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Autore: Mari24    18/05/2011    14 recensioni
"Eravamo tristi entrambi e molte volte ciò che ti può far star meglio ce l’hai sotto il naso e non lo vedi. A volte è più facile stare soli insieme.
Una sera è venuto da me e abbiamo iniziato a parlare."
di chi starà parlando Beckett??
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Beckett arrivò a casa sua.

Era davvero arrabbiata.

Castle aveva spifferato tutto al capitano, e ora tutti quanti sapevano che lei ed Esposito andavano o erano andati a letto insieme.

Questa volta aveva davvero superato il limite.

Sapeva quanto Beckett fosse riservata, ma lui l’aveva comunque sbandierato ai quattro venti.

Avrebbe potuto accettare la scazzottata se non avesse detto nulla, in fondo non erano affari suoi.
Ma non era solo una cosa che gli era scappata, l’aveva detto apposta, aveva voluto ferirla volontariamente.

Sicuramente non doveva essere stato piacevole per lui vedere la donna di cui è innamorato tra le braccia di un altro, soprattutto se consideri l’uomo in questione come uno dei tuoi più cari amici.

Castle aveva capito bene cosa gli aveva detto Beckett, ma si presentò ugualmente alla sua porta.

Nessuna luce era accesa e Beckett rifletteva immersa nell’oscurità più totale.

Era seduta nel suo divano, cercando disperatamente di cacciare via quelle lacrime che le rigavano il volto, quando sentì bussare alla porta.

Rimase lì, non si mosse.

Non voleva vedere né sentire nessuno.
Esposito aveva provato a chiamarla, ma lei aveva rifiutato tutte le chiamate.

A volte hai solo bisogno di stare in silenzio, di stare da sola con il tuo dolore.

Bussarono una seconda volta.

Respirando a fondo, si alzò malvolentieri, non era dell’umore adatto per ricevere visite.

Camminava sicura nell’ombra totale che regnava nella sua casa.
Guardò prima di aprire, e vide che fuori dalla porta c’era Castle.

Non voleva vederlo.

Eppure pensava di essere stata chiara. Loro avevano chiuso.

Fine delle ricerche.

Fine della loro partnership.

Fine della loro amicizia.

Fine di tutto.


-“Beckett, ti prego aprimi! Ti devo parlare!”- disse lo scrittore con voce spezzata, e poi aggiunse:

-“Ti prego, so che sei in casa!”-

Ma Beckett non rispose. Rimase in silenzio, quasi cullandosi nel suo dolore.

Capire e accettare di volere lui, lui soltanto era stata dura per una come Kate, che non ammetteva i suoi sentimenti nemmeno a sé stessa, e vederli in frantumi un minuto dopo fu ancora più difficile.

Dirgli con quelle due parole di sparire dalla sua vita, che avevano definitivamente chiuso, per Beckett significava morire dentro.

Lei lo amava, ora ne era certa, ma non poteva dimenticare che l’aveva ferita volontariamente.

E non era la prima volta che Beckett rimaneva scottata dal suo atteggiamento: l’estate precedente, lui era andato via con la sua ex moglie lasciandola sola, e lei aveva lasciato Demming per lui, per trascorrere il week-end insieme, anche se sperava di passare l’intera estate con lui, perché ormai era indispensabile come l’aria, perché anche il solo pensiero che potesse stare lontano da lui, la uccideva.

E lui aveva impiegato meno di due giorni per rimpiazzarla.

Si era sentita sola, un vuoto dentro che non era riuscita a colmare.
E stava male, perché il suo plucky sidekick l’aveva abbandonata.

Sentì Castle poggiare la fronte alla porta, sospirare e supplicare di aprirgli, di dargli la possibilità di scusarsi.

Non vedendo risposta da parte della detective continuò:

-“Va bene. Starò qui fin quando non mi aprirai.”- disse sedendosi ai piedi della porta.

Beckett aveva una mano poggiata sulla porta e la mano destra sulla maniglia, pronta ad aprire, ma l’orgoglio, il suo stupido orgoglio, la bloccava.

Voleva sentire cosa avesse da dire, ma allo stesso tempo era ancora arrabbiata con lui.

Si girò e appoggiò la nuca alla porta, chiudendo gli occhi.

Lentamente scivolò giù, sedendosi per terra.
Avvicinò le gambe al petto e aspettò.

Aspettò che Castle parlasse, che dicesse qualcosa, che facesse di tutto per farsi perdonare, perché ormai lei, in fondo al suo cuore, sapeva che l’avrebbe perdonato.

Non poteva ancora mentire a sé stessa, era vero, Castle l’aveva ferita, ma non sopportava l’idea di stare un’altra volta lontano da lui.
Questa volta non ce l’avrebbe fatta.

Mille pensieri affollavano la sua mente.

Era stata con Esposito per dimenticare Castle, perché lui quando era tornato dalle vacanze estive stava ancora con Gina, e ora l’unica cosa che era riuscita a combinare era tutto quell’enorme putiferio.

Una lacrima ribelle uscì dai suoi occhi.

Appoggiò la guancia sul ginocchio, non voleva piangere.

Passò una buona mezz’ora in silenzio, e Beckett si chiese se Castle avesse mai parlato o se aspettava che lei gli aprisse.

Aveva davvero bisogno di sentire cosa avesse da dire, così decise di alzarsi ed aprire. Ma proprio mentre stava per alzarsi, Castle parlò:

-“Sai…so che puoi sentirmi. So che sei dietro la porta. E anche se non mi rispondi, se deciderai di non parlarmi più, io devo scusarmi con te.”- disse Castle con la voce spezzata.

Per lui sarebbe stata una sofferenza enorme se lei avesse deciso di non parlargli mai più, come una pugnalata al cuore.


-“Come facevi a sapere che sono dietro la porta?”- disse infine Beckett, dopo quel lungo silenzio.

Castle sorrise. Erano le sue prime parole dopo quel litigio. Sentire la sua voce, riempiva di un  immenso calore il suo cuore.

-“Avverto la tua presenza. E so anche che ormai ti sarai seduta per terra, in parte perché è passata più di mezz’ora e in parte perché nei film fanno sempre così!”- rispose Castle cercando di essere divertente.

-“Già, Castle. Peccato che questo non sia un film!”- rispose tristemente Beckett.

-“Beh, se fosse uno dei miei libri, vorrei poter riscrivere la fine.”-

-“E che cosa cambieresti Castle?”- chiese Beckett.

Era proprio quello il punto in cui voleva arrivare.

Anche Castle aveva premura di farle le sue scuse e pensò che questo era un buon modo. Un po’ strano forse, ma almeno lei ora stava ascoltando e rispondendo.

-“Se questo fosse un mio libro, cambierei come prima cosa il mio modo di essere. Cambierei la mia gelosia nei tuoi confronti, e cercherei di appoggiare le tue scelte. Cercherei di non giudicarti, ognuno è libero di fare le scelte che ritiene più giuste. Non avrei sprecato innumerevoli occasioni con te, e il secondo cambiamento più importate non sarei mai partito con Gina negli Hamptons. Dovevo portare te e invece…”-

-“…invece le cose sono andate diversamente.”- rispose Beckett cercando di essere più indifferente possibile.

-“Già… in mia difesa posso dire che mi sono sentito ferito anch’io?”- rispose Castle timidamente per paura che la bella detective smettesse di parlargli.

-“Ferito da cosa Castle? Tu sei andato via a braccetto con la tua ex-moglie, proprio mentre io…”- ma Beckett si bloccò. Non riuscì a finire la frase, perché le parole le morirono in gola.

-“…mentre tu cosa?”- chiese Castle interessato.

-“Niente.”- rispose veloce Beckett. –“Non era importante allora e non lo è adesso.”-

-“Kate…”-

-“Non chiamarmi Kate. Non hai più questo privilegio!”- rispose mantenendo la sua indifferenza, cosa che fece imbestialire Castle.

-“Smettila di fare così! Urla, picchiami, prendimi a pugni sul naso, ma fai qualcosa! Questo tuo atteggiamento mi sta facendo impazzire!”-

Kate aprì di scatto la porta, fiondandosi di fronte a lui.

Castle che non sia aspettava minimamente che lei uscisse, spaventandosi si alzò si scatto, stando sull’attenti.

Lei lo fissava negli occhi e Castle si sentì piccolo piccolo sotto quello sguardo di rabbia.

Deglutì, e le disse:

-“Sai… non è…”- si fermò un’istante impaurito dallo sguardo omicida che si stava rivolgendo Beckett, ma poi continuò a voce sempre più bassa:

 -“…non è necessario che mi tiri un pugno sul naso…”-

Beckett socchiuse gli occhi e Castle fece un mezzo passo indietro, andando a sbattere con la schiena contro il muro, aspettando che lei dicesse o facesse qualcosa. Sperava in cuor suo che lei non lo picchiasse.

Invece Beckett scosse semplicemente la testa e rientrò in casa, lasciando la porta aperta, per farlo entrare. Non voleva discutere lì in mezzo a un freddo corridoio così Castle, accolse l’invito ed entrò chiudendo la porta alle sue spalle.

Beckett era già quasi arrivata al divano quando sentì Castle parlare:

-“Andiamo parlami! Questo silenzio e la tua indifferenza mi uccidono! Forse avrei dovuto permetterti di picchiarmi prima…”-

Beckett si girò furiosa e si avvicinò velocemente e minacciosamente a lui urlando:

-“CHE COSA VUOI DA ME CASTLE?”-

-“Voglio che tu mi ascolti!”-

-“E perché dovrei farlo? In fondo tu non ascolti mai quello che ti dico!”-

-“Non è vero! Ok non ubbidisco agli ordini, te ne do atto, ma so qual è il tuo piatto preferito, so che guardi “Tempation Lane”, perché ti ricorda il periodo passato con tua madre. So che ti mordi spesso il labbro quando sei pensierosa o qualcosa di turba. So che sei il migliore detective del 12°. E so per certo che sei la straordinaria KB!”-

-“Smettila!!!”-

-“Di fare cosa?”-

-“… questo! Non puoi ferirmi in quel modo, non puoi gettare la mia vita nel caos e piombare qui con le tue stupide scuse e fare finta che non sia successo nulla!”- urlò Kate ormai con le lacrime agli occhi.

Ma la sua rabbia era appena all’inizio e così continuò:

-“Tu…tu l’hai fatto di proposito! L’hai fatto apposta, perché volevi ferirmi! E mi chiedo perché? Perché sei così?  Perché per una volta non sei dalla mia parte?”-

-“Io sono sempre dalla tua parte!”- rispose Castle.

-“No, non è vero! Non sei stato dalla mia parte quest’estate, e non lo sei stato quando hai indagato sul caso di mia madre quando ti avevo espressamente detto di non farlo. E neppure oggi.
Ti…ti sei lasciato sfuggire un’altra occasione!”- rispose Beckett giungendo finalmente alla conclusione e calmandosi.

Castle fu completamente spiazzato da quella sfuriata.

Sapeva che Beckett arrabbiata non era un bello spettacolo, ma lui non l’aveva mai vista alzare la voce, non con lui per lo meno.

-“Io sono sempre dalla tua parte.”- ripeté Castle mortificato.

Lui aveva riaperto il caso di Johanna solo per cercare di fare giustizia e non lasciare Beckett ad affrontare tutta quella brutta storia da sola.

–“Quando ho indagato su tua madre, volevo davvero aiutarti. Non volevo che dovessi portare questo grosso peso sulle spalle da sola. Volevo solo…esserti vicino.”- disse Castle continuando a guardarla.

Beckett scosse la testa, e con una mano cercò di asciugarsi le lacrime, ma quelle non volevano saperne di smettere di cadere dolcemente sulle sue guance.

-“Per quanto riguarda quest’estate… volevo davvero portarti con me negli Hamptons. Ma tu hai rifiutato e poi la tua bugia su Demming mi ha davvero ferito. Ma ciò che mi aveva davvero trafitto il cuore è stato vederti baciarlo in quel corridoio e stamattina con Esposito mi sono sentito nuovamente ferito e ho rivissuto quella scena. Così, ero accecato dalla gelosia e… il resto lo conosci!”-.

Beckett incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo.
Non riusciva più a sostenere quello di Castle.

Lui si avvicinò e le tirò su il mento costringendola a guardarlo negli occhi e le disse:

-“Sono stato un’idiota oggi. Non avrei dovuto intromettermi nella tua vita. E non avrei dovuto dire niente al capitano. Ecco questo è uno il finale più importante che vorrei riscrivere.”-

Beckett ancora non parlava.

Castle dal canto suo vide che le lacrime continuavano a scenderle copiose sul viso, e con entrambi i pollici cercò di asciugarle.

-“Mi dispiace davvero tanto.”- disse semplicemente e Kate capì che erano scuse sentite e che era veramente pentito.

Beckett annuì in segno che le sue scuse erano state accettate, ma aveva bisogno di sapere di più:

-“Perché hai picchiato Esposito?”-

-“Perché… ero geloso…”-

-“Castle, geloso di cosa? Noi siamo amici, e…”- ma Castle non la fece finire.

-“Noi non siamo semplici amici. Non lo puoi negare!”-

-“E tu che ne sai di quello che provo io?”-

-“E tu perché sei andata a letto con Esposito?”-

Beckett lo fissò.

Questa volta più intensamente. Non avrebbe più potuto mentire.

-“…perché mi sentivo sola!”-

-“Per via di quest’estate?-

-“…”- Beckett non rispose.

Alcune volte il silenzio è l’unico modo di acconsentire.

-“Quindi quando ci siamo baciati al magazzino, stavi già con lui?”-

-“Noi… era solo un bacio di copertura Castle…”- mormorò Kate cercando di convincere più se  stessa che lui.

-“Ne sei sicura? Sei sicura che quel bacio era solo di copertura?”- domandò Castle.

-“Si… certo. La guardia non ci stava cascando e ci siamo baciati tutto qui!”-

Castle ormai non sapeva più cosa dire.
Sapeva che Beckett stava negando l’evidenza.

-“Quindi se io adesso ti baciassi non proveresti niente?”- chiese Castle ormai vicino alla rassegnazione e frustrazione.

Beckett non rispose subito, sapeva che le farfalle sullo stomaco le avrebbe sentite di nuovo, ma quei secondi di silenzio diedero a Castle l’opportunità di agire.

Proprio mentre Beckett stava per dire qualcosa lui l’afferrò dietro la vita avvicinandola a lui, e in pochi secondi premette le sue labbra sulle sue.

Il calore e la passione del bacio travolsero entrambi. Le loro lingue si incontrarono di nuovo, desiderose di sentirsi e assaporarsi di nuovo.

Castle l’attirò ancora più vicino a se, facendo aderire il suo corpo, e Kate, non si ribellò. Aveva bisogno di quel contatto fisico con lui, aveva bisogno di sentirlo vicino.

Beckett allungò le braccia intorno al suo collo, immergendo le sue mani sui suoi capelli.

Quando il bisogno di ossigeno fu incalzante, entrambi si staccarono. Avevano il fiato corto e le guancia di Kate erano visibilmente rosse.

Castle appoggiò la fronte contro la sua e con voce roca chiese

-“Non hai… provato niente neanche questa volta? Perché se è così… uscirò dalla tua vita, non ti infastidirò mai più.”-.

Kate vide che aveva gli occhi lucidi.

Era davvero disperato al pensiero di perderla, al pensiero di non poterla rivedere mai più. E allo stesso tempo quelle parole ebbero lo stesso effetto su di Kate, tanto che sentì un crampo allo stomaco.

Non poteva pensare alla sua vita senza Richard Castle.

-“…no, non lasciarmi più!”- rispose Kate a bassa voce, quasi temendo che se l’avesse detto a voce alta, lui sarebbe andato via.

Strinse di più i lembi della sua camicia e in punta di piedi gli sussurrò all’orecchio:

-“…non voglio che tu vada via.”-

Castle le prese il viso fra le mani e sorrise.

Sorrise perché Beckett, nonostante lui avesse spifferato tutto, l’aveva perdonato.

Sorrise perché Beckett gli stava chiedendo di non andare via, ma di restare, non solo per una notte. No, di restare tutta la vita.

La baciò teneramente.
Questa volta era un bacio dolce, delicato.

Kate si staccò da lui e gli prese una mano, conducendolo in camera da letto.

-“Kate, aspetta. Non voglio che ti senti obbligata a fare nulla. Posso aspettare.”- le disse teneramente.

Era vero, voleva fare l’amore con lei, sentirla e farla sua.
Ma non era ancora il momento giusto e lui voleva che tutto fosse perfetto quando finalmente l’avrebbero fatto, sentendosi finalmente uniti nei corpi e nelle anime.

Kate sorrise e gli rispose:

-“Non mi sento obbligata a fare nulla. Stanotte però voglio solo dormire. Con te.”-

Si distesero sul letto.

Castle tenne stretta Kate appoggiata sul suo petto, e mentre lei si faceva cullare dal suo battito cardiaco, lui le sfiorava dolcemente i capelli, e ancora vestiti si addormentarono felici insieme.







ANGOLO MIO:    ok, spero di essermi fatta perdonare per tutta questa pazza e folle ff!!

eheheheh visto??! Alla fine il nostro scrittore ce l’ha fatta e Beckett ha scelto lui anziché El Guapo!! (anche se a me non fa proprio schifo eh! XD)

 

che dire?! Sono contenta che questa ff sia giunta al termine, perché forse è una delle mie preferite che ho scritto.. modesta la ragazza!! Ahahahah no! Semplicemente mi sono divertita a pensare e scrivere qualcosa di diverso dal solito.. anche se alla fine non ho resistito e ho comunque fatto “vincere” writer boy!! XD XD

 

ok, la mia fedele Beta mi ha fatto notare questo: “Sentì Castle poggiare la fronte alla porta, sospirare e supplicare di aprirgli, di dargli la possibilità di scusarsi”-

e mi ha chiesto: “Come si fa a sentire uno che poggia la fronte alla porta??! Che ha dato una testata??!” . Sul momento non sapevo cosa rispondere e le ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente: “No, è CONNECTION!!!” ahahaha… quindi ho deciso di lasciarlo così perché mi piace questa connessione che hanno scrittore e musa!! XD

ammetto che la parte dove lei gli dice che sono solo amici mi ricorda molto la sfuriata della 3x24, ma io l’ho scritta mesi fa, quindi è la prova che il mio uomo la pensa come me!! Aahahahhaha mi sto Marlowizzando!! XD XD

 

detto questo, un ringraziamento in particolare va a ivi87 e Angol per avermi convinta a pubblicare questa ff sul guapo!!

 

Ringrazio davvero tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia anche se non amate la coppia “Beckito” ahahahahha!!

Ringrazio anche tutti voi, lettori silenziosi che avete letto questa folle storia!!!!

 

E ora come sempre lascio la parola a voi!! ;)

 

Sbaciottoooooooooo

 

kateRina24 ;>

   
 
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