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Autore: RosenQuartz    18/05/2011    3 recensioni
E se qualcuno di davvero indesiderato bussasse alla porta dei Granger? E se Hermione si trovasse in disaccordo con i suoi genitori su come accogliere lo sventurato visitatore?
Un piccolo momento di vita quotidiana. Perché i genitori possono essere meno seccanti di quanto sembrino in realtà.
Questa storia si è classificata prima (ancora stento a crederci!!), vincendo il "Premio Tenerezza", al "Oh, Hermione... Contest" indetto da SunnySideOfTheStreet.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Hermione Granger, Lavanda Brown
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nick Autore (forum e EFP): FataBlu94 (sul forum), Fata Blu (su EFP)
Titolo: Parents: pros and cons
Personaggio/i scelto/i: Lavanda Brown
Citazione scelta: 19. “È sincero il dolore di chi piange in segreto” – Marco Valerio Marziale
Genere: Commedia, Slice of life
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot, Missing Moments
Introduzione: Un piccolo momento di vita quotidiana. Perché i genitori possono essere meno seccanti di quanto sembrino in realtà.
NdA: Spero di aver fatto un buon lavoro. Forse Hermione può risultare un po' OOC in alcuni punti. Enjoy yourself!!

 





Parents: pros and cons

 










 
«Tesoro, sei tu?» una voce le giunse dalla stanza adiacente, subito seguita dalla sua proprietaria mentre si sfregava le mani sui pantaloni.
Hermione si avvicinò alla madre per salutarla con un leggero bacio sulla guancia. La donna la strinse forte a sé posandole un bacio sulla tempia.
Mentre Hermione appoggiava la borsa su di una sedia poco distante, la signora Granger ritornò in cucina.
La figlia non perse tempo a seguirla, riconoscendo un profumo irresistibile diffuso ormai per tutta la casa.
Entrò nella stanza e vide il padre già seduto in tavola con un ampio giornale tra le mani. Alzò per un momento la testa per riconoscere la figlia. Vedendo che l’uomo non mostrava segni di volersi alzare dalla sua postazione per raggiungerla, si affrettò lei stessa ad avvicinarsi per salutarlo. Gli diede un veloce abbraccio prima di tornare a rivolgere la sua attenzione alla madre.
Jean Granger sorrise nel vedere la figlia tanto impaziente.
«Come è andato il lavoro?» domandò Terence Granger senza alzare gli occhi dal giornale.
«Niente di che» rispose Hermione sporgendosi per seguire il lavoro ai fornelli della madre.
Il padre sbuffò per la risposta di routine della figlia e la osservò di sottecchi mentre lei si affannava a registrare ogni movimento della madre. Hermione aveva sempre invidiato l’abilità della donna nel destreggiarsi nella cucina babbana. «Se solo la guardassi con uno sguardo un po’ più infuocato, quella pentola si brucerebbe» sogghignò Terence all’indirizzo della ragazza.
La risposta di Hermione gli arrivò sotto forma di un lieve colpo sulla spalla.
«Ehi!» mugugnò in risposta l’uomo portandosi teatralmente una mano sul punto colpito ed assumendo un’espressione offesa. La risata delle due donne non tardò a farsi sentire in risposta alla sua reazione, così come la replica di Terence che, posato il giornale sul tavolo, si fiondò contro i fornelli ponendosi tra questi e la moglie. Allargò le braccia e divaricò le gambe piegandosi sulle ginocchia, come a porsi in posizione di attacco ed emise un grido che doveva considerare belluino all’indirizzo di Jean.
Hermione si coprì la bocca con una mano per tentare di soffocare le risate che le suscitava la vista dei suoi genitori impegnati in una lotta all’ultimo sangue per la conquista dei fornelli.
Le erano mancate terribilmente quelle allegre litigate tra di loro. Le avevano insegnato a prendere la vita con serenità, loro che, pur essendo professionisti affermati nel loro settore, avevano sempre avuto la capacità di ritagliarsi qualche attimo di spensieratezza a casa, lontani dalle tante preoccupazioni cui talvolta il loro lavoro li sottoponeva.
Un insistente bussare alla porta la distolse dai suoi pensieri e la costrinse a staccare lo sguardo dalla madre che aveva appena preso a minacciare il marito con un cucchiaio di legno se non le avesse lasciato spazio.
La ragazza chiuse la porta dietro di sé, in modo da evitare che l’assurdo quadretto venisse individuato anche dall’eventuale ospite, e si schiarì la voce tentando di ridare un po’ di dignità alla propria figura.
Pose la mano sul pomello della porta d’ingresso e lo ruotò abbastanza da far scattare la serratura.
Il suo cuore ebbe un sussulto e l’ineducato impulso di chiudere la porta in faccia a chi si era trovata di fronte la punse con forza. Tentò di ricacciarlo, ma si ripresentò persistente, come se fosse l’unica soluzione per reagire a una situazione del genere.
A pochi passi da lei, infatti, si stagliava una figura con cui non avrebbe mai più voluto avere a che fare, quella di una biondissima e incredibilmente poco curata Lavanda Brown, in lacrime e con una vecchia borsa fra le mani.
«E tu che cosa ci fai qui?» domandò Hermione con astio.
Lavanda emise un singhiozzo e si portò una mano alla bocca per reprimerlo.
Hermione rimase impassibile.
«Posso entrare?» supplicò la ragazza. «Ho tanto bisogno di parlare con qualcuno» aggiunse, nel tentativo di smuovere l’altra di fronte a sé.
Questa si fece da parte e le fece strada nella casa. Lavanda la ringraziò silenziosamente.
Un rumore di vetri infranti seguito da un urlo di donna le fece voltare entrambe verso la porta chiusa che portava alla cucina. Un sogghignante Terence Granger ne uscì richiudendola dietro di sé. Smise subito di ridacchiare, non appena si rese conto che ci fosse qualcuno insieme alla figlia.
In un istante recuperò l’aspetto professionale che ostentava quotidianamente e tese la mano alla giovane sconosciuta.
«Lei è Lavanda Brown» la presentò Hermione al padre.
Lavanda rispose al saluto stringendo la mano del signor Granger e ritirandola immediatamente. A Hermione diede una gran brutta impressione quel gesto. Pareva che la ragazza non volesse rischiare di rimanere troppo a lungo a contatto con l’uomo. La stessa impressione dovette avvertirla quest’ultimo, tanto che aggrottò impercettibilmente le sopracciglia, assumendo allo stesso tempo un’espressione attenta.
Hermione silenziosamente ringraziò l’abilità del padre nel comprendere le persone. Era certa che avesse già capito con che genere d’individuo avesse appena fatto conoscenza.
Nonostante ciò, apparve cordiale e invitò Lavanda a seguirlo in salotto. Durante il tragitto scambiò un solo sguardo impassibile con la figlia che la rese certa di ciò che aveva ipotizzato.
«Perché non ti siedi?» esordì Terence rivolgendosi alla ragazza, una volta che anche lui si fu seduto.
Lavanda accolse l’invito, ringraziandolo con un cenno del capo e un sorriso obliquo, mentre Hermione la scrutava di sottecchi.
«Sembri sconvolta» continuò l’uomo, come a esortarla ad aprirsi con lui per spiegarne il motivo.
Lavanda si nascose il volto tra le mani e riprese a singhiozzare rumorosamente. La sua vecchia compagna di scuola alzò gli occhi al cielo a quella vista.
Proprio in quel momento sulla soglia della stanza apparve la signora Granger con ancora il cucchiaio di legno in mano e gli occhi che mandavano lampi all’indirizzo del marito. Rimase interdetta nel vedere una giovane sconosciuta piangente sul proprio divano.
«E tu chi sei?» chiese rivolgendosi a quest’ultima.
Lavanda abbassò le mani e tirò su col naso, mostrando le proprie fattezze alla padrona di casa.
Un lampo di comprensione passò negli occhi di Jean, che si voltò subito a guardare la figlia. Hermione annuì in risposta con aria grave.
«Lavanda Brown, immagino» suppose la donna. «È da un paio d’anni che non ti si vedeva in giro.»
«Allora ha un’ottima memoria, signora Granger» ribadì la ragazza con voce malferma. Fece per alzarsi, come a volerle lasciare il posto sul divano, ma la donna la trattenne con un gesto della mano.
«Non preoccuparti, sono stata seduta abbastanza per oggi. Piuttosto, cosa ti ha portato qui?» domandò Jean con un tono di voce eccessivamente calmo. «Non mi sarei mai aspettata che venissi a piangere proprio sulla spalla di mia figlia.»
Lavanda apparve interdetta.
«Andiamo, Jean!» proruppe Terence. «Non vedi che questa ragazza è sconvolta? Deve esserle sicuramente successo qualcosa di grave!»
La giovane annuì gravemente.
«Potresti allora cortesemente dirmi di cosa si tratta?» sibilò Hermione trafiggendola con lo sguardo.
Lavanda fece una smorfia indispettita. «Non dovresti essere così acida, tesoro. Agli uomini non piacciono le ragazze aspre.»
Lo sguardo di Hermione dardeggiò verso di lei. «Ma guarda chi viene a darmi lezioni di affabilità qui, in casa mia!» ribatté con sarcasmo. «Devo ricordarti chi è che si è comportata da arpia negli ultimi anni?»
«Mi stai dando dell’arpia?!?» proruppe Lavanda imbestialita. «Tu! Piccola megera!»
Terence si alzò e corse a frapporsi fra le due, non appena si rese conto che la mano di Hermione era saettata alla tasca della giacca in cui nascondeva la bacchetta.
«Prova a ripeterlo, se ne hai il coraggio!» esclamò la giovane.
Lavanda sembrò pensarci un attimo, come se stesse scegliendo l’insulto più adatto, quando, invece, inspiegabilmente, piombò a sedere sul divano e nascose nuovamente il volto tra le mani.
Hermione le indirizzò una smorfia di disgusto che le deformò i lineamenti. La giovane sembrò accorgersene, tanto che si voltò verso di lei e la guardò con astio. Si alzò in piedi e prese la borsa. Tirò su col naso e alzò il mento, poi si diresse tutta impettita verso la porta.
«Aspetta!» la richiamò la signora Granger mentre sua figlia la fulminava con lo sguardo. «Non vorrai andartene prima di averci dato l’opportunità di rimediare al comportamento disdicevole di nostra figlia.»
Hermione rimase a bocca aperta, troppo sconvolta perché potesse anche solo tentare di opporsi a quell’accusa della madre, la quale si era avvicinata e aveva circondato amorevolmente con un braccio le spalle di Lavanda.
«Ora ti siedi qui e ci racconti tutto quello che ti è successo» le sussurrò dolcemente a un orecchio.
La giovane eseguì e iniziò a raccontare la propria storia alla famigliola, la cui sorpresa diveniva sempre maggiore a ogni parola della giovane. Raccontò della sua appassionata storia con un giovane impiegato e del loro recente fidanzamento, dopo il quale lui aveva iniziato a mostrarsi peggiore di qualsiasi altro uomo che avesse mai incontrato. Le rivolgeva continue vessazioni e lei non poteva far altro che subirle, non riuscendo in alcun modo a liberarsi di lui. L’unico spiraglio che aveva individuato nella sua terribile situazione era scappare e rifugiarsi in un luogo in cui lui non avrebbe mai pensato di trovarla.
«Quale rifugio migliore della casa dell’attuale fidanzata di un mio ex?» concluse Lavanda con un mezzo sorriso. «Mi aspettavo di non essere accolta nel migliore dei modi, ma cosa avrei potuto fare? Mi sentivo in scacco completo.»
Jean corse ad abbracciarla per consolarla, mentre Hermione osservava il comportamento della madre sempre più inebetita. «Tsk!» proruppe la ragazza. «E tu vorresti farmi credere che questa storia sia vera?»
Lavanda la guardò acida. «Potresti dirmi cosa ci guadagnerei a mentire? Sono una ragazza scappata dal proprio fidanzato che si è rivelato un essere meschino. Pensavo che mi avresti rivolto un minimo di compassione!»
«Perché tu ne hai avuta per me?» la accusò Hermione. «Ti sei mai comportata in maniera corretta nei miei confronti? Sei solo una piccola lurida-»
Terence si alzò in piedi. «BASTA! Smettila, Hermione! Questa ragazza è sotto shock e per quanto in passato possiate aver avuto idee divergenti, non accetto che in casa mia si verifichino comportamenti di questo tipo!»
La ragazza sentì le lacrime spuntarle negli occhi. Sbuffò per l’impazienza e lasciò la stanza di corsa, andando a chiudersi nella cucina. Si appoggiò alla porta e se la prese con se stessa e con tutti in quella casa per non essersi mai presi il disturbo di ascoltarla. Si rimproverò ancora di più per quell’ultimo pensiero. I suoi genitori le volevano bene, l’avevano dimostrato più di una volta, ma non riusciva ad afferrare il motivo per cui si stessero comportando in quel modo. Doveva esserci sicuramente sotto qualcosa.
Un colpo alla porta la fece sobbalzare. Si scostò quel tanto per permettere che fosse aperta e che i suoi genitori vi passassero. Hermione si voltò per nascondere le proprie lacrime e sentì una mano poggiarsi dolcemente sulla sua spalla e un paio di braccia avvolgerla da dietro.
«Puoi smettere di piangere, tesoro» tentò di convincerla sua madre. «L’abbiamo mandata via.»
Hermione sussultò e si girò per vedere se stessero scherzando o meno.
Terence ammiccò verso di lei. «Eri tanto impegnata a disperarti da non accorgerti del rumore della porta d’ingresso quando si è chiusa dietro di lei?»
Hermione annuì con gli occhi grandi per la sorpresa. «Ma voi sembravate crederle! La stavate consolando!»
Terence le batté la mano sulla spalla. «Eh, cara mia! Se avessi accolto tutte le donne che sono venute a piangermi addosso …» si interruppe notando lo sguardo assassino della moglie.
«Continua pure, amore mio» lo esortò quest’ultima, «sono curiosa di conoscere il seguito.»
Il signor Granger deglutì rumorosamente e si fece piccolo sotto lo sguardo accusatore della sua consorte. «Be’, ecco» pensò alle parole migliori per tentare di portarla di nuovo dalla sua parte, «se l’avessi fatto, non sarei qui con te.»
Jean parve soddisfatta e gli scoccò un sonoro bacio sulla guancia come ricompensa.
Hermione alzò le mani per richiamare l’attenzione dei genitori. «Volete dirmi che l’avevate capito fin da subito che stesse fingendo?»
«E’ sincero il dolore di chi piange in segreto!» eruppe Terence con tono solenne.
Hermione lo guardò di sottecchi. Capendo che da lui non avrebbe ricavato nulla di più, si volse a guardare la madre.
«Le è caduto dalla borsa un foglietto su cui campeggiava la scritta “Ron - Ron” seguita da ora e data» le riferì Jean. «Ovviamente ci siamo insospettiti, perciò le abbiamo chiesto di cosa si trattasse.»
«Il mio intuito ha fatto il resto» concluse suo padre spolverandosi invisibili granelli di polvere dalla vecchia felpa che indossava. Era così buffo che Hermione non poté trattenere un sorrisetto divertito, alla cui vista, l’uomo sbuffò rumorosamente. «Ecco cosa succede quando un padre salva il rapporto sentimentale della propria figlia» mugugnò. «Finisce sempre per non essere preso sul serio da nessuno.»
Girò sui tacchi e rioccupò il suo posto al tavolo della cucina, riprendendo tra le mani il giornale che aveva lasciato solo pochi minuti prima.
«C’è ancora una cosa che non ho capito. Che stesse cercando di imbrogliarmi per riprendersi Ron è chiaro, ma perché venire proprio a casa mia?» domandò Hermione alla madre.
Fu suo padre a risponderle, alzando miracolosamente gli occhi dal giornale. «In effetti, noi non dovremmo saperlo, ma ne siamo stati informati per cause di forza maggiore, come potrai facilmente intuire.»
La ragazza lo spronò con lo sguardo a continuare.
Il padre rimase impassibile.
«Allora?» chiese la figlia con insistenza.
Terence ridacchiò. «Adoro tenerti sulle spine!»
Hermione fece segno di impugnare la bacchetta.
«Ok, ho capito. Non c’è bisogno che ti scaldi tanto.»
Piegò il giornale e lo pose di fronte a sé. «Gira voce che un certo Ronald Weasley abbia intenzione di fare una sorpresa alla sua bella questa notte» le rivelò con fare misterioso. Hermione sollevò un sopracciglio non capendo come tutto questo potesse aiutarla a sbrogliare l’intrigo. «Nella sua stanza» precisò Terence.
Un gran sorriso si allargò sul volto della ragazza. «Stai dicendo sul serio?» chiese radiosa.
«Assolutamente!» rispose l’uomo ridendo sotto i baffi. «Ed io non lo farei aspettare se fossi in te …» concluse.
Hermione gli si avvicinò per abbracciarlo con trasporto e stampargli un enorme bacio sulla guancia. «Ti voglio bene, papà» gli mormorò all’orecchio.
Abbracciò velocemente anche sua madre prima di lasciare la stanza quasi saltando per la gioia.
Terence si toccò la guancia, dove la figlia aveva posato le labbra e sospirò. «L’abbiamo persa, Jean. Non ci appartiene più.»
La moglie lo abbracciò da dietro posando la testa sulla sua spalla. «Non ti è mai veramente appartenuta. E nemmeno a me. Mi stupisce che tu non l’abbia ancora capito.»
«Ti stupisce più dell’avere una figlia strega?»
«Mi stupisce più dell’essere riuscita a sopportarti per tutti questi anni» affermò con serietà. Si scostò da lui e tornò a cucinare.
«Ti amo anch’io, Jean.»
La donna sorrise, ripensando a quelle parole. E riflettendoci, non poté fare a meno di pensare se fossero le stesse che di lì a poco altri due innamorati si sarebbero scambiati pochi metri sopra di loro.













Angolo Autrice (ancora scombussolata)

Dovrei dire qualcosa secondo voi? No. Dunque mi chiudo in un religioso silenzio e vi lascio al commento di SunnySideOfTheStreet (*_*) alla mia storia. 


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Prima classificata – Fata Blu con Parents: pros and cons – 55.8/60
Grammatica 9/10
Stile 8/10
Originalità 10/10
Caratterizzazione personaggi 9.8/10
Utilizzo citazione 5/5
Attinenza al tema 5/5
Gradimento personale 9/10
Molto, molto bella. L’idea è ottima, neanche un errore di battitura, tutto ruota intorno alla citazione, i genitori ci sono e il finale è adorabilmente fluff, come piace a me ^____^ Premio speciale Tenerezza, infatti. Lo stile, solo, ho trovato un po’ faticoso. Molto. Troppo. Un sacco di aggettivi e dettagli inutili e ridondanti. Però la storia è molto bella. Complimenti!



Aggiungo solo che ha perfettamente ragione riguardo allo stile. E' che mi è venuto naturale di aggiungere tutti quei dettagli visto che uno degli obiettivi era descrivere Mr e Mrs Granger meglio possibile.

Detto ciò...

Un enorme ringraziamento a chi è arrivato fino in fondo!!


Fata Blu






   
 
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