Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Lady Aquaria    18/05/2011    5 recensioni
Estratto dal capitolo 1:
Certo che voleva Camus, dentro di sé non aveva mai smesso di provare per lui qualcosa di più del semplice affetto; anche se a sé stessa lo negava, per Camus provava ancora amore.
"Io e papà ci siamo amati, un tempo."iniziò, cercando le parole più adatte."Amare, Lixue, capisci? È qualcosa di molto più forte del volersi bene."
"Quanto forte?"
Forte abbastanza da indurre una ragazza nemmeno ventenne a rivolgere fredde parole cariche d'odio all'altro. Un sentimento così intenso da indurla a restare a letto per giorni dopo il suo abbandono, tanto potente da spingerla a prendere a pugni il fratello che le aveva proposto di abortire.
EDIT: Storia completamente revisionata! Vale
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Dragon Shiryu, Nuovo Personaggio, Shunrei / Fiore di Luna
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
capitolo 22 principale
22.
Ladies' night.
 
"Questa è proprio bella."
Camus mandò in stampa le ultime fotografie scattate a Kobotec, quindi ritirò in una custodia apposita due cd e una schedina di memoria. Gettò infine un'occhiata allo schermo del pc e sorrise: ritraeva Kirill e Zoya, lei nel suo sarafan blu, lui con una kosovorotka chiara riccamente decorata; sullo sfondo, la piccola chiesetta ortodossa del paesino, bianca, con le guglie dorate.
"Sì. Ma vai a vedere quelle con i bambini, erano un amore." commentò Camus. "Ne ho scattata una dove li ho ritratti tutti e quattro. Sai, conosco uno studio fotografico dove stampano queste foto su tela, potrei farne stampare una da portar loro alla prossima visita, che ne pensi?"
"Non male come idea." rispose Hyoga, sistemandosi sulla poltrona e scorrendo le varie foto mentre Camus sistemava ordinatamente le varie stampe man mano che uscivano dalla stampante.
La piccola Valentyna in braccio a Nazar; il fratellino più grande, Ivan, mentre sgambettava allegro in giro per il sagrato rincorso dalla nonna materna; Kirill con suo padre e, poi, con i suoceri; una grande foto di gruppo che ritraeva gli sposi e gli invitati… Hyoga scorse quasi un centinaio di foto, poi vide una cartella intitolata: "Da controllare".
"Posso?"
Non le aveva ancora guardate attentamente, ma se non ricordava male erano foto che ritraevano lui, Freya, Lixue e Mei.
"Certo."
Il sorriso di Lixue incorniciato da una complicata treccia fu la prima foto che gli capitò: sarafan rosso, stivaletti neri e calzamaglia bianca, le gote rosse per il freddo.
"Est-ce que tu veux dire quelque chose à la couple?" [Vuoi dire qualcosa agli sposi?]
"Zhùhè, yuàn nǐmen xìngfú kuàilè, tiānchángdìjiǔ!"
Sentì Camus ridacchiare, nel video.
"Mais non! Ils ne parlent pas le chinois, ma chérie. Dis-le en russe." [Ma no! Non parlano cinese, tesoro. Dillo in russo.]
"Pozdravlyayu, zhelayu vam schast'ya, navsegda!" [entrambe le frasi significano: congratulazioni, vi auguro di essere sempre felici!]
"A sentirla parlare, non diresti nemmeno che Lixue è metà cinese." osservò Hyoga. "In effetti, a parte il nome, sembra una di noi."
"Una di noi?" ripeté Camus.
"Sì, una di noi. Una figlia del ghiaccio." spiegò Hyoga. "Resistenza al freddo, pelle e occhi chiari…"
L'altro sbirciò fuori dalla porta.
"Beh, se ha la pelle chiara, i capelli rossi e le efelidi che le spuntano ovunque quando prende il sole è solo questione di genetica." rispose Camus. "Sfortunatamente, ha preso i miei geni. In ogni caso, non farti sentire da Mei: è già abbastanza terrorizzata per via di una battuta stupida che ha fatto Milo, e non intendo farla agitare più del dovuto. Anzi, a proposito di Milo, spero proprio che non sia scesa all'ottava casa o saranno guai."
Hyoga proseguì con le foto.
"Non starai esagerando un pochino? Giusto un po'."
"Per niente. Non oso immaginare quel che succederebbe se Mei andasse davvero a parlare con Milo come ha minacciato." rispose Camus, prima di raccontargli quanto accaduto a Eleusi. "… come vedi, non sarebbe una visita di cortesia."
"Il Cosmo si sarebbe già manifestato, non credi? Ha sette anni, è già troppo tardi."
Camus annuì, ripensando, però, a quei due strani fenomeni che aveva avvertito in Siberia, nei giorni precedenti: due piccolissime schegge di un Cosmo a lui sconosciuto, mai sentito prima, ma in qualche modo amico.
"Staremo a vedere." rispose, criptico.
 
Mei bussò sulla porta aperta, distraendo i due.
"Bonjour. Io scendo al mercato… serve qualcosa?"
Camus la salutò con un bacio e una carezza sul ventre.
"Bonjour… et bonjour à vous aussi. No, a dire il vero non mi serve niente, solo che tu faccia attenzione." [Buongiorno e… buongiorno anche a voi.]
"Okay." sorrise Mei.
"Anzi, no. Passa dal negozietto di kebab del villaggio, quello vicino al pescivendolo, e prendi dei dolci tunisini, sono fantastici."
"Bravo, poi così ingrassi."
"Tanto so come smaltire i chili di troppo."
"Sciocco." rispose Mei, prima di uscire.
 
"Accidenti, che faccia!"
"Buongiorno anche a te, splendore."
DeathMask si affiancò a lei appena fuori dalla quarta casa, seguendola.
"Hai dormito poco, mh?"
Sì, ma non per il motivo al quale stava pensando lui.
"…avete fatto le ore piccole?" ammiccò Death.
"Succede, se sei incinta di due bambini." rispose Mei. "Ti piacerebbe provare?"
Aldebaran sghignazzò.
"Sarebbe interessante vederti incinto, Death. Pensa al parto."
"No, grazie." rabbrividì l'interessato.
"Dove siete diretti?"
"Io al mercato, lui non lo so." rispose Mei, intravedendo Lixue e Milo correre in direzione della palestra riservata ai Gold Saint.
Shiryu si schiarì la voce, attirando la sua attenzione.
"… non è saggio uscire in compagnia di DeathMask. Dovresti evitare."
"Il fatto che ci siamo riconciliati per via della faccenda di mamma non ti autorizza a ritornare l'essere sgradevole che eri prima." replicò Mei, continuando a parlare greco.
"Questa cosa non mi va. Non devi uscire con lui."
"Hey lucertolone, se devi dire qualcosa dimmela in una lingua che possa comprendere." interloquì DeathMask, finendo con l'essere interrotto da Mei.
"Hai presente l'uomo con i capelli rossi col quale divido casa? Non do' conto a lui delle mie compagnie, perché dovrei dar conto a te?" rispose Mei. "Oh, Camus, giusto te cercavamo. A te da' fastidio se esco con DeathMask?"
Camus osservò i tre: Shiryu e DeathMask sul piede di guerra, intenti a lanciarsi occhiate minacciose. In teoria non gradiva molto che Mei frequentasse gente come DeathMask, ma, si disse, mai e poi mai e per nessuna ragione l'avrebbe data vinta a Shiryu.
"No." rispose, scrollando le spalle e riuscendo anche a essere convincente.
Mei ridacchiò.
"Visto? A dopo, adesso ho da fare."
DeathMask scoccò un ghigno sarcastico a Shiryu, seguendo Mei poco dopo.
"…se Camus avesse risposto saresti rimasta a casa?"
"No. Camus è mio marito, non il mio carceriere. Il solo uomo che poteva dirmi che cosa potevo o non potevo fare era mio padre." gli rispose lei. "Non concedo a nessuno questo potere. A nessuno."
Le rivolse uno strano sorriso, quindi frugò nella sacca di tela che fungeva da borsa della spesa e le porse un sacchetto.
"Ho sentito l'attendente di Shaka friggere a più non posso alla sesta casa, immagino qualcosa per l'allegro ricevimento."
Mei ebbe la visione di montagne di samosa  e dolci lassi al mango.
"Asha sta già cucinando?"
"Cucinerà anche stanotte e domani. E sicuramente questi sono più indicati per una donna nelle tue condizioni."
Mei accettò il sacchetto con un misto di curiosità e diffidenza; al suo interno, due grosse mezzelune e della frutta dai colori troppo vivaci per essere vera.
"… cassatedde, cucciddatu e frutta marturana." specificò. "La vera ambrosia degli Dèi."
Il profumo era davvero divino. Decise di fidarsi.
"…miferiaccia!" esclamò Mei, assaporando una delle due mezzelune. "Quesfa cofè?"
"Un cucciddatu."
"E' meraviliofo."
"Lo so. Fichi secchi, mandorle , cioccolato, uvetta e diverse altre cose che non ricordo. Mia madre li cucinava spesso." precisò, pentendosi subito dopo per essersi lasciato sfuggire quella confidenza.
Non parlava spesso dei suoi genitori, né, soprattutto, di sua madre. Sperò che Mei non si avventurasse per quel discorso.
 
*

Camus si legò i capelli, guardando Milo che saltellava sul posto, scaldando i muscoli.
"Lixue, ci pensi tu ad arbitrare?"
"Come può farlo? E' piccola!" protestò Milo. "Se devo metterti al tappeto, voglio farlo seriamente!"
"E' cresciuta con una leggenda vivente come Dohko e sua madre insegna in un dojo, io modestamente sono cintura nera di karate e ha anche qualche nozione di Systema. Praticamente respira le arti marziali da quand'è nata... certo che sa arbitrare. E' mia figlia, cosa credi?"
Lixue ridacchiò, dall'alto del cavallo ginnico sul quale era seduta.
"Quando avrò un figlio ne riparleremo, sappilo."
Si fermò un istante, sorpreso.
"…un figlio? Hai detto… figlio?" domandò Camus.
"Non correre con la fantasia, ho detto se avrò un figlio."
"Hai detto quando."
Milo si sistemò la cintura sul karategi.
"No bello mio, ho detto se."
"Hai detto quando." interloquì Lixue.
"Tu quoque!" gemette Milo, verso la bambina.
"Shaina è incinta?"
"No!"
"D'accordo, ho capito. Guarda che faccia… neanche ti avessi detto chissà che…"
Milo lo zittì.
"Zitto zitto zitto. Sta iniziando una delle mie preferite." lo interruppe, iniziando ad agitare le braccia su un'immaginaria chitarra.
Lixue scoppiò a ridere divertita.
"Papà, vero che sembra Dean?"
La sessione di air guitar  s'interruppe di colpo.
"…Dean? Come… Dean Winchester? Lixue guarda Supernatural?"
"Sì."
"Non è un po' troppo piccola per guardare un telefilm del genere?"
Camus guardò la figlia.
"Non le ho fatto vedere un film per adulti, è un telefilm sui fenomeni paranormali e lo guarda con me. Ovviamente se ci sono scene strane le censuro, ma non ha mai detto di avere paura, quindi perché no? E poi, è degna figlia di sua madre, non ha paura dei fantasmi."
Lixue non capiva perché Milo sembrasse così sorpreso.
"Vedo fantasmi anche qui ma non ho paura." gli rispose.
"Tu cosa?"
La musica cessò d'improvviso, lasciando il posto alla voce di Shiryu.
"La ricreazione è finita, e noi due dobbiamo parlare." disse, rivolgendosi a Camus.
"Un'altra volta, ora mi sto allenando." replicò l'interpellato, mentre Milo andava a recuperare il suo lettore.
"Azzardati un'altra volta a spegnere l'I-Pod sui Survivor e te lo faccio ingoiare." minacciò Milo, tornando poi da Lixue. "Allora, dolcezza… cos'ascoltiamo adesso? Uh! Aspetta, ti faccio ascoltare quella nuova dei Kasabian! Sai chi sono, sì? No?! Allora rimediamo subito."
"Hey, niente roba strana." lo ammonì Camus.
"Va bene, allora… gli Abba! Ti piacciono gli Abba?"
Camus corrugò la fronte, con stupore, ma non disse niente in merito; scese dal tatami e s'avviò scalzo, verso l'ingresso della palestra.
"Cosa c'è?"
"E me lo chiedi? Le hai permesso di uscire con Cancer!!"
Inarcò un sopracciglio e guardò il cognato.
"Dunque?"
"Non posso crederci! Avresti dovuto importi e impedirle di frequentare certa gentaglia."
Sogghignò appena, lanciando una rapida occhiata a Shunrei, ferma qualche metro dietro il compagno, in attesa.
"Quel ragazzo è una piaga umana. Cam, dovessi mai sposarti o andare a convivere con lei, per il suo bene, portala il più lontano possibile dal fratello. Non importa dove, purché a mille miglia lontana da lui!"
Adesso capiva perché Milo, anni prima, gli aveva detto quelle parole: Shiryu era una vera piaga, roba che al confronto le piaghe d'Egitto erano una gioia. Aveva assimilato del tutto la mentalità ristretta di quell'angolo sperduto di mondo e l'aveva fatta sua.
E Shunrei… povera. Cominciava davvero a fargli pena. Costretta per tutta la vita a sottostare a un ragazzo così giovane eppure dalla mente così ristretta.
Per sua fortuna Mei non era così, era l'esatto opposto di sua cognata: non aveva affatto esagerato nel definirla come Milo. Sotto l'aspetto dolce e delicato, c'era uno scorpione.
Pericoloso e letale. Ma non l'avrebbe cambiata con nessun'altra al mondo, non gli erano mai piaciute le timorate di dio.
"Forse tu sei abituato a trattare le donne che ti circondano con un atteggiamento da padre –padrone e col pugno di ferro. Io no. E' mia moglie, sa ragionare benissimo da sola e non devo di certo dirle io se può o no uscire con chicchessia."
"Come fai a fidarti di uno come quello?"
"Mi fido di mia moglie e tanto mi basta." gli rispose, tornando dentro e lasciandolo solo.


Mei e DeathMask ritornarono a ora di pranzo, dopo una mattinata trascorsa a Rodorio.
Camus li vide passeggiare lungo il sentiero che portava al Santuario, chiacchierando come se fossero grandi amici.
"Tutto bene?" le domandò, mentre DeathMask si allontanava in direzione della quarta casa.
"Sì. Perché, non dovrebbe? Abbiamo spiluccato dolci siciliani mentre parlavamo. E' tutto." rispose Mei, corrugando la fronte. "Piuttosto… Lixue dov'è?"
"E' ancora con Milo."
"A proposito…" iniziò, interrompendosi alla vista di un cestino zeppo di ogni ben di dio. "Oddéi!"
"Un anticipo di domani." Aldebaran le fece un occhiolino.
"Diavolo tentatore." commentò Mei, facendolo ridere.
"Tutto tuo, mangia quanto vuoi."
"Non esageriamo."
"Sai, mi hanno detto che sei stata poco bene negli ultimi giorni." si preoccupò Aldebaran.
"Sì, diciamo che sono stata meglio." replicò Mei, studiando il contenuto del cestino. Nonostante i dolci siciliani già mangiati, aveva una fame da lupi. Vide degli strani dolcetti a forma di spirale e ne prese uno. "Che cosa sono?"
"Una variante dei Chhena Jalebi, li ha fatti Asha non più di quaranta minuti fa." rispose Shaka. "Sono tipici della mia terra."
Camus invece addentò uno dei dolcetti tunisini che aveva chiesto a Mei, grato all'amico per averla interrotta.
"Mei! Dolcezza, come stai? Anzi, come state?"
Ricordandosi di quanto Mei gli aveva detto a Eleusi, Camus guardò prima Milo, poi la compagna.
"…"
Ricambiando il suo sguardo, Mei si schiarì la voce.
"Stiamo tutti bene, grazie." rispose, ricacciando indietro tutto ciò che avrebbe voluto dirgli; accidenti a Camus e alla sua diplomazia, che l'avevano influenzata fino a quel punto. Una volta non avrebbe taciuto, non avrebbe fatto finta di niente riguardo una cosa che coinvolgeva direttamente sua figlia.
Quando accidenti aveva permesso a Camus di avere quel controllo su di lei?
"Giù le mani da quel cestino, ragazzi."
"Non vorrai mica dirmi che questa roba è davvero tutta per Mei! Nessun essere umano è in grado di mangiare da solo tutto questo!" esclamò Milo.
"Parla per te." lo riprese Aldebaran. "Mei deve mangiare per due, quindi prima si serve lei, poi toccherà a voi. Forse."
"Per tre." lo corresse Camus.
"Come, scusa?!" chiese Aldebaran.
"Razione tripla perché ne aspettiamo due."
"Oh! Non lo sapevo, complimenti!" esclamò Aldebaran.
"No, niente abbracci, Ald, per favore…!" sorrise Mei. "E comunque non fa bene ingozzarsi in gravidanza. Così come ho fatto per Lixue, seguirò una dieta bilanciata senza esagerare: ci ho messo un'eternità a perdere quei quindici chili, non voglio diventare una balena e soprattutto non voglio far navigare i miei figli nel grasso."
Se quello era un anticipo della cena, non osava immaginare che cosa l'attendeva.
Shaina li raggiunse.
"Brava Mei, fa' scorta di zuccheri, ti serviranno per questa sera."
"Perché? Dove si va?" volle sapere Camus.
"In un posto dove tu e tutti voi uomini non siete invitati." rispose Shaina.
"E gli zuccheri a cosa le servirebbero?"
"A tenere su la pressione, che domande. Andremo in un locale specializzato in feste d'addio al nubilato, fai tu."
"…pieno di spogliarellisti, suppongo."
Shaina roteò gli occhi.
"No, pieno di frati!"
"Quante storie per un paio di manzi che si spogliano." commentò DeathMask. "Potevamo farlo noi, avreste risparmiato tempo e denaro, dico bene, Phro?"
L'interpellato ridacchiò.
"Avremmo fatto faville!" convenne Aphrodite. "…e ora, per la gioia dei vostri occhi, vi presentiamo le punte di diamante del nostro strip club! Signore e signorine, ecco a voi Mister Poison & Cassatella Kid!"
Mei quasi si strozzò, colta da un'irrefrenabile risata.
"Stai ridendo per il Mister Poison o per il Cassatella Kid?"
"Cassatella Kid non è male." disse Shaina. "Saresti l'attrazione del club."
"…per Athena, hai il succo d'arancia anche nel naso! Ma è disgustoso!" osservò Hyoga, passando un tovagliolo a Mei. "Davvero avete intenzione di andarci? Per me è una cosa squallida."
"Oh, taglia corto Hyoga." interloquì Freya. "E' un modo per stare insieme noi ragazze, nessuna di noi si scandalizza per un uomo nudo."
"Non so, io la trovo una cosa squallida, andare a vedere un manipolo di uomini muscolosi che si spogliano."
"Ma non ti scandalizzeresti se a spogliarsi fossero donne." lo riprese Shaina.
"Non è vero, mi dà comunque fastidio. Io sono cresciuto così, non posso farci niente. Lo trovo squallido e basta."
"Sottoscrivo ogni parola." disse quindi Camus, annuendo alle parole dell'allievo.
"Punto primo, per me vige la regola del guardare e non toccare, punto secondo, Cam, tu non sei l'unico uomo che abbia visto nudo, ergo, rilassati." disse Mei.
"Come, prego?"
"Dai, Cam… non iniziare a farti filmini mentali, è successo quando Shiryu e la sua compagnia sono stati da me in Cina qualche tempo dopo  la guerra… per sbaglio ho visto Hyoga senza vestiti, ma niente di che, tranquillo…" rispose Mei, con leggerezza.
Hyoga la guardò inarcando un sopracciglio.
"Niente di che? " ripeté. "Lyubov, c'è una persona qui che potrebbe smentirti."
Shaina scoppiò a ridere.
"Ma finiscila!" Mei finì il suo succo. "Nemmeno in India tanta miseria."
Hyoga sgranò prima gli occhi poi la guardò malevolo.
"Stavo scherzando, cosacco." disse Mei, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
"Prima di stasera hai qualche momento per me? C'è qualcosa che vorrei farti vedere." sussurrò Camus.
 
*
 
"Perché non hai partecipato al giochino con le amiche della sposa?"
"Chi te l'ha detto?"
"Freya."
Il giochino nel quale lo sposo doveva riconoscere la propria amata tra tante altre donne e che lei aveva evitato come la peste.
"Sai che queste cose mi imbarazzano. Essere al centro dell'attenzione, a maggior ragione se si è in mezzo a un branco di ragazze che strillano in una lingua a te incomprensibile…" rispose Mei.

Camus corrugò la fronte.
"Sei un'insegnante di Arti Marziali, sei praticamente sempre al centro dell'attenzione!"
"Ma i miei allievi sono concentrati a guardare le mosse che faccio, non sono attenti a me." obiettò Mei.
"Beh, se io fossi un tuo allievo, farei attenzione a te, non solo alle mosse."
"E secondo te per quale motivo ho preferito farmi insegnare Systema da Hyoga e non da te?" gli rispose.
"Perché… perché secondo me hai avuto paura."
Mei scoppiò a ridere divertita.
"Io? Paura di te? Non credo proprio."
"Sì, altrimenti ti saresti rivolta a me."

Si mise a cavalcioni su di lui.
"Ammettilo che sei sollevato perché non hai dovuto affrontarmi." lo provocò.
La sola cosa che poteva ammettere in quel momento, in quegli ultimi barlumi di lucidità prima dell'oblio, era che era contento di come si erano sistemate le cose. Nonostante i bauli dei suoi genitori, gli inevitabili brutti ricordi e com'era stata male, mentalmente, a Kobotec, Mei stava cercando di non lasciarsi sopraffare e reagire. Sperò che quel buonumore durasse anche una volta tornati a casa, alle prese per davvero con i bauli che aveva appena guardicchiato in quei giorni frenetici.
Preso com'era, non s'accorse praticamente più di nulla, come se il resto di quella stanza, di quel santuario, fosse sparito.
"…je te prie, n'arrete pas!"[ti prego, non fermarti]
Mei però si era fermata. La fronte corrugata, attenta a chissà che.
"Hein? Quoi?" [Eh? Cosa?]
"Shht!"
Talmente preso da Mei che non si era accorto neanche dei colpi contro la porta che lei aveva sentito. 
"Ma non avevi detto che Degél rimaneva confinato nello studio, di solito?"
"Infatti. Gli spiriti non bussano, Cam." obiettò Mei, dopo gli ennesimi colpi. "E Degél non è un voyeur."
"Buon cielo, menomale. Si scandalizzerebbe troppo." ridacchiò lui. "Hey, quando accidenti mi hai spogliato? Non me ne sono accorto!"
Lei sogghignò appena.
"Hai mai provato a infilare un pigiama a una bambina che dorme e che non vuoi svegliare? Ho le manine d'oro, caro mio."
I rumori si fecero insistenti.
"Non è Milo anche questa volta… vero?" borbottò Mei.
Dèi, sperava proprio di no.
"Uffa… ma proprio adesso?" Camus gettò la testa indietro sulla testiera del divano, frustrato. "A questo punto ci vorrebbe una proverbiale doccia fredda, peccato che su di me non avrebbe effetto."
"CAM!! CI SEI?!"
"Fine della questione." capitolò Mei. "Quella doccia andrò a farmela io, perché ne ho davvero bisogno."
"…adesso ho capito!" Camus sbatté un pugno sul divano. "E' il divano. Dev'essere per forza di cose questo dannatissimo divano. Si vede che è maledetto o che so io, perché ogni singola volta che proviamo a pomiciare qui, arriva lui. Adesso basta. Anzi, secondo me è stato Degél a maledirlo."
"Degél è un uomo per bene." replicò Mei, alzandosi controvoglia dalle sue ginocchia e infilandosi il kimono.
"Senti, lasciamolo bussare, se ne andrà. Dai, torna qui."
"Sai bene anche tu che non lo farà. Tra poco entrerà comunque."
"No… dai… la bambina è fuori casa, Hyoga e fidanzata sono al cinema..."
"Spiacente, non ci tengo a farmi vedere nuda da Milo. Mi troverai in bagno per la prossima mezz'ora, magari riuscirai a raggiungermi per insaponarmi la schiena."
Con un gemito di frustrazione, Camus si decise ad alzarsi dal divano e infilarsi i pantaloni, seppure con fatica.
"Quelli sono miei!!" esclamò Mei, ferma sulla porta del bagno, vedendo i propri pantaloncini –corti, oltretutto- addosso al compagno.
"Se preferisci, vado nudo ad aprire la porta."
"Non farlo, ti prego." implorò Milo. Era lui. Esattamente come aveva previsto.
"Mi auguro che tu abbia un'ottima motivazione." sbraitò, aprendo la porta a Milo. "Abbiamo spedito Lixue alla settima casa, Hyoga e fidanzata sono fuori e io e Mei eravamo tranquilli a farci i fatti nostri. Dammi un buon motivo per non congelarti le chiappe qui e ora."
"Vi ho disturbato?"
"Che intuito!"
Camus sbuffò, incrociando le braccia sul petto.
"A Kobotec dormivamo tutti e tre nella stessa stanza: io, Camus e Lixue. E beh, capirai anche tu che non potevamo correre il rischio. Hai idea di quanto siano rari i momenti in cui siamo da soli come ai bei vecchi tempi?" interloquì Mei, serrata nel suo kimono.
"Non è controindicato il sesso, nelle tue condizioni?" le domandò. "Okay, okay, sto zitto."
"Appena scopro che tu e Shaina siete in piena attività, giuro, verrò a interrompervi proprio sul più bello. Così capirai che cosa vuol dire!"
Milo le rivolse un sorriso sornione.
"Quando vuoi, dolcezza. Sono sempre aperto a nuove esperienze, anche ai… come dite voi in Francia? Ménage à trois?"
"Il solo ménage à trois che vivrai sarà quello con un chirurgo maxillo-facciale e un'infermiera di sala operatoria, se non la smetti."
Milo stava per rispondere, quando qualcosa dal salotto attirò la sua attenzione.
"Vedi, Toula… prima della mia notte di nozze mia madre mi disse: noi donne greche possiamo essere agnellini in cucina, ma siamo tigri in camera da letto!"
Milo corrugò la fronte.
"Oh, ma per favore! Stavate davvero guardando quel film?"
"…stavamo per fare…" s'interruppe Mei.
"Camus, le hai davvero fatto vedere Gámos alá Elli̱niká? "
Vedere la sua espressione sconvolta gli fece passare l'arrabbiatura.
"Giusto per farle capire che cosa l'aspetta domani." ridacchiò Camus, facendolo rabbrividire.

"Per Athena, è così pieno di cliché assurdi! Noi greci non siamo così! Non siamo mica così rumorosi, o…"
"No, certo che no! Che onta imperdonabile!" Camus scosse la testa.
"…o mangioni."
"No, assolutamente. No."

"O così impiccioni!"
"Infatti, che assurdità! Quant'è falso e bugiardo chi ha scritto la sceneggiatura di quel film!"
Milo lo guardò di traverso.
"Comincio a pensare che tu mi stia prendendo per i fondelli."
L'altro si finse serio.
"Chi, io? Non ho mai conosciuto in tutta la mia vita un greco che sia casinista, mangione o rumoroso! No, mai. Ma proprio mai!" esclamò Camus, con un piglio che fece scoppiare Mei a ridere.
"Sarebbe come dire che i francesi sono orgogliosi, freddi, presuntuosi e con la puzza sotto il naso."
"Ti sembro presuntuoso e con la puzza sotto il naso, io?"
"O come dire che i Parigini sono i peggiori francesi esistenti: tanto a loro agio con la propria lingua che non ci provano nemmeno a parlarne un’altra, boriosi blocchi di ghiaccio super orgogliosi della loro città che credono essere il centro del mondo." Milo calcò la mano. "Parbleu mais quanto detestò la Torrè Eiffel! Porta solo turisti! Mon diè, la butterei giù!! "
Camus assottigliò lo sguardo.
"Questo però è vero." lo precedette Mei. "Detesta la Torre Eiffel, o l'asparago di ferro, come la chiamano i nostri concittadini, ma ha la scrivania sotto la finestra, con vista torre."
"Quello è il secretaire di mia madre!" protestò Camus.
"Pensa che ho un fermacarte a forma di Tour Eiffel sul comodino… quando l'ha scoperto, ha dato di matto!"
"Ovviamente. Già me l'immagino." ghignò Milo. "E… dove vai?!"
"Vado a infilarmi beret e maglietta a righe e vado a comprarmi una baguette da infilarmi sotto l'ascella!" rispose Camus, incamminandosi a passo di marcia verso la camera.
"E ci vai con i miei pantaloncini a fiori? Farai faville!" esclamò Mei. "Aggiungi anche permalosi alla tua lista."
"Oh ma dai, stavamo scherzando! Cam!"
"Non preoccuparti, so io come fargli passare l'arrabbiatura. Di che cosa volevi parlargli, comunque?"
 
*
 
"Mei! Coraggio, la limousine è arrivata!"
Camus aprì la porta trovandosi Shaina di fronte, tutta allegra, mentre Mei si controllava il rossetto nello specchio.
"La limousine? Addirittura?!"
"Aiolia fa le cose per bene, cosa credi?" scherzò Camus.
"Aiolia? No, bello mio. L'addio al nubilato l'ho organizzato io." lo corresse Shaina, con un'occhiataccia.
Lui alzò le mani in segno di resa.
"Okay, d'accordo!"
"Ci vediamo più tardi!" salutò Mei
"Non tanto tardi, spero."
"No, sicuramente non farò le quattro del mattino." gli rispose, lanciandogli una frecciatina.
"Va bene, questa me la sono cercata." ridacchiò allegro, aiutandola a infilare il cappotto. "Mi raccomando, fai attenzione."
Sorrise.
"Come sempre. Stai tranquillo." rispose Mei. "Ti ripeto la domanda che ti ho fatto a Kobotec… voi uomini farete qualcosa?"
"Abbiamo convinto Alde a riposarsi e divertirsi con noi, e Kanon è già partito a prendere qualcosa da KFC, quindi… hamburger, patate, pollo fritto… qualche birra davanti a un paio di film, le solite battute da uomini… niente di particolare."
…che tradotto, diventava: battutacce zozze su qualche film per adulti, puzzo di fritto e ketchup e qualche rutto volante.
Decisamente, non un posto per una bambina di sette anni.
"Okay, porto Lixue con me."
"Dove, in un locale per donne adulte? Un po' troppo presto non credi?"
"Guarda che sa che maschietti e femminucce sono un pochino diversi."
Camus rise.
"Dai, è al Santuario, tranquilla. Starà con Kiki. Guarderanno dei film di supereroi e una volta finita la serata la metterò a letto." la tranquillizzò.
"Sì, ragazze, andate tranquille." sorrise Mu, incoraggiante. "Ci pensa Kiki."
Il ragazzino si schiarì la voce.
"Ehm… s-sì…"
Mei si decise ad abbottonare il cappotto e seguire Shaina.
"Kiki, guardami attentamente: hai quattordici anni, ragion per cui sei abbastanza grande per portare a termine una cosa del genere. " rispose Mei.
"Spero di sì. Non ho mai avuto a che fare con una bambina."
"Oh, andiamo. Mio fratello e i suoi amici, alla tua età, hanno fatto ben altro che fare il babysitter per due ore. Stai attento, ti tengo d'occhio." replicò Mei, prima di seguire Shaina.
"Camus… tua moglie mi fa paura."
"A volte fa paura anche a me, Kiki."
 
**
 
Il locale che Shaina aveva prenotato dopo la cena era piuttosto sofisticato e in una zona poco turistica sul lungomare di Atene.
"Non ha affatto l'aria di uno strip club." osservò Freya.
"Fuori sicuramente no." rispose Shaina. "Dentro è tutta un'altra storia."
"Se Shiryu sapesse che sono qui, mi ucciderebbe." sospirò Shunrei.
Mei levò gli occhi al cielo.
"Come sarebbe, non gli hai detto dove saremmo andate?" domandò Marin.
"Sapeva della cena, non del locale."
"A Shiryu ci penserò io, rilassati. Non stai facendo niente di scandaloso, è un'uscita tra amiche." interloquì Mei.
"Anche Milo è geloso, eppure quando ha scoperto che saremmo venute qui è scoppiato a ridere, augurandoci una buona serata. E comunque non preoccuparti, ci sono già stata per l'addio al nubilato di una mia collega di lavoro, per essere un locale di quel genere non è affatto volgare come si vede in certi film americani. Di solito è un lounge bar, tranquilla, niente trash."
Tuttavia, all'interno l'atmosfera era ardente, e non solo per il riscaldamento.
Ai tavoli sistemati ordinatamente intorno al palcoscenico, diversi gruppi di donne festeggiavano compleanni o addii al nubilato, chi in maniera più normale e chi, al contrario, più rumorosa.
"Guardate quella laggiù quanto chiasso fa: sembra che non abbia mai visto un uomo in vita sua." ridacchiò Marin.
Dal canto suo Mei non aveva mai visto una massa di femmine così eccitate alla vista di un corpo maschile.
"Beh, ma solitamente gli uomini con i quali abbiamo a che fare non sono proprio così." intervenne Mei.
"Mei, hai visto quello sul palco? Non ti ricorda il biondino di Sex and The City?" domandò Shaina, indicandole con un discreto cenno del capo lo spogliarellista in questione: addome a blocchetti, senza un filo di grasso e con una gran massa di capelli ondulati. Il resto, meglio non commentarlo.
"…carino." le rispose, facendo spallucce.
"Solo carino? Dì, ma ci vedi bene?"
"Ci vedo benissimo, ma preferisco i rossi con le efelidi, che posso farci?"
"Frena un attimo. Ti ho detto che assomiglia a Smith e tu mi rispondi solo carino?"
"…non mi è mai particolarmente piaciuto Smith, sai? Preferivo Steve."
"Certo che hai dei gusti strani eh." la riprese Shaina, seguendo il suo sguardo e sorridendo poco dopo. "Beh, non proprio, dai. Sì, il barista non è affatto male, ti sei salvata in corner. Uh, tra l'altro ti sta guardando. Ed è proprio carino!"
L'altra arrossì appena.
"Me ne sono accorta." rispose, domandandosi perché, al posto di quel vestito scampanato e forse un po' scollato, non avesse indossato un più castigato abito premaman.
 
 
Qualche ora dopo, alle due meno venti del mattino, al Santuario la festa era finita già da un po': terminato il cibo e i film, le chiacchiere erano pian piano evaporate insieme alla birra e qualcuno era già andato a dormire.
Camus aveva già messo a letto Lixue, trovando lei e Kiki addormentati ai lati opposti del salotto, lei sul divano, lui in poltrona, mentre il lettore dvd riproduceva il secondo Iron Man.
"Niente. Freya non risponde." sospirò Hyoga, guardando il maestro che raccoglieva i bicchieri di carta distribuiti quasi ovunque nella seconda casa.
"Allo strip club difficilmente sentirà il cellulare con la musica alta. Chiamerà lei più tardi." rispose Camus.  
"Più tardi? Sono quasi le due!!"
Aiolia si alzò dal divano e circondò le spalle di Hyoga scuotendolo vigorosamente.
"Metti giù quel cellulare!!! Lasciale stare, a quest'ora staranno bevendo, ballando… insomma, cose da donne a un addio al nubilato, no? Fatti un goccetto!" disse a voce alta, barcollando.
Aldebaran, forse uno dei pochi rimasti sobri, gli tolse di mano l'ennesima bottiglia di birra e sospirò.
"…e tu invece dovresti andare a dormire, domani ti sposi."
"Lo sa, lo sa. Secondo te perché si è ubriacato?" interloquì DeathMask, uscendo per tornare alla sua casa.
Aiolia si scostò da Hyoga tentando di riprendersi la bottiglia, ovviamente senza avere successo.
"Ma quanto siete noiosi! E tu Camus? Ti fai ancora un goccetto con me?"
"Desolato, devo rifiutare. Sul serio Aiolia, se Marin ti vede in questo stato, sono dolori. Và a dormire."
Sbuffando, l'amico si rialzò dal divano.
"Ma quali dolori… adesso vado a casa e appena Marin tornerà faremo sesso tutta la notte e anche tutta la mattina!"
Camus scosse la testa, divertito.
"Macché, andrai a casa a vomitare." gli rispose.
"E' divertente anche quello, no?"
Aldebaran decise di riaccompagnare Aiolia a casa, per evitare di fargli passare la notte all'addiaccio, tra una casa e l'altra.
 
"Il barista comunque non ti ha levato gli occhi di dosso per tutta la sera." commentò Marin.
"Lo so, sentivo le sue occhiate."
"Tra l'altro assomigliava davvero tanto al tuo attore preferito."
"Insomma… diciamo che ricordava a grandi linee il Keanu Reeves dei tardi anni 90, ma…" concesse Mei. "Era carino, senza dubbio, però…"
"Potevi flirtarci un po', flirtare non fa male a nessuno." continuò Marin.
"Tu parli da sposa ubriaca, per questo farò finta di non aver sentito." Mei sollevò la mano destra e mostrò la cicatrice. "Certe promesse le prendo parecchio sul serio, io. Non avrei flirtato neanche col vero attore, figuriamoci con il suo pseudo sosia."
Shaina inarcò un sopracciglio.
"Sì, dai. A chi la vuoi raccontare? Se fosse stato quello vero, ci avresti flirtato eccome. Vorresti farci credere che avresti detto no, grazie all'attore in carne e ossa?"
"Sì." rispose Mei, senza esitazione.
"Non ci credo neanche un po'." si aggiunse Marin.
"Per me potete credere a quel che vi pare. Sentite, un conto è fare battute sciocche in presenza di Camus per irritarlo, un altro conto è parlare seriamente. Volete la risposta seria o quella fantasiosa?"
"Prova a darcele entrambe."
"In ogni caso avrei detto di no."
Rispose al cellulare con un gran sorriso, pensando al proprio imperfetto rosso che l'aspettava a casa e che non avrebbe scambiato con nessun altro uomo al mondo.
"Sto tornando, tesoro."
 

***

Lady Aquaria's corner.
[Capitolo modificato in data 30 maggio 2015]
Kosovorotka: tipo di camicia maschile alla russa, abbottonata di lato.
Samosa, Lassi e Chhena Jalebi: il primo è un antipasto, il secondo è una bevanda dolce il terzo è una sorta di "bretzel" dolce, fritto. Tre meraviglie.
Cassatedde, cucciddatu e frutta marturana: tre meravigliose specialità pasticciere sicule.
Gámos alá Elli̱niká è il titolo greco del film: Il mio grosso grasso matrimonio greco.
Beret: il classico basco alla francese. A proposito di luoghi comuni, ecco dove ho tratto i miei spunti.
KFC è una popolarissima catena americana di fast food –qui in Italia ci sono due punti vendita a Roma e uno qui a Torino. Il puzzo di fritto che aleggia nell'ala dell'8Gallery dov'è sito è incredibile :S -
Last but not least, qualche frase utilizzata nei dialoghi provengono dai film "Il mio grosso grasso matrimonio greco" e "Speed".
Come sempre, grazie mille.

Lady Aquaria

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Lady Aquaria