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Autore: Epicuro    12/05/2011    3 recensioni
Il Fato, oscura presenza inevitabile o silenziosa guida del cammino degli uomini? In un'epoca futura, in cui gli dei olimpici sembrano impazziti, le luci di una nuova speranza iniziano a brillare.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

 

Risveglio.

 

Lo scontro tra le divinità del sonno e della morte era giunta la culmine e Atena aveva deciso di prendere le redini della situazione.

«Seiya, dammi il tuo arco! É un ordine! É ora che assuma a pieno il mio ruolo di comandante perché un corpo senza testa non ha lunga durata!» disse autoritaria la dea.

Il cavaliere attonito porse l’arco a Saori, il cui cosmo non era mai stato così aggressivo. La Grande Atena si era risvegliata.

«Fatti avanti Atena, vediamo cosa sai fare quando non ti nascondi dietro ai tuoi bambolotti!» disse Ipnos preparandosi all’attacco. Il dio aveva infatti avvertito il cambiamento nel cosmo di Atena. Un cosmo non più benigno, ma tremendamente aggressivo e fiero. Era dall’epoca del mito che non si sentiva una tal foga provenire dalla dea della giustizia.

Saori sorrise: «Che c’è Ipnos, hai paura?»

«Mai!» e il dio del sonno, facendo brillare gli aghi tra le sue mani, si scagliò sulla dea, che per manovrare l’arco aveva dovuto rinunciare a scudo e bastone.

Ipnos lanciò i suoi dardi, che si infransero nella barriera protettiva, simile ad una bolla fluorescente, che la dea aveva eretto attorno a se.

«Spiacente Ipnos, ma anche se il mio corpo umano è fragile, rimango sempre una divinità a te superiore.» e la ragazza risplendette come oro, lasciando che il suo cosmo si espandesse travolgente attorno a lei. Seiya era sbalordito, era come rinata. Ora di fronte a lui si ergeva, non una donna, ma la dea, il vero volto guerriero a cui avevano giurato fedeltà per l’eternità.

Il saint di Pegaso a quella vista si riscosse e in lui si ridestò lo spirito del vero saint. Non si sentiva più come il fratello preoccupato dell’incolumità della sorella, ma come il guerriero che scende fiero in battaglia al fianco al proprio comandante, alla propria divinità, per proteggere la creazione. Il cuore di Seiya era ardente come le stelle della sua costellazione:

«Pegasus Suiseiken»

Il colpo, lanciato alla massima potenza, andò a segno e la cometa crepò l’armatura di Ipons, che, concentrato su Atena, si era completamente dimenticato del cavaliere, ritenuto poco più che un fastidio.

Nel frattempo Atena approfittò dello stupore della divinità per scagliare il dardo di Speranza, la cui punta, nelle sue mani, aveva preso le sembianze del simbolo di Nike.

La feccia si andò a conficcare a pochi centimetri dai piedi del dio del sonno, che rise spavaldo:

«A quanto pare, nonostante il tuo rinnovato vigore, non sei più quella di una volta!»

«Ti sbagli Ipnos! Sei tu che non sei così sveglio come credi!» e la dea indicò il suolo.

«UH?»

Ipnos si ritrovò infatti all’interno del simbolo di Nike, che era comparso sotto di lui, mentre dalla freccia avevano iniziato a scaturire una gabbia di fulmini, che imprigionò completamente il dio.

«Che cosa hai fatto Atena!» urlò incredulo.

«Ho usato l’essenza di Speranza racchiusa in quest’arma. Non potrai liberarti senza il suo consenso e sai perfettamente che se vogliono, i Figli del Fato, possono fare di noi ciò che vogliono.» poi rivolgendosi a Seiya: «Questo è il vero potenziale delle armi date in vostra dotazione. Se usate correttamente vi permettono di sfruttare le leggi che loro governano, quindi non dovete usarle come comuni armi, ma come esseri viventi e senzienti in grado di manipolare gli elementi e il mondo circostante. Ora andiamo, Tanatos è ancora libero e gli altri non credo siano ancora arrivati ad usare come si deve il loro dono.»

Seiya annuì e seguì di corsa la sua dea, mentre Ipnos tuonò:

«Intanto non puoi uccidermi e non riuscirai a tenermi imprigionato per sempre!»

«Questo è da vedere. Intanto rifletti sul tuo operato, perché è in base alla tua scelta che si deciderà il tuo destino!»

E Atena e Pegaso corsero in aiuto dei loro compagni, ancora in balia di Tanatos.

 

Nel frattempo...

 

L’ombra di Tanatos si stagliava sui restanti saint di Atena che, a fatica, stavano riprendendo conoscenza.

«Da chi inizio? Umm... ma sì dalla Fenicie, così vediamo subito se è vero che rinasce ogni volta dalle sue ceneri!» e, prendendo posizione accanto al corpo di Ikki, si appestò a decapitare il ragazzo.

Il fendente calò impietoso in direzione del suo collo, dal quale sgorgò sangue al contatto con la lama.

Il taglio rimase però poco più che un graffio, perché l’affondo fu fermato da una catena. Shun si rialzò a fatica e con tutta la sua forza trattenne la falce argentata di Ipnos, che si rivolse a lui con uno sguardo terrificante:

«Come osi bloccare la mia lama mentre compio le mie mansioni di dio della morte!»

«Tu non sei altro che un prepotente che usa le sue capacità per il proprio tornaconto. Non c’è nulla di sacro o venerabile in te!» Rispose Shun.

«Umm... ti ricordavo più frignone!»

«Le persone cambiano e maturano da una vita all’altra. Questo è il grande pregio degli umani, mentre voi rimanete sempre uguali!»

«Che belle parole, ma non ti serviranno se è tutta qui la tua forza!» e Tanatos diede uno strattone alla catena facendo volare Shun in aria.

Il cavaliere d’Andromeda venne però posato delicatamente al suolo da una folata d’aria proveniente dalla sua catena, che si dispose subito a difesa intorno a lui.

«Evita la barriera, questa volta non sarò così scemo da finirci triturato in mezzo!» lo rimbeccò il dio, ma Shun aveva altro in mente. Utilizzò infatti solo la catena d’attacco, che fece turbinare come un lazzo sopra la sua testa generando un mulinello d’aria. Il cavaliere aveva infatti capito che l’essenza di Purezza gli permetteva di controllare a suo piacimento l’aria.

Purtroppo non aveva la minima idea di come fare ad imprigionare il dio, e, visto che uccidere un immortale era impossibile, decise di temporeggiare per permettere agli altri di riprendersi per poi decidere una strategia comune. Intensificò quindi il vortice per poi scagliarlo come un tornado contro Tanatos, che, non riuscendo a resistere all’attrazione dell’aria, vi finì in mezzo imprecando.

Shun, conscio che l’espediente non l’avrebbe mantenuto impegnato a lungo, andò ad aiutare gli altri ancora mezzi tramortiti, quando fu raggiunto da Seiya e Atena.

«Vedo che hai già capito come vanno utilizzate le armi del Fato!» disse Atena, osservando la scena quasi comica di Tanatos in preda alle folate d’aria generate dal vortice, mentre urlava maledizioni e spropositi a tutto andare pieno dall’ira.

«Sì, qualcosa ho intuito, ma purtroppo il mio cosmo non è sufficiente per tenerlo prigioniero.»

«Neanche il metodo scelto ci sarebbe comunque d’aiuto. Dobbiamo imprigionarlo in modo tale da poterlo far riflettere nello specchio di Giustizia.» osservò Seiya.

«Già hai ragione» constatò Atena, che in tanto aveva curato le ferite dei suoi saint, che si ripresero del tutto.

«Che fine hanno fatto Tanatos e Ipnos?» chiese Hyoga, mentre Ikki si massaggiò il collo ringraziando il fratello.

«Ipons è in gabbia e Tanatos sta facendo un giro su un tornado!» riassunse Atena, mentre il cosmo di Tanatos esplose facendo scemare l’aria intorno a se.

Shiryu intanto era in agitazione non trovando da nessuna parte la sua katana:

«Dannazione non trovo più l’arma che mi ha dato Forza!»

È qui, non la puoi perdere, perché la forza vitale risiede in ogni cosa che ci circonda e in particolare nella terra!” la voce di Forza scaturì dal nulla e Shiryu si guardò in giro perplesso alla ricerca della fonte della voce, mentre gli altri si prepararono all’attacco. Tanatos, devastato, ma ancora in forze e altamente infuriato, si stava dirigendo con ampie falcate nella loro direzione. Atena però li bloccò, e avendo percepito dov’era collocata l’essenza di Forza, appoggiò le sue mani al suolo ad espanse il suo cosmo. La terra si squarciò e da essa ne scaturì un intrico di arbusti che andarono ad avvilupparsi attorno ad un Tanatos sorpreso e sbalordito, che si rivolse ad Atena:

«E pensi che dei vegetali mi possano fermare?»

«Sì, se sono opera di una scintilla di Forza. Ricordati che la vita è più potente della morte, che serve solo a ridare slancio al ciclo della rinascita, per permettere il riposo alle anime dopo i travagli della vita.»

Sagge parole Atena, vedo con piacere che state iniziando a ricordarvi della vostra vita trascorsa unicamente come dea!” la voce di Forza provenne dalle piante.

«Ma è solo grazie alla mia vita terrena che ne ho appreso l’importanza e il valore» rispose Saori.

L’entità si rivolse poi a Shiryu: “Dragone, la tua spada e qua e si è trasformata in pianta per il volere della dea. Riprenderà sembianze normali una volta deciso cosa fare di questi due ingrati! Almeno ora avete visto cosa intendevamo quando vi dicevamo che tramite le nostre armi potevate gestire gli elementi collegati alle leggi che governiamo!

Shiryu e gli altri annuirono mentre Atena si affrettò a prendere lo scudo e a ritornare da Tanatos. L’immagine del dio, che si riflesse sulla superficie dello Specchio delle Anime, era ripugnante. La sagoma di Tanatos era infatti composta dalle anime putrefatte, e gridanti vendetta, delle vittime che il dio aveva ingiustamente falciato.

«Che diavolo è quel coso?» chiese Tanatos guardando il riflesso.

«È la tua anima corrotta Tanatos, ma se ti penti sinceramente del tuo operato, chiedi perdono e giuri nuovamente fedeltà al grande disegno del Fato, potrai tornare libero e la tua anima verrà purificata.»

«Altrimenti?» chiese beffardo il dio.

«Verrai sostituito» rispose asciutta Atena.

Tanatos rise di gusto: «Tu non hai questo potere!»

«Ma io e i miei fratelli sì!» l’immagine orrenda dell’anima del dio venne sostituita dal volto di Giustizia. Tanatos sbiancò alla vista dell’entità, che aggiunse:

«Cosa hai da dire a tua discolpa per i crimini che hai commesso contro la Creazione

«Nulla! Gli umani sono soltanto una copia imperfetta di noi dei e solo il disegno del Sommo Zeus è meritevole di fedeltà.» rispose Tanatos beffardo.

«Come vuoi allora. Atena apri il portale. Ho una degna punizione per lui» disse Giustizia con vice ferma e decisa.

«Come desideri» e Atena conficcò il pugnale nel centro dello specchio, che, tra la sorpresa e lo stupore dei presenti e, risucchiò il cosmo nero del dio e la sua armatura, per poi richiudersi.

Gli arbusti lasciarono quindi libero Tanatos, che iniziò a dissolversi nel nulla.

«Cosa mi hai fatto!» urlò il dio in preda al dolore.

«Ti ho reso uomo. E come tale, il tuo fisico non può reggere la pressione di questa dimensione. Finirai anche tu nel ciclo della rinascita e nella tua prossima vita vivrai come un mortale!» spiegò Giustizia riapparendo nello specchio, mentre Tanatos si dissolveva completamente.

«Bene Atena, ora tocca a Ipnos» e, su richiesta dell’entità, Atena e i suoi cavalieri, ripeterono la stessa procedura con il dio del sonno, che, avendo visto la sorte del gemello, prontamente si scusò, ma la risposta che ottenne da Giustizia lo spiazzò.

«Credi davvero di potermi prendere per il culo così facilmente?» rispose irata l’entità, poi, rivolgendosi a Saiya chiese: «Voi umani dite così, no?» Seiya annuì, poi tornando a Ipnos: «E pensare che tra i due, dovevi essere il più sveglio! Almeno Tanatos ha difeso la sua dignità fino alla fine

«Io sono veramente pentito, te lo giuro su Ade!» incalzò il dio del sonno.

«Balle, se ti fossi sinceramente pentito, nello specchio non ci sarebbe più nessuna immagine, ma come puoi vedere» il volto di Giustizia scomparve «La tua orrenda effige è ancora lì! Atena procedi senza indugio!»

 

Nel frattempo...

Casa del Cancro, Grande Tempio di Atena.

 

CLANG CLANG CLANG

Le vestigia del Cancro abbandonarono improvvisamente il corpo di Death Masck, che incredulo si ritrovò nuovamente sopra un gigantesco specchio comparso dal nulla sotto i suoi piedi.

«Che diavolo vuoi ancora da me Giustizia, e che sta succedendo!» esclamò il saint.

«Ciao cucciolotto del mio cuore, ti avevo avvisato che avevo grandi progetti in serbo per te. Preparati, stai per diventare un dio!» e con un bacio il volto dell’entità scomparve, mentre il cavaliere venne investito da una colonna di cosmo nero. Quando l’aura si diradò, Death Masck si ritrovò ad indossare l’armatura divina di Tanatos.

 

Contemporaneamente nella Giudecca....

 

«Giuro fedeltà al Fato e mi impegno da ora innanzi a perseguire il bene della Creazione. Giuro inoltre di sostenere lungo la retta via Ade, il signore degli Inferi, se esso tornerà sui suoi passi, oppure presterò servizio a chi prenderà il suo posto.» lo spectre della Viverna era inginocchiato, in segno di sottomissione e rispetto, all’interno di uno specchio apparso all’interno della Giudecca. Sulla sua fronte risplendeva la stella a sei punte.

«Bene Radamante, preparati all’investitura! A te affido la custodia del mondo onirico di cui gestisco le Leggi» disse Speranza sotto lo sguardo di Giustizia, sua gemella.

La suplice della Viverna lasciò il suo proprietario, che venne rivestito con la sacra armatura di Ipnos.

«Da ora in poi sei il nuovo dio del Sonno. Confidiamo nel tuo operato

Radamente assicurò la sua parola d’onore e lo specchio e le entità svanirono come erano venute.

 

Intanto, nella Sfera degli Dei...

 

«Atena, la frase che ha pronunciato Tanatos prima di morire mi ha lasciato perplesso. Le due divinità gemelle non erano seguaci di Ade?» chiese Hyoga, mentre si avviava lungo il corridoio che portava al sepolcro di Persefone.

«Sì, è vero, ma lo ricordo bene» disse Ikki.

«E allora cosa significa “solo il disegno del Sommo Zeus è meritevole di fedeltà”?» chiese Shiryu.

«Non ne ho idea di quello che stanno combinando i miei parenti, ma credo che ci sia una persona che potrà darci le risposte a questo mistero. Seiya, l’arco!»

Pegaso riconsegnò arco e freccia, che aveva recuperato dopo la morte di Ipnos, ad Atena, che, giunta nella grotta lo tese:

«DEMETRA SPOSTATEVI, STO PER LIBERARE VOSTRA FIGLIA DAL GIOGO DI ADE!»

La dea della messi si scansò appena in tempo per vedere il dardo dorato infrangere l’anfora contenete il cosmo di Persefone, che liberatosi, venne assorbito all’interno della teca.

Il contenitore si crepò ed andò in mille pezzi, mentre la regina dell’oltre tomba finì a terra priva di sensi, per poi riaprire lentamente gli occhi tra le braccia di Demetra:

«Madre?»

«Sì, sono io figlia mia» disse fra le lacrime l’aurea dea, mentre Persefone, girando il volto a fatica disse stupita:

«Atena?»

«Sì, ben tornata tra di noi!»

  
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