...Punito?

Probabilmente lui notò il mio sguardo perso, infatti si spiegò meglio.

<< Sono cambiato. In peggio, come dicono gli altri. Mi hanno lasciato un po' di tempo per riflettere dove ho sbagliato, da solo. >>.

<< Ah. Beh che noia. >>. Aggiunsi.

<< Già. >>. Confermò giocherellando con le posate come un bimbo irrequieto. << Menomale che adesso ci sei tu a farmi compagnia >>. Disse guardandomi di sottecchi.

Mi morsi le labbra, cercando di non ridere.

<< Contaci. >>.

Socchiuse gli occhi. << In che senso? >>.

<< Vedrai che domani ti sarai già dimenticato di me. >>.

<< La vedo dura >>. Disse, semplicemente. << Sei una delle poche che in questa città non mi sia saltata addosso o abbia avuto istinti omicidi, figurati se ti lascio andare >>. La buttò sul ridere.

Ma quella frase mi piacque talmente tanto, che sfortunatamente rimase impressa nella mia mente per tutto il tempo.

 

 

 

 

Justin's Pov:

 

 

Dopo mangiato uscimmo nel grande terrazzo che offriva un bellissimo panorama dell'affollata Los Angeles.

Le strade erano illuminate da enormi lampioni, i palazzi erano addobbati da grandissimi insegne che promettevano svaghi o oggetti di tutti i tipi.

Kimberly era accanto a me, appoggiata alla ringhiera; teneva gli occhi chiusi e la bocca leggermente socchiusa, i capelli ondeggiavano colpiti dal vento sulla sua schiena. Era davvero bella. Caspita se era bella.

La guardavo incantato, nonostante fosse veramente sensazionale esteticamente non ero ancora riuscito a capire il suo carattere.

Avevo notato il suo tick nel portarsi, nei momenti di imbarazzo, i capelli timidamente dietro all'orecchio; però la cosa si contrastava con il fatto che aveva sempre la risposta pronta e un fuoco che ardeva negli occhi quando mi parlava.

Insomma, era...diversa.

Sorrise, chissà perchè.

Lentamente aprì gli occhi, nel frattempo ebbi il tempo necessario per spostare lo sguardo da un'altra parte, in modo da non farle capire che la stavo osservando.

<< Sai Justin, sei il primo che porto qui su >>.

La guardai curioso, << Come mai? >>. Sorrisi divertito al fatto che forse era attratta da me, ma l'aspettativa finì quando ammise amaramente che non aveva amici.

<< E' solo che in questa merda di mondo tutti si accontentano di ascoltare solo il superfluo, non si interessano davvero a me. >>.

Un fremito l'attraversò ed io mi avvicinai di più a lei, sfiorandola quasi con il braccio.

<< Mi dispiace >>. Aggiunsi non sapendo cosa dire.

Sorrise, triste.

<< Non preoccuparti, dai...Non voglio annoiarti >>. Fece un enorme sorriso, dandomi un colpetto con il gomito con fare ammiccante << Raccontami di Selena, so che ti piace parlare di lei >>.

Abbassai la testa, imbarazzato.

Ma poi mi resi conto di una cosa: Nel tempo che ero stato con Kim mi ero dimenticato di lei.

Sospirai, sarà stata colpa della lontananza o dell'ansia per il viaggio.

A distogliermi da quei stupidi pensieri fu proprio Kimberly.

<< Grazie >>. Sussurrò.

<< Per cosa? >>. Ero perplesso.

<< Per non avermi lasciato da sola sta sera. Mi ha fatto piacere stare un altro po' con te. >>. Ammise, osservandosi le scarpe logore.

<< Allora grazie anche a te. >>. Aggiunsi  e con una mano le alzai il mento, per poterla guardare negli occhi.

Mi avvicinai a lei.

<< Justin...>>. Sussurrò prima che la abbracciassi con tenerezza.

Una cosa stupida, o forse era troppo presto per farla; ma le circostanze mi portarono a coprirla con il mio corpo, quasi a proteggerla da tutto il male che la circondava.

L'indifferenza nei miei confronti, la leggerezza di affrontare le cose, l'orgoglio che leggevo nei suoi luminosi occhi; insomma, era tutta una farsa, una barriera, ecco. Era così fragile in fin dei conti...

Sentivo il suo corpo premere contro il mio, insieme al suo calore, e il suo respiro mi solleticava il collo.

Alzai la testa al cielo, e sorrisi.

<< Se hai bisogno di me sai dove trovarmi. >>. Sussurrai prima di darle un bacio sulla fronte, dolcemente. In tutta risposta mi strinse più forte a se, affondando la testa vicino l'incavo del mio collo. << Dio... Grazie Justin. Grazie davvero >>.

Appoggiai la guancia sulla sua testa e chiusi gli occhi.

No, non avrei permesso a Los Angeles di farmela perdere.

 

 

Quante volte abbiamo creduto che la strada che stavamo prendendo fosse quella giusta e quante ci siamo sbagliati? Tante, quasi troppe.

Quante volte ci siamo pentiti di averla percorsa? Tante, forse troppe.

Quante volte abbiamo percorso quella giusta? Poche, ma non ci pentiremo mai di averle percorse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio mio, tiè.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciaaaaaaao belesime.

Sono Daceyyy. :'D (Davvero?? D:).

 

Ok, questa volta mi giustifico con il fatto che è colpa dei miei genitori se non ho potuto postare questo capitolo. è.è

Sono dei stronzoni.

Mi lasciano solo un'ora il sabato, che io spendo puntualmente su Face per scrivere o parlare con altre Belieber sulla mia paginetta (Si chiama OneLessLonelyBoy, ed è nuovissima, ah, ho bisogno anche di un'amministratrice, quindi se siete interessate fatemi sapere al più presto :')).

 

Cose che potrebbero REALMENTE interessarvi:

 

Il carattere di Justin e Kimberly non è ancora ben definito.

Justin dovrebbe essere il classico fighetto che si sente potente, ma che sottosotto anche lui un cuore ce l'ha.

E Kim, beh, lei è un po' complicata. Mi allettava l'idea di aver un personaggio che ama nascondersi dietro una maschera. Si nasconde dietro quintali di trucco e atteggiamenti da dura solo per sfuggire alla realtà.

 

Ah, sono indecisa se introdurre pienamente Selena; diciamo che... Nonostante non mi stia molto simpatica (zoccola, zoccola, zoccola. :'D), si merita un po' di riconoscenza. Insomma, sapete com'è... Ha un esercito di 347675403985'3849089032894579103 Belieber che la vogliono morta e lei continua a stare con Justin. C'è un applauso!

 

 

AHAHAH.

Seriamente. Non so come continuare.

Io pensavo a... No, non ve lo dico perchè penso che lo farò.

Però vi do un'anteprima:

 

 

Kim si "trasferirà" per un po' di notti da Justin. Non vi dico cosa succederà però. AHAHAH.

 

 

 

 

No, basta. ._.

 

Spero di ricevere molte recensioni. *-*

 

 

Grazie a tutte.

Sia a chi segue, chi ha messo tra i preferiti e chi legge silenziosamente.

 

 

Vi voglio bene. (:

Un abbraccio,

 

 

Dacey LO.

 

  
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