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Autore: Gale_Eidos    19/05/2011    2 recensioni
"La pioggia che monda.
La pioggia che rinnova.
La pioggia che salva."
Basta una poesia, a volte, per riuscire a ricostruire la propria vita e trovare le forza per continuare.
Quinta classificata al contest "In un giorno di pioggia" indetto da _kiriku_
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freedom

 

La pioggia ha ricominciato a scrosciare fuori dalla finestra, mentre me ne sto qui, su questo stupido divanetto azzurro, a guardare la città che scorre.

La città è inafferrabile. Le automobili sfrecciano e si rincorrono per le strade, la gente si riversa come un fiume in piena sui marciapiedi. Tutto corre, veloce.

Anche la pioggia è inafferrabile. Inafferrabile come un’anima uguale alla tua, un’anima che avresti voluto contemplare sempre, che avresti voluto avere sempre vicino. Un’anima come Billy.

Ho perso tutta la mia vita cercando di stare al suo passo, di adeguarmi al suo stile di vita così intenso e dinamico, ma non ce l’ho fatta. Se n’è andato. Eravamo troppo diversi.

Le mie amiche cercano di consolarmi dicendo che era un poco di buono, un’irresponsabile, ma io lo so che non è vero, lo so che lo dicono solo per tirarmi su, ma così facendo sbagliano. Io non ce l’ho con Billy, come potrei? Era la mia ancora alla realtà, al mondo esterno: senza di lui sono rimasta sola con le mie poesie.

Neruda. Non si può descrivere il mio amore per quest’uomo. Amore platonico, sia chiaro.

Le sue poesie sono così dolci e allo stesso tempo crude, così rivelatrici. Da molto tempo non ne  leggo o richiamo alla mente una. Mi mancano.

Prendo il quadernetto azzurro dove fin da bambina trascrivo i miei componimenti preferiti. Lo apro a caso.

Passano fuggendo gli uccelli.
Il vento. Il vento.
Io posso lottare solamente contro la forza degli uomini.
Il temporale solleva in turbine foglie oscure
e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo.1

Neruda. Giochi ogni giorno.

Pablo, perché mi fai questo?

La pioggia bussa insistente alla mia finestra. Il vento soffia. Le foglie danzano indefesse. Le nuvole bianche di questa mattina sono sciolte in un nero intruglio di tristezza.

Il mio petto è stretto in una morsa feroce. Ho voglia di piangere e ho paura. Paura di cosa?

Non lo so.

Io non sono forte, non so lottare nemmeno contro gli uomini. Come possono resistere ad una tempesta? Billy era la mia ancora.

Ho bisogno di conforto. Giro le pagine del mio quadernetto. All’improvviso, una poesia che non ricordavo di aver scritto: io odio D’Annunzio, così egoista, egocentrico, megalomane. Niente a confronto con Neruda, delicato e romantico.

Ma questa poesia mi sconvolge la mente …

Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.2

La pioggia che monda.

La pioggia che rinnova.

La pioggia che salva.

La pioggia si adatta alla superficie su cui cade e modifica la sua musica, lasciando tutto apparentemente immutato. Finché non corrode con il tempo i monti. E nessuno può fermarla.

La pioggia è inafferrabile.

Possibile che non l’abbia mai capito in tutti questi anni?

Mi sono lasciata trascinare sballottare bistrattare da tutti, da Billy, da Neruda, da me stessa, senza che lasciassi la minima traccia del mio passaggio. Inerte e debole.

Gabriele, grazie a te la mia fedeltà ha cambiato destinatario.

                      Sì tutte le cose a cui ero fedele si sono storte   

 Come la mia caviglia in seconda media 

  Rincorrendo Billy  
 
 Rincorrendo la pioggia3

Ma ora basta!

Non voglio aver bisogno di un’ancora per tenermi appesa al mondo.

Non voglio rimanere ancorata al ricordo di una persona che mi ha tenuta prigioniera del suo carisma per venticinque lunghissimi anni.

 

Voglio essere forte. Combattere contro la forza degli uomini, contro la forza del temporale e purificarmi sotto una pioggia liberatrice.

Sarà difficile, ma non m’importa.

 

Dietro la mia finestra le gocce picchiano il vetro, il vento soffia. La città scorre non più inafferrabile, io ne faccio irrimediabilmente parte.

Io sono viva. Io sono finalmente libera.

Libera dalla mia mente, dalle mie poesie, dal mio stupido quadernetto azzurro e infantile.

LIBERA.


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          1: Giochi ogni giorno, Pablo Neruda

        2: La pioggia nel pineto, Gabriele D’Annunzio

          3: Precious Things, Tori Amos

         
The One Hundred Prompt Project

Quinta classificata - Valery_23: 58,5/60 - Freedom


Attinenza al tema e utilizzo del suggerimento assegnato 15/15
Non solo sei stata in grado di attenerti al tema del contest, ma lo hai reso il nucleo centrale della storia. Attraverso la pioggia, la protagonista prende coscienza di sé, del suo passato e del futuro che ancora le si prospetta. Molto bello il dettaglio del quadernetto azzurro che racchiude appunto in sé questa stessa presa di coscienza e lo stesso vale per il riferimento al divanetto azzurro e alla tematica del colore che ritorna. Brava!

Correttezza grammaticale, lessico, ortografia e sintassi: 15/15
(originariamente erano separati, ma mi veniva più comodo valutarli insieme, così da fare un unico totale. Il punteggio è quindi diventato in quindicesimi, 10+5):
Due parole: tutto perfetto. ^^

Originalità: 9.5/10
Anche l’originalità è stata senza dubbio apprezzata.
Bella l’interpretazione dell’ancora come forma di salvezza apparente e poi successivamente riconosciuta in ciò che è veramente: solo una prigione. Il luogo comune vorrebbe appunto che l’ancora sia segno di salvezza (infatti spesso si sente dire “la sua ancora di salvezza”) e in parte è così: in mezzo alla tempesta è l’unica cosa che impedisce ad un’imbarcazione di andare alla deriva. Ma è anche vero che se si resta sempre saldamente ancorati a qualcosa, ci si priva della propria libertà, si finisce per dipendere da qualcos’altro al di fuori di noi. Hai sfruttato il tema della separazione (ti confesso che inizialmente avevo storto il naso) per orchestrare una riflessione più ampia e profonda. Complimenti!

Caratterizzazione dei personaggi: 9 /10
La protagonista è davvero ben caratterizzata. Esponi in modo chiaro il suo tormento interiore, la sua paura del mondo, il suo bisogno di avere qualcosa a cui aggrapparsi, ma anche la sua presa di coscienza, la sua crescita interiore, a dimostrazione che non c’è un’età per crescere. E, paradossalmente, ciò che la fa “diventare adulta” è proprio il quadernetto azzurro scritto quando era bambina e che lei stessa definisce infantile.
L’unica cosa che sotto questo aspetto è forse venuta un po’ a mancare è la descrizione di Billy: di lui dici che conduceva una vita intensa e dinamica, ma non ci viene detto altro. La protagonista dice che lui era la sua ancora, ma lo amava davvero o ne aveva semplicemente un bisogno morboso?
Piccola domanda destinata a restare senza risposta.
Per il resto, tutto perfetto.


Giudizio personale: 10/10
Questa One-shot mi è piaciuta davvero molto.
L’inizio.
La protagonista divorata dalla paura del mondo, dall’insicurezza, dalla mancanza di un punto di riferimento.
Poi una poesia di D’Annunzio, dimenticata, scritta all’interno del quaderno da una donna che odia profondamente questo poeta (ti confesso che la capisco) ma che proprio grazie a lui, diverso da Neruda, comprende l’errore della propria vita. Comprende di essere sempre stata in una sorta di prigione, ancorata appunto, credendo che fosse una cosa positiva, mentre in realtà tutto ciò di cui aveva bisogno era la libertà.
Ho apprezzato molto che il nome della donna non venga mai rivelato, quasi lei non avesse ancora un’identità propria, quasi non fosse nemmeno un’entità autonoma senza Billy. Solo dopo aver gettato il passato alle spalle potrà divenire davvero se stessa. Solo dopo aver detto addio al quadernetto azzurro infantile che nonostante tutto l’ha fatta crescere.
Davvero bravissima!

Punteggio totale: 58,5/60 punti.


  
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