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Autore: valibi    18/05/2011    5 recensioni
Lui le afferrò il braccio con gesto repentino, facendola indietreggiare di qualche passo.
Le si avvicinò con fare minaccioso, arrivando con le labbra al suo orecchio. Strinse la presa per meglio far intendere le sue intenzioni.
La voce per un'attimo uscii in un flebile sussurro, portatore d'ira e odio. Sprezzante.
- Non lo faccio per te. Lo faccio perché a lei ci tenevo. Sappilo. -
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci arrivate ancora una volta alla fine di una storia.. Dio mio quanta tristezza mi da chiudere i capitoli çç

Avrei voglia di raccontare ancora tante cose, ma mi dilungherei fin troppo, preferisco fare un piccolo riassunto di ciò che è successo in ospedale e di ciò che ne è conseguito.

Spero solo di accontentare tutte con il mio finale, seppur un po anticipato! Non preoccupatevi, mi rimetterò subito a scrivere, la voglia non mi manca, solo un po l'ispirazione ;)

Un grazie enorme a tutte coloro che hanno seguito questa storia, a coloro che hanno commentato, a coloro che l'hanno messa tra le preferite, tra le ricordate, tra le seguite, o semplicemente a coloro a cui è piaciuta.

Siete stte voi a farmela continuare, siamo arrivate qua insieme perché, fino a questa sera, nemmeno io avrei mai creduto di finirla qui.

Un bacio enorme, dalla vostra più grande fan.

La canzone che mi ha ispirato, se qualcuno la vuole sentire, è All these things i hate - Bullet for my Valentine

 

EEEEEEE VAI CON LA CONGA *Q*

*balla a ritmo di conga*

Continuava a tormentarsi le mani, in un misto di impazienza e allo stesso tempo di esaltazione: non poteva ancora credere a quanto stava per accadere. 

Erano ormai passati 8 mesi, e il ricordo di Ronnie non era mai stato così vivido nella sua mente.

Non aveva fatto altro che pensare a lei per tutto il tempo. Le chiacchere al telefono non bastavano più, nemmeno le e-mail che, quotidianamente si scambiavano al calar della sera, erano riuscite a sostituire l'assenza della ragazza.

Guardandosi intorno, nella sua casa il vuoto che vi regnava era quasi palpabile. Com'era possibile dal momento che Ronnie non era mai entrata a casa Leto?

Nemmeno lui se lo sapeva spiegare, eppure, sembrava quasi che fosse li: seduta sul tavolo nero della cucina, intenta a studiare o sul divano, ad ascoltare entrambi i fratelli mentre si dilungavano a raccontarle di avventure passate. 

Eppure, niente di tutto questo era mai successo.

Jared continuò a tormentarsi le dita per lunghi istanti, fino a quando non si creò un leggero arrossamento alle nocche. Ora gli facevano quasi male.

Riportò entrambe la mani sui fianchi e ravvivò i capelli, tenendoci a essere presentabile. Diede poi un occhiata dietro di se, assicurandosi che la casa fosse presentata al meglio.

Infine, dopo aver sprimacciato l'ennesimo cuscino - si sentiva un cretino soltanto al dirlo - , si fermò davanti alla porta, ansioso.

Diede un'occhiata all'orologio. Le 11 meno un quarto. 

Non sarebbe arrivata prima di mezzora. Mezzora. Cosa avrebbe fatto in mezzora? Ingannare il tempo per distogliere dalla mente il pensiero dell'imminente arrivo di Ronnie stava diventando un'impresa sempre più complicata. 

Girovagò in lungo e in largo per la villa; salì le scale e percorse l'intero corridoio, poi, si fermò all'improvviso. Si trovava davanti alla camera che avrebbe ospitato la ragazza per i prossimi mesi, o forse per sempre - questa era la speranza di Jared - . Entrò spingendo delicatamente la porta che si aprì sotto il suo tocco senza il minimo rumore. 

La stanza era completamente spoglia - come l'avrebbe definita Ronnie -, al centro si trovava un letto matrimoniale, v'erano poi un armadio, due comodini e una scrivania. 

Appesi al muro, testi di canzoni incompiuti o mai pubblicati, un regalo che Jared aveva tenuto a farle personalmente. 

Nell'aria un leggero odore di lavanda. 

Chiuse la porta e si rigettò nei suoi pensieri. Giunse in camera da letto, quella stanza che lo aveva accolto nei suoi momenti più lugubri,  che aveva ospitato lui e la sua musica. 

Si sedette sull'enorme letto, facendolo a malapena cigolare. Nell'istante stesso in cui si sedette, notò che il cassetto era leggermente socchiuso. Spinto dalla curiosità, non si limitò a chiuderlo, ma tirò affinché potesse vederne il contenuto. 

V'erano lettere avvolte in carte argentate - ciò che una volta erano documenti per l'adozione -, poi, sotto di esse, una scatola. Era una scatola dai colori caldi, proveniente da quei set da tè inglesi che, anni prima, andavano molto di moda. La prese tra le mani, sfiorandola appena. Quando con un sonoro : Clack : si aprì, alla mente riaffiorarono i ricordi.

Strette in un elastico, vi erano le lettere minatorie che , tempo addietro, avevano terrorizzato entrambi. Da li, era iniziato l'incubo. 

Al formarsi di quei ricordi che era ormai convinto di aver cancellato, Jared dovette riporre le lettere nella scatola, frustrato. 

Sul fondo della scatola v'era poi qualcos'altro: a prima vista pareva una delle tante scartoffie, ma la calligrafia fu un colpo al cuore per l'uomo. Come non riconoscere quelle scritte in corsivo che ora segnavano il foglio con parole che tagliavano come lame?

Come aveva fatto a dimenticarsi di quella lettera, quella che, tempo addietro, aveva portato Jared alla decisione di cui adesso risentiva gli effetti? 

Prese la lettera tra le mani con estrema delicatezza, quasi potesse essere tanto fragile da rompersi in qualsiasi momento. La aprì, osservando soddisfatto quel pezzo di carta. Li, v'era ancora una traccia di Ronnie. 

Aveva letto cosi tanto volte quella lettera da avere impresse chiaramente ormai tutte le parole, ma non si stancava mai di rileggerla. Come uno spartito che continui a suonare: sai la melodia e saprai anche che si concluderà, prima o poi, ma non riesci a smettere di suonarlo. 

Era la lettera che aveva cambiato tutto. Senza di essa, probabilmente il legame che univa Ronnie e Jared si sarebbe spezzato con la stessa facilità con cui si spezza un filo. 

E invece, in essa, Jared aveva ritrovato la speranza. 

Tese i bordi della carta, ormai arrotolati per via della piega che aveva assunto, e iniziò a leggere:

 

" 7 Marzo. 

Ormai la neve ha quasi smesso di cadere. L'inverno se ne è andato con più ritardo del previsto, ma Jared questo non l'ha nemmeno notato. Continua a essere impegnato per via del tour, non mangerebbe neanche se non vi fosse Shannon a ricordarglielo. Ma si sta impegnando, e questo lo apprezzo, anche se tratta continuamente male tutti, non da un attimo di respiro e il lavoro deve sempre essere perfetto. 

Sapevo di non piacergli, continuiamo a prenderci contro anche per le cose più banali, ma sapevo anche che mi nascondeva qualcosa e ho lottato con le unghie e con i denti per sapere di cosa si trattasse.

A volte, vorrei  solo che mamma fosse qui, lei saprebbe cosa fare.

In alcuni momenti so che il suo consiglio risolverebbe ogni cosa, sfortunatamente, io, per queste cose, non ho proprio preso da lei. 

Poco tempo fa è successa una strana cosa: ero nascosta nell'appartamento di Jared e l'ho sentito parlare con Shannon : l'unica parola che ho compreso mi ha fatto subito pensare che Jared fosse il mio vero padre, e li è cambiato tutto. 

Ho iniziato a pensare a cosa avevo fatto di male per poter essere così odiata da lui, e poi ho capito che queste autocommiserazioni non sarebbero mai servite a niente. Sono andata avanti e anche se i suoi comportamenti mi piacevano sempre di meno ho sempre tentato di farmi valere. Ma poi sono arrivate quelle lettere…

Li, è stato un'altro pugno nello stomaco. 

Tutte le teorie che mi ero fatta su Jared erano un buco nell'acqua, e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto potessi essere stata stupida per aver anche solo pensato che potesse essere mio padre. Ma non potevo smettere di tormentarmi sul fatto che lui ancora ce l'avesse a morte con me. Non sapevo perché, non riuscivo a parlargliene, non ce la facevo.

Tutte quelle bugie poi, tutta la faccenda del " tenermelo nascosto" non ha fatto altro che peggiorare le cose. Sono stata tradita dalle uniche persone in cui avevo deciso di riporre la mia fiducia, sono stata scartata via delle loro decisioni come l'ultimo giocattolo rotto. 

 Infine, quando il mio Vero padre, quando la figura che mi ha messo al mondo, ha tentato di uccidermi con un coltello, li, ho perso tutte le mie speranze.

Ho perso la speranza di essere amata, la speranza di poter vivere un'esistenza normale, ho perso tutto..

E poi sono iniziati gli attacchi contro Jared, li sono entrata in panico: non era il senso di paura che mi attanagliava il cervello, era quella preoccupazione che avevo verso di lui che mi appannava persino i pensieri. Sentivo di iniziare a provare qualcosa per lui, e questo mi distruggeva. 

Quando era insieme agli altri lo vedevo  impegnato a dare ordini, colui che guardava sprezzante gli occhi a lui sconosciuti. Lo tenevo a distanza anche quando non ce ne era bisogno, anche quando lui teneva a distanza me: eravamo come parte di un di gioco di cui muovevamo le uniche due pedine, ma nelle direzioni sbagliate.

Mi ero detta che mai e poi mai lui sarebbe stato gentile con me, e invece persino lui è cambiato.

Ma che ci succede?

Non ci odiavamo? 

 

Quando poi siamo partiti,  è  stato lui a scegliere di allontanarmi, e non ha fatto altro che incatenarmi alle mie preoccupazioni. Se prima non osava nemmeno guardarmi, dopo mi stringeva in un suo abbraccio. Poi sceglieva di partire, lontano da tutti, lontano da me, senza nemmeno darmi un avviso.

Vittima dei pensieri più bui, mi sono concessa il peccato di gioire della labbra di Shannon, per una volta, l'unica che ci sia mai stata. 

Ma quello non era Jared anche se, per quanto sbagliato mi sembrava il pensiero di baciarlo, avrei voluto che lo fosse.

Poi l'incendio. L'ospedale. Shannon che combatteva tra la vita e la morte. 

Un insieme vorticoso di eventi aveva iniziato a prendere piede intorno a me, facendomi sentire la colpevole di tutto. Solo alla fine ho capito che tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto per me. Non è mai stata una questione di soldi o di colpa verso mia madre, è stata la benevolenza di un uomo verso qualcuno che non aveva più niente. 

E poi quel bacio che, non so se per lussuria o per desiderio d'evasione, ci è stato concesso.

Ma la verità è che non lo amo, e mai l'ho amato. Non posso nemmeno considerarlo un semplice amico, ma neppure un padre.  Ma vi è un legame tra di noi che mai vorrei che si spezzasse perché vorrebbe dire perdere l'unica "famiglia" che mi è rimasta.

Così posso considerarlo, come la mia unica famiglia, l'unico appiglio che mi è rimasto, l'unico che un po di bene me l'ha voluto sin dal primo istante. "

 

 

Ripiegò la lettera accuratamente nella busta mentre si concedeva un lungo sospiro. Gli occhi erano velati d'acqua e la luce che li colpiva li faceva quasi brillare. 

Godé di quel momento per alcuni istanti, rimanendo con la lettera stretta tra le mani e la mente libera da ogni problema. 

Godé di quel piccolo momento di felicità sino all'ultimo istante, assorbendo ogni singola parola nella sua mente e gioendone al ricordo.

Era tutto vero, ogni singola parola riportava la calligrafia di Ronnie. Erano le parole che aveva scritto di proprio pugno a sorprendere Jared, non tanto gli eventi che vi erano stati narrati né i segreti che vi erano stati raccolti, ma la semplicità e la sincerità con le quali era stata scritta la lettera.

Aveva trovato la scatola nella camera di Ronnie - l'ultima nella quale aveva soggiornato, all'hotel - e aveva deciso di portargliela all'aeroporto, durante la sua imminente partenza.

Sarebbe giunta sino a Ronnie dalle mani di un agente della sicurezza, per rimanere celati nel mistero. Non voleva rivederla né sentire la sua voce rotta pregare di rimanere con lei.

La verità è che non voleva  vederla, perché forse quello che avrebbe pregato, alla fine, sarebbe stato lui, troppo affezionato alla piccola per lasciarla partire.

Durante il viaggio, spinto dalla curiosità aveva aperto la scatola e li, aveva preso la sua decisione finale.

Aveva letteralmente divorato la lettera, trattandola con la cura che si dedica ad una rosa di cristallo, non negò poi che una lacrima gli solcò il viso:

la dolcezza innata della ragazza lo aveva colpito nel più profondo dell'animo, così rude al tatto, aveva dimostrato d'essere un minerale prezioso sotto ad una corazza di pura pietra grezza. 

E  aveva colpito il cuore di Jared.

E poi l'arrivo all'aeroporto. La richiesta. La sua partenza.

E la scatola  ancora una volta era tra le mani dell'uomo, destinata a non rivedere la luce.

Il mistico silenzio dell'uomo fu interrotto da un breve ma intenso squillo, che spezzò l'atmosfera in un battito di ciglia. Jared si sorprese della velocità con cui lui stesso si era alzato, così agitato da sembrare un bambino alla sua prima festa di compleanno. 

Ripiegò velocemente la busta dentro la scatola e si assicurò di aver chiuso bene il cassetto prima di uscire dalla camera. 

Si riaffacciò nuovamente alcuni istanti dopo, volgendo un sorriso verso la lettera - ora chiusa e inaccessibile a chiunque - sentendosi finalmente felice.

Al secondo trillo, scese le scale.

Aprì la porta.

 

Eccola.

  
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