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Autore: Darling Eleonora    17/05/2011    2 recensioni
Nella prestigiosa Accademia San Margot, dove vi è difficile entrare, si iscrive Leonard, un ragazzo all’apparenza duro e associale ma dentro di sé nasconde un ’innato talento per la poesia, che da sempre il ragazzo ha tenuto segreto a tutti fuorché alla sua dolce sorellina Winnie, nata da pochi anni e causa del trasferimento della sua famiglia. La vita nell’accademia si scopre sorprendentemente piacevole per il nostro semiprotagonista, ma per ben poco perché inaspettatamente qualcuno viene a sapere della sua passione segreta cambiandogli la vita…
Dal secondo capitolo "La primavera":
Lei raddrizzandosi si tolse la polvere dai vestiti e in un secondo momento, si accorse che un fiore di ciliegiolo le era caduto sul viso. Lo prese candidamente e lo adagiò sul palmo mano, assumendo un’espressione tenera. Leonard capì che l’albero con la sua sfera non attirava solo cose pure ma soprattutto cose belle.
-Io mi chiamo…
Cercò di parlare nervosamente ma la ragazza non se ne accorse neppure e senza staccare lo sguardo dal fiore disse con una voce melodiosa:
-Sai che giorno è oggi?
Lui era sbalordito.
-Marte…
Lei lo interruppe nuovamente e un sorriso ironico le si dipinse in volto:
-Non in quel senso, e comunque è venerdì…
Lui arrossì e non aggiunse altro per paura di fare un’altra figuraccia. Lei si avvicinò alla sua finestra e sorridendo allungò il palmo della mano verso il suo. Lui d’impulso glielo offrì.
-Oggi è il 21 marzo…
Prese tra le dita affusolate la sua mano e vi posò sopra il fiorellino rosa con delicatezza. Poi finalmente intrecciò lo sguardo al suo con delle iridi verdi e sorrise.
-….l’equinozio di primavera.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Show must go on
 



Erano le quattro del pomeriggio e Francis si aggirava per i cortili della scuola superiore San Margot. L’anno avvenire avrebbe dovuto dire addio a tutto ciò che amava di quella scuola: la sua serenità, la sua fontana che aveva riempito gli ultimi giorni estivi dei quattro anni passati, la statua della donna più bella che avesse mai ricordato, le amicizie che si era portato con se, la vista dal balcone della sua camera, quel senso di familiarità e di accoglienza che quella stanza gli regalava e…il Club.
-Hey, guardate è Francis…!
Emise con un gridolino una studentessa dietro di lui, questo finse di non accorgersene.
-Ssssh! Non lo puoi chiamare così, lui va chiamato…
L’amica l’interruppe.
-Hey aspetta, che sta succedendo laggiù?
Si voltarono dove le folla si stava riunendo.
-Pare che il vicepresidente stia litigando con qualcuno, andiamo a vedere!
 
Era iniziato il raduno anzi, vero e proprio festival che si teneva ogni tre mesi, organizzato dai club e ritenuto un’ottima occasione per invogliare studenti ad entrare alla San Margot o in uno dei tanti club. Nei giardini della scuola c’era una folla enorme e sul palco allestito, Leonard era convinto di trovare il vero motivo della sua presenza. Aveva voglia di vedere la ragazza che gli aveva rovinato la vita scolastica. Seppur odiando profondamente il CeriseClub non riusciva ad odiare lei, colei il cui nome era ancora sconosciuto. Quindi sul palco, al posto suo e dei suoi amichetti, una  ragazza decisamente vivace si scatenava come una cronista esponendo le attività scolastiche:
-Salve a tutti quanti e benvenuti in questa bella giornata! Mi chiamo Heidi e sono la rappresentante delle classi prime nonché membro del Journal Club!
Leonard vide bene di allontanarsi e fuggire dal palco, dove la folla si stava man a mano riunendo e decise di percorrere i vialetti per dare un’occhiata ai vari stand. Alle parole di Nicol non dava peso, lui era libero di fare quello che voleva e non sarebbe certo stata una spocchiosa ragazzina ad impedirgli di assistere a quell’evento; c’era elettricità nell’aria e aveva il presentimento che sarebbe successo qualcosa, positivo o negativo che fosse, lui ci voleva, o doveva, essere. “E poi perché tutti mi dovrebbero voler così accanitamente nel proprio club, come dice lei?” si chiese incredulo. Iniziò a camminare, anche se non gli interessava molto, l’unico stand dove si fermò fu il CookingClub che offriva vari assaggi di dolci preparati dagli iscritti. Non aveva fame ma quando intravide una deliziosa torta alla panna con tanto di ciliegina sopra, la sua preferita, non seppe dire di no.
Finì la squisita torta e fece per cercare un cestino per il piattino e la forchetta quando, voltandosi per caso, incontrò un espressione infuriata ad un palmo dal naso e vedendola spalancò gli occhi.
-Che diavolo ci fai tu qui?
Lo accusò Nicole.
-Veramente io...
Ad un certo punto rispondendole emise uno strano verso, simile ad un singulto. La ragazza fraintese e gli pestò un piede, Leonard si curvò verso il terreno ripetendo l’oltraggioso verso. Fece per scagliarsi su di lui ma un passante fu l’unico ad accorgersi che, quello che poteva sembrare uno spregio, era in realtà una richiesta d’aiuto:
-Hey…! Aspetta, non vedi? Questo fanciullo si sta strozzando!
Detto ciò si mise a dare pacche sulla schiena del bisognoso che nel frattempo stava boccheggiando per la mancanza di ossigeno. Nicol rimase immobile, fissando la scena stralunata.
-Avanti: uno, due, tre…!
Il nuovo arrivato iniziò a peggiorare le cose con la manovra di Heimlich per far uscire il nocciolo di ciliegia incastrato nell’esofago di Leonard, che ne frattempo si sentiva sballottolare di qua e di la, mentre una folla assisteva ai suoi patimenti. Dopo vari secondi di quello spettacolino il problema venne risolto. Purtroppo per Nicole che ne rimase scioccata, al punto in cui il nocciolo di ciliegia dalla gola del ragazzo volò con un colpo di tosse a trenta chilometri orari per finire sul distintivo del LitteraturesClub, cucito in lino sulla sua camicia. La giovane non dispose delle sue alte capacità mentali per almeno due minuti e delle sue coetanee, che nel frattempo si erano godute la scenetta, si avvicinarono preoccupate e divertite al tempo stesso e con un fazzoletto tolsero il nocciolo, ancora sospeso a mezz’aria intento a sporcare sempre più il distintivo. Allora Nicole, ripresa coscienza con un espressione da far paura, senza ulteriori parole girò i tacchi e filò via sotto gli sguardi di tutti. Il salvatore, voltandosi allegro verso Leonard che si massaggiava la gola, chiese:
-Bambino, stai bene?
“Io avrei superato i dieci anni da un pezzo” pensò questo d’istinto per poi alzare lo sguardo su di lui: era un giovane dai lunghi capelli neri, era alto da sembrare un’insegnante e data la sua carnagione olivastra, probabilmente non era neanche di quelle parti.
-Si, grazie per l’aiuto.
In risposta ebbe una pacca sulla schiena (non gliene aveva date a sufficienza prima) che per poco non lo fece cadere in terra:
-Oh cielo, che carino che sei!
Sorpreso lo fissò e questo gli si aprì in un sorriso piuttosto idiota.
-Hem, io dovrei andare adesso…
Cercò di scappare ma lo sconosciuto gli mise una mano intorno alle spalle, come se fosse stato un suo vecchio amico, dicendo:
-Hey, pensi di svignartela così facilmente? Sono uno dei responsabili del festival e tu sei proprio il tipo di persona che stavo cercando!
-C-Cosa?!
Chiese esclamando Leonard.
-Hahahaha! Sai che sei proprio buffo? Ma adesso non fare i capricci!
Leonard impotente venne trascinato di peso; per quel che ne sapeva poteva anche essere un criminale, uno squilibrato o ancor più probabile, un maniaco. Dopo mezz’ora il ragazzo aveva lo strano presentimento di star per compiere un grosso, grossissimo errore. Stava aspettando che quel molesto studente, o insegnante o qualsiasi cosa fosse, ritornasse. L’aveva lasciato in mezzo a tutta la confusione tipica del “dietro le quinte” di un palco e da una parete poteva scorgere cosa vi succedesse davanti. La ragazza scatenata del JournalClub non c’era più e al suo posto intravide degli studenti del DramaClub che stavano mettendo in scena una commedia. Sentì picchiettarsi sulla spalla e si voltò.
-Ecco qua!
Disse il ragazzo mostrandogli un costume di scena dalla forma ad albero.
-Ti dovrebbe stare bene, ma adesso devo proprio andare.
Disse Leonard per poi voltarsi a cercare le scalette che gli avrebbero permesso di scendere dal palco.
-Ma dai, mica ti costringe nessuno!
-E allora perché mi stai bloccando?!
Gli chiese Leonard cercando di liberarsi della presa.
-Perché è divertente! E poi mi devi un favore!
Gli rispose con un sorriso ebete.
-Non se ne parla! L’ho già fatto una volta all’asilo e mi è bastata!
Cinque minuti dopo, calpestato per la seconda volta dalla sua volontà, aveva indosso quel ridicolo costume da albero per evitare che quell’odioso ragazzo lo spogliasse davanti a tutti con la forza.
-Hahaha, ma che carino, fra un po’ si entra in scena!
Rise massaggiandogli le guance, Leonard se lo levò di dosso irritato:
-Mi spieghi perché io sono vestito da scemo e tu da principe?!
Quello si mise una mano tra i capelli e rispose con tono seducente:
-Perché posseggo una bellezza regale!Hahahaha!
Leonard fece per mandarlo a quel paese ma d’improvviso venne lanciato sul palco con un:
-Avanti tocca a noi!
Lo spinse sul palco e si ritrovò un migliaio di occhi puntati su di lui che era entrato in scena barcollando, la causa fu dello stretto passaggio che per poco non gli fece rompere uno dei rami più lunghi del costume. Sistemandosi e soprattutto vergognandosi, si appostò con una posizione rigida degna di un vero abete dopo gli schiamazzi e le risate che lo avevano accolto.
-Leonard…che ci fai qui?!
Si voltò di scatto e riconobbe una Rina con indosso un vestito da fiore giallo e fucsia, mentre altri attori vestiti simili e una ragazza piuttosto in carne, che probabilmente interpretava la principessa di chissà quale bosco incantato, stavano continuando a recitare senza farsi distrarre.
-Ciao Rina!  
Sussurrò lui sorridendo a disagio. “Fa che finisca in fretta, fa che finisca in fretta…” iniziò a pregare.
 
-“Ma or qualcuno mi dica, incontrerò mai il mio principe sensuale?
  Sapete, lui è così gentile e dall’aspettoregale!”
 
Leonard alzò gli occhi al cielo mentre la protagonista continuava a recitare.
 
-“Or su che bosco è questo?
  Così insolito e pittoresco!”
 
Ed ora ecco anche l’altro entrare in scena con passi da gigante e fargli l’occhiolino.
 
-“Oh cielo, chi è mai codesto fanciullo,
  che si presenta dinnanzi al mio prato trastullo?”
 
La ragazza si voltò con fare civettuolo verso il giovane nei panni di un principe, mostrando la sua molliccia pancia scoperta. Leonard incominciò a stancarsi eppure doveva restare immobile con le braccia alzate a reggere due rametti che nemmeno appartenevano allo stesso albero che stava interpretando, pensò indignato. Incominciò a cercare una possibile via di fuga, nel primo tempo o nel cambio di scena ma dopo vari minuti a sopportare quel supplizio iniziò a non poterne più. Dopo una decina di minuti notò Rina avvicinarsi:
-Hey Leo!
Gli sussurrò.
-Dimmi.
-Fra un pò MarieLorant…
Disse indicando l’attrice protagonista davanti a loro.
-…dovrà esser sospesa in aria con una corda per il suo volo. Quando lei darà il segnale per aiutarla a librarsi, tu fa cenno al “funambolo” di occuparsene, lo dovrei fare io ma non vedo bene alla mia destra.
Lui acconsentì di getto pentendosene poco dopo nel pensare: “Aspetta un attimo…che segnale?! E che cosa sarebbe un funambolo in gergo teatrale?!”. Troppo tardi, Miss Pancia Molliccia aveva dato il segnale che consisteva nel gridare aiuto mandando in fumo la sua interpretazione. Leonard allora capì di getto quello che doveva fare e voltandosi verso destra cercò il famoso funambolo da teatro. Ma ne rimase inorridito quando al posto del solito vecchietto baffuto col berretto stereotipato si ritrovò il principe idiota e “regale”che nel frattempo era uscito di scena. Il ragazzo cercò di spiegargli a gesti l’atto di tirare la corda ma il principe non parve capire.
-Ho detto: tira la corda!
Quello con un’espressione interrogativa ne indicò una.
-Che ne so io! Te provane una!
Gli rivolse un sorriso scemo e tirò una delle corde disposte verticalmente al bordo delle quinte. Si sentì uno scrosciare d’acqua e il pubblico, per qualche inspiegabile motivo, incominciò a ridere.
-Leonard, avete tirato la corda sbagliata!
Disse infuriata Rina alle sue spalle e con la coda dell’occhio vide la ragazza e gran parte dei suoi compagni fradici per la secchiata d’acqua dall’alto ricevuta, mentre ancora erano intenti ad aspettare che la protagonista si librasse in volo.
Leonard allora fece segno di tirare un'altra corda al principe addetto, ma questi non capì.
-Ma cosa sei, disabile?! Tira una corda malediz…
Nel tirare una seconda corda si sentì un assordante rumore di campane. Tutti sul palco iniziarono a gridare disperati e la balena, sorretta da Rina e compagni si lamentava in continuazione.
-Cos è uno scherzo?!
Rispose il ragazzo a voce decisamente così alta che il pubblico si mise a ridere. Ma in quel momento accadde l’impensabile: il principe idiota tirò un’ennesima corda che aprì una botola sul palco e Leonard, per non cadere si voltò cascando e con il suo ramo troppo lungo buttò a terra l’attrice principale. Questa fece un tonfo finendo nella botola sotto lo sguardo scioccato di tutti. Dopo di che scese il silenzio sia sul palco che sulla folla. Leonard guardò terrorizzato Rina che era rimasta pietrificata. A quel punto come una cometa nella testa del giovane venne un’idea folle, che funzionava solitamente solo per i professionisti e per i film: l’improvvisazione. Si fece coraggio e nel silenzio incominciò per la prima volta in vita sua, a recitare davanti ad un pubblico“Tanto peggio di così non potrebbe andare” si disse incominciando a improvvisare:
 
-“E adesso? Che ne sarà di noi?
 La nostra principessa è scomparsa…”
 
I presenti sul palco lo guardarono stralunati mentre ancora nessuno, neanche giù dal palco, proferiva parola.
 
-“…giammai!”
 
Riuscì alla fine a dire convinto. A quel punto, quando tutto parve andato in fumo, dal pubblico partirono un susseguirsi di applausi e urla di incitamento.
 
-“Oh no! La mia amata!
  Ditemi, che ne sarà di me senza codesta soave creatura?
  D’ora in poi…rinchiuso nel mio castello e nelle sue mura!”
 
Recitò l’idiota principe entrando in scena. Bè idiota lo era solo per Leonard, visto che nessuno aveva notato il fatto che fosse stato lui a combinare quel disastro, lo stesso che ora stava recitando impeccabilmente. “Ha una certa classe, bisogna ammetterlo” pensò.
Rina, spinta dal coraggio, invece si fece avanti:
 
-“Non disperate miei compagni cari,
  noi siamo la natura di codesti monti e di codesti mari!
  La principessa l’unione desiderava
  tra la città di Meridian con la flora e la fauna
  che tanto lei amava.”
 
  A quel punto si interruppe e sorrise a tutti ma in particolare a Leonard, che lesse nel suo sguardo e in quello degli altri gratitudine nei suoi confronti. Allora il giovane, volgendo il suo sguardo all’ampio pubblico:
 
“Che essa possa riposare in pace,
  nel suo ultimo sonno fugace,
  con la speranza che in cielo sia a breve accolta,
  la nostra giovane principessa…ormai morta.”
 
Con il capo chino Rina si fece rigare il volto da una lacrima mentre, per chissà quale magia, il sipario si chiudeva lasciandoli al buio.
Una volta chiuso, al di là di questo esplose un boato.
   

  
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