"Potter?"
Harry si voltò, udendo il suono famigliare della voce di Draco
Malfoy. Ed eccolo Draco, il fianco appoggiato allo stipite della porta,
il capo leggermente reclinato da un lato, a lasciar ondeggiare i capelli
color del lino, che si stava lasciando crescere.
Harry Potter posò il libro che aveva in mano e che stava per
riporre con cura nel baule.
La presenza di Malfoy nella sua stanza lo coglieva di sorpresa e lo
rendeva, immancabilmente sospettoso.
Si passò una mano tra i capelli che gli ricadevano sugli occhi,
si aggiustò gli occhiali e ostentando sicurezza chiese:
"Cosa posso fare per lei, signor Malfoy?"
Draco interpretò quella domanda come un invito ad entrare.
Scivolò nella stanza, chiudendo la porta alle proprie spalle
e si guardò attorno con viva curiosità.
L'austera uniforme dei Serpeverde fasciava la figura sottile e i suoi
colori scuri mettevano ancora più in risalto il pallore quasi
innaturale della pelle, l'oro bianco dei capelli.
"Sei in partenza, Potter?" chiese, ignorando la precedente
domanda così come la silenziosa protesta negli occhi di Harry.
"Tu no?" l'apostrofò quest'ultimo, riprendendo a sistemare
i propri bagagli, con l'aria di chi ha davvero tanto da fare.
Era irritato, soprattutto con se stesso, per quella vaga inquietudine,
quell'imbarazzo del tutto immotivato che gli derivava dall'essere solo
nella stanza col suo antagonista di sempre, che non con Draco stesso.
In fondo, che cosa poteva accadere che non fosse già accaduto
nei loro sei anni a Howgarts?
Poche cose potevano ancora ferirlo, e di certo Draco Mafoy era l'ultima
persona ad averne il potere. Harry si aggiustò ancora gli occhiali,
nel volto serio, troppo serio per la sua giovane età, come se
dolore e perdita e traversie lo avessero costretto a maturare troppo
in fretta, e da solo.
Draco, osservando con apparente interesse le suppellettili della stanza
sobriamente arredata, sbirciava la sua figura, gli occhi solo un'ombra
cerulea attraverso le ciglia pallide.
Era cresciuto in fretta, Potter, era qausi un uomo, con le spalle larghe
sotto la veste dei Grifondoro, i capelli perennemente i disordine, ma
folti e belli, che ricadevano in ciocche scomposte a incorniciare il
volto che, perduta la morbidezza dell'infanzia, andava scavandosi e
affilandosi in quello di un giovane uomo austero.
"Ovio che parto anch'io" scrollò le spalle, lasciandosi
cadere con noncuranza a sedere sul letto sfatto.
"E così siamo arrivati all'ultimo anno tu ed io" sottolineò
l'ultima parte della frase con una strana inflessione, quasi intima,
che costrinse Harry a rivolgergli un'occhiata interrogativa.
"A quanto pare…" mugugnò, ancora quella vaga inquietudine,
come se lo sguardo incolore di Draco fisso sulla sua figura gli stesse
mordicchiando la carne.
"A quanto pare…" gli fece eco Draco, scandendo le parole.
La sua voce stava cambiando, si stava facendo più scura, vellutata,
anche se, per quanto si sforzasse, non riusciva a conferirle il timbro
del padre. Si leccò le labbra, velocemente.
Harry era sempre più sulle spine, sebbene tutta la sua figura
ostentasse una sicurezza e tranquillità apparenti. Voleva restare
solo, voleva preparare i bagagli e lasciare la scuola al più
presto. Voleva gettarsi a capofitto nello studio, per non pensare ad
altro, per non avvertire quel senso di vuoto che sempre più spesso
lo coglieva, perfino quando stava con gli amici, come se gli avessero
staccato un pezzo di cuore e il gel avesse invaso lo spazio lasciato
vuoto, avvolgendolo con spire e catene tenaci. Solo su quello voleva
concentrarsi, solo sull'ultimo anno di scuola, sugli esami, e su quello
che avrebbe fatto dopo.
All'improvviso sentì un groppo alla gola e cacciare Malfoy dalla
stanza divenne un imperativo assoluto.
"Malfoy, non voglio sembrarti scortese, ma ho ancora diversi bagagli
da preparare…"
Draco inarcò un sopracciglio, un altro gesto che lo faceva somigliare
straordinariamente, ma non quanto avrebbe voluto, a suo padre.
Si alzò dal letto con un unico movimento felino e con un gesto
della mano ricacciò dietro le spalle i capelli biondi.
"Ma certo, Potter! Lungi da me arrecarti disturbo!" esclamò,
arricciando le labbra in un sorriso sardonico.
"Come sempre, del resto…"
Harry sospirò, sollevando lo sguardo su di lui e costringendosi
ad accennare un sorriso a sua volta.
"Ti auguro buone vacanze, Malfoy" disse in tono neutro, porgendogli
la mano.
Draco esitò solo un istante, gli occhi fissi su quella mano tesa,
forte, elegante.
Quella mano che,tanti anni prima, aveva rifiutato di stringere la sua,
in una muta e definitiva dichiarazione di guerra.
Sollevò gli occhi azzurri su quelli di Harry, una smorfia sarcastica
a deformargli il volto. Poi prese la mano con la propria, bianca, delicata
e la strinse con vigore forse eccessivo, senza staccare gli occhi dai
suoi.
Harry sentì qualcosa incrinarsi nella sua determinazione. La
mano di Draco era piacevolmente morbida e tiepida, i suoi occhi lo catturavano
come un crepuscolo irresistibile e Harry seppe, inun istante, che per
quanto avesse avuto accanto a sé persone care, in quegli anni
di scuola, per quanto il conforto degli amici, l'affetto di chi ora
non c'era più lo avrebbe accompagnato sempre, e lo stesso ricordo
dei genitori non lo avrebbe lasciato mai, sarebbe stato quello sguardo
a tornare a perseguitarlo, negli anni a venire, quella piega insolente
delle labbra, quell'espressione sprezzante che mal si confaceva ai lineamenti
nobili e delicati, i lineamenti di un principe quale lui non sarebbe
mai stato.
Pensò questo, Harry Potter, nel tempo eterno di una stretta di
mano, e quella consapevolezza attraversò tutto il suo essere,
fino alla prigione di ghiaccio che gli stringeva il cuore.
Draco vide la fronte aggrottarsi lievemente, gli occhi verde mare agitarsi
nel profondo dei loro limpidi abissi. Lottò contro un istinto
improvviso,il genere d'istinto per cui suo padre l avrebbe biasimato,
disprezzato. Lo ricacciò velocemente in fondo alle più
remote latebre del suo essere, nel Mar dei Sargassi di tutte le occasioni
perdute, dei sentimenti calpestati, delle emozioni represse, dei singhiozzi
soffocati, ed offrì a Potter solo la facciata adamantina e perfetta,
la sicurezza ostentata di chi non ha nulla che altri possano toccare,
portare via.
"Allora all'anno prossimo, Potter"
"Sì…all'anno prossimo" rispose Harry, poco convinto.
Perché, per la prima volta, si era domandato cosa sarebbe accaduto
se mai lui e Draco Malfoy si fossero trovati a scendere in campo su
opposte fazioni, non nella contesa feroce, ma solo agonistica, di una
finale di Quidditch, né nei pure cruenti scontri nel Circolo
dei Duellanti.
Quello a cui Harry pensava era una battaglia per la propria vita, per
la morte dell'altro, in nome di ciò in cui entrambi credevano,
per cui vivevano.
Quando Draco uscì, ebbe l'impressione che la stanza fosse diventata
all'improvviso più buia e che la luce se ne fosse andata tutta,
impigliata ai capelli fini come fili d'argento.
Si sedette sul letto e si prese il capo tra le mani.
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