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Autore: SLAPPYplatypus    17/05/2011    1 recensioni
non ci crederete- ma sì. sì, ho scritto un altro missing moment per that's me that's my life, questa volta precedente alla storia in sé. boh, se vi va di leggerlo, eccolo qui.
il rating è aranzione perchè - beh, in questo capitolo non succede niente. ma il prossimo/i prossimi saranno molto... brutali. hehehe.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'that's me. that's my life.'
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Gloria.


«Ciao.» schioccò quella voce così familiare nelle mie orecchie, facendomi sobbalzare. Sembravano passate ore, dal momento in cui arrivai al solito posto e mi sedetti, dando le spalle al mondo, osservando rapita tutti gli accuratissimi graffiti che ricoprivano il muro semidistrutto davanti ai miei occhi.
«Ciao» sorrisi a Chester, guardando in alto; aveva gli occhi lucidi e le pupille stranamente ristrette, come due piccoli spilli neri in mezzo al grigio luminoso dei suoi occhi. «Come va?» soffiai fuori, il suono della mia voce era totalmente coperto dai suoi gemiti, mentre tentava di sedersi accanto a me. Mi schiarii la voce «Hai letto il messaggio?» domandai, cercando semplicemente di avviare un discorso.
«Messaggio?» rispose apatico, con una voce così roca e distaccata che mi domandai se avesse capito la mia domanda. Parlava con lo stesso tono che useresti per pronunciare una parola che non avevi mai sentito in una lingua straniera, e  seguiva con lo sguardo qualcosa che sembrava svolazzare attorno a me. Io non riuscivo a distinguere nulla che seguisse quella traiettoria.
Scoppiò improvvisamente in una risata, rideva tanto da non riuscire a stare dritto sulla schiena; cadeva indietro, si rialzava e ricadeva. «Hey, Chester, stai bene?» domandai, avvicinandomi carponi a lui, ancora disteso con lo sguardo alto, che si perdeva nel cielo.
«Tu non hai sonno?» chiese guardandomi negli occhi, con un enorme sbadiglio.
«Chester, sono appena le dieci e mezzo. Non dovresti averne nemmeno tu!» sorrise appena alla mia risposta, rimanendo immobile, senza muovere un muscolo. Appoggiai piano la testa sul suo petto, e con una mano gli scostai una ciocca di quei capelli biondissimi, ricaduti sugli occhi; a malapena se ne accorse.
«Hey!» scattò a sedere dopo qualche minuto. «Lasciami stare!» sbottò, scrollando la testa per riportare i capelli nel loro ordinato disordine.
«Chester, si può sapere che cosa ti sta succedendo?» mi ritirai in fretta, raggomitolandomi su me stessa, e appoggiai la testa sulle ginocchia.
«Cazzo, lasciami in pace, Gloria!» urlò, ancora dopo qualche secondo di silenzio.
Sbattei le palpebre per una frazione di secondo, ma fu sufficiente per non vedere arrivare il colpo. Tutto ciò di cui fui subito, pienamente coscente era lo spostamento d'aria impercettibile, a cui seguì un forte colpo metallico, che mi colpì la mascella.
Solo dopo qualche secondo arrivò il dolore, prima come un leggero, fastidioso prurito, dopo come un accecante bianco che circondava e annebbiava tutto ciò che era attorno a me.
Solo dopo qualche minuto mi resi conto di essere accasciata a terra, poco meno di un metro distante dal punto dove mi trovavo prima, e il bianco si stava lentamente trasformando in un rosso, una brillante tonalità di scarlatto.
Mi portai lentamente una mano tremante al labbro inferiore, dove sembrava concentrarsi tutto il bruciore; lo sfiorai appena con l'indice e un torrente rossastro iniziò a scorrere per il mio braccio. Spalancai gli occhi, fissando Chester, che mi guardava negli occhi con l'espressione più sconvolta che avessi mai visto. Spostava in continuazione lo sguardo dal suo pugno, chiuso e sporco di sangue, al mio viso, come se non si rendesse conto di ciò che aveva appena fatto.
«Oddio, Glo.» sussurrava avvicinandosi, con la voce tremante. «Dio, Dio, Glo.» bisbigliava quasi a sé stesso, avvicinandosi e sfiorandomi la spalla con la mano. «Gloria, stai tremando, perchè tremi?»
«Vai via, Chester.» sibilai, allontanandomi di scatto, come se avessi appena preso la scossa.
«Cosa c'è, piccola?» sussurrò quasi ferito, ma con un ghigno sulle labbra. «Non mi vuoi più bene? Non vuoi un po' di coccole?»
«Chester, vattene immediatamente.»
I suoi occhi si sgranarono sorpresi, per poi socchiudersi, il grigio si era congelato in una fredda sfumatura di ciò che era prima. Abbassai lo sguardo, sospirando. Non riuscivo a capire quello che era appena successo, era troppo per me.
«Per piacere, Chester, torna a casa. Ti prego» bisbigliavo con la voce rotta, mentre gli occhi si bagnavano, coperti dalla mia mano e delle gocce salate lavavano via il sangue.
Udii un singhiozzo sommesso, e alzai lo sguardo piano, partendo dalle sue sneakers bianche e nere. Non appena arrivai all'altezza del suo torace, vidi chiaramente una lacrima cadere, una stella brillante che scivolava dai suoi occhi, e il suo corpo scattò, come preso da un istinto primordiale che credevo perduto da qualche parte, nel corso dell'evoluzione.
Un colpo sordo raggiunse il mio stomaco, facendomi tossire e sputare sangue, mentre un altro incontrò la gabbia toracica.
«Chester-» gemetti senza prendere veramente la decisione di farlo.
I miei occhi si chiusero lentamente, contro il mio volere.
L'ultima cosa che vidi fu la luna.


Sarei dovuta rimanere a casa.

   
 
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