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Autore: Jay Boulders    19/05/2011    8 recensioni
COMPLETATA!
E se Ron non accettasse la morte i Fred e con l’aiuto di Hermione riuscì a trovare una giratempo per tornare indietro con lei e tentare di salvare il fratello? Forse non sarebbe l’unica scena a cui i due dovrebbero assistere nuovamente…
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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La guerra era finita.
Voldemort era finalmente stato sconfitto.

Non era un qualcosa di facile da razionalizzare, così come non lo era l’accettazione dei caduti. Degli amici e dei parenti che si erano valorosamente spenti in battaglia.

Nella Sala Grande, o meglio, in ciò che ne rimaneva, erano stati portati i corpi.
Gruppetti di persone erano inginocchiate accanto alla salma dei propri cari.
Ma il gruppo più grande purtroppo, era quello della famiglia Wesley, interamente raccolta intorno a quella di loro figlio, fratello e amico Fred.

La signora Wesley ormai non aveva più lacrime da versare, seduta a terra con il capo di suo figlio poggiato sul grembo, continuava ad accarezzargli meccanicamente la chioma rossa, sussurrando parole incomprensibili.
Suo marito, le teneva le mani sulle spalle tentando di scuoterla dallo stato catatonico in cui era caduta.

I loro figli lì intorno, piangevano sommessamente abbracciati gli uni agli altri, ancora increduli che tutto ciò che stavano vivendo fosse vero.

Harry dopo aver dato l’ultimo saluto a Fred, si allontanò di qualche metro da loro conscio del fatto che era un momento prettamente familiare, che doveva lasciarli al loro dolore da soli.

Si avvicinò alla sua migliore amica, che apparentemente la pensava allo stesso modo, guardando la scena da lontano con le braccia avvolte su se stessa, quasi a tentare di regolarizzare il suo respiro.

«Tutto questo… non è giusto Harry» sussurrò appena, chiaramente cercando di trattenersi da un pianto che molto probabilmente, sarebbe stato difficile da gestire.

«Lo so Hermione, lo so.» disse mettendo una mano sulla spalla dell’amica.

Entrambi assorti ad osservare il dolore della famiglia che gli aveva ospitati per così tanti anni, videro Ron che in piedi vicino a George, si voltò guardandosi intorno.
Il suo sguardo saettò in diverse direzioni fino a quando lo videro fermarsi verso di loro.

Rimase alcuni secondi a fissare nella loro direzione.

«Cosa? Pensi voglia dirci qualcosa?» domandò freneticamente la ragazza all’amico.
«Penso che voglia che tu vada da lui» le risposte con un sorriso appena accennato, ricevendo uno sguardo confuso.

Voltandosi a guardarlo però, lo trovò ancora insistentemente a guardarla, con un’espressione che lasciava poco spazio all’interpretazione.

Dopo un ulteriore cenno di Harry, si avvicinò insicura ai Wesley fermandosi pochi passi prima.
Ron colmò quella distanza avvicinandosi a lei «Perché te ne stai in disparte?» chiese non capendo, con un tono stanco e distrutto.

«Io… è un momento che dovete passare tra voi in famiglia»

«Tu fai parte della famiglia» affermò incredulo il ragazzo.

Seppur quelle parole le scaldarono il cuore, «Ron…» lo chiamò carezzandogli il braccio.

«Ok, ho capito» disse sfilandosi bruscamente da lei. Si voltò e tornò tra i suoi cari lasciandola lì con una lacrima che le rigava il volto.

-

Erano passate diverse ore, il sole era calato, e nuovamente sorto. Si intravedevano le prime luci del mattino.
Qualcuno si era stancamente ritagliato uno spazio e dormito qualche ora, altri non avevano lasciato i propri cari nella Sala Grande.

Hermione aveva tentato inutilmente di riposarsi, mille pensieri la attanagliavano e con il ritirarsi della notte e del buio, aveva deciso di camminare.

Percorrendo i corridoi che costeggiavano il perimetro della parte maggiore di Hogwarts, si rese conto di tutte le macerie e la distruzione che albergava in quel luogo.

Assorta come era, si rese conto solo una volta arrivatagli davanti, del ragazzo che poggiato ad uno dei pochi muretti del corridoio, guardava stancamente di fronte a se.

«Ehi…» tentò di chiamarlo lei, ricevendo solo un silenzio.

«Ron non sei riuscito a riposarti neanche un po? La professoressa McGranitt ha detto poco fa che le cucine erano aperte, dovresti mangiare qualcosa sono giorni che-…»

«Lasciami stare» la interruppe duramente lui.

«Non puoi andare avanti così Ron. Vuoi lasciarti morire?»

«Anche se fosse? Cosa te ne importerebbe?»

Più che le parole che aveva appena udito, la ferirono la sincerità con cui furono dette.
Rimase alcuni istanti in silenzio cercando di trattenere un singhiozzo, poi parlò «Pensi che non me ne importi nulla di te perché mi sono rifiutata di intromettermi in un momento prettamente familiare? Come al solito hai tratto da solo le tue convinzioni, che ovviamente sono verità assolute»

«Pensa questo se vuoi, sono stufo di cercare di capirti. Quindi mi fermo all’apparenza, non voglio andare oltre. Mio fratello è morto Hermione, quindi a meno che non possa fare qualcosa per questo data la tua grande intelligenza, lasciami in pace e vattene.»

Un lampo attraversarono gli occhi della ragazza, che li spalancò vistosamente.
Ron abbassò lo sguardo sicuro di aver provocato il pianto di lei quando sentì la sua mano intorno alla propria cercare di tirarlo.

«Che stai facendo?»

«Muoviti, vieni con me» disse incitandolo a camminare.

«Hai sentito cosa ti ho appena detto?» domandò incredulo e seccato lui.

La ragazza conscia del fatto che non poteva spostare un ragazzo che aveva il doppio della sua stazza, mollò la presa.
Gli si avvicinò e prendendogli il viso tra le mani, poggiò la propria fronte contro la sua.
Giurò di averlo sentito deglutire ma ignorando questo particolare, gli sussurrò «Ascolta, se ti fidi di me, seguimi. Non posso obbligarti a farlo. Però ti prego, se hai fiducia in me fallo».

Fece scivolare via le mani carezzandogli il viso, e restò per qualche instante fronte a fronte, chiudendo gli occhi e assaporando quella vicinanza che la faceva sentire così viva.

Si voltò lentamente e camminò. I primi passi che fece non udì alcun rumore, si fermò quasi ma poi riprese a camminare.

Solo allora sentì la presenza di lui un passio dietro, si voltò appena vedendolo vicino a lei, dopo di che riprese a camminare.

Arrivarono nella porta che dava all’ufficio del preside, la porta era aperta. Non serviva nessuna parola d’ordine.

«Hermione che stiamo facendo qui? Siamo venuti qualche ora fa non ricordi?»

Senza dargli una risposta, gli prese una mano e lo trascinò su per le scale.
Arrivati nell’ufficio, richiuse la porta alle loro spalle e si voltò verso di lui con le braccia incrociate.

«Questa è una pazzia, sempre se la troviamo. E anche in quel caso è una pazzia, è pericoloso. Potremmo peggiorare le cose» disse ansiosamente, quasi più a se stessa che al suo interlocutore che la guardava completamente perso.

«Hermione forse dovresti riposarti un po… non credi?»

«Cosa sei disposto a fare per provare a salvare la vita di Fred?»

«Ma cosa… Hermione. Fred è… quello che ho detto prima era retorico! Che diavolo ti prende?!»

La ragazza gli si avvicinò nervosa «Siediti» indicandogli la sedia accanto a lui.

«No, non mi siedo!»

«Ok, rispondimi però. Se potessi salvarlo saresti pronto a rischiare la tua vita?»

Guardandola intensamente, si rese conto che non era uscita di testa, non capiva il perché di quella stupida domanda ma sentì il bisogno di risponderle «Si».

La ragazza sospirò mestamente. «Ricordi al terzo anno Ron? Seguivo tutte le lezioni»

«Ti sembra il momento di vantarti del tuo rendimento scolastico??» domandò incredulo.

«Ron dannazione! Ricordi in che modo riuscivo a seguire due lezioni che avevano lo stesso orario in due aule diverse?»

Il ragazzo dischiuse lentamente la bocca. «Tu hai ancora…?»

«No, Ron. È per questo che siamo qui. Alla fine del terzo anno la riconsegnai a Silente, dopo tutto quello che era successo con Sirius. Quindi teoricamente è qui che dovrebbe stare»

«Hermione sei… sei un genio!»

Dopo ore e ore di apatia, riuscì a vedere di nuovo l’entusiasmo in lui, si sentì in parte rincuorata, in parte terribilmente preoccupata da ciò che stavano per affrontare.

Il ragazzo si voltò avvicinandosi alla libreria «Allora iniziamo a cercare!»

Hermione gli si parò davanti togliendogli dalle mani il cofanetto che aveva appena afferrato «Di certo non metteremo sottosopra questo posto, vieni.» gli disse prendendolo per mano e portandolo dall’altra parte dell’ufficio davanti al ritratto di Silente che li guardava sorridendo.

«Professore» lo chiamò la ragazza «Penso che abbia sentito, potrebbe prestarmela nuovamente?»

L’anziano uomo continuò a sorridere guardandoli «Signorina Granger, come pensa che un morto possa prestarle qualcosa?»

«Ecco… intendevo dire se era d’accordo nel dirci dove l’ha messa, e nel fatto che lo prendiamo in prestito»

«Oh signorina Granger, nell’ultima parte della sua richiesta non ho nulla in contrario, come le ho detto un morto non ha più possedimenti» lo sguardo dell’uomo si fermò poco sotto il volto dei due che lo guardarono con aria interrogativa.

«Congratulazioni dunque?» domandò, alludendo al fatto che si tenevano ancora per mano.
Meccanicamente lasciarono la presa, rossi in volto.

«Oh oh suvvià! Non dovete vergognarvi! Tuttavia tornando al discorso per cui siete qui, sono spiacente di comunicarvi che ciò che cercate non è in questa stanza»

«Non… allora dove?» domandò preoccupato il rosso.

«Non ne ho idea. Tuttavia se le mie ultime volontà sono state rispettate, lei dovrebbe avere qualcosa che mi apparteneva, sbaglio?»

«Si riferisce al deluminatore?»

«Esattamente» rispose con un sorriso «Come ben ha potuto vedere, non si limita a rubare e rilasciare la luce, anche se devo dire che per un vecchio pigro era un utilizzo piuttosto gradito. Tuttavia non è di questa funzione che dobbiamo parlare. Ricorda bene in che modo è riuscito a tornare dalla signorina Granger, giusto?»

Il rosso si sentì ampiamente a disagio a parlare di certe cose davanti a lei, e con la coda dell’occhio la vide altrettanto imbarazzata quanto interessata alla conversazione.

«Ehm la pallina di luce mi ha portato da Harry ed Hermione».

«Sbagliato signor Wesley. La pallina di luce, come usa definirla, non l’ha portata da loro due. L’ha portata nel luogo, o meglio dalla persona» continuò lanciando uno sguardo eloquente alla ragazza «dalla quale voleva andare più di ogni altra cosa al mondo».

Entrambi i ragazzi furono preso da un batticuore.

«Quindi converrà con me signor Wesley, che quella “pallina di luce” non è altro che una guida che porta chi fa scattare il deluminatore, da una persona, in un luogo o da un oggetto che vuole profondamente raggiungere».

Ron lo tirò fuori dalla tasca «Quindi se lo faccio scattare pensando alla giratempo, la pallina mi farà smaterializzare nel luogo in cui si trova?»

Un sorriso comparve sul volto dell’uomo «Buona fortuna», dopo di che, scomparve dal quadro.

I ragazzi si guardarono con un misto di imbarazzo e euforia.

«Ok, Hermione. Io ci provo» disse alludendo all’oggetto che aveva in mano.

«Aspetta!» lo interruppe lei. «Prendimi subito la mano, se devi smaterializzarti appena quella luce ti entra nel petto dobbiamo essere pronti da subito».

Il ragazzo la guardò serio in volto «No, tu non verrai con me ne a cercare la giratempo, tantomeno quando la userò».

Un lampo di ira e nervosismo la pervasero «Non ti ho di certo proposto questo per mandarti da solo a morire, razza di idiota!»

«Non mi interessa. Ho detto che sarei disposto a rischiare la mia di vita, non di certo anche la tua. Fine della conversazione» disse facendo qualche passo in avanti.

«Accio deluminatore!»

Il piccolo oggetto scivolò via dalle mani del ragazzo arrivando dritto dritto in quelle di lei.

Si voltò irritato ma non fece in tempo a dire o fare nulla che sentì il suo corpo cadere all’indietro violentemente sulla sedia.

«Mi… mi… mi hai schiantato!» disse incredulo, guardandola avvicinarsi con la bacchetta puntatagli contro.

«Si, e lo farò di nuovo se non la smetti di dire assurdità!» gli urlò autoritaria in piedi davanti alla sedia a cui era stato gentilmente invitato a sedersi.

Il ragazzo tentò di prendere la propria bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans, intenzione che essendo seduto, venne ampiamente notata da lei «Expelliarmus!» disse, appropriandosi anche della bacchetta.

«Ti serve qualcos’altro?! Vuoi la mia felpa? Le mie scarpe?» esclamò seccato ed umiliato.

«Voglio la tua promessa. Io non posso usarlo» disse alludendosi al deluminatore «sei tu che sai come funziona il meccanismo, ma devi promettermi che nel momento in cui te lo riconsegnerò lo userai mentre ti tengo la mano» una lacrima solcò il volto della ragazza «e che non la lascerai finchè non saremmo ritornati qui, se ciò accadrà».

Il ragazzo abbassò lo sguardo addolorato «E’ proprio questo di cui ho paura. Come pensi potrei portarti in un qualcosa che potrebbe ucciderti?»

«Come pensi potrei lasciarti andare da solo? E se andasse male? Io ti ho suggerito questa cosa, sarebbe colpa mia!» disse ormai con le lacrime che le fuoriuscivano incontrollate dagli occhi.

Il ragazzo si sollevò in piedi, mettendole le mani sulle spalle e scuotendola appena «Non sarebbe colpa tua. Ma non posso restare qui sapendo che c’è una possibilità anche se minima di poter salvare mio fratello. Ma non posso neanche rischiare la tua vita…»

«Non me lo stai chiedendo! Sono io che voglio! Non potrei restare qui sapendo ciò che sta succedendo neanche volendo!»

«Non ti accorgerai neanche che me ne sono andato, se tutto andrà bene tornerei indietro in questo esatto momento, per te non sarebbe passato neanche un secondo!».

«E se invece andrà male? Non torneresti più! E scendendo accanto al corpo di Fred ci sarebbe anche…» non riuscì a terminare la frase, per quanto ovvia fosse.

Il ragazzo la strinse a sé. «Ti prego, lasciami andare» le chiese sussurrandole appena.

La ragazza poggiò il capo sulla spalla di lui, e lo strinse a sua volta facendosi pervadere dal suo odore. «Non posso Ron, mi dispiace. Anche se volessi non ci riuscirei» disse a bassa voce, scostandosi da lui e guardandolo negli occhi. «Odiami se vuoi ma-…»

«Come pensi possa odiarti?» gli domandò incredulo e in parte ferito «Non potrei mai…»

«Allora cerca di capirmi ti prego. Se ti chiedessi di odiarmi come ti sentiresti?»

Il rosso si sentì messo spalle al muro. «Se ti dicessi che sento qualcosa per te che va oltre ciò che si può sentire verso un amico mi lasceresti andare da solo?»

«No» gli disse dolcemente carezzandogli il viso «perché in quel caso, io ti direi che per me è lo stesso. E che lo è da anni. Però tu non l’hai detto, quindi non lo dirò».

«No, non l’ho detto» disse guardandola intensamente negli occhi.
Le tolse la mano che gli teneva sul volto e la afferrò.

«Se ti fai uccidere, solo in quel caso riuscirei ad odiarti».

La ragazza sorridendogli dolcemente gli diede la bacchetta e il deluminatore.

Facendolo scattare una pallina di luce ne fuoriuscì ed entrò nel petto del ragazzo «Sei pronta?» Hermione annuì, si smaterializzarono.

   
 
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