Fanfic su attori > Gerard Butler
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Autore: irene862    14/05/2011    2 recensioni
2015 --> REVISIONATA E CORRETTA!
Dal IX capitolo..
“Hai perfettamente ragione, sei stato uno stronzo. Un emerito, grandissimo stronzo! Non ti permettere mai più di rifare o ridire quello che hai detto e fatto. Perché te ne pentiresti! “ Non so dove presi il coraggio di minacciarlo. Ma fui contenta di avercelo ficcato da qualche parte.
“Non so con chi hai a che fare quotidianamente, nel tuo mondo patinato di super divi miliardari, ma qui è diverso. Siamo nel mondo reale bello! La gente merita rispetto!” Eravamo talmente vicini che i nostri abiti si sfioravano. Gli puntai un dito sul petto e lo pungolai. ” E non mi importa un fico secco se sei un attore Hollywodiano o che altro. Non credo ad una sola parola delle tue scuse di poco fa quindi non starmi tra i piedi ed andremo d’accordo! Non sono venuta fin qui da casa mia per farmi insultare da un maledetto idiota borioso, come te!”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce e delicata come il miele'
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Cap. 5 e Cap. 6



V capitolo

 

“Benvenute, mie care. Benvenute in Scozia” annunciò sorridendo. La sua voce era bassa ma chiara.

Abbracciò la mamma salutandola con calore, per poi rivolgere la sua attenzione su di me.

“Buona sera. Tu devi essere la piccola Sophie” cominciò a dire per poi stringermi la mano

“Buonasera sig.ra Butler, è un piacere conoscerla.” risposi un poco a disagio

“Chiamami Margaret, cara. Signora Butler mi fa sentire più vecchia di quella che sono. Tua madre è come una sorella e mi ha parlato molto di te, perciò è come se ti conoscessi fin da piccola” replicò lei.

“Ma prego accomodatevi. Dovete essere esauste a causa del viaggio” riprese, facendoci strada verso il soggiorno.

“Come sono contenta che tua sia qui, Lisa.” cominciò a dire Margaret, una volta entrate in salotto e spogliateci delle giacche.

Eravamo comodamente sedute su poltroncine di velluto verde.

“Questa casa è diventata eccessivamente grande da quando, parecchi anni fa, prima Phil e Paul poi Gerard sono andati a vivere per conto loro. Vengono a trovarmi raramente, purtroppo. Gerard viene un po’ più spesso” annunciò orgogliosa ”Non vedevo l’ora che arrivaste” aggiunse poi sorridendo

“Dobbiamo ringraziarti per l’ospitalità Maggie” cominciò mia madre

“Oh, non pensarci neppure. Sono io a dover ringraziare voi per essere qui“  la interruppe Margaret sorridendo

“Come ho detto prima siete entrambe le benvenute. Anzi più che benvenute. Non voglio assolutamente che vi sentiate a disagio durante il vostro soggiorno qui. Voi non siete ospiti, chiaro? Siete parte della famiglia. Quindi sentitevi libere di fare tutto quello che vi passa per la testa come meglio vi aggrada” continuò Margaret alternando lo sguardo da me alla mamma.

“Ma non vorremmo disturbare, signora But… Margaret” mi corressi subito

“Nessun disturbo, cara. Qui siete a casa vostra. Comunque sarete stanche e non voglio costringervi ad ascoltare ancora le mie chiacchiere” dichiarò alzandosi.

Uscimmo dal soggiorno e la seguimmo attraverso un lungo corridoio.

“Le stanze da letto sono tutte al piano di sopra. Le vostre camere sono entrambe dotate di un piccolo bagno personale” chiarì subito, cominciando a salire l’imponente scala diretta al piano superiore.

“Oh, Maggie. Non dovevi disturbarti tanto. Io e Soph potevamo benissimo dormire nella stessa stanza. Non siamo abituate a tutto questo, tu ci vizi.” replicò mia madre allegramente.

“Beh, meglio così allora!” ribatté altrettanto allegra Margaret.

Eravamo arrivate alla fine della scala e davanti a noi vi era un buio e stretto corridoio.  

“Sophie, tua madre ti ha detto che qui da noi l’ospitalità è molto sentita?” mi domandò voltandosi per azionare l’interruttore che illuminava il corridoio.

“No, in effetti no” risposi accompagnando le mie parole con un diniego del capo.

“In realtà Maggie, Soph sa pochissimo della Scozia e dei suoi luoghi meravigliosi” chiarì mia madre un poco triste                                           

“Beh, preparati allora ad essere incantata da questi luoghi signorina! Dalla sua storia, dalle sue leggende … e dai suoi fantasmi! “

 Avvicinatasi ad una porta, l’aprì, accese la luce e mi invitò ad entrare.

“Questa sarà la tua camera Sophie. Spero che ti piaccia”

“Andrà benissimo” risposi sorridendo

Diedi ad entrambe un bacio e augurando loro una buona notte, richiudendo la porta dietro di me.

Sentì aprirsi la porta della stanza accanto e capì che quella sarebbe stata la camera della mamma. Ero troppo stanca per notare i particolari della camera assegnatami. Misi il pigiama e mi infilai sotto le lenzuola. Profumavano di bucato, fiori di campo o qualcosa del genere. Troppo stanca per elaborare altri pensieri, mi abbandonai al sonno.             

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi svegliai colpita dalla luce che filtrava nella stanza attraverso i pesanti tendaggi. Avevo dormito come un sasso e mi sentivo decisamente bene.

Dormire a volte fa miracoli e un morbido letto con calde coperte aiuta notevolmente!

Mi stiracchiai per bene e mi alzai. La sera precedente non avevo notato i dettagli che decoravano quella che sarebbe stata la mia camera da letto. Era bellissima, spaziosa ed arredata con gusto.

Le pareti erano di un leggero color pastello e il pavimento ricoperto da soffice moquette color crema. La stanza era luminosa e una volta tirate le tende notai con stupore che erano due grandi finestre ad inondare di luce la stanza. Il letto era posizionato contro il muro. L’armadio era posizionato contro la parete di fianco, era di legno scuro e accanto ad esso una scrivania dello stesso colore. Completavano l’arredamento due poltroncine di velluto color pesca. Spalancai la finestra per far entrare un poco d’aria e godere della calda carezza del sole. Ma avevo dimenticato il bagno.

Mi allontanai dalla finestra per avvicinarmi alla porta del bagno e la aprì. Il pavimento era costituito da piastrelle color verde-acqua, il colore era riportato anche sulle pareti. Sorrisi e chiudendo la porta del bagno, vi avvicinai ai miei bagagli. Era arrivato il momento di disfare tutto e mettersi comodi.

”Questo soggiorno comincia proprio a piacermi. Si, decisamente si!” commentai ad alta voce.













VI Capitolo

 

Il pranzo fu delizioso.

Margaret ci spiegò che la cuoca, Grace, era una persona squisita, molto creativa e decisamente brava nel suo lavoro. Grace lavorava per loro solo tre volte alla settimana. Ci chiarì, inoltre, che vi era anche una domestica, Louise, che si occupava delle faccende di casa. Era una ragazza piuttosto giovane, appena ventenne, molto carina e disponibile. E infine c’era Malcom, il giardiniere. Un tipo tosto e alquanto robusto. Ma molto abile nel suo lavoro. Uno dei più bravi in tutto il paese ci confidò con orgoglio la padrona di casa.                                                       

Dopo essere rimasta un po’ a chiacchierare con loro decisi di uscire a fare una passeggiata. Con quel pretesto avrei potuto dare un’occhiata in giro e farmi un’idea precisa del posto.

La villa era enorme, imponente oserei dire. All’esterno, era bianca con persiane verdi. Vi erano due box ai lati della proprietà ed il portone sorgeva al centro della facciata principale. Il tetto, costituito da grosse mattonelle rosso scuro, era caratterizzato da due grossi comignoli. All’interno era riccamente ammobiliata. Tutti i mobili erano di legno pregiatissimo e tutte le camere erano contraddistinte da magnifici tappeti dai suggestivi disegni. La proprietà era davvero grande, il giardino era costituito da un fitto tappeto d’erba verde acceso con fiori di diversi colori e dimensioni. Il prato un insieme di profumi, una visione spettacolare.

Uscì dall’enorme cancello che delimitava la proprietà e seguendo il sentiero cominciai ad incamminarmi. Mi guardavo intorno ed ammiravo lo stupendo spettacolo che mi si presentava attorno. Colline lussureggianti e sentieri infiniti si addentravano tra quelle splendide valli, infine uno splendido lago apparve davanti ai miei occhi.

Con un sospiro felice mi affrettai per il sentiero. Volevo raggiungere il lago dove, sicuramente mi sarei potuta rilassare. Quando finalmente lo raggiunsi ne rimasi incantata.

Da vicino era ancora più grande. Le sue acque erano chiare e tranquille. Mi lasciai scivolare a terra, cullata da una sensazione di pace e rilassatezza, sedendomi sulle sue rive. Mi persi nella contemplazione di quella visione godendomi il caldo sole pomeridiano, sdraiandomi poi sull’erba asciutta. Sollevai un braccio e lo appoggiai sul viso in corrispondenza della fronte, in modo da proteggere gli occhi dal sole.

Nuvole bianche sembravano correre veloci, il cielo era azzurro limpido. Cominciai a fantasticare di rincorrere e cavalcare quelle soffici nuvole e quasi senza rendermene conto mi appisolai.

 

Riaprì gli occhi solo quando qualcosa mi sovrastò facendomi ombra. Un uomo enorme mi era di fronte, in piedi, con uno sguardo decisamente accigliato.

Mi alzai in fretta, spaventata, ma barcollai leggermente. L’uomo protese le sue mani e mi impedì di cadere.

“Non volevo spaventarti” mormorò in tono grave.

Le sue braccia erano calde, forti e m’imprigionarono. Leggermente imbarazzata mi allontanai cercando di ricompormi. Lo sconosciuto sorrise impercettibilmente, sembrava vagamente divertito.

Alzai una mano per riparare lo sguardo dai raggi del sole e lo fissai negli occhi.

“Bu.. buongiorno” salutai cercando di non far capire al mio interlocutore quanto fossi scombussolata.

“Buongiorno” mi rispose con voce chiara.

Era un gran bel pezzo d’uomo.

Aveva un volto decisamente affascinante, mascella squadrata, naso dritto e labbra carnose. I capelli erano corti e scuri e sembravano leggermente ondulati. Portava un berretto con visiera, ma riuscì ugualmente ad intravedere il colore dei suoi occhi: erano di un bellissimo color verde-grigio. Robusto e muscoloso, con spalle larghe, e petto ampio. La pelle leggermente abbronzata. Portava una polo rossa e jeans piuttosto aderenti. Le gambe erano lunghe e le sue cosce sembravano atletiche e muscolose.

Sicuramente si accorse che continuavo a fissarlo con insistenza e per di più a bocca aperta, quasi a prendergli le misure, perché alzando un sopracciglio si sistemò meglio il berretto in testa e si schiarì la voce dicendo

“Tutto a posto signorina?”

Con le guance rosse di vergogna balbettai incerta  “Si, si… Ehm, si. Tutto bene grazie” continuando ancora imbarazzata  “Grazie per avermi aiutato prima, mi ero alzata decisamente troppo in fretta” aggiunsi sorridendo.

“E’ stato un piacere “ mormorò con voce calda  ”Si è persa? Non mi pare di averla mai vista”

“No, non sono del luogo. Sono italiana. Sono Sophie” risposi allungando la mano e porgendogliela per presentarmi

“Lieto di conoscerla, Sophie” replicò con un sorriso.

Sembrava decisamente affabile.

Il sole stava quasi calando. Probabilmente mi ero appisolata più di qualche minuto. Mi spazzolai lentamente il vestito pulendomi dall’erba e con lo sguardo cominciai a cercare il sentiero per ritornare verso casa.

“Cerca qualcuno?” mi chiese notando il mio sguardo concentrato

“In effetti sto cercando di orientarmi per poter ritrovare la strada di casa”

“Forse posso aiutarla. Sono nato e cresciuto in questa zona. Dove è diretta?” il suo sguardo si era acceso di curiosità mista a qualcos’altro, che però non riuscì ad identificare

“Devo andare in quella villa laggiù” indicai l’enorme cancello nero che segnava l’inizio della proprietà dei Butler

“Davvero? E a chi appartiene quella villa?” domandò curioso

“Beh, alla famiglia Butler” replicai decisa.

Avevo la sensazione di conoscere il suo volto, come quando si ha a che fare con un deja-vù, ma non ricordavo dove lo avessi visto.

“Esatto” annuì lui.

Mi stava mettendo alla prova?

Cominciai ad essere in apprensione. Accantonai quindi l’idea di scavare nel mio cervello per cercare l’identità dell’uomo e mi concentrai sul mio imminente problema.

Come faccio a tornare a casa, se non ricordo la strada che ho percorso?

“Guarda caso è esattamente dove sto andando anche io…” continuò l’uomo

“Ma certo! Lei deve essere Malcom, il giardiniere dei Butler. La signora Margaret mi ha detto che probabilmente l’avrei incontrata. Che piacere conoscerla! In effetti volevo farle i complimenti. Lei è davvero un artista eccezionale. Il giardino è spettacolare! I tulipani, le splendide rose, le ortensie… e poi i narcisi e i giacinti, i vasi di dalie e quelli con i girasoli … è tutto stupendo”

“Ehm … grazie, credo” rispose un poco perplesso.

Forse lo avevo confuso con tutte le mie chiacchiere e sicuramente avevo sbagliato un paio di verbi. Quando ero nervosa tendevo a parlare a macchinetta e a pensare ancora più rapidamente.

“Non deve essere modesto” continuai imperterrita  “Il giardinaggio è come l’arte, come dipingere o scolpire! E’ arte, pura e semplice arte” conclusi sorridendo allegra

“Se lo dice lei…”

Il suo viso però restava ancora perplesso e forse un poco confuso. Magari non aveva capito un fico secco di quello che gli avevo detto.

“Lei si intende d’arte, Sophie?” domandò guardandomi

Finalmente eravamo arrivati di fronte al cancello, e stavo per rispondere, quando sentì mia madre chiamarmi.

“Beh, mi piace molto l’arte. Ora però, mi scusi, devo andare. Arrivederci” con un sorriso mi allontanai e svelta entrai in casa.

  
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