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Autore: Cleppy_Ds    15/05/2011    3 recensioni
Roma, Italia. Alessia, diciassettenne come tante, con un bell' aspetto e un carattere deciso e forte all'apparenza ma in fondo fragile.Federico è il classico ragazzo desiderato in tutta la scuola con un carattere da don giovanni che non si preoccupa altro che per se stesso. Caratteri diversi che si scontreranno....perchè come dice quel detto "gli opposti si attraggono"
Dal prologo: "Il dolore ha cambiato forma….. è finito tutto, lottare ormai non ha più senso,ho perso,ho perso in partenza, ormai mi sono resa conto di quanto in tutto questo tempo io sia stata una perfetta idiota"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Uno spiacevole compagno

 

 

La sveglia suonò. Suonò di nuovo dopo tre mesi di dolce far niente,dopo tre mesi di spiaggia e uscite con le amiche,semplicemente suonò. Con un gesto veloce della mano la feci cadere a terra senza però interrompere quell’orribile e assordante suono,così mi costrinsi ad alzarmi e dopo averla spenta mi rigettai con tutto il peso sul letto.
-Buongiorno,coraggio alzati,la colazione è di là che ti aspetta,svelta o farai tardi proprio il primo giorno!- Disse mia madre entrando in camera mia nonostante tutti i cartelli di divieto d’accesso appesi alla porta e, come se non bastasse,mi scoprì togliendomi il lenzuolo da sopra la testa
-Mamma,ti dispiacerebbe uscire dalla mia stanza perfavore- Dissi spazientita
-Scusa tesoro,esco subito- Rispose lei aprendo la porta -ma tu alzati o farai tardi- Continuò poi richiudendosela alle spalle.
Mezz’ora dopo ero pronta , così andai in cucina per fare colazione
-Buongiorno pà!- Dissi baciando mio padre sulla guancia
-Buongiorno principessa- Mi rispose lui sorridendo, per mio padre io ero ancora una bambina a cui affibbiare nomignoli imbarazzanti
-Coraggio sbrigati,ti accompagno io a scuola prima di andare a lavoro- Disse mia madre bevendo tutto d’un sorso il caffè e costringendo anche me a divorare letteralmente la mia colazione.
-Mamma fidati, non c’è bisogno che mi accompagni, prendo l’autobus io e Rebecca siamo già d’accordo su dove vederci- Dissi. Io e mia madre eravamo in ascensore ed io stavo inutilmente cercando di convincerla a non accompagnarmi a scuola. C’eravamo appena trasferiti in una nuova casa anche se io adoravo decisamente di più quella vecchia e, a fare da ciliegina sulla torta ci si metteva il fatto di dover frequentare una nuova scuola.
-Bè, chiama Rebecca e dille che accompagnamo anche lei- Mi rispose mia madre aprendo la cassetta della posta e mandando a farsi friggere tutti i miei sforzi di convincerla
-No, a quest’ora sarà già sull’autobus- conclusi io il discorso aprendo lo sportello della macchina.
Dopo dieci minuti arrivammo davanti scuola, la mia nuova scuola, anche se “davanti” era una parola grossa dal momento che costrinsi mia madre a fermarsi a venti chilometri di distanza per non mettermi in imbarazzo davanti i miei nuovi compagni
-Hai preso tutto?- mi chiese lei quando scesi dall’auto, io mi limitai ad annuire
-Allora ci vediamo alle 14:30- Alle sue parole mi voltai a guardarla
-No, mamma perfavore, mi hai accompagnata,ma lasciami tornare da sola, ci vediamo dopo- Dissi quasi improrandola, lei mi guardò per un secondo dopodiche sorrise e annuì  -Allora a dopo- mi rispose ripartendo con la macchina. Mi voltai e iniziai a camminare verso il cancello ma quando fui lì davanti qualcosa mi colpì in testa facendomi cadere a terra. Figura di merda. Alzai la testa dal terreno guardandomi intorno poi, due mani mi afferrarono per le spalle e mi aiutarono ad alzarmi.
-Ti…….ringrazio- Dissi, ad aiutarmi era stato un ragazzo bellissimo, aveva i capelli castani, gli occhi dello stesso colore e indossava dei Jeans scuri e una camicia azzurra che lasciava ben poco all’immaginazione visto che era praticamente slacciata – Si va bene….però dovresti stare più attenta- mi rispose in modo brusco dopodiche si voltò e si avvicinò ad altri tre ragazzi che non appena lo videro cominciarono a gridare in coro -Ecco il nostro mito…allora racconta i dettagli- Io scossi la testa incredula, odiavo quei tipi di ragazzo tutto fumo e niente cervello dal momento che non era di certo con quello che ragionavano ma non mi va di essere volgare
-Alex….eccoti- Una voce mi fece riprendere
-Becky…. Finalmente una faccia familiare- Dissi abbracciando la mia migliore amica. Io e Rebecca ci conoscevamo fin dalla prima elementare anche se poi in primo liceo ci eravamo divise dal momento che io frequentavo un liceo vicino la vecchia casa, ora mi ero iscritta nella sua stessa scuola, un liceo artistico, ed entrambe frequentavamo il quarto anno nella sezione di architettura
-Perché hai dell’erba tra i capelli?- mi chiese lei togliendomela -Bè….. perché ho appena fatto la prima figura di merda dell’anno…qualcuno mi ha tirato una palla in testa e sono caduta a terra….davanti a tutti- Dissi massaggiandomi il punto in cui mi era arrivata la pallonata -Scommetto che sono stati quelli del Leopardi- Mi rispose lei scuotendo la testa -Dovrei sapere di cosa stai parlando?- Le chiesi io sarcastica
-Bè…dal momento che ora frequenti questa scuola,sì,lo dovresti sapere-
-Ok…..allora spiegami-
-Noi del Colonna siamo in continua lotta con la scuola qui a fianco,il Leopardi, loro ci fanno continuamente degli scherzi,questo spiega la pallonata-
-Capisco, percaso quel ragazzo laggiù….fa parte del Leopardi?- Le chiesi indicando il ragazzo che poco prima mi aveva aiutata a rialzarmi -No lui frequenta la nostra scuola…si chiama Federico….- Mi rispose lei, dopodiche mi trascinò all’interno dell’edificio, prima di entrare però mi voltai a guardarlo, stava sorridendo e, senza sapere neanche il perché questo fece sorridere anche me.
Io e Becky entrammo in classe, perfortuna giù in segreteria avevo ricevuto una buona notizia, vale a dire che ero in classe con lei. Ci sedemmo ed io mi guardai intorno esaminando i miei nuovi compagni, sembravano tutti abbstanza simpatici, dopo qualche minuto arrivò il professore della prima ora vale a dire quello di matematica, iniziò a fare l’appello e quando arrivò il momento di pronunciare il mio nome la porta della classe si spalancò
-Marchetti, Lombardi, Costa, Ruggieri…..quante volte vi devo ripetere che non voglio che entriate quando la lezione è già cominciata-
Ero letteralmente sconvolta quando mi ritrovai davanti il cretino che mi aveva aiutato a rialzarmi e quegli scemi degli amici suoi- scusa Becky, ma quell’idiota è in classe con noi?- sussurrai alla mia amica – si,credevo l’avessi capito, lui è Federico Marchetti, perché?- rispose lei con un’insolita tranquillità
- Perché lo detesto- mi limitai a rispondere cercando di coprirmi con la mano
- Ora sedetevi ma più tardi ne riparleremo- finì di riprenderli il professore, quando i quattro si furono seduti continuò con l’appello -Ferri Alice- stavo già sorridendo pronta a rispondere presente, quando il profressore sbagliò nome. Alice? Alice? ALICE?. Ma come diavolo aveva fatto a sbagliare!!!!!!!!!!!!!
-Mi scusi, ci deve essere un’errore, io mi chiamo Alessia Ferri, non Alice- Dissi imbarazzata più che mai -Bè in segreteria devono aver sbagliato a scrivere alla fine delle lezioni vai giù e chiedi di correggerlo- mi liquidò lui aprendo il libro e cominciando a spiegare le disequazioni -Scusa, ma spiega il primo giorno di scuola?- Chiesi a Becky -Bè sì, ma tanto non lo ascolta mai nessuno- Mi rispose lei giocando con il cellulare, mi voltai verso gli ultimi banchi e vidi Federico Marchetti che mi guardava con un ghigno mentre i suoi amici stavano guardando qualcosa di poco educativo sul cellulare.
- Io vado in segretereia a correggere il nome sul registro tu va pure a casa, ci sentiamo oggi pomeriggio- Dissi a Becky. La giornata era finalmente finita. I professori di ogni ora avevano fatto l’appello ed io avevo dovuto correggerli ogni volta che sbagliavano il mio nome - Buongiorno, mi scusi, sono Alessia Ferri della sezione 4°A di architettura e sono nuova, avete sbagliato a scrivere il mio nome sul registro- dissi rivolgendomi alla segretaria -Bene, siediti lì e attendi il tuo turno- mi rispose lei in modo scortese. Seguii le sue indicazioni e mi sedetti sul divanetto accanto alla segreteria - Professore , le ho già detto che ho avuto dei problemi questa mattina per questo ho fatto tardi- Sentii una voce, più precisamente quella voce, diffondersi per tutto il padiglione – Certo, e allora perché anche i tuoi compagni sono entrati insieme a te?- Rispose il professore con tono severo -Bè non so, mica posso sapere tutto qullo che gli passa per la testa-
- Ascolta Marchetti, sono stufo di te e del tuo comportamento, dopo quattro anni ti ho identificato bene, per questa volta lascerò correre, ma che non si ripeta- Concluse il professore facendo uscire Federico Marchetti dalla sala professori.
Non appena lo vidi presi istintivamente il cellulare e feci finta di messaggiare con qualcuno -Ehi, tu sei la nuova- esclamò lui fermandosi davanti a me -Bè…..sì- risposi
 - Allora, come va? Ti fa ancora male la testa per la pallonata di questa mattina?- mi chiese prendendomi in giro e trattenendo a stento una risatina
- Ascolta, io ho già capito che tipo sei, e ti chiedo cortesemente di starmi alla larga- Risposi alzandomi in piedi -A sì, e che tipo sarei?- mi chiese parandomisi davanti
-Bè, sto cercando un modo per dirtelo in modo educato ma non ce n’è neanche uno quindi…….- lui mi guardò confuso  -Quindi?- mi chiese
-Quindi sei uno stronzo- risposi dopodiche mi allontanai da lui
-Ehi, tesoro, che problema hai?-
- Nessuno, solo che non mi piaci-
-A me sembrerebbe tutto il contrario- mi disse divertito
- Bè, quello che sembra a te non è affar mio- risposi
-Quindi….- Federico fu interrotto dalla segretaria – Puoi andare cara, il nome è stato corretto, Alessia Ferri, giusto?- mi domandò, io annuii sorridendo
-Bene, io me ne vado, a domani ALICE- mi disse Marchetti sfottendomi
-Certo, sempre che tu e i tuoi amici vi degnerete di entrare in orario- risposi io sorridendo e superandolo.
Quando arrivai alla fermata dell’autobus vidi Marchetti che attraversava la strada salutando qualcuno, così mi voltai a vedere chi fosse e vidi una ragazza bionda con un vestito nero che le arrivava dieci metri sopra il ginocchio, quando la raggiunse si salutarono baciandosi la guancia, poi lui si voltò a guardarmi così io distolsi lo sguardo, quando guardai nuovamente nella loro direzione vidi che entrambi mi guardavano sorridendo, per mia fortuna in quel momento arrivò l’autobus, una volta salita a bordo mi voltai a guardare e vidi i due allontanarsi insieme.
- Sono a casa- Gridai entrando  -Ciao pulcino- mi rispose mio padre dalla cucina
- Papà potresti evitare di chiamarmi così, non ho due anni sai- risposi io scortesemente, dopodiche andai a chiudermi nella mia stanza, non sapevo perché ma ero nervosa, sicuramente era stato quel Marchetti, si, era colpa sua, e poi che cattivo gusto che aveva in fatto di ragazze, quella sciacquetta con cui si era allontanato sembrava sua nonna, insomma, cosa ci trovava in lei. Un momento…….che mi importava lui poteva uscire con chi gli pareva Giusto?. Ma sì, certo, a me non faceva nessun effetto.
Verso le quattro decisi di uscire con Maria, un’altra amica, a farci conoscere erano state mia madre e sua madre amiche fin dal liceo.
Quando scesi in cortile mi guardai intorno in cerca del cancello, il cortile era costituito da dieci palazzine, io abitavo alla numero tre, quando guardai verso la palazzina di fronte la mia quasi mi venne un colpo. Marchetti. Federico Marchetti cosa ci faceva lì - E tu che ci fai qui?- Mi domandò lui anticipandomi - Mi stai forse seguendo?- continuò
- Cosa? Io seguire te, ma tu sogni-
-Bè, allora cosa ci fai qui?
-Io ci abito-
-Quindi siete voi i nuovi inquilini?-
-Immagino di sì-
-Bene, ti avverto noi non abbiamo sale-
Lo guardai confusa - Come scusa?-
-Per la verità lo abbiamo, ma nel caso ti serva non bussare alla mia porta- mi rispose lui irritatato dalla mia presenza
-Lo sai dove te lo puoi ficcare il sale?- Gli gridai contro infuriata
-Bene, allora su questo siamo d’accordo- Disse, dopodiche riprese a camminare, lasciando me ferma come un’idiota, senza neanche sapere perché le sue parole mi avevano provocato quella spiacevole sensazione.

 

 

 

 

 

*Note dell’autrice*

 

Questo è il secondo capitolo, ci tengo a precisare che io frequento un liceo artistico ma i nomi delle scuole sono puramente casuali, così come i nomi dei personaggi.
Ringrazio in anticipo chiunque abbia letto questa storia e l’abbia trovata almeno un pizzico decente XD


 

 

Cleppy

 



 

  
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