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Autore: VaniaMajor    15/05/2011    5 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Buona domenica a tutti! Koga fa da guida al nostro gruppo di amici, Inuyasha è geloso marcio, Sesshomaru è antipaticissimo...meno male che c'è Rin! Enjoy!

CAPITOLO 9

STRANE SENSAZIONI


«La vuoi piantare di importunare Kagome?!»
«Sei tu che la importuni, cagnolino!»
«In verità mi state importunando tutti e due…» sospirò Kagome, stanca, facendo andare immediatamente nel panico entrambi i contendenti.
«Hai visto? L’hai fatta arrabbiare con tutte le tue polemiche.» disse Koga, afferrando Inuyasha per la casacca rossa.
«Cosa?! Sei tu, con quella linguaccia che ti ritrovi, che non sai mai quando startene zitto!» gli ringhiò in faccia Inuyasha, strattonandolo per le fibbie del pettorale d’armatura. Kagome sospirò ancora. Il suo intervento non aveva prodotto effetti evidenti.
Sesshomaru, seduto lontano dal fuoco, per metà immerso nell’ombra dell’albero sotto cui era seduto, si disinteressava alla diatriba, lasciando che le parole rabbiose dei due litiganti scivolassero in un angolo remoto della sua mente, dove non potevano dare fastidio. In caso contrario, si sarebbe alzato e avrebbe spaccato le teste dei due l’una contro l’altra. La miko Kagome sembrava non farcela più, ma gli altri si erano a loro volta disinteressati ai due litiganti, che andavano avanti così da due giorni. Jaken e Shippo erano impegnati a giocare a una versione rudimentale degli scacchi e il kitsune stava vincendo sotto gli occhi interessati della bambina umana, Rin, e dei due sottoposti di Koga che lo yokai aveva eletto loro scorta mentre viaggiavano tra le colline. Il giorno dopo li avrebbero lasciati. Il monaco e la principessa dei Taijiya chiacchieravano a bassa voce con la yokai, Anna. Mentre Sesshomaru guardava, lei sorrise al monaco e una strana sensazione gli serpeggiò nello stomaco, costringendolo ad affondare di nuovo lo sguardo nelle ombre.
Nel sorriso di quella donna c’era qualcosa che stonava, ma allo stesso tempo la accendeva di luce, come succedeva alla piccola Rin. Sesshomaru non si era mai accorto di come un sorriso potesse cambiare l’espressione di un volto. Chissà perché con quelle due la cosa gli era saltata agli occhi? Come aveva promesso, si era disinteressato del tutto al suo addestramento. La notte prima, mentre i bambini e Jaken dormivano, Sesshomaru aveva visto l’intera comitiva allontanarsi per far allenare quella donna in un luogo abbastanza ampio per tutti. Li aveva seguiti ad una certa distanza, curioso suo malgrado di vedere che pasticcio avrebbero combinato quegli stolti. Non aveva saputo se sorprendersi quando aveva assistito alle ‘lezioni’ di Inuyasha e i suoi amici. Ognuno di loro aveva un consiglio per la donna, ognuno di loro si prodigava per darle modo di capire e utilizzare al meglio le sue nuove forze yokai. Persino l’okami-yokai Koga. E lei migliorava. Come se non bastasse, il gruppo rideva e scherzava, rendendo l’atmosfera degli allenamenti molto leggera senza per questo prenderli sottogamba.
Sesshomaru non capiva. Quell'atmosfera amichevole lo aveva esacerbato e costretto ad andarsene. Non era qualcosa di cui lui potesse fare parte e non gli interessava. Non esisteva nessuno per cui valesse la pena sorridere o prodigarsi tanto. La vita era egoista e bisognava affrontarla pensando a se stessi se non si voleva morire da deboli. L’aveva sempre pensata così e riteneva che quella yokai dovesse imparare un tale concetto per esprimere davvero la sua forza ed essergli finalmente utile. Al contrario, sembrava che stesse imparando più celermente in mezzo a un’atmosfera gaia. Sesshomaru non capiva e disapprovava. Se ne sarebbe disinteressato, punto e basta. La sua ricerca di un cuore umano cui legarsi era appena cominciata, Naraku e Soichiro proseguivano con i loro piani sfrontati e non aveva tempo di curarsi delle creature che Tenseiga lo aveva costretto a salvare.
Un piccolo corpo gli si approssimò e si sedette vicino alle sue gambe, in modo da poterlo guardare in faccia. Sesshomaru abbassò lo sguardo sulla piccola Rin, che lo folgorò con uno di quei suoi sorrisi pieni d’amore e gioia. Lo yokai era stranamente vulnerabile alla bambina: non riusciva ad ignorarla. La vide tendergli qualcosa, che in un primo momento non riconobbe alla luce mutevole delle fiamme. 
«Tenete, Sesshomaru-sama. E’ un portafortuna. Rin l’ha fatto per voi.» disse la bambina, orgogliosa. Sesshomaru prese dalle sue mani la piccola ghianda, su cui Rin aveva inciso con qualcosa di appuntito una faccina sorridente. Corrugò la fronte. «Oh, vi prego, tenetela Sesshomaru-sama!- lo pregò Rin, che aveva capito la sua reticenza ad accettare una cosa così piccola e sciocca- Rin sa che non è niente di speciale, ma Rin l’ha fatta con amore e quindi vi porterà fortuna»
Senza una parola, Sesshomaru cedette e infilò la ghianda in una tasca. Rin sorrise, gioiosa per quella piccola vittoria, poi gli si fece più dappresso.
«Sesshomaru-sama, è vero che avete litigato con Anna-nee-chan?» chiese la bambina. Sesshomaru strinse appena le labbra, contrariato per la domanda, e Rin sospirò. «A Rin dispiace che non vi parliate, Sesshomaru-sama.- mormorò- Vedete…Anna-nee-chan è una persona molto dolce. E’ vero che quando si arrabbia diventa dura, ma solo perché cerca di difendersi. Anna-nee-chan ha sofferto.»
«Tutti soffrono.» tagliò corto Sesshomaru.
«E’ vero. Anche Rin ha perso i genitori e i fratellini.- ammise Rin, con una luce triste negli occhi castani- Però, Sesshomaru-sama, Rin è stata sempre amata. Anche se è stata sfortunata, è stata amata.» Spostò lo sguardo sulla neko-yokai, che stava parlando con Sango. «Anna-nee-chan non è mai stata amata da nessuno. Rin è stata la prima a volerle bene. Tutti hanno sempre avuto paura di Anna-nee-chan e lei doveva essere forte per proteggere chi le stava attorno. Non poteva comportarsi come una persona normale, ma…come qualcuno di superiore. Rin non sa se riesce a spiegarsi.»
Sesshomaru corrugò la fronte. Non gli piaceva ascoltare quella storia. Per un attimo, aveva avuto una breve visione di se stesso, quand’era poco più di un ragazzo e cercava di guadagnarsi il diritto alla successione affinando la propria forza e la propria crudeltà. Non aveva mai avuto un rimpianto, ma sapeva che l’uomo che era adesso derivava dall’ambiente freddo e duro in cui era cresciuto. Questo però non significava che quella donna avesse qualcosa in comune con lui!
«Ora Rin è contenta, perché da quando Anna-nee-chan ha incontrato voi si è fatta degli amici.- Rin sorrise, rassicurata da ciò che vedeva- I vostri amici le vogliono bene e anche lei sembra che si stia affezionando a loro. Forse, a mano a mano, la tristezza nel sorriso di Anna-nee-chan scomparirà.»
Così era quella l’ombra nel sorriso della donna? Tristezza…forse rimpianto per la vita umana che non era riuscita a vivere e che ora le era preclusa per sempre. Sesshomaru distolse bruscamente lo sguardo quando lei fece per voltarsi verso di lui, come avvertendo la sua attenzione. Non gli piaceva provare curiosità per quella yokai bionda. Non era da lui. Rin si alzò, sempre tenendo puntati quegli occhi luminosi e caldi in quelli freddi e ambrati del Signore di Nishi.
«Anna-nee-chan vi rispetta tantissimo, Sesshomaru-sama. Fate la pace con lei. Rin sarà felice…e anche nee-chan, anche se è orgogliosa e non dice niente. Anna-nee-chan è sempre triste, ma non piange mai…invece, sorride. Ma Rin vede che è triste dietro quel sorriso.- Rin sorrise mestamente- Rin crede che, se parlaste un po’, andreste d’accordo. Molto d’accordo. Rin crede che grazie a voi il sorriso di Anna-nee-chan potrebbe diventare vero.»
Con queste ultime parole, Rin tornò al fuoco con gli altri. Sesshomaru rimase nell’ombra a riflettere sulla richiesta della bambina e a chiedersi perché diavolo facesse anche solo la fatica di prenderla in considerazione.


***


Nyokai, Kusume, Tengakurame…I villaggi controllati da nobili famiglie umane si succedevano l’uno dopo l’altro lungo la frontiera orientale, intervallati da zone di controllo affidate agli yokai. Il viaggio del gruppo di Sesshomaru continuò senza grandi avvenimenti…e senza scelte di sorta. Né la figlia minore dei signori di Nyokai, né le due principesse di Kusumi avevano catturato l’interesse del Principe di Nishi. Gli amici al suo seguito si spostavano di villaggio in villaggio cercando perlomeno di godersi il viaggio. L’allenamento di Anna continuava, e dalle chiacchiere di Inuyasha e compagnia Sesshomaru aveva dedotto che stesse facendo progressi. Non era più andato a controllare cosa facessero, imponendosi di disinteressarsene. Ciononostante, la donna yokai sembrava di giorno in giorno acquistare una nuova sicurezza e il suo sorriso, come Rin aveva sperato, diventare meno adombrato dalla tristezza.
Ora, mentre usciva dal palazzo di Tengakurame dopo l’ennesimo esame fallito, Sesshomaru si rimproverò di essere così distratto. Perché pensava a quella donna mentre era impegnato nello scopo della sua ricerca? Il fatto che la principessa del villaggio fosse quasi svenuta al vederlo, rivelando un terrore atavico per gli yokai, non era una buona scusa. Era come se qualcosa lo spingesse a guardarla, a studiarla costantemente. Se non l’aveva sott’occhio, pensava a lei. Questo era stupido e privo di senso, ma Sesshomaru non riusciva a controllare il flusso del suo pensiero.
«Sesshomaru, puoi aspettare un attimo?- chiese Kagome, strappandolo ai suoi ragionamenti- Vorrei comprare uno yukata nuovo per Anna. Il suo è stato ricucito alla bell’e meglio, poverina, e si merita di indossare qualcosa che non sembri uscito dalla spazzatura.»
«Non credo che lei ci faccia molto caso. Non si è mai lamentata.» sbuffò Inuyasha.
«A una donna non fa mai piacere essere vestita di stracci.» gli fece osservare Kagome, allontanandosi con Sango a un brusco cenno del capo di Sesshomaru e dirigendosi con lei verso le bancarelle del mercato di Tengakurame. 
Anna non entrava mai nei villaggi che visitavano e Rin restava a farle compagnia. Le due li attendevano appena fuori dall’agglomerato, probabilmente perché la vita del villaggio avrebbe ricordato alla neko-yokai ciò che aveva perso insieme alla sua vita da ningen. A Sesshomaru non importava che lo seguissero o meno durante le visite alle famiglie nobili. Quando lasciavano il villaggio e tornavano sulla strada, le due erano lì ad attenderli e ad accoglierli con un sorriso. Più spesso era esposto alla luce calda di quei sorrisi, più Sesshomaru se ne sentiva affetto. Il pensiero non aveva senso, come era sciocco che Sesshomaru evitasse di incontrare lo sguardo di quegli occhi azzurri. Era come se la donna fosse un messaggio da decifrare, qualcosa che Tenseiga stava cercando di dirgli…ma lui non riusciva a coglierlo ed era combattuto tra la voglia di ordinare a quella donna di andarsene e la tentazione di tenerla al suo servizio finché non fosse venuto a capo del mistero. Era una sensazione che non gli piaceva affatto, eppure non riusciva a togliersi di mente né la bambina né la yokai. Forse si stava affezionando alla bambina…ma la yokai che c’entrava? Perché iniziava ad irritarsi nei momenti in cui le lasciava fuori dal villaggio? Perché ora aveva fretta di lasciare quello stupido agglomerato di ningen?
«Quel sorriso…» si lasciò scappare di bocca Sesshomaru, attirando l’attenzione degli altri.
«Avete detto qualcosa, Sesshomaru-sama?» chiese Jaken. Sesshomaru strinse le labbra in una linea sottile e non rispose. Gli altri rimasero tranquillamente in attesa, non avendo compreso cosa Sesshomaru avesse mormorato. Kagome e Sango tornarono presto con un involto di stoffa e il gruppo poté di nuovo incamminarsi. Uscirono dal villaggio, sbucando in aperta campagna. Le risaie e i campi avevano preso il posto delle colline, ormai ombre in lontananza sull’orizzonte, e qua e là si ergevano splendidi alberi da frutto. Alcuni abitanti del villaggio lavoravano, abbastanza distanti dalla strada da non essere costretti ad inchinarsi al passaggio di Sesshomaru.
«Ehi, dove sono finite?» chiese Shippo, quando da lontano vide il ceppo d’albero su cui Anna e Rin erano sedute quando le avevano lasciate. Sesshomaru corrugò la fronte, molto contrariato nel non vederle dove avrebbero dovuto attendere il loro ritorno, poi udì un gridolino seguito da una risata squillante. Tutti si voltarono verso destra. Poco lontano, crescevano quattro alberi di pesco già carichi di frutti. Rin era ai piedi di uno di essi e qualcuno, nascosto tra le fronde, le faceva cadere in mano le pesche una ad una. Rin si divertiva ad acchiapparle al volo, ridendo.
«Sono laggiù. Raggiungiamole.» disse Kagome, sorridendo nel vedere quella scena allegra. Si approssimarono ai peschi e finalmente Rin si accorse di loro.
«Bentornati! Bentornato, Sesshomaru-sama!- esclamò, acchiappando al volo un’ultima pesca e aggiungendola al mucchietto considerevole lì accanto- Stiamo raccogliendo pesche per la merenda!»
Miroku guardò in alto, sorridendo, e vide Anna in bilico su un ramo, colta in flagrante con la mano ancora tesa verso una pesca in alto. La donna, per metà nascosta dal fogliame, arrossì appena sotto il loro sguardo incuriosito, poi rise e scese con un balzo aggraziato.
«Bentornati! Spero abbiate fame.» disse, indicando il mucchio di frutta. Gli altri risero e annuirono, poi Kagome e Sango mostrarono ad Anna il nuovo yukata e insistettero perché si cambiasse. Nel frattempo, gli altri si sedettero sotto l’ombra rinfrescante degli alberi, mangiando le pesche. Rin ne portò una a Sesshomaru, sorridendogli con calore. Il demone la accettò, pur non avendo intenzione di mangiarla. Si limitò a tenerla in mano, lasciando che il cicaleccio delle chiacchiere facesse da sottofondo ai suoi pensieri. Anna tornò da dietro gli alberi, indossando il nuovo yukata, poi si unì agli altri nel mangiare le pesche. Sesshomaru rimase in disparte, godendo dell’ombra rinfrescante che dava un po’ di pace ai suoi pensieri. Dopo poco, un’ombra più scura gli cadde addosso. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di Anna.
«Vi disturbo, Sesshomaru-sama?» chiese la yokai. Sesshomaru non rispose né in un modo né nell’altro, perciò Anna si sedette a una certa distanza da lui, sotto lo stesso albero. Rimase in silenzio qualche minuto, poi chiese: «Nemmeno stavolta avete trovato la sposa della profezia?»
«No.» rispose lui. Anna annuì, corrugando la fronte.
«Sembra che la ricerca sia più difficile del previsto.- mormorò- Inuyasha e Miroku mi hanno spiegato qualcosa a riguardo della vostra spada, Tenseiga.»
«Evidentemente quei due non hanno voglia di vivere a lungo.» disse Sesshomaru, contrariato. Non gli andava che quella donna sapesse più del necessario.
«Mi hanno solo detto che essa è strumento di due tecniche, di cui quella offensiva ancora vi sfugge.- disse lei, con voce gentile- Ho visto di persona il risultato della sua tecnica benefica. La vita della mia piccola Rin è dipesa dalle vostre azioni.» Sorrise, quel sorriso che gli muoveva qualcosa all’altezza del petto. «Mi chiedo quale tecnica offensiva potrà possedere la vostra spada, dovendo equivalere una tale carica benefica.» Parve rifletterci con serietà finanche eccessiva. 
«Non te ne preoccupare. Non sono fatti tuoi, donna.» disse Sesshomaru, gelido. Lei lo guardò e sul suo viso passò un miscuglio di sentimenti che Sesshomaru non capì. Poi, lei gli sorrise di nuovo, e lui vide che le ombre erano tornate sul suo volto.
«Avete ragione, Sesshomaru-sama. Non sono affari miei.- disse, facendo per alzarsi- Volete darmi la pesca, se non la mangiate? E’ inutile tenerla in mano.»
Sesshomaru le porse la pesca, ormai dimenticata, che Rin gli aveva portato. Non era preparato a ciò che avvertì quando le dita di Anna sfiorarono casualmente le sue. Una corrente elettrica, una sensazione bruciante e rivelatrice gli scosse le membra. Ebbe la sensazione di aver compreso ogni cosa, poi i suoi pensieri razionali furono obliati da una brama accecante. Prima ancora di rendersi conto di ciò che stava facendo, si ritrovò in piedi a poca distanza da lei, il polso sottile stretto nella mano come in una morsa. Se lei non si fosse ritratta all’ultimo momento, pur se colta di sorpresa dal suo movimento repentino, si sarebbe ritrovata contro il suo petto. Sesshomaru ritrovò la lucidità nel vedere la luce spaventata e turbata negli occhi di lei, e nell’avvertire attorno a sé l’improvviso silenzio attonito degli altri. 
“Cosa diavolo sto facendo?” si chiese, incapace di capire. Il suo istinto aveva agito per lui, reagendo a una sensazione fugace con un gesto di possesso di cui adesso si sentiva imbarazzato e disgustato. La breve impressione di aver ricevuto una rivelazione era del tutto scomparsa e sembrava non essere mai esistita.
«Ho…ho detto qualcosa che vi ha offeso, Sesshomaru-sama?» gli chiese lei, piano, e la sua voce ebbe un cedimento. Sesshomaru la lasciò andare così di colpo che lei barcollò, poi le voltò le spalle.
«No.- rispose, secco- E voi piantatela di mangiare. Muoviamoci.» Si allontanò senza aspettarli, lasciandosi alle spalle il loro sbalordimento per la scena che non avevano capito.
«Anna-san…stavate litigando con Sesshomaru?» chiese Miroku, perplesso.
«Io…no, non direi…» mormorò Anna, massaggiandosi il polso.
«Bah, lasciamolo perdere. E tu, Anna, non te la prendere. Sarà di cattivo umore.» sdrammatizzò Inuyasha, alzandosi da terra per segnalare agli altri che l’intermezzo pacifico era finito. Anna annuì lentamente, sotto lo sguardo preoccupato di Rin, fissando con aria assente la pesca caduta per terra. Kagome rimase silenziosa. Da dove era seduta, lei aveva visto la luce che era passata per un istante negli occhi di Sesshomaru quando la mano di Anna aveva sfiorato la sua. Non si era trattato di ira o di cattiveria…Il gesto di Sesshomaru era stato dettato da desiderio puro e semplice. La cosa aveva dell’incredibile pensando che potesse essere accaduta al gelido demone, e piuttosto allarmante se si teneva a mente lo scopo del viaggio che stavano compiendo.
“Possibile…- si chiese Kagome, osservando il volto ancora turbato e arrossato di Anna- Possibile che Sesshomaru si stia invaghendo di Anna?!”
Quello poteva essere un bel problema.


***


Suo padre si allontanava nella tenebra e lui era incapace di seguirlo. Era come se le membra gli fossero state incollate al corpo e quest’ultimo fosse inchiodato al suolo.
«PADRE!» gridò, frustrato e disperato, ma egli non si voltò e quando la zampata della tigre lo raggiunse dall’ombra e lo ghermì non produsse suono. Sesshomaru ringhiò, tentò di trasformarsi, di agire in qualunque modo, ma invano. Con uno sforzo di volontà tanto intenso da procurargli dolore alla mente e al corpo, si costrinse ad afferrare la spada e ad estrarla. Sforzo inutile: Tenseiga non poteva ferire niente e nessuno. Quella spada…quella dannata spada inutile! Fece per scagliarla lontano, riversando contro di lei tutto l’odio che avrebbe voluto sfogare su Soichiro e Naraku, sul suo padre egoista, su quella famiglia di cui ora sarebbe stato responsabile pur detestandola dal profondo del cuore…
La spada pulsò nella sua mano, trasmettendogli lungo il braccio una sensazione di forza e calore. Sesshomaru ristette. Una forma umana stava nell’ombra, troppo distante perché potesse discernerne i lineamenti. Si avvide, però, che era una donna. La spada pulsò di nuovo.
«Nessuno si è mai curato del tuo cuore, Sesshomaru. Dov’è andato a finire?» La voce di suo padre gli echeggiò nelle orecchie. La figura lontana parve avvicinarsi di un passo. «Impara ad amare, figlio, o la tua vita sarà inutile come è stata la mia per tanto tempo.» La donna lontana gli tese la mano, da una grande distanza che Sesshomaru seppe di poter improvvisamente colmare. Il suo corpo era libero di muoversi, ora. La spada gli mandava messaggi chiari…ma lui voleva davvero andare incontro a quella figura indistinta? Voleva davvero raggiungerla e afferrare quella mano?
L’attimo di esitazione, il dubbio, furono fatali. Il ragno si erse sulla donna ignara e le tranciò il corpo in due con le zanne venefiche che sporgevano dalla bocca fetida…
Sesshomaru si svegliò di scatto, aprendo gli occhi ambrati nell’oscurità della notte, che gli parve incredibilmente luminosa se paragonata con la tenebra del suo sogno. Si rilassò contro la corteccia dell’albero, come sempre pronto a tornare alla realtà senza strascichi dovuti all’incubo. Non era un sogno nuovo, quello…lo faceva, di quando in quando, e sempre lo irritava a morte. Quella, però, era la prima volta che la donna della profezia si insinuava nell’incubo.
“Forse sono vicino a trovarla.” si disse. Oppure, probabilmente aveva pensato a troppe sciocchezze per quel giorno. Si era rimproverato a non finire per la sua condotta sotto gli alberi di pesco e si era fatto delle domande scomode. Con tutta probabilità era stato questo a scatenare la sua attività onirica, quella notte. Di nuovo freddo e compassato, guardò in basso dalla sua postazione sul ramo più alto di una grossa quercia. Tutti dormivano nell’accampamento, dove le fiamme del fuoco danzavano pigramente, ormai quasi sul punto di spegnersi. Sesshomaru corrugò lievemente la fronte nel notare che Inuyasha e Anna non c’erano. Alzò il viso alla notte, annusando l’aria, e colse l’eco lontana di un’esplosione.
Si alzò in piedi e andò alla ricerca dei due insonni, probabilmente impegnati in qualche allenamento. Sesshomaru aveva giurato a se stesso che si sarebbe lavato le mani dell’istruzione di quella neko-yokai, ma alla fin fine era curioso di vedere quali livelli di forza avrebbe raggiunto. Non intendeva, però, farle sapere di questo suo interesse. Lei si era messa al suo servizio. Era un’arma contro Higashi e come tale Sesshomaru doveva sapere come e in che modo utilizzarla. Sottovalutare o, peggio, sopravvalutare un’arma era sempre un errore imperdonabile. 
Raggiunse i due dopo qualche tempo. Si erano allontanati molto per non disturbare gli altri, in quanto sembrava che Anna si stesse allenando a sparare l’energia che assorbiva in colpi sempre più potenti e precisi. La luce azzurra illuminava a tratti la foresta. Animali e yokai, spaventati, avevano abbandonato la zona.
«Non era troppo dispersivo, questo?»
«Mi pareva abbastanza buono…forse un po’ troppo vasto. Fosse stato concentrato, avresti ridotto il tuo avversario ad un mucchio di ceneri.»
«Ci riprovo. Ormai non ho molti altri massi da poter distruggere, qui…»
Sesshomaru si fermò quando fu in grado di udirli e vederli da lontano. Si fermò sulla cima di un albero, scrutando il campo di allenamento. I due si trovavano presso un torrente dalla riva sassosa. Anna stava tentando di regolare le sue emissioni di energia sparandole contro le rocce più grandi. Inuyasha era seduto lì vicino, a braccia conserte, e i suoi capelli d’argento luccicavano alla luce della luna. Dava le spalle al fratello, ma sembrava comunque abbastanza preso da ciò che stava facendo per non notare la sua vicinanza. Anna era circondata dai detriti. Attorno a lei restavano solo tre rocce di dimensioni sufficienti ad essere di qualche utilità. Sesshomaru sentì l’energia concentrarsi in lei, mentre i suoi occhi assumevano un colore oro e l’azzurro si riversava nelle sclere, scurendole e dandole un aspetto veramente demoniaco. Con il corpo che fremeva di luce azzurra, Anna fece un gesto imperioso verso una delle rocce. Vi fu un’esplosione accecante e la roccia andò in frantumi. 
«No, non ci siamo.» sentenziò Inuyasha, sbadigliando senza ritegno. Anna imprecò piano, ma Sesshomaru la sentì lo stesso. Avvertì, inoltre, il campo di energia attorno a lei flettersi in maniera anomala. Il suo odore portato dal vento cambiò impercettibilmente.
«Vorrei spaccarla, non distruggerla!» sbuffò.
«Ma che ti cambia? Che lo carbonizzi o lo polverizzi, l’importante è ammazzare il tuo nemico, no? E’ difficile che tu possa trovare il punto esatto in cui colpire, come Tessaiga mi aiuta a fare.» chiese Inuyasha, sguainando Tessaiga e facendo sibilare la lama in due fendenti nell’aria. Sesshomaru sollevò un sopracciglio, ironico. Inuyasha era un insegnante molto approssimativo…
«Devo saper dosare la mia forza, altrimenti sarò sempre inferiore a Naraku…- disse lei, e Sesshomaru non poté fare a meno di approvare- e quindi di nessuna utilità a Sesshomaru.» Sesshomaru si irrigidì quando la sentì pronunciare il suo nome senza alcun suffisso rispettoso. Erano davvero in pochi ad avere l’ardire di chiamarlo soltanto per nome…Non seppe capire se sapere che lei, in presenza degli altri, lo chiamava soltanto per nome gli dispiacesse o meno. Anna allungò di nuovo un braccio, pronta a fare un ennesimo tentativo. Il campo di energia che si formò attorno a lei, però, era debole e sull’orlo di un collasso. Sesshomaru corrugò la fronte. Inuyasha avrebbe dovuto fermarla, la yokai era al limite…ma Sesshomaru non voleva che lo facesse. Si trovava lì proprio per scoprire pregi e difetti della sua nuova arma.
Anna sparò l’ennesimo colpo energetico e la flessione di potere subodorata da Sesshomaru avvenne con una conseguenza imprevista. Sotto gli occhi attoniti suoi e di Inuyasha, Anna perse del tutto le caratteristiche demoniache e si accasciò in ginocchio sull’erba, stremata. 
«Oi! Che ti succede?! Cavoli…hai esagerato!» esclamò Inuyasha, andandole vicino e nascondendola alla vista del fratello. Sesshomaru però aveva già visto abbastanza. I capelli di lei si erano scuriti, pur restando di un colore troppo chiaro per lo standard degli abitanti di Nishi. I suoi lineamenti si erano leggermente ammorbiditi e la fiamma sulla sua fronte era scomparsa. La donna era ancora una yokai, ma la forza in lei era defluita troppo alla svelta, rendendo instabile la forma del suo corpo. Così, era questa la debolezza di quella yokai nata con la magia…
«Non è niente, Inuyasha…» stava dicendo lei.
«Niente? Sembri tornata una ningen! Me lo chiami niente? In ogni caso, basta con gli allenamenti, per stanotte.» protestò Inuyasha.
«Va bene. Adesso so cosa mi accade se tento di esagerare. Buono a sapersi.- sospirò lei- Sarà meglio che assorba energia dagli alberi e riprenda la mia forma normale, prima di tornare al campo. Non voglio che Sesshomaru mi veda così.»
«Già, meglio evitare. Sarebbe capace di dire qualcosa di sgradevole.» borbottò Inuyasha. Sesshomaru avvertì una fitta d’ira agitarglisi nel ventre quando suo fratello prese tra le braccia la yokai per aiutarla ad alzarsi. Non tentò di decifrare la cosa. Si limitò  a voltare le spalle ai due e a tornare al campo.
   
 
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