Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
Segui la storia  |       
Autore: Lou Cipher    17/05/2011    2 recensioni
I due volti del capitano Nemo prima e dopo la distruzione di Tartesso, visti attraverso gli scritti sui suoi diari. Da uomo normale in cerca di pace ed armonia, a quello di vendicatore freddo, distaccato e implacabile disposto a tutto per la sua causa.
Genere: Avventura, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tartesso

Quattordicesima rotazione, 15esimo giorno, anno 12050 nel calendario atlantideo.
27 Maggio 1875 del calendario terrestre.



 
Un incessante turbinio di eventi stà scandendo la mia vita. Oggi per la prima volta, dopo molto tempo, ho provato quell’antica sensazione che non ricordavo più. Il panico. Scientificamente,il panico, viene definito come l’attimo in cui lo stato di paura diventa travolgente come un fiume in piena e si tende a scappare a via, il più lontano possibile dalla fonte del disagio.

Ma io ho resistito.

Non potevo scappare, non volevo scappare.

Non è da me.

 Soprattutto perché questa paura era,da una parte, immotivata. Lo shock di vedere Helene sofferente a causa delle prime doglie mi ha tramortito, mi ha colpito come un pugno nello stomaco lasciandomi completamente senza fiato ed in balia di quei momenti concitati.

Povera Helene… Eravamo appena usciti dai nostri alloggi di palazzo, e ci stavamo recando nel cortile del parco adiacente alle sale del trono e del Senato per la colazione all’aperto che aveva espressamente chiesto, dato che in quella giornata avrei dovuto incontrare il mio assistente per il resoconto e sarei rimasto fuori per un pò, ed il caldo dell’inizio dell’estate per lei in quello stato era una tortura. Mentre scendevamo l’ultima rampa di scale che dava sull’atrio che ci avrebbe poi condotto al parco con la pensilina che portava al grande gazebo che vi si trovava al centro, stavamo parlando proprio dell’arrivo della piccola,quando d’un tratto cominciò ad arrancare.

«Helene, cos’hai? Ti vedo affaticata. Ti senti poco bene? » Chiesi
Mi guardò con il suo volto terso, ma che al contempo faticava nel tentativo di nascondere una smorfia di dolore,e sorridendo rispose «Stai tranquillo Elusys, stamttina Nadia ha deciso di fare i capricci! »
«Forse è meglio che tu riposi il più possibile, dato che oramai sei quasi alla fine del tempo! Affaticarsi ulteriormente non ti giova in questo stato. Ti farò accompagnare alle tue stanze, mentre cercherò di far arrivare il dottore dal centro medico qui il prima possibile! »

La risposta fu immediata e chiara, pronunciata con un tono di risolutezza ,ma mai con rabbia «Elusys Ra Arwall! Per chi mi hai preso? Per una donna che si spaventa alla prima piccola avvisaglia di dolore? Eppure non credevo mi sottovalutassi tanto! »
«Helene, veramente io…non intendevo…io…»
«Niente scuse! E’ normale per una donna che aspetta un figlio avere dei dolori di tanto in tanto, significa che il tempo è agli sgoccioli, ma che non è ancora terminato! Capisco la tua preoccupazione, e nessuno più di me apprezza il tuo aiuto, ma come per Vinusis , solo io sono in grado di sentire quando sarà il momento giusto per l’arrivo della piccola! »
Mi prese la mano tra le sue e le strinse guardandomi negli occhi. Sembrava quasi che le sue fatiche fossero sparite di colpo, il suo volto ora tornato di nuovo sorridente, mi trasmise coraggio e non potei fare altro che assecondare il suo volere

«Come desideri amore mio. Ma sappi che se dovessi rendermi conto di qualcosa che non va, sarò costretto a costringerti a vedere un medico. »
«Non ce ne sarà bisogno, sò quale sono i miei limiti tesoro. »  mi apostrofò in maniera dolce, portandosi la mia mano al viso per lasciarsi carezzare teneramente.
«Ora andiamo, altrimenti si farà troppo tardi, e questa mattina voglio passarla con te. » disse, e proseguimmo fino all’atrio in cui si apriva la grande porta vetrata che dava sul parco, protetta dalle guardie del palazzo che alla nostra vista scattorono sull’attenti in segno di rispetto.

Sfortunatamente, non appena superammo le porte di vetro e dentro il parco, Helene crollò. Fu proprio in quel momento che ricordai cosa voleva dire la parola panico. Vedere il suo corpo piegarsi sul mio braccio,il volto sudato coperto dai capelli che le cadevano sugli occhi e contorto da una smorfia di dolore,  ed il sapere di essere impotente e non poter in nessun modo essere di aiuto mi fece rabbrividire! Anche se maestri nell’arte medicinale e in quelle scientifiche, di fronte la potenza della natura siamo inermi.

 Feci appena in tempo a prenderla di peso tra le braccia mentre chiamavo le guardie, ed aiutato dalle dame e dalla servitù di palazzo la posai delicatamente sul piccolo divanetto che si trovava al lato del grande tavolo dov’era imbandita la colazione. Quando arrivarono due guardie diedi subito l’ordine di chiamare il dottore,e di allertare il centro medico di preparare una stanza per l’arrivo di Helene . 

Cercavo di mantenere la calma, riuscendoci a stento;  le dame tentavano di aiutarmi come potevano portando dell’acqua e delle pezze bagnate, ma non permettevo a nessuno di avvicinarsi! Helene  era sdraiata svenuta ed inerme sul divanetto, di un pallore spaventoso e madida di sudore, le stringevo la mano e cercavo di rassicurarla anche se sapevo che non poteva sentirmi. Quale sofferenza provavo nel vederla così debilitata! Come ha osato la natura causare una sofferenza tale, ad un essere così nobile e buono? Ero fuori di me.
Si riprese qualche minuto dopo, riusciva a stento a parlare, era a pezzi
«Helene!Amore mio! Non agitarti! Stà arrivando il dottore, tra poco starai meglio! » tentai di consolarla
«Elusys…io…»

In quel momento arrivò il medico scortato di fretta da una guardia, al quale, preso dalla foga del momento, ruggii contro un ordine secco «Dottore! Faccia qualcosa! Si sbrighi non perda tempo! »
«Maestà! Io… ho fatto prima che potessi…sono arrivato prima che potevo…e…»
«Non perda altro tempo! Si sbrighi! »

So che non era colpa sua, sono stato duro senza un motivo valido e me ne rammarico.Domani non appena lo incontrerò dovrò porgli le mie scuse, ma non riuscivo a mantenere la calma.
Mi guardò un attimo con un aria spaventata, per poi riprendere coraggio e mettersi al lavoro. Aveva con se alcuni strumenti di primo soccorso, e fece subito uno screening  con uno strumento elettronico dotato di un piccolo schermo, che le passo lungo tutto il suo profilo.

La risposta arrivò subito.

«Maestà, ho appena terminato lo scan clinico della Regina con il rilevatore armonico. Fortunatamente non è nulla di grave, è un malore causato dalla stanchezza. Sa, le donne incinta sono soggette a questo tipo di eventi se non riposano adeguatamente e continuano con i ritmi di tutti i giorni» estraendo una fiala dalla borsa, che aveva portato con se e poggiato per terra, continuò «Ecco, le dia questo. Contiene un ricostituente che le permetterà di riprendersi praticamente subito. Raccomando anche riposo assoluto fino alla nascita del bambino nel centro medico, dove potranno sicuramente prendersi cura di lei in maniera adeguata. »

Riuscii a calmarmi un po’, ma comunque un minimo di agitazione continuava a permanere, e chiesi
«Ci sono problemi per la bambina? Ha in qualche modo risentito anche lei di questo malore, dottore? »
Guardandomi in modo quasi paterno, e accennando un sorriso sicuro e rassicurante di chi ha capito lo spavento causato dalla situazione mi rispose «La piccola sta bene Maestà! Anche se la prudenza non è mai troppa, farei comunque un controllo. La prudenza, si sa, non è mai troppa. »

D’un tratto mi accorsi che intorno a me si era radunata una piccola folla tra inservienti, funzionari e guardie , che osservava la scena con apprensione. Mi limitai solo a poche parole «Grazie per l’aiuto che avete dato,ora se volete continuare ad essere di una qualche utilità, vi pregherei di riprendere le vostre mansioni.» Non riuscivo a non essere freddo, d'altronde ero scosso. Fortunatamente riuscirono tutti a capire il mio stato, e senza troppe remore tornarono tutti a lavoro. Ringraziai il dottore, che nel mentre aveva somministrato la fiala ad Helene che, una volta arrivato il mezzo per trasportarla nelle stanze del centro medico, si era quasi ripresa.

Mi disse, con aria di rammarico «Elusys…perdonami per lo spavento. Non avrei mai voluto…»
«Non preoccuparti amore mio. Ora l’importante è che tu stia meglio. Solo questo conta!Adesso ti porteranno al centro medico dove potrai riposare tra le migliori cure! »
Non potè far altro che annuire e lasciarsi trasportare via dai medici del mezzo, al quale assegnai una scorta, verso la clinica. Ero più sollevato pensai.
Ma il sollievo durò un attimo.

Quando mi accorsi che in lontananza, nei pressi dell’ingresso del parco, c’era lui, e cheaveva assistito a tutta la scena senza mostrare il minimo segno di apprensione ma rimanendo a fissare la scena immobile, impassibile, con in suoi occhi colore del ghiaccio permeati da una indifferenza inspiegabile. Fui quasi sconvolto da quella visione. Mi fissava con uno sguardo quasi spento, lontano da tutto e tutti. Non riesco ancora a capire perché non ha fatto nulla, perché si è tenuto lontano senza nemmeno avvicinarsi per sincerarsi delle condizioni di Helene. Nulla! Provai a dirigermi verso di lui, ma non appena accennai un passo, mi fulminò con uno sguardo quasi di disprezzo, per poi voltarsi e tornare dentro il palazzo e sparire tra i suoi impegni.
Decisi che avrei risolto la situazione subito, ma prima dovevo recarmi al centro medico da Helene.  Non avevo tempo per lui in quel momento. Dimenticai anche il mio incontro con il mio assitente, nulla poteva distrarmi da lei.

Mentre scrivo queste righe, sono nelle stanze della clinica dove si trova Helene ,che in questo dorme
.
 Poco fa ho ricevuto una missiva classificata come “urgentissima” dal mio assistente, in cui mi chiede di parlare in privato e di persona per ragguagliarmi dei risultati delle ricerche e di “ulteriori aggiornamenti inaspettati di primaria importanza” . 

Ho dato ordine di avvisarlo che lo riceverò domani in mattinata,ora non ho ne le forze ne la voglia di pensare ad altro che non sia mia moglie.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra / Vai alla pagina dell'autore: Lou Cipher