Questa storia partecipa al contest "Perchè Wolfstar è meglio" indetto da ClaireTheSnitch sul forum EFP. In attesa di giudizio.
Remus
entrò in quella soffitta ammuffita e buia. Non sarebbe
tornato a Grimmauld
Place. Non quella notte. Lui non c’era più. Era
stato risucchiato dietro il
velo, nella sua folle lotta contro Bellatrix. La sua famiglia aveva
vinto ed
era riuscito a stroncarlo ,dopo tutto.
Le
lacrime scendevano copiose, mentre,disperato, se ne stava in piedi
davanti a
quella porta che,impietosa ,gli sbatteva sul viso il ricordo della sera
prima.
Era
tornato poche ore prima da una missione per l’Ordine e
l’ultime forze le aveva
usate per trascinare le membra ,stanche e ferite, in quella soffitta
abbandonata ,che lui chiamava casa. Chiuse con un incantesimo la porta. Quel gesto gli dava
sicurezza. Anche se quel
pezzo di legno traballava ed era pieno di buchi ,chiuderlo gli donava
un segno
di sollievo, sciocco a pensarci. Per
lui
era come dividere il suo animo,fragile come quell’anta, dal
resto del mondo,
niente sofferenze ne guerra lì dentro,
solo silenzio e pace almeno per un po’.
Dopo
quel piccolo rituale personale, disteso sul letto, si era abbandonato
all’incoscienza.
Un
battere frenetico alla porta,però, lo
aveva trascinato di nuovo alla realtà. Aveva tentato di
ignorarlo ,ma i cardini
di quel malconcio pezzo di legno rischiavano di cedere sotto quei colpi
sempre
più vigorosi.
Barcollò
verso quel rumoroso supplizio,
sospirando. Il cigolio dell’anta svelò una figura
che trasformò il sospiro
stanco in un nodo di paura alla gola.
Sirius
se ne stava soddisfatto davanti a
lui con il cappuccio calato sulle spalle , i capelli spettinati e gli
occhi
grigi che brillavano malandrini, per l’esser riuscito a
infrangere le regole
come un tempo.
Terrorizzato
dall’idea che potessero sorprenderlo
e catturarlo ,Remus trascinò il suo amante dentro
quell’angusta stanzetta.
“Cosa
ci fai qui? È successo qualcosa a
Grimmauld Place? I Mangiamorte hanno scoperto il rifugio
dell’Ordine? Deve
essere stato Kreacher! Sicuramente lo ha fatto per vendicarsi di tutte
le volte
che lo hai maltrattato …” esplose in mille parole
il licantropo,mentre
contemporaneamente stringeva forte il polso del fuggiasco e sigillava
con ogni
protezione quella porta che mai gli era sembrata così
incapace di difendere il
suo mondo e il suo tanto amato tesoro.
Intanto,
gli occhi di Sirius erano fissi
su di lui, come se volessero impadronirsi di ogni suo movimento.
Remus
,accorgendosene, si sentì
avvampare ma si trattenne dall’istinto di mordere e baciare
le labbra di quella
persona così crudele che,
per chissà
quale capriccio, metteva a repentaglio la sua vita , fregandosene del
dolore
che avrebbe potuto provocare a coloro che lo amavano e avevano bisogno
di lui.
Il
silenzio tra i due stava
diventando assordante, quando il
sussurro di Sirius lo infranse.
“Mi
mancavi … sei stato via tre
settimane senza dare notizie ... poi ieri Mundungus ha detto che
saresti
tornato oggi e io non ho resistito … sei contento di
vedermi?”
Più
che una domanda , quelle parole
erano un lamento fatto di pianti solitari , di senso di impotenza,
frustrazione
e amore. Amore che richiedeva attenzione e cure e a cui la guerra
,tanto tempo
fa e in quel momento, stavano togliendo tutti i colori.
L’ultimo rimasto era il
grigio degli occhi di un cane ferito, dei capelli di giovane adulto ,
invecchiato troppo in fretta e delle mura crepate di quella lurida
soffitta.
Quel
tremore della voce di Sirius, il
suo dannato amore, aveva scatenato in Remus
la voglia di perdonare quella pazzia e stringerlo a
sé, per consolarlo e
per fargli capire che loro non si sarebbero abbandonati , ma sapeva che
se lo
avesse assecondato ,lui l’avrebbe rifatto e questo non doveva
accadere.
“Potevi
aspettare … sarei venuto io …
domani …”
“Domani
sarebbe stato troppo tardi …
oggi era l’unico momento giusto ...”
Remus
non ebbe tempo di replicare a ciò
che ,in quel
momento, sembrava solo un
insulso capriccio da bambino prepotente, perché le mani e la
bocca di Sirius lo
spinsero contro quella barriera
scricchiolante,per consumare un amore affrettato e pericoloso.
La
mattina seguente Remus si risvegliò
solo tra le sue lenzuola ruvide. Nessuno avrebbe sospettato del
passaggio del
suo amante se sulla porta non fosse stato inciso:
“Ciò che
il cuore conosce oggi , la
testa conoscerà domani”
Ora Remus se ne stava
lì , inginocchiato
accanto a quel freddo pezzo di legno, su cui fiammeggiavano quelle
parole , così
vere e crudeli. La notte precedente non era stato un capriccio
insensato. Era
stato un addio.
Sirius con la sua
solita avventatezza aveva
impresso la parola fine sulla loro storia.
Una
fine che non doveva esserci ma
che,
questa volta, non
si sarebbe mai più
cancellata.
Poggiando la fronte sulla porta, cercò di ritrovare le sensazioni di quell’ultima desiderata passione , ma ricevette indietro solo un sommesso grattare di un tarlo , che sbranava ingordo quella fragile chiusura , come il dolore divorava il suo animo.