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Autore: Lady Gardenia    12/05/2011    4 recensioni
Se chiudo gli occhi la vedo così, mia cugina. Bella e desiderabile. Se volto la testa e la osservo, nuda sul mio letto, è altro ciò che vedo. Bellatrix Black non è mia, non lo è mai stata. Il suo corpo è bello senza esserlo davvero.
Quinta classificata al contest "Enjoy the pain, pureblood" di mafra e somochu
Genere: Erotico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Regulus Black
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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-Nick : Lady Gardenia
-Titolo : Io non penso
-Personaggi principali: Bellatrix Black, Regulus Black, Regulus/Bellatrix
-Genere: introspettivo, malinconico
-Rating : arancione
-Avvertimenti: Oneshot, incest

 

Io non penso

Per un anno i miei giorni sono cominciati con gli occhi di Bellatrix. Neri, profondi, oscuri. La mattina aveva la curva della sua bocca. Rossa, piena. La notte seguiva il contorno del suo corpo bianco, la frenesia delle sue mani, quel tocco febbrile che aveva il gusto di follia.

Se chiudo gli occhi la vedo così, mia cugina. Bella e desiderabile. Se volto la testa e la osservo, nuda sul mio letto, è altro ciò che vedo. Bellatrix Black non è mia, non lo è mai stata. Il suo corpo è bello senza esserlo davvero.

Vorrei ricordarla solo come alta espressione della bellezza del sangue, ma ne perderei l’essenza e porterei via con me solo un’illusione.

No… Bellatrix è la sua furia; è i suoi occhi così neri, sempre aperti, spalancati a rendere il suo sguardo un turbinio di pensieri. Lei è la distorsione della curva delle labbra, mentre prende la forma di un ghigno. È i suoi denti quando affondano nella mia spalla e mi lacerano la pelle. È la lingua che scivola sulla ferita, assaggiando il sangue, gustandone il sapore quasi fosse cibo pregiato. È quella smorfia di godimento nel farlo, che mi ha sempre ispirato un terrore viscerale. La folle idea che lei possa divorarmi, mentre stringe le gambe attorno alla mia vita e mi spinge dentro di sé. Sempre con gli occhi spalancati… I miei li ho chiusi ogni volta: ho provato davvero a immaginarla come mia. E ho fallito. Perché in quello sguardo ci ho sempre visto la brama. E la brama non portava mai il mio nome.

Lord Voldemort.

Eravamo in tre in quel letto, non mi sono mai fatto illusioni. Io, lei e il marchio. Onore, purezza, obbedienza. Ci penso spesso quando guardo il mio braccio. Poi il pensiero muore nel ricordo della lingua di Bellatrix che percorre la forma del serpente. Ama seguirlo con la lingua. Leccare il simbolo del nostro giuramento.

Il giuramento che oggi infrango.

“A che pensi, Regulus?”

Mi piacerebbe poter dire che la voce di mia cugina abbia del calore umano. Quieterebbe la paura. Ma non è così.

“Io non penso.”

La guardo rigirarsi tra le lenzuola. È bello da vedere il contrasto tra i ricci neri e il bianco del letto. Ho sempre avuto un debole per i suoi capelli sparsi sul mio cuscino. Bellatrix è un tale invito alla lussuria. E questa sarà l’ultima volta…

“Vieni?”

“A che fare?” Non lo so nemmeno se ho voglia di un’ultima bugia. Temo di non averne il tempo. Dovrei andarmene adesso, il resto è inutile. Inutile persino lei. Inutile il suo corpo. Non c’è niente di vero. Niente di onorevole. Niente di puro.

“Non lo sai?” mi provoca. Non le è mai servito. “Abbiamo degli impegni, Regulus.”

Lo so. Lo so molto bene. È lei a non sapere nulla! Quel tono tagliente non mi ferisce più. Non sono più un bambino. Ho giocato secondo le regole degli altri per tutto questo tempo. Per onore e per obbedienza. Ma loro sbagliano…

“Devo venire lì?”

Sbatte pesantemente le palpebre. Mia cugina è l’immagine dell’indolenza. Il letto sfatto si arriccia sotto i suoi movimenti. Lenti. Ipnotici. Continua a levarmi il fiato. Continua a far male.

“Quanto slancio! Mi stai annoiando!”

“Allora va via”. Mi renderesti le cose più facile, Bellatrix. Immensamente più facili. Non sarei più costretto a questa discrasia tra ciò che sei e ciò che vorrei. Se te ne andassi, cugina, spezzeresti l’ultima catena. Quella più forte. Quella del dolore e del piacere.

“Siamo a questo livello, Reg, cuginetto?”

Bellatrix… quel tono secco e scostante, quella vena polemica, quella sfumatura di comando non ti faranno ottenere ciò che vuoi. Né con me, né con lui.

“Non capisco, Bellatrix.”

“Cosa non capisci?”

“Non capisco cosa vuoi da me…

Le parole più false che ti abbia mai detto. Io capisco. Ho solo paura di intendere fin troppo bene.

“E io non capisco te.” Indulge mia cugina in quella sfumatura sospesa di dubbio. Non mi capisci? Più corretto sarebbe che non ti è mai importato di capire. Bellatrix Black prende ciò che serve per il suo scopo, gioca con la sua bambola fino a staccarle la testa e getta via il cadavere dallo sguardo vitreo. “Cosa voglio?” Ride. Ride Bellatrix e la stanza si incurva sotto quel suono. Le pareti seguono l’onda di quel rumore, mi si chiudono addosso. Mi soffocherai, Bellatrix. Mi priverai dell’ossigeno e lo farai solo con quella risata spettrale. Meglio che sia tu che lui. Ho paura. Meglio che il fiato me lo tolga un ultima sigaretta. “Ma come? Il mio piccolo cuginetto non ne ha più voglia?”

Come una bambola.

“Sì, ho voglia.”

“E allora muoviti.”

In un anno ho ceduto a quel corpo ogni notte. In un anno ti ho adorato, Bellatrix. In un anno ho voluto fingere che di me amassi altro oltre al serpente sul mio braccio. È stato dolore ogni volta. E piacere. Baciare la tua pelle. Sentire sotto i palmi delle mani i fremiti involontari dei tuoi muscoli, mentre arrogante mi privavi del privilegio di sentirti gemere. Affondare il volto sul tuo inguine, tra le cosce assaggiarti. Essere un ragazzino e capire che quell’umida promessa non era per me. Per un altro. Crescere e guardarti disilluso. Oggi c’è un uomo con te nella stanza. E c’è una domanda che non ti ho mai fatto.

“Bellatrix?”

Sì…

“Perché me?”

La risata le deforma il viso. Non sei così bella, cugina. È più bello il mondo fuori dalla finestra. Aspiro una boccata di fumo. La cenere cade dalla punta del mozzicone. È un grumo grigio sul davanzale immacolato. “Perché è piacevole”

Non ti guardo, Bellatrix. Se mi girassi vedrei una curva maliziosa. E vorrei baciarti. E forse non me ne andrei più. Ho paura che questo dolore potrebbe mancarmi. “Cosa è piacevole?”

“Avere un corpo addosso, Reg.”

Lo dici come se tutto il resto non esistesse. Conduci il colpo come una stilettata. Ma ti giuro, Bellatrix, che non è rimasto più nulla da ferire. “Un corpo?”

“Sì.” Soffi la tua ammissione.

“E non ti importa nulla quale corpo?”

Sì, ti importa. Ti importa perché ora che mi sono girato e mi avvicino vedo i tuoi occhi farsi più grandi, sgranati, e persino tu esprimi un desiderio insoddisfatto. “Se proprio volessimo ce ne sarebbe uno in particolare…

La malizia guasta tutto. “Bellatrix?”

“Sì?”

“Guarderesti me per una volta?”

Ancora ridi. Quel suono gutturale dal fondo della gola. La bocca non si apre nemmeno, vedo solo la fila dei tuoi denti bianchi incorniciati dalle labbra tirate. “E tu cosa mi dai in cambio?”

“Perché dovresti volere qualcosa?”

“Niente per niente.”

E sia.

“Cosa vuoi?”

Mi guardi seria. Ti sei avvicinata al bordo del letto. La massa di ricci ti avvolge scomposta le spalle. Non ti copre più nulla. Io ti vedo, Bellatrix. Tu mi vedi? “Cosa pensi?”

“Io non penso.”

“Non è vero.” La voce prende il ritmo di una cantilena infantile. Bellatrix che giochi con la morte, non posso essere più adulto di te.

“Io non penso.”

“Regulus Black pensa sempre…”, dici con voce fintamente trasognata. Atteggi un broncio, ma l’angolo della tua bocca si piega immediatamente. Ne esce una risata.

“Io non penso.”

“Cosa macchini, cuginetto?” Vezzeggiativo trascinato che diventa insulto. “Se vuoi che ti guardi, Reg, devi dirmelo!”

“Tu non lo vuoi sapere.”

Sono serio, cugina. Non tutto si può dire. Ho paura, Bellatrix. Una paura dannata. Ma non me lo leggerai sul corpo. Sei analfabeta delle mie emozioni. Guardami, Bellatrix. Guardami e leggimi se puoi. Guarda il mio viso e cerca di capire.

“Decido io cosa voglio sapere!”

“No.”

“Allora non avrai nulla…” Si alza dal letto. La mia vista è invasa dal suo corpo. Il mondo ha perso attrattiva. Posso provare a sfuggire, posso illudermi, ma la realtà nasce e muore sulla sua pelle.

Cosa fai, Bellatrix? Afferra le sue vesti. Non le indossa. Nuda mi dà le spalle. Vorrei toccare la tua schiena, cugina. Vorrei stringerti la vita. Vorrei non fossi bianca. Vorrei che i colori non fossero così violenti su di te.

Vorrei che non ti fermassi. Vorrei che rimanessi.

Si volta sull’uscio. Il suo sguardo mi trapassa. Sorride crudele. “Ciao ciao, Reg.”

Mio dolore, non so lasciarti andar via. Mio dolore che mi parli e non mi guardi, non sono a capace a rinunciare a te.

A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere.

“Perché te ne vai?”

“Perché mi fai perdere tempo.”

“Perché sei venuta, allora? Non sei credibile, cugina.”

Hai richiuso la porta. Ringhi il tuo disappunto verso di me. Bellissima fiera. “Reg… porta rispetto.”

Sogghigno. Rispetto? Non ho più tempo per il rispetto, per l’obbedienza, per gli ordini e per l’onore. Oggi vi tradisco tutti. Perché devo renderlo mortale. Perché questa è una follia. Perché voi siete pazzi ed io pure. E quello che sto per fare mi fa paura.

Sai, Bellatrix, non mi angoscia tanto la morte. Io lo so che oggi finirò di esistere. Muoio a diciannove anni, ma mi sento comunque vecchio. Ho solo paura di non riuscire a portare con me qualcosa di vero.

“Forse non ne vale la pena…

Bugiarda.

“E ci hai impiegato un anno a capirlo?”

Tu non perdi mai tempo dietro le cose sbagliate.

“No, ci ho impiegato un minuto scarso.”

Un minuto per capire che potevi usarmi.

“E allora potevi evitare di trascinare questa commedia per così tanto. Perché l’hai fatto? Non sei credibile, Bellatrix.”

L’hai fatto perché ti piace essere venerata. Perché lui non ti vuole. Perché puoi rivolgergli tutte le parole da amante che preferisci, ma per lui sei solo un mangiamorte. Non sei una donna.

Per me sì.

“Perché sei mio cugino, Reg.”

“Mi deludi.”

Mi deludi perché menti.

“Cosa pensi?”

“Io non penso.”

Uhm… sei sicuro? Io penso che nascondi qualcosa.”

Mi cugina è pericolosa. Tutto il suo corpo parla di un attacco. Ha lasciato cadere in terra le vesti. Nella sua mano tiene la bacchetta. La presa è morbida. Conosco come si può stringere all’improvviso. Rammento le sue nocche farsi più bianche per la presa ferrea. Ho nella mente l’immagine dei suoi attacchi. Di una follia sconsiderata e feroce.

Nagini non è l’unica bestia del Signore Oscuro.

“Che cosa?”

Inclina il volto di lato. Mi guarda dal basso. Si è seduta. Sorride, un sorriso che nella sua dolcezza non ha nulla di rassicurante. Sei inquietante, Bellatrix, quando ti atteggi a bambina e il tuo tono assume quella cadenza ondulata e sospesa. “Oh.. che c’è? Regulus vuole fare come Sirius?”

Le vocali di quel nome si allungano a dismisura. Rimbombano. Ho piena la memoria di mio fratello. Il legno nodoso della mia bacchetta preme contro il palmo. Così forte. Me ne accorgo ora: la mia stretta è gemella alla sua.

Gliela punto contro.

“Non ti conviene, Reg.” Ride. Non è per nulla turbata..

“Perché?” C’è astio nel mio tono. Ne sono appena cosciente.

“Ho dieci anni di esperienza in più di te. Il signore oscuro in persona mi ha insegnato a duellare.”

“E ti ha insegnato anche altro…

Risata. “Sì.”

Troppe cose hai imparato, Bellatrix, in questi anni. Troppe cose ho imparato io in un anno.

Ho imparato a lasciar perdere quando non ne vale la pena. Il mio braccio si abbassa, non è più una minaccia alla tua vita, cugina mia. Sospiro. Ho voglia di parlare. Ho voglia di fingere che tu sia una persona e che mi capirai. “No, non è esattamente quello il mio piano”, ammetto. Ma so che non vuol dir nulla.

“E allora? Dimmelo…

“Non credo proprio. Non capiresti…

“Facciamo un patto.”

Un patto… Il patto dello scorpione che uccide la rana.

“Un patto?”

“Sì .“

“Che patto?”

“Tu mi dici cosa mi nascondi io esaudisco il tuo desiderio.”

Se ti dico cosa nascondo, tu mi uccidi. E io perdo. Ho ancora voglia di parlare, molto meno di fallire. “Ti propongo io un patto…

“Sentiamo”

“Io ti dirò a cosa penso…

Si è stesa. Ha un braccio sotto la testa, morbido. Con l’altro gioca con la bacchetta. Fa piccoli cerchi distratti nell’aria. La pigra indolenza di Bellatrix Black mi resterà nel cuore. Quest’indifferenza è l’unica dolcezza che lei mi abbia mai concesso. “E io cosa faccio?”

“Tu non fai niente.”

Ti ho colpita, cugina? Voglio solo parlare. Voglio solo che ascolti. E poi nulla. Non lo voglio il tuo corpo. Non lo voglio il dolore che mi offri. Io voglio solo parlare.

“Che vuoi dire, Regulus?”

Niente…

“Niente?”

“Niente.”

Alza il busto in uno scatto. Non sei mai stata armoniosa nei movimenti, cugina. Sensuale sicuramente. Ammaliante. Ma non hai mai avuto nulla della compostezza Black. Una freccia impazzita, la mia cuginetta, che scatta fiutando il pericolo. “In che guaio ti sei cacciato?”

“Non m i sono cacciato ancora in nessun guaio…

Ancora. Tra qualche ora sarà tutto diverso.

“Chi hai tradito, Regulus?”

“Nessuno o forse tutti” sussurro. La verità non si può urlare. Io non tradisco nessuno. Io onoro ciò per cui sono stato cresciuto. Toujour pur. Morirò puro dal germe di questa follia. Mentre tu, Bellatrix, tu li hai già persi i valori dei Black. Sei piena di orgoglio servile per chi getta l’onore nel fango.

La presa sulla mia bacchetta è forte. Anche la tua. Ti muovi in circolo. Lenta, ipnotica. Il predatore che circonda la preda. Bellatrix ride ancora. “Reg”, il mio nome cantilenato dalla tua voce. “Non mi piace il patto.”

Lo sai. Fiuti la paura, Bellatrix? Sai che se parlo poi dovrai uccidermi. Hai capito, cugina, senza aver compreso. “E allora non saprai nulla!”

La mano si alza all’improvviso. La bacchetta è contro di me. “Legimens.”

È come galleggiare in un nulla di pensieri. Annaspo. Senti la paura, Bellatrix. Questa non riesco davvero a trattenerla. Mi sfugge, non riesco a nasconderla. Sono tutte le mie ombre. Ci sei anche tu. Fredda e impassibile. Come non sei mai stata. Il tuo volto è una maschera di gesso, pronta a creparsi per tornare al suo turbinio, ma al momento fredda, bianca, immobile. È il tuo volto che apprende la mia morte. Sono le lacrime che non verserai. Ho tanta paura che non piangerete per me. Ho tanta paura che il mio corpo non varrà nulla. Ho tanta paura che mi odierete. Paura…

Vorrei reagire. Devo reagire. Vorrei fermarti. Devo fermarti. Non puoi… non devi…

Mi concentro su tutte le mie ansie. Stai spogliando la mia mente, questa nudità sarà la mia difesa.

Inerme al tuo attacco ti offro il cuore perché tu possa riderne. Ridi Bellatrix, ridi di questo ragazzo che ha paura. Purché tu non veda il mio segreto…

Ti sento forzare, più vicina, più pressante. Ti sento in ogni anfratto del pensiero. Mi stai invadendo, avanzi, penetri in ogni sentimento. Tangibile in ogni pensiero. Se mi concentro su di te svanirai?

Un medaglione. La prima volta con te, dopo aver preso il marchio. È grosso, pesante. Eri stesa sotto di me, sogghignavi. Non si apre. Ti chiesi di non guardarmi così, volevo mi sorridessi, volevo che mi amassi. C’è un serpente sopra.

Poi più nulla.

“Che cos’era?”

Respiro. Devo riprendermi. L’hai visto. È finita. “Che cos’era cosa?”

“Il medaglione.”

“Nulla.” Non mi arrendo.

“E cosa significa?”

“Te l’ho detto. Fai questo patto con me o non ti dirò nulla.” Me ne sono accorto dai gesti. C’è una curiosità oziosa. Non hai capito. Come potresti del resto? Solo io so. Frettolosa cugina, c’è mancato davvero poco. Accompagno le parole con un sorriso. È un invito. A Bellatrix piace giocare. Sei troppo irruenta, cugina mia, e con me lo sei ancora di più. So che acconsentirai.

“D’accordo, Reg.” Si ferma, sorride. I tuoi occhi sembrano più grandi. Mi avvicino. “Solo perché sei mio cugino. E il sangue conta.”

La bestia obbedisce al domatore. Ma è solo un gioco di equilibri precari. Basterebbe una parola per rimetterti in allerta, per riaverti dentro di me. Eppure posso condurre la partita.

“Niente bacchetta, cugina…

“Ci sto.” Lo hai detto troppo in fretta. Ti conosco, Bellatrix. “Niente bacchetta. Niente armi.” Lo dici con tono sospeso. Non sono uno sciocco, so a cosa pensi mentre trascini le parole.

È un movimento impercettibile delle pupille. Hai guardato le tue mani ed è apparso quel sorriso. Lo so cosa preannuncia. Pensieri crudeli. Rispondo con lo stesso sorriso, incerto. “E niente strangolamenti.”

Ridi. Ti piace la sintonia dei nostri pensieri? Ti piace come le nostre espressioni possano essere uno specchio? “Ahhh… Ma quanto è brutta questa cosa?” Appari divertita.

“Un po’.”

Reg… dimmelo!” soffi suadente.

Ma, cugina, nel gioco della seduzione bisogna essere in due.

Il materasso si incurva leggermente all’aggiunta del mio peso. Sono su di te, allungato sul tuo corpo. Ti vedo. Sei così vicina. Ti sento. Sei così calda. Così umida sotto il tocco della dita. Le tue mani si allungano sotto la stoffa della mia camicia. Carezze. Vuoi attirarmi a te? Il mio respiro nel tuo respiro. Le mie parole soffiate sulle tue labbra.

E tu mi guardi davvero. Guardi me, senza trapassarmi. Guardi l’uomo.

Per una volta ci sono solo io con te nella stanza.

“Me ne vado.”

In un attimo tutto cambia. Le sue mani diventano armi. Le sue unghie incidono la mia pelle. Sento il dolore rapido dei graffi. Un bruciore acuto e improvviso. “Cosa? Tu!” mi gridi contro. “Anche tu tradisci la famiglia Black!”

Mi spingi indietro. Mi allontani da te.

“Loro non capiscono.”

“No? Regulus, come osi!” Uno schiaffo.

La sua mano sulla mia guancia con tutta la violenza di cui è in grado.

La mia mano sulla tua guancia con tutta la violenza che non so trattenere.

Quanta furia, Bellatrix, nei tuoi occhi. Sotto di me ti sento fremere. Stringo le ginocchia ai lati dei tuoi fianchi per bloccarti. Ti immobilizzo i polsi. Inerme, Bellatrix. Bloccata. Mia. Sogghigno.

Deve essere questo a farti scattare. D’improvviso il busto si solleva, la sua bocca si avvicina pericolosamente al mio collo, prima che io possa capire.

Dolore.

I denti affondano nell’incavo. Tiri la mia pelle, come a voler strappare la cane. Non sento più niente, Bellatrix. La realtà si compone solo della tua forza su di me. Affondi. Mi si chiudono gli occhi, lascio la presa sui tuoi polsi per spingerti via. Muovo la testa per liberarmi da questa stretta. Ma la tua bocca è aperta sulla mia giugulare. Vuoi strapparla via, Bellatrix? Vuoi uccidermi come farebbe una bestia?

Dolore.

Non vedo più nulla. È tutto annebbiato. Lottiamo. Non c’è sollievo. Non c’è pausa. Non lasci mai il mio collo. Forse hai rinunciato anche a respirare. Non lo so, non so più nulla. Non so come sia iniziato. Non so perché cerchi di uccidermi così. Non vuoi che vada via? E allora perché non mi lasci? Smettila di mordere, smettila di strappare. Vuoi sentire il sapore del mio sangue sulla lingua? Già lo senti… non ti sei cibata di me abbastanza? Non ti sei già presa tutto? Io lo so, lo so, mi hai tradita ogni volta. Basta con questa farsa allora, basta fingere che ti importi se me ne vado. Lo so che non è vero e fa male. Disperatamente male.

Dolore.

Ti spingo via. Senza bacchetta, Bellatrix, resto comunque io il più forte.

Di nuovo bloccata sotto di me.

“Avevo detto non fare nulla.”

C’è sangue su tutto il letto. Possibile che ne stia perdendo così tanto? Una striscia rossa tra le lenzuola. Rosso sulla mia camicia. Rosso su di lei. Gocce rosse dalla ferita. Cadono su lei.

Bellatrix, una goccia precipita sul tuo seno. Un’altra si ferma alla base del collo. Un’altra scivola lungo il tuo bacino. Ho macchiato il tuo bianco.

“Non hai mai parlato dei morsi.”

Rido. Mi allungo di più su di te. Una goccia cade sulle tue labbra. La lecchi via. Respiriamo piano tutti e due. Siamo a corto di fiato. Vorrei poter prendere la bacchetta e curare questo squarcio. Fa male. Ma se ti lascio farai di peggio.

Non so più se ti tengo ferma perché temo la tua reazione o perché non so lasciarti andare. Vorrei adagiarmi su di te, vorrei poterti tenere stretta.

Ma se Bellatrix Black può relativamente concedere il suo corpo, di certo non fa lo stesso con il cuore. Mi guardi con odio. “Allora che ci fai ancora qui? Vattene!”

“Correrai da lui…” sussurro. Solo un pensiero espresso.

Di nuovo il cambiamento nel tuo corpo. Di nuovo la furia. “Tu come osi! Non sei degno di alzare lo sguardo sul Signore Oscuro!”

Hai iniziato a scalciare. “Va via”

Ma ti tengo ferma, Bellatrix. Oh no, non ti lascio così presto. Non senza essermi preso qualcosa di te.

“Ti mancherò, Bellatrix.”

“Non penso proprio. Tu cessi di esistere ora per me. È come se fossi già morto.”

Sorrido, ma i miei occhi sono gravi. Mi vedo riflesso nella tua espressione. Per un attimo allarmata.

Ti lascio i polsi. Resti immobile. Ti sfioro piano. “La memoria del corpo è molto più forte di quella della mente.”

“Il mio corpo non ha memoria di te. Non sei mai stato davvero tu.”

“No?”

“No.”

Ti mordo. Sanguino ancora su di te, mi sento debole, sto male. Ma ti mordo e per la prima volta assaggio il tuo sangue. Ora anche tu hai una ferita. Un segno solo mio. Marchiata.

“Ora mi dovrai ricordare.”

Mi guardi avvelenata. Hai uno sguardo folle di rabbia, folle di sdegno, folle forse di dolore. Non capisco.

“Avanti, Regulus. Spezza il cuore a tua madre. Finisci di ucciderla. Finisci l’opera di Sirius.”

Basta. Basta con quel nome. Basta con tutto questo. Rido. Rido come fai tu, con quella nota folle.

“Spero che tu non incroci mai più la mia vista. Perché in quel caso considererò il giuramento nullo.”

Mi chino sulle tue labbra a sussurrare: “E che farai?”

È bello il tuo corpo con il mio e il tuo sangue mescolati sulla pelle. Non si può distinguere. È bella questa attesa. È bello questo istante in cui tutto sta per spezzarsi ma è ancora integro.

Poi la tua voce folle e cantilenante. “Cruciarti fino alla morte, Reg.”

Mi alzo. Ti lascio.

“Allora spero anch’io di non vederti mai più.”

“Addio.”

 

 

Quinta classificata:Io non penso- Lady Gardenia
_mafra_
-Grammatica: 8
-Stile:8
-Sviluppo della trama:10
-Originalità: 8.5
-Caratterizzazione personaggi: 9.5
-Gradimento personale: 9
-Bonus: 8
Totale: 61. Una bella storia, sviluppata in modo eccellente. I personaggi sono stati da te tratteggiati in modo praticamente perfetto: Bellatrix folle e infantile, e Regulus un po’combattuto eppure risoluto nelle sue scelte. Esattamente la mia idea di loro due. Hai un buono stile, con un buona punteggiatura, solo in alcuni punti ho trovato qualche errore, ma niente di che. Il tuo stile, anche, è molto piacevole, e la storia molto originale. Mi è piaciuta davvero molto, sì.

Somochu
-Grammatica: 9, 25
-Stile: 8
-Sviluppo della trama: 10
-Originalità: 9,5
-Caratterizzazione personaggi: 9
-Gradimento personale: 8
-Bonus:4
Totale: 57,75. Inizio con il dirti che ho tolto qualche punto allo stile, perché in alcuni punti non mi ha colpito particolarmente. Alcune frasi erano esageratamente corte -a causa dei numerosi punti- e i discorsi diretti mi sono sembrati parecchio frettolosi, a volte; questo ha portato a un rallentamento della lettura.
Dal punto di vista lessicale e grammaticale, invece, non ho molto da dire. Insomma pochissimi errori di distrazione, per cui ho sottratto qualche misero punto.
Lo sviluppo della trama andava bene, per me, così come l'originalità e la caratterizzazione: la coppia è particolarmente difficile, però hai affrontato i personaggi in maniera piuttosto corretta. Bellatrix l'ho trovata piuttosto IC, per quelli che sono i miei parametri. L'introspezione di Regulus, anche, non è male :)
Non è una cattiva storia, sappilo, solo che avrebbe potuto trasmettermi molto di più.
Tutto sommato il risultato è buono, e te lo sei meritato.
Complimenti :)
Totale: 118,75

 

 

 

 

 

   
 
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