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Autore: Cassiopeia    13/05/2011    2 recensioni
Giulietta non ha mai chiesto di innamorarsi di Romeo, ma è successo.
Un amore inaspettato, breve e doloroso. Lei è andata contro il volere dei genitori, lei ha preferito l'amore alla famiglia. Lei ha finto la morte per stare con lui.
Lui che era la luce, era la vita. Lui che era tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giulietta non ha mai chiesto di innamorarsi di Romeo, ma è successo.
Un amore inaspettato, breve e doloroso. Lei è andata contro il volere dei genitori, lei ha preferito l'amore alla famiglia. Lei ha finto la morte per stare con lui.
Lui che era la luce, era la vita. Lui che era tutto.
 
 
Stavo vagando per i corridoi del palazzo, senza una meta, quando una voce agitata chiamò il mio nome.
- Giulietta –
- Sì,  chi mi vuole? – chiesi affacciandomi sul cortile interno.
- Tua madre ti cerca –
Controllai in fretta i capelli, e corsi verso la stanza di mia madre.
Era il primo agosto, mancavano ancora due settimane al mio quattordicesimo compleanno e per mia madre era arrivato il tempo di trovarmi marito.
- Dimmi Giulietta, ti piacerebbe prendere marito? –
La volontà di mia madre era ben chiara e io non avrei mai potuto andare contro il volere della donna che mi aveva messo al mondo.
 
Bastò uno sguardo per far andare in frantumi tutti i buoni propositi.
La festa era incominciata e con essa anche le danze.
Due occhi si incatenarono con insistenza i miei tanto da indurmi ad avvicinarmi allo sconosciuto. Il giovane si avvicinò e con parole argute suggellò l’inizio del nostro tormentato amore.
 
Il conte Paride mi baciò la mano e se ne andò. L’incontro di poco prima mi fece capire che non avrei mai e poi mai potuto sposarmi per il solo volere di mia madre, Madonna Capuleti.
Senza amore non ci sarebbe stato alcun matrimonio e ormai il mio cuore apparteneva a un altro.
- Balia sai dirmi il nome del ragazzo con la maschera? – chiesi con bramosia.
- Oh, non lo so –
- Vai, informati – e la spinsi nella mischia.
Il tempo di battere le ciglia e la balia tornò con nefaste notizie. 
- Quello è un Montecchi e si chiama Romeo. L’unico figlio del vostro nemico – disse la donna con disperazione.
Il cuore cedette mentre guardavo andar via il mio amore nato dal mio unico odio.
Il destino mi aveva teso una trappola e io c’ero caduta. Era troppo tardi per dire al cuore di non amare il mio mortale nemico.
 
Notte inquieta. Non riuscivo a dormire, avevo bisogno di stare sola e pensare.
Uscii sul balcone in cerca di un po’ di pace. Con la testa sorretta dal braccio sinistro iniziai a pensare a voce alta.
- Ma perché sei Romeo. Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome e in cambio avrai tutta me stessa … -
Non mi importava chi fosse, mi avrebbe avuta comunque.
La vergogna si impossessò di me quando il mio amore sbucò da uno dei cespugli.
I suoi lineamenti, le sue parole … tutto in lui era amore.
Non si può scegliere chi amare. La scintilla scatta punto e basta.
L'amore non dipende dalle nostre scelte. È l’amore stesso a sceglierci, è lui a muovere le fila della nostra vita.
Quell'amore travolgente che ti investe in qualsiasi momento, che ti lascia senza fiato e che, a volte, ti fa più male di una coltellata.
Io appartenevo solo a lui, e lui a me. Ma la paura incondizionata di quello che sarebbe potuto succedere a volte mi annebbiava la vista, mi faceva pensare a cose spiacevoli.
E allora come andare avanti?
 
 
Ero sposata da neanche un giorno con la persona che amavo e Romeo era stato bandito. Troppo sangue era stato versato nella bella Verona il giorno delle mie nozze. Prima Mercuzio, poi Tebaldo e ora Romeo. Romeo non era ferito, non era morto concretamente, ma per me era come se lo fosse.
 
 
Pensare a Romeo era molto più che doloroso.
Mi mancava tutto di lui. Il profumo, i baci fugaci e il suo sguardo. Quello sguardo pieno di amore che riservava solo a me.
I ricordi erano dappertutto, riportavano indietro tutto in modo così chiaro.
Da quando se n’era andato il mio cuore sanguinava e non aveva intenzione di smettere.
 
Mio padre mi inveì contro.
Dovevo sposare il conte Paride.
Era un ordine.
Come avrei potuto dirgli che mi ero sposata segretamente con l’uomo che aveva ucciso Tebaldo qualche ora prima?
Se non avessi sposato il conte mio padre mi avrebbe buttata fuori di casa.
Che fare?
 
Per un attimo ebbi un tentennamento. Non vedevo vie d’uscita all’orizzonte.
Romeo era bandito, la balia continuava a ripetermi che Paride era un uomo d’oro e giovedì  si avvicinava.
 
La lucidità svanisce in certe occasioni.
Il mondo sembrava sfumare di fronte ai miei occhi perché non mi rendevo ancora conto di quello che stava accadendo. Gli avvenimenti avevano preso un corso così assurdo che era impossibile credere a quello a cui stavo assistendo. Forse con il tempo avrei capito che non poteva andare diversamente, o forse non lo avrei mai accettato.
 
Frate Lorenzo era la mia unica e ultima speranza. M’accasciai a terra e iniziai a piangere.
- Ho un’idea figliola –
Coraggio. La parola chiave dell’infinito discorso che mi fece il frate.
Sarei stata disposta a fare qualsiasi cosa, piuttosto che andare in sposa al conte Paride.  Mi sarei buttata giù da un torre oppure fatta seppellire con il sudario putrefatto di un cadavere.
 
Tornai a casa, acconsentii al matrimonio con Paride e il giorno seguente bevvi tutto d’un fiato la fiala del frate.
I battiti del cuore rallentarono, un freddo ancestrale mi avvolse e i muscoli non risposero più ai comandi.
 
Pensavo fermamente che tutti noi eravamo predestinati a qualcosa.
Combattevamo o ci arrendevamo perché "qualcosa" dentro di noi ci diceva di arrenderci o di combattere.
Il destino ci fa incontrare o evitare le situazioni, le persone, i luoghi.
Il destino esisteva e io e Romeo ne eravamo la prova.
   
 
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