V capitolo
“Benvenute, mie care. Benvenute
in Scozia” annunciò sorridendo. La sua voce era bassa ma chiara.
Abbracciò la mamma salutandola
con calore, per poi rivolgere la sua attenzione su di me.
“Buona sera. Tu devi essere la
piccola Sophie” cominciò a dire per poi stringermi la mano
“Buonasera sig.ra Butler, è un
piacere conoscerla.” risposi un poco a disagio
“Chiamami Margaret, cara.
Signora Butler mi fa sentire più vecchia di quella che sono. Tua madre è come
una sorella e mi ha parlato molto di te, perciò è come se ti conoscessi fin da
piccola” replicò lei.
“Ma prego accomodatevi. Dovete
essere esauste a causa del viaggio” riprese, facendoci strada verso il
soggiorno.
“Come sono contenta che tua sia
qui, Lisa.” cominciò a dire Margaret, una volta entrate in salotto e
spogliateci delle giacche.
Eravamo comodamente sedute su
poltroncine di velluto verde.
“Questa
casa è diventata
eccessivamente grande da quando, parecchi anni fa, prima Phil e Paul
poi Gerard
sono andati a vivere per conto loro. Vengono a trovarmi raramente,
purtroppo. Gerard
viene un po’ più spesso” annunciò orgogliosa
”Non vedevo l’ora che arrivaste” aggiunse
poi sorridendo
“Dobbiamo
ringraziarti per l’ospitalità Maggie” cominciò mia madre
“Oh, non
pensarci neppure. Sono io a dover ringraziare voi per essere qui“ la interruppe Margaret sorridendo
“Come ho
detto prima siete entrambe le benvenute. Anzi più che benvenute. Non voglio
assolutamente che vi sentiate a disagio durante il vostro soggiorno qui. Voi
non siete ospiti, chiaro? Siete parte della famiglia. Quindi sentitevi libere
di fare tutto quello che vi passa per la testa come meglio vi aggrada” continuò
Margaret alternando lo sguardo da me alla mamma.
“Ma non
vorremmo disturbare, signora But… Margaret” mi corressi subito
“Nessun
disturbo, cara. Qui siete a casa vostra. Comunque sarete stanche e non voglio
costringervi ad ascoltare ancora le mie chiacchiere” dichiarò alzandosi.
Uscimmo
dal soggiorno e la seguimmo attraverso un lungo corridoio.
“Le
stanze da letto sono tutte al piano di sopra. Le vostre camere sono entrambe
dotate di un piccolo bagno personale” chiarì subito, cominciando a salire l’imponente
scala diretta al piano superiore.
“Oh,
Maggie. Non dovevi disturbarti tanto. Io e Soph potevamo benissimo dormire
nella stessa stanza. Non siamo abituate a tutto questo, tu ci vizi.” replicò
mia madre allegramente.
“Beh,
meglio così allora!” ribatté altrettanto allegra Margaret.
Eravamo
arrivate alla fine della scala e davanti a noi vi era un buio e stretto
corridoio.
“Sophie,
tua madre ti ha detto che qui da noi l’ospitalità è molto sentita?” mi domandò voltandosi
per azionare l’interruttore che illuminava il corridoio.
“No, in
effetti no” risposi accompagnando le mie parole con un diniego del capo.
“In
realtà Maggie, Soph sa pochissimo della Scozia e dei suoi luoghi meravigliosi”
chiarì mia madre un poco triste
“Beh,
preparati allora ad essere incantata da questi luoghi signorina! Dalla sua
storia, dalle sue leggende … e dai suoi fantasmi! “
Avvicinatasi ad una porta, l’aprì, accese la
luce e mi invitò ad entrare.
“Questa
sarà la tua camera Sophie. Spero che ti piaccia”
“Andrà
benissimo” risposi sorridendo
Diedi ad
entrambe un bacio e augurando loro una buona notte, richiudendo la porta dietro
di me.
Sentì
aprirsi la porta della stanza accanto e capì che quella sarebbe stata la camera
della mamma. Ero troppo stanca per notare i particolari della camera
assegnatami. Misi il pigiama e mi infilai sotto le lenzuola. Profumavano di
bucato, fiori di campo o qualcosa del genere. Troppo stanca per elaborare altri
pensieri, mi abbandonai al sonno.
Mi
svegliai colpita dalla luce che filtrava nella stanza attraverso i pesanti
tendaggi. Avevo dormito come un sasso e mi sentivo decisamente bene.
Dormire a volte fa
miracoli e un morbido letto con calde coperte aiuta notevolmente!
Mi
stiracchiai per bene e mi alzai. La sera precedente non avevo notato i dettagli
che decoravano quella che sarebbe stata la mia camera da letto. Era bellissima,
spaziosa ed arredata con gusto.
Le
pareti erano di un leggero color pastello e il pavimento ricoperto da soffice
moquette color crema. La stanza era luminosa e una volta tirate le tende notai
con stupore che erano due grandi finestre ad inondare di luce la stanza. Il
letto era posizionato contro il muro. L’armadio era posizionato contro la parete
di fianco, era di legno scuro e accanto ad esso una scrivania dello stesso
colore. Completavano l’arredamento due poltroncine di velluto color pesca. Spalancai
la finestra per far entrare un poco d’aria e godere della calda carezza del
sole. Ma avevo dimenticato il bagno.
Mi
allontanai dalla finestra per avvicinarmi alla porta del bagno e la aprì. Il
pavimento era costituito da piastrelle color verde-acqua, il colore era
riportato anche sulle pareti. Sorrisi e chiudendo la porta del bagno, vi
avvicinai ai miei bagagli. Era arrivato il momento di disfare tutto e mettersi
comodi.
”Questo
soggiorno comincia proprio a piacermi. Si, decisamente si!” commentai ad alta
voce.
VI Capitolo
Il pranzo fu delizioso.
Margaret ci spiegò che la cuoca,
Grace, era una persona squisita, molto creativa e decisamente brava nel suo
lavoro. Grace lavorava per loro solo tre volte alla settimana. Ci chiarì,
inoltre, che vi era anche una domestica, Louise, che si occupava delle faccende
di casa. Era una ragazza piuttosto giovane, appena ventenne, molto carina e
disponibile. E infine c’era Malcom, il giardiniere. Un tipo tosto e alquanto
robusto. Ma molto abile nel suo lavoro. Uno dei più bravi in tutto il paese ci confidò
con orgoglio la padrona di casa.
Dopo essere rimasta un po’ a
chiacchierare con loro decisi di uscire a fare una passeggiata. Con quel
pretesto avrei potuto dare un’occhiata in giro e farmi un’idea precisa del posto.
La villa era enorme, imponente
oserei dire. All’esterno, era bianca con persiane verdi. Vi erano due box ai
lati della proprietà ed il portone sorgeva al centro della facciata principale.
Il tetto, costituito da grosse mattonelle rosso scuro, era caratterizzato da
due grossi comignoli. All’interno era riccamente ammobiliata. Tutti i mobili
erano di legno pregiatissimo e tutte le camere erano contraddistinte da
magnifici tappeti dai suggestivi disegni. La proprietà era davvero grande, il
giardino era costituito da un fitto tappeto d’erba verde acceso con fiori di
diversi colori e dimensioni. Il prato un insieme di profumi, una visione
spettacolare.
Uscì dall’enorme cancello che delimitava
la proprietà e seguendo il sentiero cominciai ad incamminarmi. Mi guardavo
intorno ed ammiravo lo stupendo spettacolo che mi si presentava attorno.
Colline lussureggianti e sentieri infiniti si addentravano tra quelle splendide
valli, infine uno splendido lago apparve davanti ai miei occhi.
Con un sospiro felice mi
affrettai per il sentiero. Volevo raggiungere il lago dove, sicuramente mi sarei
potuta rilassare. Quando finalmente lo raggiunsi ne rimasi incantata.
Da vicino era ancora più grande.
Le sue acque erano chiare e tranquille. Mi lasciai scivolare a terra, cullata
da una sensazione di pace e rilassatezza, sedendomi sulle sue rive. Mi persi
nella contemplazione di quella visione godendomi il caldo sole pomeridiano, sdraiandomi
poi sull’erba asciutta. Sollevai un braccio e lo appoggiai sul viso in
corrispondenza della fronte, in modo da proteggere gli occhi dal sole.
Nuvole bianche sembravano
correre veloci, il cielo era azzurro limpido. Cominciai a fantasticare di
rincorrere e cavalcare quelle soffici nuvole e quasi senza rendermene conto mi
appisolai.
Riaprì gli occhi solo quando
qualcosa mi sovrastò facendomi ombra. Un uomo enorme mi era di fronte, in
piedi, con uno sguardo decisamente accigliato.
Mi alzai in fretta, spaventata,
ma barcollai leggermente. L’uomo protese le sue mani e mi impedì di cadere.
“Non volevo spaventarti” mormorò
in tono grave.
Le sue braccia erano calde,
forti e m’imprigionarono. Leggermente imbarazzata mi allontanai cercando di
ricompormi. Lo sconosciuto sorrise impercettibilmente, sembrava vagamente
divertito.
Alzai una mano per riparare lo
sguardo dai raggi del sole e lo fissai negli occhi.
“Bu.. buongiorno” salutai
cercando di non far capire al mio interlocutore quanto fossi scombussolata.
“Buongiorno” mi rispose con voce
chiara.
Era un gran bel pezzo d’uomo.
Aveva un volto decisamente
affascinante, mascella squadrata, naso dritto e labbra carnose. I capelli erano
corti e scuri e sembravano leggermente ondulati. Portava un berretto con
visiera, ma riuscì ugualmente ad intravedere il colore dei suoi occhi: erano di
un bellissimo color verde-grigio. Robusto e muscoloso, con spalle larghe, e
petto ampio. La pelle leggermente abbronzata. Portava una polo rossa e jeans
piuttosto aderenti. Le gambe erano lunghe e le sue cosce sembravano atletiche e
muscolose.
Sicuramente si accorse che
continuavo a fissarlo con insistenza e per di più a bocca aperta, quasi a
prendergli le misure, perché alzando un sopracciglio si sistemò meglio il
berretto in testa e si schiarì la voce dicendo
“Tutto a posto signorina?”
Con le guance rosse di vergogna
balbettai incerta “Si, si… Ehm, si.
Tutto bene grazie” continuando ancora imbarazzata “Grazie per avermi aiutato prima, mi ero
alzata decisamente troppo in fretta” aggiunsi sorridendo.
“E’ stato un piacere “ mormorò
con voce calda ”Si è persa? Non mi pare
di averla mai vista”
“No, non sono del luogo. Sono
italiana. Sono Sophie” risposi allungando la mano e porgendogliela per
presentarmi
“Lieto di conoscerla, Sophie” replicò
con un sorriso.
Sembrava decisamente affabile.
Il sole stava quasi calando.
Probabilmente mi ero appisolata più di qualche minuto. Mi spazzolai lentamente
il vestito pulendomi dall’erba e con lo sguardo cominciai a cercare il sentiero
per ritornare verso casa.
“Cerca qualcuno?” mi chiese
notando il mio sguardo concentrato
“In effetti sto cercando di
orientarmi per poter ritrovare la strada di casa”
“Forse posso aiutarla. Sono nato
e cresciuto in questa zona. Dove è diretta?” il suo sguardo si era acceso di
curiosità mista a qualcos’altro, che però non riuscì ad identificare
“Devo andare in quella villa
laggiù” indicai l’enorme cancello nero che segnava l’inizio della proprietà dei
Butler
“Davvero? E a chi appartiene
quella villa?” domandò curioso
“Beh, alla famiglia Butler”
replicai decisa.
Avevo la sensazione di conoscere
il suo volto, come quando si ha a che fare con un deja-vù, ma non ricordavo
dove lo avessi visto.
“Esatto” annuì lui.
Mi stava mettendo alla prova?
Cominciai ad essere in
apprensione. Accantonai quindi l’idea di scavare nel mio cervello per cercare
l’identità dell’uomo e mi concentrai sul mio imminente problema.
Come faccio a tornare a casa, se non ricordo la
strada che ho percorso?
“Guarda caso è esattamente dove
sto andando anche io…” continuò l’uomo
“Ma certo! Lei deve essere
Malcom, il giardiniere dei Butler. La signora Margaret mi ha detto che probabilmente
l’avrei incontrata. Che piacere conoscerla! In effetti volevo farle i
complimenti. Lei è davvero un artista eccezionale. Il giardino è spettacolare!
I tulipani, le splendide rose, le ortensie… e poi i narcisi e i giacinti, i
vasi di dalie e quelli con i girasoli … è tutto stupendo”
“Ehm … grazie, credo” rispose un
poco perplesso.
Forse lo avevo confuso con tutte
le mie chiacchiere e sicuramente avevo sbagliato un paio di verbi. Quando ero
nervosa tendevo a parlare a macchinetta e a pensare ancora più rapidamente.
“Non deve essere modesto”
continuai imperterrita “Il giardinaggio
è come l’arte, come dipingere o scolpire! E’ arte, pura e semplice arte” conclusi
sorridendo allegra
“Se lo dice lei…”
Il suo viso però restava ancora
perplesso e forse un poco confuso. Magari non aveva capito un fico secco di
quello che gli avevo detto.
“Lei si intende d’arte, Sophie?”
domandò guardandomi
Finalmente eravamo arrivati di
fronte al cancello, e stavo per rispondere, quando sentì mia madre chiamarmi.
“Beh, mi piace molto l’arte. Ora
però, mi scusi, devo andare. Arrivederci” con un sorriso mi allontanai e svelta
entrai in casa.