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Autore: Evazick    17/05/2011    2 recensioni
(Seguito di "I fell apart, but got back up again". Ultima storia di questa serie!)
"Improvvisamente e lentamente allo stesso tempo, i miei ricordi iniziarono a disfarsi e a cadere nel buio che stava avvolgendo la mia mente, come le tessere di un puzzle quando vengono riposte nella loro scatola. Ma quelle immagini non cadevano in un posto da dove potessi recuperarle in seguito: finivano nel vuoto, nell’oblio, dove non sarei mai più riuscita a ritrovarle. Vidi sparire mia madre che mi abbracciava e mi scarruffava i capelli quando erano ancora lunghi, la mia amica JoJo che mi tirava un cuscino addosso, Simon che mi sovrastava con la sua pistola in mano, io in volo con le mie ali nere, Slay che si preparava ad uccidermi, Bubble Tower chino sulle sue apparecchiature, Grace che correva e rideva, Frank e Gee durante la ricognizione, Mikey e Ray che sparavano, Joshua che mi stringeva forte a sè per consolarmi...
Joshua."
(AU! Killjoys, make some noise!)
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Nuovo personaggio, Ray Toro
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Eve.'
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Not again!

 

Aspettavo con ansia il momento in cui sarei stata da sola nella mia stanza per poter sistemare i miei pensieri e prepararmi mentalmente ai due giorni successivi, ma Airi mi accompagnò fin dentro la mia stanza e rimase insieme a me per un sacco di tempo mentre io le raccontavo tutto quello che mi era successo. Bè, ovviamente con qualche piccola modifica. Non mi sembrava molto carino dirle che mi ero disintossicata dalle pillole e avevo recuperato la memoria. In compenso, mi scoprii ad odiarla sempre di più ad ogni minuto che passava: era tutta colpa sua, sicuramente aveva organizzato anche il mio rapimento e la mia amnesia. E io non avevo alcuna intenzione di perdonarla.

“Mi dispiace che tu sia dovuta rimanere così a lungo coi ribelli, Eve, ma se avessimo fatto irruzione dentro il loro rifugio probabilmente saresti morta,” mi disse dispiaciuta quando finii di raccontare. Le rivolsi un sorriso falso, uguale a quelli che faceva lei. “Non importa. Come vedi, sono riuscita a scappare lo stesso.” In verità non te ne fregava niente di quello che sarebbe potuto succedermi, vero? Per te ero solamente uno strumento, una marionetta da poter usare per uccidere i miei amici, ma non ero il tuo giocattolo preferito. Non appena fossi diventata un peso inutile mi avresti fatto recuperare la memoria e mi avresti fatta uccidere mentre ero piena di sensi di colpa. Sbaglio?

“Bè, comunque… tra qualche giorno inizieremo a pensare a un nuovo piano.”

“Perfetto.” Sempre che il mio piano non ti uccida prima.

Sorrise. “Sarai contenta di tornare alla tua routine, vero? Anche Raphael non vede l’ora di rivederti e poter iniziare di nuovo ad allenarti.”

“Uhm… sì. Sì, mi mancavano le mie giornate qui dentro.” Soprattutto quelle in cui venivo trasformata in una cavia da laboratorio.

“A proposito…” Airi si alzò dal letto dove era seduta accanto a me e si avvicinò alla scrivania. Aprì uno dei tanti cassetti e tirò fuori un bicchierino trasparente con dentro delle capsule familiari. Il cuore iniziò a battere a tutta manetta, e pensai che il rumore potesse rimbombare per tutta la stanza. Mi sforzai di apparire imperturbabile mentre la donna si sedeva di nuovo accanto a me e mi metteva il bicchierino in mano. “Dopo una settimana di astinenza ti faranno bene.” Deglutii. Qualcosa dovette trasparire per forza all’esterno, perché Airi mi chiese: “Tutto okay?”

“Sì! Sì, tutto a posto!” esclamai come un’esaltata e sembrando tutto tranne che ‘okay’.

“Non hai avuto problemi per le pillole, vero?”

Ci pensai un attimo su. A dire la verità sì, ho avuto dei problemi per quelle fottutissime pillole. Ho passato due giorni infernali e mi sono sentita decisamente una merda. Anzi, probabilmente una merda si sarebbe sentita molto meglio di me. “No. Avrei dovuto?”

La colsi alla sprovvista. “Certo che no! Ma è da poco che le prendi, non so quanto possa farti male stare una settimana senza prenderle.”

“Bè, non mi è capitato niente.” Appoggiai il bicchierino sul letto. “Le prenderò più tardi, non credo che qualche minuto in più possa farmi male, no?”

La donna mi guardò stranita, poi scrollò le spalle. “Fai come vuoi. Non scordarti di prenderle, però.” Si alzò dal letto e uscì dalla stanza salutandomi e richiudendosi la porta alle spalle. Aspettai che il rumore dei suoi tacchi sparisse in lontananza nel corridoio, poi mi lasciai scappare un lungo sospiro di sollievo: ce l’avevo fatta. Dovevo solamente aspettare altri due giorni e tutto sarebbe finito. Mi alzai in piedi e raggiunsi la finestra mentre Evelyn mi chiedeva: Come hai fatto a sopportare quella pazza per tre settimane?

“Bella domanda. Certe volte me lo chiedo anch’io,” le risposi in un sussurro. Mi lasciai sfuggire un sospiro. Sei preoccupata? mi chiese ancora.

“No. È solo che…” Feci una pausa e continuai dentro di me: “Ho l’adrenalina a mille e so che se mi scoprono sono fregata. Non posso comunicare coi ragazzi, se tutto fallisce e mi scoprono quando verranno qui li uccideranno tutti. E non voglio avere sull’anima il peso delle loro morti.”

Una pacca invisibile mi arrivò sulle spalle. Non succederà, Eve.

“E se succedesse?”

Rimase un momento in silenzio. Fai in modo che non accada. Sai che io non posso dirti quello che succederà, ma se eviti la causa eviterai anche le conseguenze.

Mi morsi il labbro inferiore mentre fissavo i grattacieli illuminati fuori dalla finestra. “Evelyn… davvero sai quello che succederà? Come hai fatto quella volta che Joshua…?”
Non vedo il futuro, se è questo che vuoi chiedermi. Sapevo di Joshua solamente perché era già accaduto, ma non so dirti di preciso cosa accadrà tra due giorni.

Feci un sorriso che sembrava più una smorfia. “Si scatenerà l’inferno.”

La sentii ridere. Sicuro.

Mi allontanai dalla finestra e tornai al letto. Dopo un attimo di esitazione, afferrai il bicchierino in mano e mi diressi senza esitazione verso il bagno. Tirai su il coperchio del cesso e, con un gesto sicuro e fermo, rovesciai il contenuto del bicchiere lì dentro: le pillole caddero una dietro l’altra, facendo un lieve plop quando raggiunsero l’acqua. Rimasi a fissarle per qualche momento, poi tirai lo sciacquone e le guardai vorticare per poi sparire nel nulla, come se non fossero mai state lì. Misi il bicchierino ormai vuoto sul lavandino e tornai nell’altra stanza, sedendomi sul letto. Mi portai le gambe al petto e le abbracciai: era fatta, ormai non potevo più tornare indietro. Dovevo arrivare fino alla fine, viva o morta. Mi voltai ancora una volta verso la finestra e osservai i grattacieli illuminati nella notte: le luci erano così brillanti che era impossibile vedere le stelle o il deserto fuori dalla città. Sospirai: che stavano facendo i ragazzi in quel momento? Stavano già dormendo o erano ancora svegli, preoccupati per me? E Grace era già nel mondo dei sogni? Quale canzone stava passando sulla radio del Dr. Death Defying? Dove avrebbe dormito quella notte Joshua? Avrei potuto rivedere tutti loro per un’ultima volta? Chiusi le mani a pugno.

Due giorni. Devo solo sopravvivere per due giorni.

 

Due giorni.

Due giorni lunghissimi, in cui le ore non sembravano passare mai e i minuti scorrevano uno dietro l’altro con la lentezza di una goccia d’acqua che cade.

Ripresi gli allenamenti con Raphael, anche se non avevo più l’entusiasmo delle prime lezioni, e poi passai il resto delle giornate nella mia camera a cercare di evitare il mondo al di fuori della stanza e all’interno del grattacielo. Ma, alla fine, Airi tornava sempre a trovarmi, e ogni volta portava con sé una nuova dose di pillole, che finiva regolarmente nel cesso. Ogni volta che lo facevo mi chiedevo se qualcuno lo sapesse: ma, poiché nella mia stanza non avevo notato telecamere, smisi di farmi paranoie e continuai indisturbata a farlo.

La cosa che mi preoccupava di più era la bomba: tutto dipendeva da lei. Se non l’avessero trovata, bene. Ma se qualcuno se ne fosse accorto e non ci avesse messo molto a fare due più due… ogni volta i miei pensieri si bloccavano qui, spaventati dal continuo della frase.

E ogni volta le mie cicatrici sembravano pulsare come se fossero vive.

Fu così che trascorsi quei due giorni. E quando arrivò il momento in cui non sarei stata più da sola…

Mi ritrovai a desiderare di essere morta.

 

Sapevo che i ragazzi sarebbero arrivati soltanto quando il sole fosse calato, ma non potei fare a meno di passare l’intera giornata con il panico e il nervosismo addosso. Ci pensò Evelyn a rassicurarmi e a tirarmi su di morale, anche se dentro di me avevo una bruttissima sensazione che non voleva abbandonarmi.

Quando finalmente calò la sera, corsi alla finestra e mi misi a fissare le strade piene di macchine che sfrecciavano. Il mio cuore aumentò i battiti: erano già entrati in città? Quale tra quelle auto che si affrettavano veloci nelle strade affollate era guidata da quel pirata della strada di Kobra Kid? Dentro quale vettura Frank stava caricando la sua pistola, Gerard si stava infilando la sua mascherina da Party Poison e Ray si stava preparando allo scontro? E dentro quell’auto c’era anche Joshua, con il suo casco in testa e i suoi pattini ai piedi, pronto a sfrecciare lungo l’atrio uccidendo più Draculoidi che poteva?

Chiusi per un attimo gli occhi, provando a rilassarmi.

E una sirena iniziò a suonare.

Sistemi di sicurezza violati.

ECCOLI!

Mi scostai dalla finestra e afferrai la pistola a raggi bianca appoggiata sulla scrivania: non sarebbe stato difficile, in tutta quella confusione, sgattaiolare fino al pianterreno e azionare la bomba per poi scappare via con i Killjoys. Con un sorriso in faccia infilai l’arma nella fondina, corsi verso la porta con la pistola in mano e la spalancai.

Il sorriso mi morì sulle labbra.

“Per fortuna sei già pronta! Vieni, dobbiamo andare!” Airi mi afferrò per il braccio nudo e iniziò a trascinarmi verso i corridoi. “Dove?” le chiesi col cuore che mi batteva a mille per la paura. Mi hanno scoperta?

“I ribelli sono riusciti a entrare di nuovo dentro Battery City. Abbiamo già preparato il contrattacco e siamo sicuri di riuscire a sconfiggerli, ma è più sicuro per te rimanere nascosta finchè non è finito tutto.”

“Ma…” protestai, ma la donna mi interruppe. “Niente ma, non posso permettere che ti succeda di nuovo qualcos’altro.”

Senza poter nemmeno oppormi, mi lasciai guidare lungo i corridoi mentre urlavo dentro di me: Non doveva andare così, non deve andare così!! Quando arrivammo agli ascensori, Airi svoltò in un’altra parte del corridoio e arrivò a una zona del piano in cui non ero mai stata prima. In fondo c’era un altro ascensore. “Perché prendiamo questo?” le chiesi mentre le porte si spalancavano.

“Ci porterà direttamente al luogo dove rimarrai fino alla fine della battaglia, gli altri è meglio lasciarli liberi per i Draculoidi,” mi spiegò mentre entravamo dentro. Premette un pulsante, le porte si chiusero e iniziammo a scendere, sempre più giù. Solamente in quel momento mi accorsi del fodero per una spada che teneva a tracolla sulla schiena: ripensai per un attimo alla mia spada e a quello che avevo combinato con quell’arma. Un breve ricordo mi attraversò la mente – quelle lezioni nel giardino insieme a Slay e il combattimento infinito che avevamo affrontato l’uno contro l’altra, ragazza contro uomo, umana contro demone – ma poi venne bruscamente interrotto dal nostro arrivo. L’ascensore si fermò lentamente e le porte si aprirono su uno dei tanti corridoi del piano terra. Airi mi prese di nuovo per il braccio e mi condusse in quel labirinto bianco, finchè non arrivammo a una zona meno bianca delle altre e che sembrava quasi in disuso. Aprì una porta e ci ritrovammo in un corridoio più largo degli altri, con miriadi di stanze ai lati. Scendemmo i cinque scalini davanti alla porta e mi lasciai condurre verso l’unica porta grigia mentre mi guardavo intorno: l’illuminazione era scarsa e la luce fioca, e ogni cosa era immersa in una penombra quasi totale. Mi spaventai per un attimo, ma non mi lasciai scoraggiare: avrei trovato il modo di tornare al ripostiglio, non sarebbe stato difficile.

La donna mi lasciò andare il braccio, aprì la porta grigia e mi fece segno di entrare. “Forza, entra.”

Mi impuntai. “Non voglio.”

Sospirò. “Ti prego, non fare la bambina piccola. È meglio per tutti se rimani al sicuro durante la battaglia.”

“Questa è anche la mia battaglia, se te lo sei scordato! Ho il diritto di decidere se combattere o meno!”

A quel punto le scappò la pazienza: mi afferrò ancora una volta per il braccio e mi lanciò dentro la stanza buia, illuminata solamente dalla luce lunare e dei grattacieli che penetrava da una finestrella sbarrata da delle grate. “Entra!” mi ordinò, lasciandomi andare improvvisamente e con una tale forza che caddi con la schiena sul pavimento duro. Non mi scoraggiai, mi tirai su sui gomiti e guardai la donna fissandola negli occhi. “No! Devo terminare la mia vendetta e voglio combattere per le persone che mi hanno aiutato quando ho perso la memoria, non voglio rimanere al si…” Mi bloccai improvvisamente, trattenendo il fiato.

La lama tremendamente affilata di una spada mi sfiorava la pelle del collo.

“Adesso puoi anche smetterla con questa commedia, Eve,” mi disse Airi con un sorriso cattivo e senza abbassare di un solo millimetro la spada. Nella sua voce non c’era più traccia di quella dolcezza e comprensione che mi aveva dimostrato all’inizio. Mormorai: “Ma cosa…”

“Avanti, sappiamo benissimo entrambe che è da due giorni che stai recitando solamente una parte. La ragazzina senza memoria, vero? ‘Chi vuoi che si accorga che mi sia ricordata tutto?’” disse cattiva imitando e distorcendo la mia voce. Rise in un modo così malvagio che mi venne la pelle d’oca e poi mi fissò di nuovo negli occhi. “Me ne sono accorta dopo poco tempo. Avevo già un presentimento, e anche Korse, e quando hai rifiutato le pillole ho avuto la certezza di tutto. Oh, e gettarle nel cesso è stato un vero tocco di classe, devo ammetterlo.” Spostò la spada leggermente a sinistra, ma per fortuna nessun taglio si formò sulla mia pelle. Non mi voleva ancora morta. “Che vuoi fare adesso?” le chiesi, lasciando calare il sipario sulla ‘ragazzina senza memoria’.

Sorrise. “Non so. Tu hai un piano, vero?”

Non le risposi, limitandomi a sostenere il suo sguardo. Sospirò. “Me lo immaginavo, non me lo dirai nemmeno sotto tortura. Oppure sì… sai, ci sono delle siringhe che ti stanno aspettando in laboratorio.”

Il mio cuore aumentò velocità come se stesse per scoppiare, e lievi tremiti mi scossero il corpo. Il solo sentire quella frase mi aveva resa debole, ma resistetti. Vedendo che non reagivo nemmeno in questo modo, continuò: “Orgogliosa. Non diresti una parola nemmeno se ti frustassero. Eppure sia tu che io sappiamo che c’è un motivo preciso per cui sei tornata. Ma visto che non me lo vuoi dire…” Sorrise lievemente, e io mi gelai. Che vuole fare?

“Ti lascerò qui dentro finchè la battaglia non sarà finita, e puoi star sicura che i tuoi amici moriranno tutti, dovessi occuparmene io personalmente. Potrei iniziare dal ragazzo sui pattini, che ne dici?”

Joshua! Quelle parole e le immagini che suscitarono nella mia mente riuscirono finalmente a farmi reagire e urlai: “No, non farlo!

Si lasciò sfuggire un suono soddisfatto. “Iniziamo a ragionare. C’è qualcosa in particolare che vuoi dirmi?”

Non dissi niente, con le lacrime che minacciavano di cadermi dagli occhi. Lei sospirò di nuovo, frustrata. “Odio quando le persone non collaborano. Vediamo se sarai altrettanto forte quando tornerò con i cadaveri dei tuoi compagni.” Levò la spada dal mio collo e uscì dalla stanza, chiudendo la porta a chiave. Non appena ripresi fiato, mi alzai in piedi e mi lanciai contro la porta, iniziando a tempestarla di pugni. Niente, quella non si spostò di un solo millimetro.

Iniziai a piangere e mi lasciai sfuggire un urlo disperato.

NOOOOOO!!!!!

*
Si, come avete notato ci godo tantissimo a lasciarvi col fiato sospeso, Sunshines. Ma questo capitolo mette angoscia anche me, potete scommetterci tutto quello che volete D:
E per la gioia di Ludo ho messo una spada ;)
Maricuz_M: per fortuna siete contente ^_^ Come vedi i tuoi sospetti si sono rivelati giusti... (e Joshua, è vero, è stato tremendamente dolce :3)
LudusVenenum: ho ascoltato Anywhere degli Evanescence, ho rischiato di piangere ç__ç Ecco qua il capitolo, spero che tu sia soddisfatta per quello che è accaduto! Cercherò di sollecitare Kobra Kid, ma non so quanto ci metterà a darmi quel fottuto video. Sarà anche bravo alla guida, ma è un disastro in tutto il resto -.-' (tranne che al basso :3)
So Long And Goodnight. Look Alive, Sunshine!
#SINGItForJapan <3
  
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