Crossover
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Autore: Ilune Willowleaf    19/02/2006    1 recensioni
cosa succede quando due universitarie annoiate decidono di farsi una passeggiatina in mondi altrui? Sconsigliato ai leghisti...
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Libri, Videogiochi
Note: Alternate Universe (AU), Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUALCUNO HA GIOCATO TROPPO A D

QUALCUNO HA GIOCATO TROPPO A D&D?

Un morbido fruscio di foglie accolse i loro sensi, mentre la vista si stabilizzava, come durante la messa a fuoco di un televisore da quattro soldi.

-Ehi… foresta… aria pura…- Giulia inspirò a fondo -Ce l’abbiamo fatta!- esclamò.

Michela guardava stupita, incredula, la risma di fogli che aveva ancora in mano.

Si riscosse quando l’amica la abbracciò.

-Ce l’abbiamo fatta, Miky!!!-

La mora quattrocchi (si erano entrambe categoricamente rifiutate di lasciare a casa gli occhiali: meglio farli passare come un manufatto magico che sbattere contro ogni albero dicendo “Mi scusi signore!”) sbatté lentamente le palpebre per capacitarsi dell’accaduto; poi nel suo cervellino si fece largo la consapevolezza che l’amica aveva ragione, e un lento sorrisino di comprensione si fece strada sul suo volto… assumendo poi una sfumatura sinistra…

-Giulia… sai cosa significa questo?-

-Si. Siamo nel mondo fantasy che avevamo creato!-

-E quindi, secondo le coordinate sillogistiche che abbiamo impostato, la magia funziona… in tutte le sue forme e manifestazioni; *evocazioni* comprese… ti dice nulla?-

Sul dolce viso della bionda fanciulla comparve un sorrisetto obliquo molto simile a quello della maga che, invece delle vesti bianche, avrebbe fatto meglio a indossarne di un colore decisamente più scuro:

-Perché non approfittarne per procurarci un paio di *guardie del corpo* gratis? Magari abbastanza potenti da garantirci l’eliminazione di eventuali ‘ostacoli’ al nostro progetto di un tranquillo soggiorno?-

-Esatto! Hai avuto la mia stessa idea!-

-Allora devo cominciare a preoccuparmi!- ridacchiò. -Hai già in mente il tuo accompagnatore?-

-Più di uno. Se fossimo in un libro marinaresco sceglierei il corsaro Leviathan, in un horror mi porterei il licantropo Lotus, in un thriller quel terrorista di Midnight Hawk… Ho solo l’imbarazzo della scelta! Ma data l’ambientazione strettamente fantasy evocherò il mio Demone Custode, Hiro Kurosuzaku no Shinigami. ^^ -

-Come pensi di fare?-

-Bah, teniamoci sul classico: cerchio magico disegnato per terra- e mentre parlava col bastone tracciò sul terreno argilloso un cerchio con pentacolo e rune protettive (non si sa mai che mister simpatia sia di umore più nero del solito) che circondava lei stessa e l’amica -Poi conoscendo il tipo non sarebbe una cattiva idea sacrificare un qualche animale; pecore nere non ne abbiamo (Odisseo docet!) magari sventriamo un coniglio…- ma davanti agli occhioni sgranati e supplicanti dell’amica, colmi di lacrime al pensiero di uccidere un tenero coniglietto, cedette: -Ok, niente spargimento di sangue, dovrà arrangiarsi. Comincio?-

-Niente citazioni dall’Inferno di Dante, per favore!-

La mora fece la sua faccina delusa: -Neanche una terzina?- ma non riuscì a smuovere la bionda, così s’arrese: -Vabbè, allora improvviserò.- E distendendo le braccia cominciò a recitare:

-O Nera Fenice, oscuro portatore di morte, spiega le tue ali di tenebra

e sorgi dall’abisso delle anime perdute, tua dimora!-

Un mistico silenzio calò nella radura. E silenzio. Ancora silenzio.

Poi una voce sepolcrale che sembrava provenire dagli abissi dell’oltretomba parlò:

“Risponde la segreteria telefonica di Shinigami. Adesso ho da fare. Se avete il coraggio di lasciare un messaggio, vi conviene pregare che sia una faccenda DANNATAMENTE importante. Altrimenti, lasciate ogni speranza o voi che scocciate!”

Con molteplici venuzze pulsanti sulla fronte, Miky sbraitò: -Qualunque cosa tu stia facendo aspetterà! Vieni subito qui, o parola mia ti farò pentire di non essere vivo per poter morire!-

Detto, fatto: una colonna di tenebra scaturì dal terreno plasmandosi in un’evanescente forma di enorme rapace, che si condensò in una forma antropomorfa coperta da un nero mantello. Ne emergeva solamente una mano bianca come la cera; essa puntò la falce che impugnava al collo dell’improvvisata evocatrice: -Dammi solo una buona ragione perché non debba accorciarti di tutta la testa!-

-Fallo e…- Giulia non riuscì a sentire quel che l’amica sussurrò al tetro figuro, ma s’accorse con sua incredula meraviglia di un tenue rossore che si diffuse sulle guance ombreggiate dal cappuccio. Un’imprecazione irripetibile e il lampo d’argentea furia che illuminò per un attimo le iridi feline furono la prova che il Guardiano degli Inferi aveva dovuto cedere al ricatto.

La mora gli rivolse un sorrisino dolce e innocente: -Anch’io so essere molto persuasiva!- Lasciò l’immusonita (tanto per cambiare…) Fenice Nera e s’avvicinò nuovamente all’amica:

-E tu? Hai deciso chi portarti in questa prima avventura?-

-Beh, di personaggi miei ne ho diversi, tutti oltretutto di ambito fantasy… ma voglio restare in tema demoniaco. Dessran andrà benissimo, se non si mette a scannarsi con Hiro…-

-Li faremo stare buoni. - assicurò la mora.

-Come hai fatto a farlo accettare?- chiese Giulia in un sussurro -Hai minacciato di spedire le sue foto senza veli a Lotus?-

-No, neppure io riuscirei ad essere COSI’ cattiva, con lui… anche perché poi si coalizzerebbe col Falco per organizzare ritorsioni agghiaccianti ^^;;; L’ho semplicemente minacciato di scrivere una melassosissima storia romantica con LUI come protagonista…- abbassò ancor di più la voce -Non ne sarei mai capace, tu lo sai, ma finché funziona tanto vale farglielo credere!-

Le due ridacchiarono sotto i baffi, poi si ricomposero cercando di darsi un contegno.

-Beh, allora, a Dess-chan ci penso io...- e così dicendo, la spadaccina novella tracciò, col bastone prestatole dall’amica, un pentacolo con rune, decisamente meno di quelle necessarie allo Shinigami. Dessran era molto più controllabile, da quel punto di vista, e l’essere una ragazza era un ottimo vantaggio su di lui.

Tracciato il cerchio, Giulia lasciò cadere al centro di esso, a mo’ di sacrificio… un reggiseno di pizzo nero?!?!?!

-Spero gli vada bene, è l’ultimo che ho comperato…- la sentì mugugnare Michela.

Deponendo la spada, Giulia alzò le braccia e intonò, salmodiando (ma non è la parte per contralto di un brano della liturgia russa, quello? Si, si, che quelli li sa a memoria)

-Sorgi sulle ali di sangue antico, Wivern!

dispensatore di lussuria e di morte, io ti chiamo!-

Il secondo demone apparve molto più in fretta del primo. Un bel morettino in calzoni di pelle nera al ginocchio, cinghie sul petto nudo, una coda nera guizzante, terminante a picca, e lunghi capelli pure neri da cui spuntavano cornetti smussati.

Afferrò tra le dita dei piedi artigliati il reggiseno, prendendolo poi in mano senza neanche chinarsi.

-Solo una terza, Giulia? Ero convinto portassi almeno la quarta…-

*STONK*

Una spadata di piatto sulla testa fu il benvenuto al demone.

(nota per i lettori: Dessran è sia Cavaliere dell’Apocalisse della Morte, sia Dispensatore di Lussuria, in due schieramenti demoniaci sotto lo stesso ex-padrone. Questo per compensare la sua effettiva potenza di attacco inferiore ad altri suoi pari grado. Lui preferisce la seconda carica)

-Sei un inguaribile hentai…- commentò con una venuzza pulsante la ragazza.

-Ehi, sei tu che hai offerto un reggiseno in sacrificio! Ah, tra l’altro, si può sapere perché mi hai evocato? Ero in ferie su una spiaggia pullulante di bellezze in costume!-

-Perché mi devi fare da guardia del corpo.-

-Ho alternative?-

-No. Se non vuoi subire il ricatto, intendo…-

-Allora accetto.- il demone uscì dal cerchio evocativo. Poi notò Hiro.

-Oh, no. Non dirmi che lui…-

-Lui è la guardia del corpo di Michela. Fate i bravi e non scannatevi a vicenda, ok?

Se le coordinate sono giuste, a due ore da qui c’è una città. Andiamo!-

Così, il neoformato gruppo si mise in marcia: una Fenice Nera in forma umana immusonita in testa, una maghetta e una guerriera al centro, e un demone viverna pure in forma umana dietro, avvolto anche lui in un mantello nero, con la falce trasformata in bordone e un’aria di chi si vede le sacrosante ferie pagate trasformarsi in un lavoro forzato.

Axia dalle Porte d’Argento si stendeva davanti a loro, la più grande e prospera città che le due avessero immaginato in quel loro mondo fantastico.

Guglie slanciate si innalzavano nel cielo pervinca del tardo pomeriggio, merletti di madreperla e vetri che scintillavano al sole. I bianchi edifici intarsiati di madreperla e argento rilucevano di un candore accecante, e tutto pareva perfetto e intonso. Gli edifici più antichi erano in piedi da millenni, e si dicevano essere stati costruiti dagli Elfi Antichi prima che abbandonassero le terre dei mortali.

-Che fregatura, le porte sono solo di ferro, placcato argento!-

Shinigami aveva uno straordinario talento per rovinare l’atmosfera… e non mancò di farlo scoprire anche a Giulia. Miky ribatté acida:

-Mi sembra ovvio, farle davvero in puro argento manderebbe in rovina le casse statali!-

-Però almeno sarebbero sicuri che nessuno le ruberebbe! Come si fa a portar via un’enormità del genere?-

-Vuoi sempre avere l’ultima parola, tu!-

Giulia tentò di placare l’ennesimo litigio tra i due, dato che attiravano non poco l’attenzione degli abitanti che incontravano lungo il tragitto con scambi di battute velenose, intervallati da indispettite pause condite dai rabbiosi borbottii da pentola di fagioli di Hiro e gli smozzicati rimbrotti della mora. La bionda decise di farli concentrare su un problema più impellente: trovare un alloggio e i soldi per pagarlo.

-Non possiamo certo stare per strada, presto calerà la notte; dobbiamo trovare una locanda!-

-Perdipiù quelle rispettabili sono costose: in questa città così grande ci sono diverse bande di ladri e solo gli ostelli dei quartieri alti garantiscono un buon livello di sicurezza!- aggiunse Dessran, sfoggiando un paio di occhialetti da lettura e sfogliando una guida turistica della città apparsa dal nulla…

Hiro posò il suo sguardo cupo e pensoso sulle colline dove sorgevano le ville dei nobili, circondate da ampi parchi:

-Perché sprecare soldi che non abbiamo? Basta intrufolarsi in una di quelle case circondate da muri e giardini e far fuori tutti gli occupanti. Così abbiamo risolto in modo più che soddisfacente il problema di una sistemazione lussuosa e sicura a costo zero per la notte. Domattina ripartiamo presto cancellando le tracce della nostra presenza e nessuno potrà accusarci di nulla.-

Tre paia di occhi pallati si posarono sul Demone della Morte; la prima a riprendersi fu Miky, che con un gocciolone enorme emise un sospiro rassegnato:

-Ma perché mi stupisco ancora di certe tue uscite? Come se non ti conoscessi… sono sicura che tu agiresti così, ma noi non siamo persone che si macchierebbero di una strage solo per rimediare un tetto sopra la testa!-

-Un tetto di lusso.- Sottolineò Hiro. Alla faccia furibonda di lei scrollò le spalle e sentenziò: -Era solo un’idea, nel vostro interesse; io non ho certo bisogno di dormire, e i mortali, di qualunque risma siano, non destano in me alcuna preoccupazione.- concluse lanciandole un’occhiata molto esplicita.

Per evitare di attaccare nuovamente briga con l’indisponente mazoku, Miky si rivolse in cerca d’aiuto all’amica, ma vedendola immersa in una profonda riflessione dimenticò la rabbia e curiosa chiese: -A cosa pensi?-

-A un metodo per guadagnare bene e in fretta, e che non ci metta nei guai…-

Dessran impallidì e ridacchiò con un sopracciglio inarcato: -Non vorrai mica ‘noleggiarci’ alle signore desiderose di compagnia, vero? Anche perché dubito che esista qualcuno tanto disperato da raccattarsi Hiro… tranne forse un suicida!-

Shinigami fissandolo di sbieco ringhiò: -In ogni caso non sopravvivrebbero abbastanza da potermi neppure sfiorare!-

-Ecco, che ti dicevo?- rincarò il moro dai lunghi capelli.

-Tranquillo, Dess, l’emergenza non è ancora COSI’ grave.- decretò la bionda; ma al sospiro di sollievo dell’altro, un sorriso birichino le spuntò sulle labbra: -Però terrò presente il tuo suggerimento, se il piano A non funzionasse…-.

-Quale sarebbe il piano A?- chiese Miky, mentre Dessran pensava tra sé e sé che come piano B avrebbe preferito quello proposto da Hiro…

Giulia sorrise a trentaquattro denti: -Applichiamo il ‘metodo Lina Inverse’! Se in questa città ci sono tante bande di ladri, avranno pure un covo, da qualche parte; lo troviamo, li sconfiggiamo (grazie all’aiuto dei nostri ‘assistenti’ non dovrebbe essere troppo difficile; scommetto che Hiro si divertirebbe pure!) e perdipiù ci cucchiamo il loro malloppo! Così risolviamo in un colpo solo tutti i nostri guai!-

-Approvato!- esclamò entusiasta l’amica.

Dunque, secondo voi dove ci sono maggiori probabilità di trovare un covo di ladri? Risposta: nei bassifondi.

Certo, come bassifondi avrebbero fatto invidia a parecchi altri bassifondi di altre città, ma erano pur sempre i bassifondi. Illuminazione assente, strade sporche (anche se si intuiva che in origine dovevano essere state decenti), case addossate le une alle altre.

Giulia e Michela si guardavano attorno con l’aria di fanciulle smarrite. Due facili prede, dato che avevano lasciato le armi ai loro bodyguard.

Infatti, meno di 20 secondi dopo che i loro demoni custodi si erano nascosti nel piano astrale, un paio di tipi che parevano lo stereotipo del tipaccio da bassofondo le abbordò.

-Ehi, cosa ci fanno due fanciulle così carine tutte sole per la strada? Non sapete che per passare qui occorre pagare pedaggio?- chiese uno, i cuoi denti storti e cariati davano l’impressione di non aver mai sentito parlare di igiene orale e spazzolino da denti.

-Già. Non molto… diciamo, tutto quello che avete, e magari anche qualcos’altr- il secondo non fece a tempo a finire la frase, mozzata dal dolore di un calcio ben piazzato dove non batte il sole.

Un pugno ben piazzato sul naso e una ginocchiata nello stomaco lo lasciarono rantolante sul terreno, mentre l’altro veniva steso da una bastonata sulla nuca appioppata da Dessran.

-Certo che ti sprechi a fare il tuo lavoro, tu!- rimbrottò Giulia a Hiro, comparso con tutta calma.

-Beh, mi pare che te la cavi bene, come teppista. - fu la gelida replica dello Shinigami.

-Modestamente, cinque anni di scuola superiore in un istituto frequentato al 90% da maschi insegnano molte cosette.- fece con falsa modesta la bionda, tirando un altro calcio alla sfortunata vittima.

-Per non parlare del sette in condotta per rissa che ti beccasti a tredici anni, eh, Giu?- rincarò la dose Dessran, mentre iniziava a frugare lo sfortunato.

-Bene, questo ha un buon borsello. - sollevò un borsello tintinnante, aprendolo -Che pidocchio, solo monetine di rame… Non ci facciamo neanche un pasto.- passò all’altro, ma il risultato non era migliore.

Prese per la collottola quello pestato da Giulia, scuotendolo per farlo rinvenire.

-Allora, bello, facciamo così: tu ci dici quello che vogliamo sapere, e FORSE il mio collega qui dietro non ti apre in due lasciando le tue budella appese come festoni per tutto il vicolo, ok?- fece Dess, indicando con un gesto del pollice Hiro, sulle cui pallide labbra un sorrisino sadico ben s’accompagnava al rumore della pietra da cote sulla lama della falce (non che ce ne fosse bisogno, di affilarla, ma il suono era inquietante e molto, molto “suggestivo”…).

Il poveretto annuì, pallido come un cencio nel notare i particolari demoniaci dei due, tra cui le corna di Dessran e il colorito cereo di Hiro.

-Bene. Dov’è il covo di ladri e/o briganti più vicino con un discreto bottino? E vedi di non rifilarci una ciofeca, o la morte ti sembrerà piacevole a confronto a quello che possiamo farti…-

-I-in città c’è la gilda, ma non so dove si riunisce, io sono un l-libero, non ho superato gli e-esami, ma po-potete trovare dei membri a-alla “Vecchia Vacca”, è una bettola so-sotto le mura… f-fuori città nelle colline ci s-sono delle caverne, ma non s-so in quali ci sono i banditi… vi giuro, è tutto quello che so…-

-Portaci a questa bettola, allora. - Dess mise giù lo sfortunato, tenendogli comunque le dita artigliate attorno al collo. Hiro lo seguiva con la falce in bella vista, mentre le due ragazze passeggiavano dietro come se si trovassero in una gita scolastica.

La “Vecchia Vacca” era la classica bettola da poco. Soffitto basso, aria appestata dal fiato di troppi avventori ubriachi, dal cibo pessimo e da odori di latrina. Chiasso, battute oscene, bestemmie, donnacce e brutti ceffi.

-Propongo che le ragazze restino fuori. - fece Dess, dopo una rapida occhiata all’interno. Il ladruncolo che aveva fatto, volente o nolente, da guida, era stato rilasciato più o meno intero (anche se probabilmente avrebbe avuto incubi per il resto dei suoi giorni) dopo aver indicato la bettola e aver fatto un paio di nomi.

-Niente affatto! Siamo maggiorenni, vaccinate e-

-E troppo carine per entrare in un posto del genere. Giulia, se devo farti da guardia del corpo, lo voglio fare per bene. Non ho intenzione di vederti palpata da quei tipi. Romperesti troppe mascelle perché poi si possa passare inosservati. -

*gocciolone di Hiro e Michela*

-Neanche restare qui fuori è molto sicuro. - fece notare Miky.

-Senti, io entro, tu resti qui fuori a controllare che non ci rapiscano le due rompiscatole. - tagliò corto Hiro, aprendo la porta ed entrando.

-Uffa, sempre il solito. - mugugnò Dessran, facendo distrattamente lo sgambetto a un tipo che si stava avvicinando troppo a Michela e alla sua borsa.

Quando lo Shinigami entrò nella locanda, l’aria parve raffreddarsi di diversi gradi, e tutte le conversazioni si cristallizzarono alla vista del pallido, elegante straniero in nero.

-Cerco Richard il guercio… e non ho tempo da perdere. - disse, con un tono di voce che non si sarebbe udito normalmente, ma che nel silenzio innaturale che s’era creato al suo ingresso risuonavano come porte di piombo in corridoi pieni di echi.

Un uomo, con capelli neri e unti, tirati all’indietro, si alzò.

-Io sono Richard il guercio. Chi sei, straniero, e perché mi stai cercando?- fece, andando verso Hiro.

Si muoveva con la sicurezza del predatore nel suo territorio. Gli abiti di velluto scuro erano di ottima fattura, anche se avevano visto tempi migliori ed erano lisi qui e là. Una benda di cuoio copriva l’occhio destro, ma non riusciva a celare un’orrenda cicatrice frastagliata. Il mantello nero era elegante rispetto alla media del locale, ma appariva quello di uno straccione rispetto all’oscurità fatta tessuto che avvolgeva Hiro.

-Il mio nome non ha importanza. Cosa voglio da te, lo scoprirai tra poco. Seguimi. -

Richard il guercio si era guadagnato il rispetto e la posizione che aveva non obbedendo mai a nessuno, colpendo prima e chiedendo poi, e soprattutto sospettando di tutto e di tutti. Ma alla gelida voce dello straniero, non riuscì a rifiutare, seguendolo come un burattino fuori del locale, fino a una strada dove, su una panca fatta di un’asse su due botti, due ragazze aspettavano, accanto a un giovane con una falce in mano.

Solo in quel momento, Richard il guercio si accorse che anche il misterioso straniero aveva una lunga, inquietante falce in mano, che riluceva alla pallida e malsana luce di un fuoco fatuo, retto in mano dalla ragazza mora.

Il pallido fuoco verdognolo gettava ombre strane e ballerine, e rendeva inquietanti i volti delle due giovani donne e dei due figuri paludati di nero.

Uno schiocco di dita del giovane con i capelli lunghi, e Richard si trovò stretto da catene invisibili, legato al muro.

-Ragazzi, niente sventramenti non necessari, per favore: sapete che noi due non amiamo lo splatter. - fece la biondina, giocherellando con la spada, mentre la bruna si divertiva a tirare piccole sfere di fuoco contro il muro, che poi esplodevano in scintille colorate.

Richard il guercio, vice capo della gilda dei ladri di Axia, si rese conto di essere nella cacca fino al collo…

-Senti, cocco, facciamola breve. Tu ci porti al covo della tua bella gilda, ci dai senza storie tutto il bottino, e FORSE loro due non giocheranno a shangai con le ossa delle tue dita, ok?- fece Giulia. Non era necessario mettere in pratica le minacce, ma aveva sempre desiderato poter dire cose del genere…

Le falci dei due demoni scintillavano sotto la luce del fuoco fatuo, divenuto rosso arancio, come se fossero fatte di sangue.

D’improvviso, il ladro si rese conto che quei due erano la morte. E se gli andava bene, era una morte rapida e indolore. Altrimenti… Lo sguardo del più pallido dei due, quello che gli aveva incatenato la volontà, era quello di un grosso gatto dinnanzi a un piccolo, succulento topolino.

Annuì, la gola seccata dal terrore. Poi riuscì a squittire –va bene… vi porterò alla sede…-

A un cenno di Giulia, Dess fece sparire le catene invisibili che legavano il ladro al muro, o meglio, le fece spostare, perché questi si sentì una catena invisibile al collo, a mo’ di guinzaglio.

Quella notte Richard il ladro ritrovò la fede, dato che i nostri lo udirono borbottare a mezza voce preghiere a molteplici e svariate divinità mentre faceva loro da apripista attraverso le ultime propaggini dei bassifondi. Entrarono nel retrobottega di un macellaio, a giudicare dall’odore non uno che vendesse carni particolarmente fresche; il proprietario comparve armato di un pesante coltellaccio, ma alla vista della guida (e delle armi di coloro che lo seguivano) si affrettò a riporlo e a mostrare l’accesso di un passaggio segreto nascosto dietro una fila di quarti di manzo appesi ai ganci del soffitto.

Tappandosi il naso, le due ragazze varcarono quella poco attraente tenda; ma in seguito la situazione non migliorò, anzi, l’odore di fogna era talmente forte che Michela dovette estrarre dalla borsa un paio di fazzoletti e passarne uno a Giulia affinché potesse posarselo su bocca e naso.

I due mazoku erano avvantaggiati: Dessran materializzò una maschera antigas, Hiro si limitò ad escludere dalla sua percezione olfattiva quel puzzo micidiale.

Riemergere “a riveder le stelle” fu una benedizione, anche se ciò comportava una scarpinata nella boscaglia che ricopriva la collina; al buio della notte, non era esattamente rassicurante.

Michela sobbalzò vedendo brillare nel buio due occhi ferini: ma un attimo dopo riconobbe quelle schegge argentee: -Caspita, Hiro, non mi ero mai accorta che i tuoi occhi s’illuminassero al buio!-

-Tutti i mazoku vedono di notte, anche meglio che di giorno. Semplicemente, al buio la nostra energia agisce in modo più visibile.-

-Comodo per leggere a letto!- sorrise.

-Demente…- borbottò Hiro allungando il passo.

Giulia si avvicinò ridacchiando: -Ogni occasione è buona per punzecchiarvi, vero?-

L’amica sospirò rassegnata: -Già; a volte invidio il rapporto che avete tu e Dess… Però se Hiro cominciasse ad essere gentile con me non lo riconoscerei più!- concluse ritrovando il sorriso.

Giunsero all’ingresso di una caverna, mimetizzato tra i rovi; Richard, che negli ultimi minuti era diventato sempre più nervoso, ora rabbrividiva:

-Ho fatto quel che volevate, vi ho portato alla base principale della gilda, ora lasciatemi andare! Non avete più bisogno di me, il nostro capo è dentro, cercate lui!-

Giulia gli si avvicinò (a non meno di tre passi: tra la tensione e la scarpinata il ladro non emanava un afrore molto piacevole): -Come mai tanta reticenza di punto in bianco?-

-Già; non è che ci stai nascondendo qualcosa?- indagò insospettita l’altra.

-Magari qualche trappola nascosta?- ipotizzò Dessran.

-O forse quel mostro non-tanto-nascosto oltre l’entrata?- sbuffò Hiro.

-MOSTRO???-

Hiro si rivolse all’altro mazoku: -Dovresti prenderti il disturbo di sondare le aure, ogni tanto. È la prima regola che insegnano ai Demoni degli Inferi, o te ne sei già dimenticato?-

Dessran rispose piccato a denti stretti: -Questo è proprio il motivo per cui mi dà fastidio seguire certe regole… o meglio, le *vostre* regole! Io non sono come te!-

-Ci mancherebbe altro!- ribatté sdegnato Hiro.

-Beh, almeno IO faccio qualcos’altro, oltre ad andare in giro ad ammazzare come un sociopatico scorbutico!-

-Si, fare ‘l’infermierina caritatevole’ e abbassarti in atti carnali degni di un misero mortale con un’altra degenerata che chiami “fidanzata”…-

-Ehi, vola basso cocco, ti ricordo che anche tu sei nato umano. E poi, parla quello che probabilmente è ancora vergine… Accidenti, ora mi spiego il tuo caratteraccio: mille anni in bianco farebbero inacidire chiunque… oh, scusa, ma forse tu hai gusti diversi… -

Ilune si spatasciò una mano sulla faccia, estraendo poi dalle profondità della borsa un harisen (con si scritto “riservato ai cretini”) e colpendo con una precisione frutto di allenamento la zucca di entrambi i demoni.
Prima che Hiro, con occhi fiammeggianti, potesse però ritorcersi sulla ragazza, l’altra intervenne.

-Piantala, Hiro!- si intromise Miky, a disagio per la piega che la discussione stava prendendo.

Giulia posò una mano su un braccio al suo moretto per impedirgli di iniziare una rissa con l’altro mazoku -Comunque, tu non tirare fuori certi argomenti, specie di fronte a un prigioniero! Torniamo al problema attuale, ok? A quanto pare c’è un mostro a guardia dell’entrata… che tipo di…- voltandosi verso il loro ‘ostaggio’ s’accorse però che aveva approfittato della discussione (e quindi dell’indebolimento del ‘guinzaglio’ mentale) per svignarsela, ed ora correva a rotta di collo lungo il fianco della collina.

-Forse dovremmo riprenderlo… prima che cada e arrivi a valle rotolando…-

-Troppo tardi!- fece notare Hiro con un ghigno sadico, vedendo l’uomo inciampare e precipitare tra rocce e rovi…

Le due amiche si guardarono con una gocciolina sulla tempia -Mi sa che se il poveretto sopravvive, non si alzerà mai più dal letto…-

-Per me ci si nasconderà addirittura sotto, vita natural durante!-

Dessran guardò verso l’entrata della caverna: -Beh, diamo un’occhiata al mostro in questione?-

I quattro sbirciarono all’interno: un largo cunicolo conduceva nelle viscere del colle, ma il passaggio era ostacolato da una creatura vagamente somigliante a un leone oversize, con seri problemi d’alitosi, dato che soffiava fiamme! Sulla schiena spuntava una testa da capra inca**ata e zannuta; la coda invece s’agitava e sibilava come un serpente… anzi, lo era!

-Una Chimera da guardia… un po’ meno tradizionale di un cane a tre teste, ma sempre efficace.- Commentò atono Hiro.

-Già; peccato però che non abbiamo nessun Pegaso e Bellerofonte a portata di mano!!!- sbottò Miky.

-Beh, possiamo ucciderla noi due, ma preferirei un’altra soluzione…- disse Dessran guardando l’espressione da salviamo-gli-animali-indifesi (o quasi) di Giulia… che ebbe un’idea geniale:

-Miky, puoi lanciare un incantesimo che l’addormenti?-

-Temo che quel mostro sia immune a questo tipo d’incantesimi…- ma vedendo Hiro scrocchiarsi le dita, s’affrettò ad aggiungere: -Però posso provare a stregare uno dei nostri panini della scorta d’emergenza: la chimera lo mangia e crolla addormentata!-

-Tentar non nuoce!- approvò l’amica.

Michela recitò in fretta la formula e lanciò il tramezzino nella grotta: -Speriamo gli piaccia il prosciutto cotto…-

-Lo spero si, dato che è quello alla brace che si trova SOLO in quel negozio di specialità tipiche…-

A quanto pare il mostro non era di gusti difficili, poiché si pappò tutto in un boccone. Dopo un paio di minuti i nostri temevano che non avesse avuto effetto, e già Hiro s’apprestava a prosciugare la creatura da tutte le sue energie vitali, quando la Chimera barcollò e crollò a terra.

-Starà dormendo?-

Un poderoso ruggito fu la risposta… certo che il mostro russava forte!

I nostri poterono passare incolumi lungo il cunicolo, che sbucò in una sala molto più lavorata ed ariosa. Su una grande poltrona intarsiata stava stravaccato un uomo grosso e dall’aria brutale, ma essa non celava negli occhi stretti e scuri il freddo bagliore di un’astuzia malvagia.

-Voi chi…- sbottò, ma Miky lo interruppe immediatamente.

-Senti, saltiamo tutta la parte delle domande retoriche tipo ‘chi siete - che ci fate qui - come avete superato il mostro’ che tanto i lettori lo sanno già; passiamo subito al sodo.-

-Ben detto: siamo qui per prenderci il vostro tesoro!- dichiarò allegramente Giulia.

Il capo dei ladri rise e schioccò le dita: -Divertente. Uomini, fatele a pezzi!-

Da delle alcove laterali uscì un cospicuo numero di brutti ceffi armati fino ai denti… Sospirando per l’ennesimo clichè, le due ragazze si misero in posizione di guardia, fiancheggiate dai due demoni.

Giulia scambiava colpi su colpi (di cui parecchi bassi… la lealtà, quando sei in inferiorità numerica, non è la cosa più intelligente…) con i banditi, dei quali i più intraprendenti venivano rapidamente messi al tappeto dal protettivo Dessran; Miky invece si divertiva a scagliare sui malcapitati proiettili di fuoco e scariche elettriche che li lasciavano non poco abbrustoliti, resistendo alla tentazione di mirare piuttosto sul suo cosiddetto ‘aiutante’, che preferiva spronarla a modo suo deridendo la sua scarsa mira, ma squarciando con gli artigli le gole di quelli che osavano avvicinarsi troppo.

Alla fine rimase solo il capo della banda, che, persa tutta la sua baldanza, quando vide avvicinarsi le due ragazze strisciò a nascondersi dietro il suo ‘trono’ tremando come una foglia:

-Due fanciulle perbene come voi non torturerebbero mai un povero ladro come me, vero?-

Giulia sorrise angelica: -Oh no, NOI no… ma LORO si!- indicò Dessran che si scrocchiava allegro le nocche e Hiro che lanciò all’uomo uno sguardo da inquisitore.

Miky provando un briciolo di pietà per quell’uomo che nel giro di cinque minuti era diventato l’ombra di sé stesso, gli consigliò: -Pensaci bene: ti conviene dirci dov’è il tesoro, perché se quei due si giocano la tua sorte alla morra cinese e vince Hiro, ne uscirai A RATE.-

-Come, scusa?- piagnucolò il tapino.

-Vuol dire che ti spedirò all’inferno un pezzo alla volta. Capito, audioleso?- specificò Hiro.

Non si capì se fecero più effetto quelle parole fredde come una pietra tombale o gli occhi lampeggianti d’ira trattenuta che prometteva di trasformare in realtà i peggiori incubi immaginabili… Fatto sta che il poveraccio assunse il colorito di un gorgonzola andato a male e, espellendo all’istante un litro e mezzo di sudore gelido barcollò verso un arazzo che nascondeva una porta blindata.

La aprì, e i nostri si rifecero gli occhi con un piacevole e luccicante ammasso di monete, gioielli e oggetti di natura apparentemente magica. Le due ragazze si sorrisero a sessantaquattro denti:

-Abbiamo risolto i nostri problemi di budget!- e cominciarono a servirsi a volontà di quella fortuna ben meritata!

Tutto quello che non riuscirono a caricare nelle borse, fu cacciato in grossi sacchi e conservato nel piano astrale dai due mazoku, uno dei quali (indovinate chi?) borbottava sul dover fare da facchino a una piccola mortale che *groumblegroumblegrouble*.

Mentre percorrevano baldanzosi il cunicolo che li avrebbe riportati verso l’aria aperta, i quattro udirono un rumore come di balzi… Immediatamente, i due demoni, in testa, fecero comparire le falci… un istante prima di essere travolti da una chimera festosa che prese a sleccazzare allegra le due ragazze!!!

-Ehm… credo che gli siamo simpatici… Miché, che diamine di incantesimo hai fatto a quel panino?- riuscì a chiedere Giulia, tra una leccata e l’altra.

-Semplice incantesimo del sonno…- rispose Michela, un po’ schifata per via della bava… e del fiato non esattamente al sentore di violetta…

-Ma perché allora adesso ci tratta come se ci volesse un bene dell’anima?-

-Basta chiedere…- Dess prese per la collottola di leone la chimera, scambiando con diversi borbottii e ringhi.

-Non sapevo parlassi il chimerese, Dess-chan…- fece Giulia stupita.

-È la lingua delle bestie magiche: in quanto viverna, la comprendo e la parlo. E non chiamarmi Dess-chan!!!-

-Vabbé: che ha detto?-

-Ha detto che è molto grato alle fanciulle che gli hanno dato quel buon boccone… di solito, tutto quello che gli danno sono ossa e cadaveri… Ha detto che non aveva assaggiato mai nulla di simile. Ah, e ha detto che è molto grato perché abbiamo ucciso il mago che l’aveva magicamente incatenato qui. Adesso potrà tornare alla sua famiglia. Ha detto anche che ha una moglie e quattro cuccioli che l’aspettano…-

-E avrebbe detto tutto ciò con quei pochi borbottii?- chiese perplessa Michela.

-Il Bestiale non è fatto solo di suoni, ma anche di mimica facciale, postura, e una buona fetta telepatica. Beh, alla prossima, e a buon rendere!-

Dessran salutò la chimera, che uscì con una corsetta, spalancò le ali di drago e si levò in volo, diretto verso la sua famiglia.

-Oh, com’è commovente… non sapevo che anche i mostri come quello avessero una famiglia!- commentò Ilune, fazzoletto in mano e occhioni umidi e stellati.

*GOCCIOLONE* degli altri tre.

-Beh, in qualche modo dovranno pur riprodursi anche i mostri, giusto?- commentò l’amica passandole dei kleenex.

Più tardi le due ragazze sorridevano beate sedute a un tavolo coperto di piatti vuoti che fino a poco prima avevano contenuto i migliori manicaretti offerti dall’ottima locanda in cui si trovavano. Il fuoco scoppiettava nel grande camino della sala da pranzo, ancora piena d’avventori nonostante l’ora tarda.

Mentre le due si abboffavano come se non avessero visto cibo da giorni, Dessran aveva fatto l’inventario dei manufatti sottratti ai banditi assieme al cospicuo mucchio di denaro:

-Perlopiù sono comuni ninnoli senza alcun valore oltre a quello commerciale; tranne questo strano ‘coso’ di ferro, con queste escrescenze che spuntano da tutte le parti… e che non capisco a cosa possa mai servire.-

-Forse è il simbolo di qualche assurda divinità locale…- tentò Giulia.

-Oppure è un orribile esempio di quella che qui passa per arte moderna.- Ridacchiò Miky.

Hiro lanciò una rapida occhiata allo sgorbio improponibile e sbuffò con tono scocciato, come se fosse ovvio:

-È una chiave.-

Dessran gli rivolse una smorfia irritata per il suo tono di sufficienza e rimbeccò: -E potresti degnarti di dirci con quale mirabile procedimento deduttivo sei giunto a questa conclusione?-

L’altro demone mostrò una targhetta attaccata a un laccetto di cuoio: -Questa era legata a quell’affare, ti è caduta mentre lo raccoglievi; c’è scritto, in geroglifici antichi: *Chiave della tomba del Sommo Kermes; da non smarrire. I profanatori saranno colpiti dalla maledizione del Sommo e perderanno tutti i capelli.*-

GOCCIOLONISSIMO sulle teste degli altri tre.

Un’allegra risata giunse alle loro orecchie: -Allora per te non c’è pericolo, Rude!-

-Argh! Stavolta ti strangolo davvero, Reno!-

-Ragazzi, vi prego! Non attiriamo l’attenzione!-

-Tseng, è davvero quel brutto coso quello che stiamo cercando?-

-Zitta Elena!-

I nostri si voltarono verso il tavolo vicino e assistettero a una strana scena: un colosso pelato come una palla da biliardo stava cercando d’afferrare con intento omicida un ragazzo magro dai lunghi capelli rossi; un terzo uomo dall’aria pacata cercava di quietare gli animi, mentre una biondina dall’aria allegra ma un po’ svampita cercava di attirare la sua attenzione aggrappandosi a una sua manica.

Notando gli sguardi interrogativi dei nostri quattro viaggiatori, l’uomo più calmo, che sembrava il capo del gruppo, s’avvicinò per spiegare la situazione:

-Vi prego di scusarci per l’indiscrezione, ma non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare: da settimane cerchiamo il modo di entrare nel labirinto sotterraneo dov’è posta la tomba di Kermes, una malvagia divinità che secondo le leggende sarebbe prossima al risveglio. Noi siamo stati incaricati di affrontarlo e sconfiggerlo.-

-E magari ripulire il tempio segreto da tutti i tesori che si dice vi sarebbero ammucchiati!- intervenne il rossino sorridendo a sessantaquattro denti. Il suo compagno più alto e taciturno gli assestò un pugno in testa con una venuzza pulsante.

Il capo si ricompose con un colpetto di tosse imbarazzato per la sfrontatezza del più giovane e proseguì: -Per questo motivo vorrei chiedervi di cedere a noi il manufatto; vi assicuro che sapremo ricompensarvi generosamente.-

Giulia e Miky si scambiarono un’occhiata: -Consultazione!- e si riunirono a capannello.

-Che dici? Mi sembrano onesti…- valutò la mora.

-Detto da una diffidente come te, non è poco; ma a volte pecchi d’ingenuità. Chi ci dice che non si siano inventati quella storia?- ribatté la bionda.

-No, sono sinceri.- intervenne Shinigami -Posso vedere le loro aure, e non ci sono state oscillazioni psichiche che indicassero menzogna. Però potrebbero non averci detto tutto. Quel tipo, Tseng, dietro la calma nasconde grande intelligenza.-

Le ragazze osservarono di sottecchi l’altro gruppo: il capo vestiva come uno spadaccino, i lunghi capelli neri che scendevano lisci sulle spalle e gli imperscrutabili occhi scuri ispiravano carisma e senso di responsabilità. L’uomo più alto, l’inconfondibile Rude, era indubbiamente un guerriero di forza non comune, vista la corporatura possente; l’atteggiamento serio e intimidatorio denunciava una notevole esperienza: non abbassava mai la guardia. Creava un contrasto notevole con il fisico snello e dinoccolato del ragazzo chiamato Reno, dagli spettinati capelli di un rosso brillante, legati in un codino sulla nuca; gli abiti leggermente in disordine e la postura scomposta davano l’impressione di un temperamento ribelle e anticonformista, allegro e vivace fino all’impertinenza. Anche la giovane ragazza dai biondi capelli a caschetto, che avevano capito chiamarsi Elena, aveva quell’aria spensierata, ma decisamente meno dispettosa; le sue vesti erano del modello che indossavano i maghi, ma il colore blu intenso non dava indizi sulla natura dei suoi poteri… senonchè alcune bruciature lasciavano intuire una certa inesperienza, o sbadataggine, che tuttavia rendeva in qualche modo tenera la sua vispa premura, rivolta in particolare al leader di quella buffa accozzaglia di strani personaggi.

La domanda era una sola: potevano fidarsi di loro?

-Beh, ragazzi, detto tra noi e un panino al prosciutto…-

-Ma tu ragioni con lo stomaco, Giu?-

-Zitto o ti lascio a digiuno, Dess! E sai che ne sono capace… dicevo, detto tra noi, possiamo anche fidarci… se poi fossero dei voltagabbana, beh, abbiamo due bodyguard d’eccezione, no? Ehi, Michela, tu che ci hai giocato di più… ma a te non ricordano un po’ i Turks di Final Fantasy VII? Anzi, se non ricordo male, anche i nomi sono IDENTICI!-

-In effetti, ora che me lo fai notare… mah, coincidenze: forse questa realtà ha qualche punto in contatto con quella… Ok, io dico di fidarmi. Inoltre, erano le avventure che volevamo, no? Allora, mettiamola così: noi andiamo con loro, e daremo il manufatto nel momento in cui serve. Voi, ragazzi, che ne dite?-

Hiro fece spallucce come a dire “per me…”. Dess dette un’occhiata al gruppetto che attendeva la loro risposta -Oh, beh, sarà certo più eccitante che strisciare nelle fogne dietro a un prigioniero… ok. -

Le due ragazze annuirono, poi Giulia raggiunse i quattro in attesa.

-Ok, sentite qui: noi veniamo con voi, e al momento in cui serve tiriamo fuori la chiave. Non trattabile: siamo in cerca di avventure, e questa sembra proprio da non perdere…-

Il capo del quartetto osservò, valutandole, le due ragazze. Principianti, pesi morti. Poi guardò i due giovani che le accompagnavano. Beh, quei due non erano certo principianti della morte. In particolare il più pallido, dava l’impressione di essere la morte in persona. Non sarebbe stato piacevole combatterci contro. Meglio averli come alleati.

-Va bene. La partenza è per domattina alle otto. Puntuali qui. -

Le due ragazze annuirono, felici come due bambine a cui viene preannunciata una gita…

La stanchezza si faceva sentire sulle due ragazze: tante, troppe emozioni in un giorno solo. Così, presero la chiave della loro camera, prenotata ancor prima di ordinare la cena, e, augurando la buonanotte ai loro demoni custodi, se ne andarono nella stanza con due letti singoli che avevano prenotato.

-Voi che stanza avete? Io la 107… - fece Reno, in vena di conversazione.

-Non l’abbiamo: ce ne staremo qui al tavolo fino all’alba, probabilmente. Al massimo, mi accomoderò su un divano, mentre Mr. Simpatia qui probabilmente se ne starà seduto tipo statua di marmo su quella sedia per tutta la notte. -

-Ma come, non dormite?-

-Non ne abbiamo bisogno. - fece spallucce Dess, ignorando le occhiate omicide di Hiro. Stava parlando troppo, per i gusti dello Shinigami. Il portatore di lussuria ignorò gli sguardi assassini della fenice nera, ma stette attento a non scucire troppe informazioni.

-Ma non è possibile, tutti hanno bisogno di dormire!-

-Tu per primo, quindi vai a letto, e a domattina. Un giorno, forse, se non fai domande troppo invadenti che possano indurre l’allegrone lì dietro ad accorciarti di una testa, saprai il perché. - e, tornando al suo solitario a tre mazzi, Dess non fece più parola, malgrado le domande di Reno. Alla fine, il rosso decise che, in effetti, era meglio andare a letto, raggiungendo Rude nella loro doppia. Tseng si era preso una singola, e ovviamente Elena si era cuccata una singola anche lei.

-Spiegami una cosa: perché Giulia ha minacciato di farti digiunare. Non mi sembra sia una gran fonte di sentimenti negativi. Ascolta metal, ma dentro è irrimediabilmente buona.- chiese dopo un po’ Hiro, quando oramai la sala era deserta.

-Beh, io mi nutro anche di lussuria. Principalmente di lussuria. E lei ha un ragazzo a cui tiene molto… -

-E allora?- fece Hiro, non capendo il nesso logico.

-Fai due più due, frigido. Mi nutro della sua lussuria, è una dispensa ambulante, basta che pensi al suo ragazzo in costume e subito va nel VM18. - spiegò Dess, con l’aria di chi spiega una cosa ovvia a un bambino.

Hiro alzò un sopracciglio: -Come mi hai chiamato, disertore?-

-Frigido, e se vuoi, aggiungo anche culattone!-

Hiro scattò in piedi, falce in pugno, scagliandosi su Dessran, anche lui con la falce prontamente evocata in pugno.

-Preparati a morire in modo lungo e doloroso, vergogna del clan!- sibilò

*SCIAFF SCIAFF*

Doppia harisenata da parte di una Giulia in pigiama (con la pecora carcerata che lavora ai ferri stampata sopra).

-Un’altra discussione come questa, e giuro che mi metto a cantare con molto sentimento la sigla di Kiss Me Licia, Mio Mini Pony, Candy Candy e Lady Lovely!!!- minacciò la biondina.

Al che, i due mazoku decisero che forse era più conveniente cercare di scannarsi un altro giorno…

-Discutevano?-

-Parecchio. Dess ha chiamato Hiro Mr. Simpatia, e poi frigido; Hiro ha risposto con disertore, e Dess ha ribattuto con culattone…-

-Accidenti, questa è pesante… ma credo che la cosa che ha azzerato la tolleranza di Hiro verso Dess sia il fatto che prima gli ha rinfacciato la sua nascita umana: Hiro non tollera che venga nominata ciò che considera la sua peggiore umiliazione.-

-Infatti, a momenti si scannano. Cosa dobbiamo fare, tenerne uno qui e uno di sotto?- Giulia tornò sotto le coperte, riponendo l’harisen sul comodino.

-Se prendevamo due doppie e ognuna si teneva il suo in camera era meglio…-

-Tu dormiresti con Hiro seduto in poltrona a guardarti come contasse i secondi che ti restano da vivere?- chiese Giulia dubbiosa.

Miky sospirò rassegnata: -Lo farebbe senz’altro… Ma sempre meglio che temere che da un momento all’altro facciano esplodere la città litigando…-

La nottata trascorse tranquilla… nel senso che il mattino dopo la città era ancora in piedi.

Quando Reno scese per la colazione, ritrovò i due pressappoco nella stessa identica posizione della sera prima: Dess che leggeva un libro e Hiro con lo sguardo perso nel vuoto dietro a chissà quali misteriosi pensieri. Poiché il suo saluto fu a malapena ricambiato con un cenno distratto dal demone coi capelli lunghi, si sedette ad aspettare i propri compagni. Estrasse dalla camicia un sottile pugnale e cominciò a giocherellarci per passare il tempo.

-Bel coltello.- Commentò Dessran, notando l’ottimo acciaio della lama e la raffinata lavorazione dell’impugnatura.

Reno sorrise orgoglioso e una luce vivace illuminò i suoi chiari occhi verdi: -Puoi dirlo forte! Ma anche se fosse brutto, me lo porterei dietro comunque: è un portafortuna, regalo da parte di una persona specialissima!- ammiccò allegramente.

-E chi?!- indagò curioso il demone, che cominciava a trovare simpatico quell’esuberante testarossa, che gli si avvicinò con aria da cospiratore:

-Nientemeno che di Rufus!-

-Il Principe Rufus?-

Reno trasalì: Tseng e gli altri due erano comparsi nella sala, e avevano sentito chiaramente il nome del loro sovrano. Reno arrossì all’istante, e cercò disperatamente di correre ai ripari:

-Si cioè no… intendevo… Rufus… è… il mio gatto!!!-

Elena sbatté le palpebre sorpresa: -Il tuo gatto si chiama come il principe?-

-Il tuo gatto ti regala coltelli?- indagò Tseng, dimostrando di avere un ottimo udito.

Il viso di Reno divenne in tinta unita con i suoi capelli: -È una bestiola molto intelligente!-

-Più del suo padrone, senz’altro…- sbuffò Rude.

Fortunatamente per Reno, la discussione venne interrotta dall’ingresso delle due ragazze: la mora avanzava barcollando come accecata dal sonno (o come se avesse dimenticato gli occhiali; ma essi erano saldamente sul suo naso, quindi era tutto da imputarsi alle palpebre che si rifiutavano di restare alzate); la bionda invece brandiva un’enorme tazza invocando -Caffèèèèè- con una voce sepolcrale da dare i brividi. Si sedettero al tavolo e chiamarono il cameriere, ordinando una più che abbondante colazione. Hiro storse il naso davanti alla montagna di brioches calde che fu deposta sul tavolo, ma Michela gli fece un sorrisetto insonnolito e commentò: -Ho bisogno di carburante! Prevedo una giornata intensa!-

-Lo sarà senz’altro. Ma prima di entrare in azione dovremo procurare dei travestimenti anche per voi.- Decretò Tseng.

-Travestimenti?- chiesero a una voce le due ragazze.

Hiro fulminò l’uomo con lo sguardo e stabilì: -Mi rifiuto di indossare chissà quale stupido costume!-

-Andiamo, Hiro- cercò di mediare la mora -non sai neppure di che si tratta!-

Dessran, evidentemente in cerca di rivalsa dalla sera prima, ghignò: -Magari saresti carino vestito da donna…- ma prima ancora di finire la frase dovette nascondersi sotto il tavolo, divenuto un puntaspilli per dodici lame di diversa fattura ma ugualmente affilatissime comparse come dal nulla…

Giulia tentò di rimediare alle facce allibite dei loro nuovi compagni ridacchiando: -Non fateci caso, è un po’ permaloso… quei due si divertono a scherzare così!-

-Quale scherzo? Io volevo fermamente ucc…- Hiro fu azzittito da una brioches alla doppia crema che Miky s’affrettò a cacciargli in bocca.

Tseng sbatté un tantino allibito le palpebre ma proseguì la spiegazione: -L’entrata per il dungeon di Kermes si trova nei sotterranei del Tempio principale di questa città; l’accesso è proibito al pubblico, quindi dobbiamo travestirci da chierici per poter accedere alle zone riservate.-

Giulia alzò la manina per fare una domanda: -Scusi signor Tseng, ma non sarebbe più facile introdursi furtivamente di notte?-

-Purtroppo di notte il Tempio è protetto da un maggior numero di guardie e da incantesimi-barriera molto ardui da annullare… ci ho già provato, ma niente da fare!- sorrise imbarazzata Elena mostrando l’orlo bruciacchiato della sua tunica.

Tseng le pose gentilmente una mano sulla spalla per consolarla, Reno invece ridacchiò: -Dai, sarà più divertente far fessi quei bietoloni passandogli sotto il naso senza che se ne accorgano! Anche se personalmente non avrei detto di no a una bella rissa con le guardie…- e il rossino fu zittito come al solito da uno scappellotto di Rude.

Miky lanciò un’occhiata a Giulia: -Allora, che ne dici? Ti senti la vocazione da chierica?-

-Perché no? Invece temo che Dessran non farà i salti di gioia, a stare in un tempio dove vige il voto di castità!- ridacchiò alla vista dell’espressione depressa del Demone della lussuria. -Hiro invece può passare per un addetto all’estrema unzione, vista l’allegria!- lo prese bonariamente in giro la bionda.

-O direttamente alle sepolture!- rincarò la mora.

Il Demone della morte si limitò ad ignorarle.

Così il nostro gruppo si ritrovò entro metà mattinata davanti ai cancelli del Tempio, intabarrati in mantelli e tuniconi molto ampi e lunghi, adatti a nascondere le armi e l’equipaggiamento… l’unica difficoltà era data dal fatto che, in piena estate e con trenta gradi all’ombra, non era esattamente l’abbigliamento più fresco che si poteva desiderare!!! ^^;;;

Miky sudava le proverbiali sette camicie e guardava in cagnesco Hiro, invidiandogli l’insensibilità termica dei mazoku. Giulia, conoscendo l’intolleranza al caldo dell’amica, cercò d’incoraggiarla: -Resisti, una volta nel Dungeon potremo levarci di dosso questa roba!-

-Non vedo l’ora!-

Rude richiamò la loro attenzione raccomandando: -Silenzio ora, e non fatevi notare!-

Miky non riuscì a trattenersi dal sussurrare: -Parla lui! Non credo ci siano molti preti formato armadio in questo tempio!-

Giulia ridacchiò ed entrambe seguirono l’alto uomo.

Il Tempio sorgeva su una collina ed era formato da una struttura composta da numerosi edifici, posti su vari livelli in cerchi concentrici fino al vertice. I nostri attraversarono senza particolari difficoltà le cappelle e i luoghi di culto aperti ai fedeli che occupavano i circoli più esterni.

Era difficile non notare i bassorilievi, le statue e i dipinti raffiguranti fenici, in ogni posa e colore, ovunque.

-Il loro culto adora la Fenice, o pare a me?- chiese ironica, sottovoce, Giulia.

-Ma va’? Come hai fatto a capirlo?- sghignazzò Dess, che stava pensando che lì, l’unica fenice presente, era quella che camminava davanti a lui.

Un immenso quadro raffigurante la battaglia epica di una fenice dorata contro una specie di drago senza zampe anteriori, una viverna o qualcosa di simile, fu ammirato da Giulia per la tecnica pittorica, e dovettero trascinarla via per impedirle di tenere loro un sermone sulle tecniche pittoriche e sull’uso di fogli d’oro per le ali che…

-Ma lei, non studia biotecnologie, o come cavoli si chiamano?- Hiro si degnò di rivolgere la parola a Dessran, dato che il demone della lussuria era quello che meglio conosceva la bionda.

-Si, ma è appassionata di arte, dal medioevale al rinascimentale. E non ne sbaglia una!-

Al terzo livello Tseng mostrò alle guardie i lasciapassare contraffatti, così poterono accedere nel Tempio interno. Nel quarto cerchio erano collocati gli edifici dove risiedevano gli ecclesiastici; qui era più difficile non essere sospettati, dato che i canonici si conoscevano tra loro, ma facendosi passare per una delegazione straniera in pellegrinaggio, il gruppo di ‘agenti in incognito’ riuscì a superare anche questa prova.

Fino a quel momento, l’ostacolo più insidioso era stato tenere a bada l’ossessiva pulsione di Reno a fare boccacce a tutti i quadri di santi dall’espressione estatica in cui s’imbattevano; ma adesso s’imponeva di trovare un modo per entrare nel cuore del Tempio. Infatti proprio dietro il naos era celato il passaggio che conduceva al sotterraneo.

-Vediamo un po’, che cosa mai potrebbe distrarre un esercito di prelati fino al punto di dimenticarsi di fare la guardia al loro sancta sanctorum?- rifletté Miky… e lo sguardo le cadde sulla coppia di mazoku; s’avvicinò a Giulia e le due confabularono per qualche istante, poi ENTRAMBE fissarono i loro Demoni Custodi. I due, a causa delle emanazioni di energia sacra, avevano già una cera un po’ pallida (per Hiro persino più del solito), ma quando colsero quell’occhiata si preoccuparono ancora di più.

Giulia, cogliendo lo sguardo di puro panico di Dessran, tiratisi in disparte, s’affrettò a rassicurarlo: -Tranquillo Dess, non intendo immolarti sull’altare della causa… dovrete solo combinare qualche scherzetto, seminando qua e là un po’ di magia demoniaca, per ‘distrarre’ i preti di guardia… sarà divertente, vedrai!-

-Già! Tu che ne dici, Hiro?- chiese Miky.

L’altro rispose con uno sguardo irritato tendente all’omicida: -Io non scherzo mai. Faccio sempre, mortalmente sul serio, dovresti saperlo!-

Miky sospirò e cercò di nascondere il gocciolone con tanto di pelle d’oca dietro la nuca -…cerca di non perpetrare una strage, però.-

-Aspetta, forse ho un’idea migliore…- fece la biondina, ricordandosi del quadro.

-Che idea?- si intromise Tseng, gettando occhiate nervose attorno: rischiavano di attirare troppo l’attenzione, confabulando così!

-Dess, estremità nord del secondo cerchio di mura; Hiro, tu a quella sud. Avevano delle torri abbastanza robuste per sostenere il peso delle vostre forme beast. Apparite come fenice e viverna, fate un po’ di casino, fuochi pirotecnici, un voletto dimostrativo. - diede istruzione. Hiro la guardò con occhi di ghiaccio, non tollerando di prendere ordini da un’umana, men che meno da quella che trattava Dessran come il suo cucciolo personale.

Dess invece parve leggere nel pensiero a Giulia, perché sfoggiò un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

-Roger, Giu! Vieni, musone, dobbiamo dare spettacolo, e TU devi recitare l’eroe, quindi cerca di non ammazzare troppi passanti, ok?- e con l’aria di chi andava a mettere un secchio di vernice sopra la porta dell’aula prima che entri il prof di matematica, Dessran afferrò per un braccio Hiro, e teleportò sé stesso e il “musone” fuori.

-Vi degnate di spiegarci CHI o COSA sono quei due?-

Giulia e Michela si scambiarono un’occhiata.

Poi parlò Michela -Loro due sono creature antiche e potenti, che abbiamo vincolato al nostro servizio… con le buone o con le cattive. Ora sono andati ad assumere la loro vera forma: Dessran è una viverna, e Hiro una fenice nera. Dato che sono esattamente gli animali al centro della mitologia di questa religione, la loro comparsa…-

-… paragonabile a una apparizione mistica, a un miracolo, o come dir si voglia, farà accorrere TUTTI a vedere il loro spettacolino…- poi alla bionda venne in mente una cosa –Speriamo che non si mettano a litigare sul serio, o radono al suolo la città!!!-

-Se Hiro si mette a fare casini… di Dessran non mi preoccupo, almeno LUI ti obbedisce. Ma se Hiro fa casini, quella melassosissima storia la scrivo eccome, a costo di fare una full immersion in Candy Candy e Lady Lovely!- promise la bruna.

Ovviamente, il quartetto non poté capire i riferimenti, ma la gocciolona comparsa sul capo della bionda stava a indicare che si trattava di qualcosa di MOLTO pesante.

Dieci secondi dopo, il grido “MIRACOLO!!!” e “APPARIZIONE!!!” risuonava per tutti i corridoi, mentre sacerdoti in vari stadi di senilità correvano o rotolavano (su rudimentali e ingioiellate sedie a rotelle) verso l’esterno, ad assistere con i loro occhi al prodigio della Fenice della Guerra, dalle piume nere, che lottava contro la Viverna Oscura.

Con un inchino e uno svolazzo di un inesistente cappello, Giulia indicò la porta, lasciata aperta, per il cuore del tempio.

Penetrati così nel tempio incustodito, i sei avventurieri furono investiti da una nube di incenso talmente forte, che persino Giulia storse il naso, lei che aveva la camera perennemente avvolta da nubi di fumo di incensini vari.

-Cappero, fanno i santarellini, ma non si risparmiano le erbette, i venerabili monaci, eh?- fece Reno, meritandosi per ciò un affettuoso e rude cazzotto sulla testa da parte di Rude.

Michela, che si premeva sul volto un fazzoletto, fece un cenno, e subito fu raggiunta da Elena e da Giulia. Aveva trovato una porta, dietro a un arazzo.

Le tre ragazze esaminarono per un attimo una serratura: grossa e massiccia, come la porta che chiudeva e che sigillava il passaggio. Anche gli altri la esaminarono, ma neanche il robusto Rude avrebbe potuto sfondarla.

Potevano aspettare Hiro e Dessran con le loro falci soprannaturali, ma intanto non era male dare un’occhiata in giro.

-Qui c’è una teca con vari oggetti, tra cui una chiave… che sembrerebbe proprio quella della porta! Solo che è protetta da un campo di forza: non si può sfondare!- chiamò Tseng.

-Chiusa con la stessa magia della barriera notturna. - decretò tristemente Elena, dopo aver analizzato la barriera che rendeva infrangibile la teca.

Ma con sua grande sorpresa, Giulia scoppiò a ridere!

-Non ci posso credere! È quasi identica alla credenza di casa mia!!!-

E sotto gli occhi interrogativi dei presenti, prese una forcina che le fermava i capelli e il diadema che portava in testa (se c’era una cosa di cui non scarseggiava, erano le forcine: non meno di dieci erano state piantate qui e là per fissare la catenella d’argento e il ciondolo a forma di foglia che le poggiava sulla fronte). Poi, prese il coltellino a serramanico col manico di legno che aveva portato con sé.

I vetri erano leggermente più corti della cornice di legno, e se adeguatamente sollevati, lasciavano una fessura di un paio di millimetri.

Incastrato il coltello sotto, aveva una fessura di due millimetri in corrispondenza del gancio che teneva chiusa un’anta.

-A casa usavo un’asticella di metallo per gli spiedini per tenere su e un’altra, ma una forcina andrà benissimo…- spiegò ai presenti, con gli occhi pallati.

Una volta sganciato il semplicissimo fermo, le due ante dovevano essere allargate contemporaneamente … et voilà! Malgrado il blocco della serratura fosse ancora fuori, la bionda aprì la teca, prese la chiave e aprì la porta.

-La rimetto dentro, così non desteremo sospetti. - annunciò. Sotto lo sguardo ammirato dei presenti, richiuse la teca così come l’aveva aperta, cancellando le ditate di sudore con la manica.

La porta ora era chiusa, ma non inchiavata: girando il pomello, la si apriva.

In quel momento, arrivarono Dessran e Hiro, il primo con un’aria divertita, il secondo scazzato.

-Ho dovuto impedirgli di mangiarsi la gente accorsa: se doveva interpretare il buono, non poteva mangiarsi i fedeli!- spiegò allegro Dess.

-Ottimo lavoro, ma ora venite!- li incitò Michela, aprendo la porta. In pochi secondi, tutti e otto furono nel cunicolo, e Tseng richiuse con cura la porta dietro di sé, lasciando che l’arazzo ricadesse a coprire la porticina segreta.

-Ok, ci siamo. Inizia l’avventura!- sospirò emozionata Giulia all’amica.

-Non per smontare il tuo entusiasmo, ma temo sarà un’esperienza tutt’altro che igienica…- sospirò l’amica, indicando lo stretto corridoio stillante muffa e umidità; alle due parve di sentire persino lo squittire di qualche topo.

-Vi aspettavate una passeggiata?- sbottò sarcastico Hiro.

-Suvvia, considerato che ci dirigiamo verso la tana di un Signore del Male, potrebbe andarci molto peggio!- incoraggiò Dessran movendo un passo avanti… e venendo bersagliato da una raffica di dardi avvelenati!, che prontamente parò con la falce.

Hiro strappò una delle frecce rimaste incastrate nell’arma e l’annusò leggermente:

-Cianuro. Tipico.-

Tseng estrasse la sua spada sottile e osservando i dintorni guardingo ricordò: -Il posto dev’essere disseminato di trappole; occhi aperti e attenti a dove mettete i piedi.-

Dopo un cenno d’assenso generale, la squadra si mise in formazione e s’incamminarono lungo il cunicolo. Miky prestò il suo bastone a Tseng, che all’avanguardia con Rude sondavano il pavimento, attenti a non calpestare per sbaglio qualche altro meccanismo di attivazione dei simpatici trabocchetti con cui il dungeon sembrava tappezzato. Alcuni però non riuscirono ad evitarli:

-Attenti in alto! Pezzi di soffitto in caduta libera!!- esclamò Reno

-E in basso! Ci sono lance che spuntano all’improvviso dal pavimento!!- avvertì Giulia.

Colti tra due fuochi, i nostri furono costretti a un imbarazzante slalom per evitare i proiettili dall’alto e dal basso; Dessran ed Elena eressero uno scudo magico per bloccare le pietre a mezz’aria, utilissimo fino a che Hiro non perse la pazienza (come al solito) e con un’onda psichica disintegrò le rocce riducendole in polvere… riducendo tutti quanti a pupazzi infarinati, simili a involtini da infilare in padella. Il demone ignorò totalmente gli sguardi incavolati e si recò ad aiutare Rude, che incurante aveva continuato a spezzare lance col suo spadone a due mani.

Il successivo ostacolo fu un’infestazione di erbacce velenose pericolosamente vivaci; annidate ai bordi del corridoio, estendevano le loro foglie lunghe ed elastiche come lacci verso i piedi delle vittime, facendoli inciampare per trascinarli nel loro intrico stillante un liquido che prima intontiva la preda, poi lentamente la uccideva. Falciarle con la spada sembrava inutile, così le maghe furono costrette a ricorrere al fuoco magico… rischiando però d’incendiare anche i vestiti dei loro compagni!!

-Prima infarinati, poi cotti! Cosa ci toccherà ora?- sbottò Reno –Mi si è pure rovinata la giacca!-

-Tu sei proprio l’ultimo che dovrebbe lamentarsi di questo; vai sempre in giro con gli abiti stropicciati come se ti fossi appena alzato dal letto…- sbottò Elena.

-Scusa tanto mammina, ma non devo renderne conto a te!- rimbeccò il rosso.

-Non è il luogo né il momento adatto per discutere di questo!- per l’ennesima volta Tseng sedò il litigio tra i suoi colleghi.

-Giusto. Concentriamoci piuttosto sul terminare la missione restando vivi!- ricordò Giulia.

Rude scrollò le spalle e annuì, riprendendo il cammino: -Occhi aperti. Chissà quali altre diavolerie ci salteranno addosso…-

Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che un enorme ragno deforme, grigio e peloso gli piombò addosso, scivolando sulla testa calva (se la situazione non fosse stata critica, Reno sarebbe sicuramente scoppiato a ridere) e aggrappandosi alla camicia del grosso uomo. Le tre ragazze strillarono per la sorpresa e lo schifo, ma il guerriero non si fece prendere dal panico: con una calma invidiabile, riempì di ceffoni il ragno finché lasciò la presa e ne schiacciò la testa sotto lo stivale. Poi come se non fosse successo nulla, ripeté: -Occhi aperti.-

Miky e Giulia annuirono con gli occhi sgranati, un tic al sopracciglio e una smorfietta disgustata per la fine del ragno… ma capirono che non era certo finita: dal corridoio provenne un tramestio furioso di zampe, e presto avanzò verso di loro un intero plotone delle stesse, repellenti creature aracnidi.

L’arco di Giulia e i pugnali da lancio di Reno ebbero buon gioco a tenerli a distanza, mentre gli ardimentosi che osavano avvicinarsi erano rapidamente finiti dagli altri. In breve, dei ragni non restava altro che uno schifoso impiccio che insozzava il corridoio.

Dopo la moltitudine di ragni, arrivò quello che doveva essere la loro mamma... o forse anche il papà, date le dimensioni.

Le zampe aderenti al corpo, occludeva del tutto il cunicolo...

-AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

mandalo via, Dess, MANDALO VIAAAAAAA!!!!!!-

Giulia era letteralmente saltata al collo di Dessran, che se non fosse stato un demone, sarebbe sicuramente finito con un paio di costole incrinate dal febbrile e terrorizzato abbraccio della bionda.

-Aracnofobia?- fece cinico Hiro.

-Beh, una volta era peggio. Ma questo coso fa schifo bene. Levatevi. -

E, con Giulia sempre abbarbiccata al collo (ora si era portata sulla schiena, stile koala, con occhi chiusissimi), il mazoku si portò davanti agli altri, brandendo la falce con un unico movimento.

-WYVERN'S FANGS!!!- decine di lame simili ad artigli fantasma si avventarono sulla bestia.

Un istante dopo, il ragno si sezionò in innumerevoli parti, spandendo l'icore e viscere varie per tutto il corridoio.

-Carino. È nuovo?- commentò Michela, riferita alla tecnica di attacco.

-Elaborazione recente risultato di un paio di allenamenti con Garv-sama.- spiegò placido il moro, cercando di staccarsi la ragazza che ancora gli stava appiccicata stile koala alla schiena.

Il gruppo di Tseng stava pensando che in effetti quei quattro erano stati un buon acquisto...

Alla fine, la bionda venne schiodata, ancora tremante, dalla schiena del suo demone, solo grazie alle rassicurazioni di Michela e di Elena che non c'erano altri ragni giganti in giro. Tremava visibilmente.

-E adesso a che tocca? Ratti extralarge?- sbottò Reno, schiacciando un ultimo ragnetto fuggiasco, non più grande di un piattino da tè, sotto il tacco dello stivale.

-Non dirlo neppure, Reno! Odio i topi!- gemette Elena.

-E in che rapporti sei con i serpenti?- chiese atono Hiro, passando all’avanguardia e sussurrando un incantesimo di svelamento.

L’illusione che ricreava un pezzo di corridoio scomparve, e ai piedi dei nostri eroi si spalancò una fossa profonda e buia, da cui proveniva un inquietante sibilare… sporgendosi prudentemente, i nostri poterono scorgere sul fondo un contorcersi di spire attorcigliate, ogni tanto l’aprirsi di occhi neri e freddi, e il saettare di lingue biforcute.

-Ok, scendere non se ne parla, come attraversiamo?-

Miky rifletté tra sé: -Questa cosa mi fa sempre più ‘Indiana Jones e il tempio maledetto’… lui però aveva la frusta con cui fare il Tarzan sulle fosse piene di cose schifose!-

-Indiana Jones? Tarzan?- la guardò stranito Reno.

Miky si grattò la nuca con una gocciolina sul capo: -No, niente d’importante, dimentica quel che ho detto!-

-Però l’idea della frusta era buona!- la incoraggiò Giulia -Qualcuno ha una corda?-

Tseng, da bravo boy-scout… o meglio, capo spedizione ^^ si era ben equipaggiato: estrasse dallo zaino una solida fune e, fatto un cappio, riuscì ad agganciarlo ad un’orrida statua al di là della fossa con un lancio che avrebbe fatto invidia a un vero cowboy. Il tutto, mentre Giulia canticchiava la musichetta di Indiana Jones!

Assicurato l’altra estremità, i quattro avventurieri procedettero sul ponte improvvisato chi a forza di braccia, come Rude e Tseng, chi scivolando aggrappandosi con braccia e gambe come Elena, chi in equilibrio esibendosi in acrobazie da funambolo come Reno, impertinente e sbruffone fino all’ultimo.

Arrivato il suo turno, Michela dovette ammettere: -Non ce la farò mai. A scuola odiavo quando ci facevano fare questi esercizi a educazione fisica; crollavo in pochi secondi. Non arriverò neanche a metà prima di andare a fare una visitina a quei serpenti.- gemette.

Hiro ghignò: -Secondo me faresti prima a buttarti, ti risparmi l’umiliazione. Inoltre puoi sempre sperare che quei serpenti siano buongustai: in tal caso non si azzarderebbero a mangiarti!-

-HIRO!- lo rimproverarono in coro Giulia e Dessran -Come puoi essere così crudele? Acido e cattivo, sei più velenoso di quei rettili!- -Meriteresti il titolo di ‘sadico bastardo ad honorem’!- -Anzi, di ‘suocera ad oltranza’!-

Sulle labbra sottili del demone comparve un sorrisetto: -Grazie, sono lusingato.-

-Solo tu potresti prenderli come complimenti…- sbottò rassegnata la bionda.

Dessran fece una smorfia sdegnata in direzione dell’altro mazoku: -Guarda e impara come ci si prende cura della propria creatrice!- e con gentilezza prese in braccio Giulia e la trasportò in levitazione dall’altra parte della fossa, posandola delicatamente sul pavimento accanto al resto del gruppo.

Giulia ridacchiò: -Certo che potevamo pensarci prima a questa soluzione, Dess-chan!-

-Non chiamarmi Dess-chan, non sono un cucciolo!-

Giulia replicò facendogli un grattino dietro il cornetto. Dess preferì ignorare, onde salvaguardare quel po' di dignità rimasta. -Vado a prendere anche Miky?- chiese, sottraendosi alle dita coccolose della ragazza.

-Aspetta. Vediamo se riesce a convincere Hiro a collaborare.-

Intanto dall’altra parte del baratro la bruna osservava seccata il suo insopportabile Demone Custode personale: -Beh? Siamo rimasti qui solo noi. Hai intenzione di fare qualcosa?-

-Tipo guardarti mentre ti suicidi attraversando la fune? Sarebbe già qualcosa.- ghignò malefico.

-Dannazione, Hiro! Ti costerebbe così tanto fare una buona azione, per una volta?- ruggì esasperata.

-Dipende; costerà a te. Tutto sta in cosa sei disposta a darmi in cambio.-

-Maledetto mazoku ricattatore!-

-Lusingarmi non ti servirà.- ribadì diabolico. -Potremmo anche restare qui in eterno. Io sono immortale, non ho fretta. Anche se ad essere sinceri avrei di meglio da fare che stare qui a guardarti imputridire.-

-ARGH! Non dire certe cose! Ok, facciamo alla romana, ‘do ut des’: cosa vuoi in cambio?-

Il Demone in nero s’avvicinò a sussurrare le proprie condizioni all’orecchio della ragazza, che infine annuì.

-Temevo peggio. D’accordo, ti accontenterò, ma ora fai la tua parte.-

Soddisfatto, Shinigami la afferrò per la collottola e attraversò la fossa con un balzo sovrumano, scaraventando la sua zavorra sul pavimento all’atterraggio.

-Ohi ohi!- si lamentò la suddetta ‘zavorra’ -Hiro, non so come, ma questa te la farò pagare molto cara!!!-

L’altro sogghignò sardonico e scrollò le spalle: -Non cercare di fare la dura con me. Ti ricordo che tra noi due resto sempre IO quello furbo e cattivo!-

Non potendo contestare la verità dell’affermazione, Miky si limitò a borbottare imprecazioni tra sé all’indirizzo della propria irriverente metà oscura.

Il tortuoso corridoio costantemente in pendenza sfociò infine in una vasta sala sotterranea. Il gruppo si arrestò sulla gradinata che scendeva nella stanza: all’altra estremità si scorgeva un portone, ma… un occhio attento avrebbe potuto scorgere un gran numero di fili, sottili e trasparenti come ragnatele, tesi attraverso l’intero salone.

-Fammi indovinare: se sfioriamo uno solo di quei fili, ci piomberà addosso chissà quale diavoleria facendoci secchi tutti quanti.- sospirò Giulia.

-Temo proprio che tu abbia ragione.- confermò Tseng.

-Allora che si fa?- rincarò la bionda.

La risposta venne da Rude, che con uno spintone fece avanzare Reno che incespicò, recuperando l’equilibrio a un soffio dal cascare proprio su uno dei fili.

-Dannazione, Rude! Volevi farmi fuori?- strepitò il rosso.

-Datti da fare.- fu la sola replica del colosso.

Il ragazzo esibì un sorrisetto saputo e un movimento per sciogliersi simbolicamente i muscoli:

-State a guardare il maestro in azione, dilettanti! Assisterete alla vera arte… ah, cosa fareste senza di me!-

Ignorando l’ennesima smargiassata del rossino, il resto del gruppo lo osservò mettere piede nella sala; piegandosi come un contorsionista, rischiando pure il collo o peggio in acrobazie davvero sul limite delle leggi fisiche, lo snello ragazzo si esibì in un esercizio che all’apparenza aveva la fluidità e la leggerezza di una danza; ma lo sforzo e la concentrazione che necessitava erano rivelate dalle gocce di sudore che presto imperlarono il viso serio e pallido di Reno.

Per un paio di volte i compagni trattennero il fiato, vedendo l’amico sull’orlo della caduta, ma l’agile ladruncolo riuscì sempre a cavarsela per il rotto della cuffia. Infine un profondo sospiro di sollievo generale accolse il termine della rischiosa traversata. Reno li salutò allegramente con la mano, mostrando un radioso sorriso pieno d’orgoglio; neppure Rude ebbe di che ridire, anzi, pareva proprio l’ombra di un sorrisetto quella che si dipinse sul viso del guerriero.

Il giovane dai capelli rossi s’avvicinò alla colonna di fianco al portale: era avvolta dai fili, pareva che l’intera trappola fosse collegata a quell’unico fulcro. Con un sorriso impudente, Reno sfoderò il suo pugnale portafortuna e tranciò i cardini della ragnatela. Il punto d’ancoraggio, evidentemente creato con la magia, cedette con una nota acuta; tutti i fili che impedivano il passaggio caddero a terra, depositandosi senza suono e dissolvendosi in pochi istanti.

Il resto del gruppo raggiunse il compagno, che nel frattempo cercava invano di decifrare i geroglifici sul portone.

-Ma che cosa c’è scritto? Per caso dà indicazioni su dov’è nascosto il tesoro?-

Elena sbuffò: -Reno, ti ricordo che siamo qui per compiere una missione, non per profanare tombe! Non ti facevo tanto venale!-

-Ehi, è il mio lavoro! Se mi capita di mettere le mai su un guadagno extra, non dico certo di no!- si giustificò il rossino, allontanandosi di qualche passo; ma non abbastanza perché Giulia e Miky non lo sentissero mugugnare tra sé qualcosa sul fatto di voler portare un souvenir speciale a Rufus...

Nascondendo un sorrisetto, Giulia si rivolse a Dessran: -Allora, ci capisci qualcosa di quegli orridi segnacci sull’architrave?-

Dess fece comparire un enorme librone e posandosi gli occhialetti da lettura sul naso, decretò:

-Il mio dizionario delle “lingue demoniaco-barbariche misconosciute e stramorte” traduce più o meno così: “Tomba del Sommo Kermes; non disturbare, a meno che non desideriate una truculenta, sanguinosa e orribile morte. Astenersi piazzisti, assicuratori, comunisti o rompicoglioni vari. E in ogni caso, bussate.”-

Tutti fissarono la porta con un enorme gocciolone sul capo.

-Bhe? Che femo?- fece Giulia, guardando gli altri –Il tesoro probabilmente è lì dietro…-

detto e fatto. Reno aveva strappato di mano la chiave a Michela, e si era precipitato ad aprire… per sua fortuna, non c’erano trappole.

La pesante porta di dubbio gusto si apriva su una stanza piuttosto vasta, con piccole nicchie alle pareti.

Quando il gruppo entrò, Reno era già impegnato a frugarle tutte.

-Trovato nulla?- fece Tseng.

-Solo polvere…- fu la sconsolata risposta del rosso…

*STALK*
-AAAAHIIIIIIII!!!!!!!!!- l’incauto e quantomai imprudente ladro aveva appena messo il dito su una…

-TRAPPOLA PER TOPI!?!?!?- fu l’unanime grido del gruppo.

I convulsi movimenti del rosso, che tentava di liberare il dito offeso dal letale marchingengo per roditori, avevano tirato un filo, che aveva azionato un meccanismo, che ora stava leeeeentameeeente spalancando una sezione del muro, rivelando una cripta piena di mummie dalle braccia protese.

Incidentalmente, le due studentesse universitarie riconobbero, anziché i consueti scarabei infilati nelle bende, quelle che parevano tessere e simboli a rilievo di un certo partito politico…

-Giucchaaaaan… quei simboli non sono per caso…-

-Michela, tu che ne pensi?-

-Leghisti mummificati!!! Non poteva capitare di peggio!!!-

-Leghi che?- fece Elena, con un vistoso gocciolone sul capo.

-Schifosi bastardi che non muoiono neanche se li ammazzi, e che reagiscono alla presenza di tessere del partito comunista entro cento metri con…-

-cerveeeeeelloooooooo…..-

Troppo tardi: Dess non aveva fatto a tempo ad allontanare Giulia (portatrice della famosa tessera), prima che le mummie si attivassero.

Ora, una dozzina di leghisti mummificati tendeva le mani bendate, mugolando alla ricerca di cervelli comunisti…

-Hiro! Presto, il fuoco!!!-

Hiro se ne stava in un angolo con patatine e cocacola (no, non erano patatine e cocacola: erano salatini e sangue umano con assenzio, il suo drink speciale), a godersi lo spettacolo…

*GOCCIOLONE di Michela*

Lo sguardo disperato cadde su Elena, che, date le bruciacchiature sul vestito, pareva quella che meglio (meglio?) padroneggiava il fuoco.

La ragazza mostrò le mani, da cui deboli scintille magiche scoppiettavano senza risultato. Leggasi: ho finito il mana

-Le cassette!!!- esclamò Giulia, tirando fuori il mangianastri.

-Vuoi usare quella roba? Ma se il loro capo è quello che ha fatto fare quella porcheria!- fece caustico Dessran (che si era allontanato per prudenza).

-No, QUESTA!!!- La bionda estrasse trionfante la cassetta “I migliori Inni Rossi da Lenin a Oggi!”; la bruna mise il mangianastri con le casse a palla…

“…Alla riscossa

bandiera rossa!

Bandiera rossa”

Sotto gli occhi pallati del gruppo di Tseng, le mummie presero a contorcersi, ritirandosi…

Alla fine, tornarono nella loro crpita, fecero scendere il muro che li divideva dal gruppo di avventurieri, e prima che esso si chiudesse, qualcuna delle mummie mise il cartello “non disturbare - in casa non c’è nessuno”…

*GOCCIOLOOOOONEEEE*

-E ancora non abbiamo trovato il tesoro!!!- fu la frase di Reno, che ruppe il silenzio esterrefatto.

*secondo GOCCIOLONE*

-Ok, ladro da due soldi, vedi di trovare l’entrata, e non un’altra stupida trappola a leghisti mummificati…- fece acida Ilune, riponendo lo stereo nello zaino.

-Io a questo punto comincio ad avvere qualche sano dubbio sulla reale identità di questo Kemres… Tseng, cosa dicono le leggende a proposito?-

-Mah, tutto quello che so, è che era alto… molto alto…-

-No , allora non è chi pensiamo noi. – le due ragazze si scambiarono uno sguardo dubbioso.

-E con folti capelli. – continuò il carismatico capo.

-NAAAAAAA proprio non è lui. – fecero le due, scuotendo la testa.

-“Lui” chi?- chese Rude.

-Niente, un nano malefico che dal posto dove proveniamo noi scassa le palle e combina disastri… un pelatino alto un cass e un barattul che non sa dove stia di casa il buon gusto…- fece Giulia, con un accento romagolo che ben s’adattava agli inni appena ascoltati.

-Eppure… tutti quei leghisti… io continuo ad essere convinta che…- pensava a mezza voce Michela –E TU, non potresti dare una mano, quando c’è bisogno di te?- si rivolse inviperita al suo demone guardiano, che in realtà guardiava ben poco…

Il demone interpellato rispose con un’alzatina di spalle, finendo il suo drink e mangiando con aria altezzosa il suo ultimo salatino.

-Ehi, ho trovato qualcosa!!!- chiamò Reno –C’è un sarcofago!-

Tutti accorsero al sarcofago in questione.

Un coso assurdo, tutto pieno di scritte che, a detta di Dess e del suo dizionario, era un’insieme di autoproclamarsi profeta, santo, martire, inviato di Dio, unto, e chi più ne ha più ne metta.

-IO continuo a sostenere che si tratta di LUI…- disse saputa Michela.

-E IO continuo a sperare che non lo sia. Ho ancora una colazione in corso di digestione, e ci tengo troppo per liberarmene così…- replicò Giulia, prendendo a calci il sarcofago per verificare che non suonasse a vuoto. Non suonava a vuoto, quindi i baldi e forzuti uomini (leggasi: Reno e Rude, perché Hiro non si sarebbe abbassato a sporcarsi le mani con lavoro manuale, e Dess accanto a Reno appariva mingherlino), porconando in una mezza dozzina di lingue, aprirono il pesantissimo sarcofago (di pietra, Reno, non farti illusioni!

*Sigh* n.d.Reno).

Dentro c’era un altro sarcofago.

Di legno.

Altre porconate in lingue stramorte, le cui traduzioni Hiro si rifiuta di divulgare …

Dopo aver rimosso ANCHE il sarcofago in legno, si trovarono davanti a uno di… peltro?

-Ma… non dovrebbe essere d’oro massiccio?- fece un povero Reno sull’orlo delle lacrime.

-Ma che è, il gioco delle matrioske?- sbottò Elena.

Sotto il sarcofago in peltro, una figura fasciata da un lungo sudario.

Un coro di voci accompagnò il levarsi maestoso dell’essere, coronato da fumi e effetti di luce…

-Da quando nelle tombe ci sono stereo, fumogeni e faretti per effetti speciali?- chiese Dess, guardando dietro.

*GOCCIOLOOONEEE di tutti (anche della mummia)*

-CHIIII OSAAAAA DISTURBAREEEEE IL SONNOOOOOO DEL SOMMOOOOO KERMES?- tuonò la voce.

Le due ragazze dell’altro mondo si guardarono…

-IO mi rifiutavo di sentire i suoi discorsi: non so se è la sua voce…-__- -

-Non ho detto nulla!-

-Ma l’hai pensato. –

La figura uscì dal sarcofago, avanzando di un paio di passi…

Per poi inciampare miseramente nel sudario, rivelando un ometto in giacca e cravatta grigia, su due pertiche lunghe mezzo metro, con una folta e lunga parrucca (“made in china”, puro poliestere 100%), che franò ai piedi degli avventurieri.

Cercando di ricomporsi, sfoderò un sorriso a 36 denti, esclamando –Mi consenta!-

-TE L’AVEVO DETTO IO!!!!- sbottò la mora.

-Ok, avevi ragione. Uno a zero per te. Che ne facciamo del nanetto?- fece placida la bionda.

Il nano si trovò circondato da una serie di svettanti (al suo confronto, TUTTI sono svettanti! N.d.Giulia) e minacciosi avventurieri.

-Hiro, risucchiagli l’energia vitale!- fece Michela.

-Mi rifiuto: mi fa troppo schifo!-

*gocciolina*

-Dov’è il tesoro, nano?- fece… indovinate chi? Reno!

-AAAHHH!!!! Rosso comunista!!! Non darò mai, MAI i fondi della gloriosa Mediaset a un ROSSO COMUNISTA COME TE!!! –

Prese il libretto degli assegni e… lo ingoiò!!!

*gocciolone*

-Reno… vedi quella piccola cosa che ha appena ingoiato? Se riesci a farmela avere e a procurarmi la sua mano destra, ti posso procurare montagne d’oro. – fece tranquilla Michela.

Un brillio attraversò gli occhi del rosso…

-Levatevi. – disse tranquillamente, facendo roteare i coltelli. I presenti ebbero appena il tempo di allontananrsi, che il nano venne inchiodato da sei coltelli. In terzo mozzò la mano di netto, e poi, con un’abile operazione chirurgica, fu asportato il libretto, che nel corpo mummificato, era finito al posto del cuore, il che fa ben capire le priorità nella vita del suddetto nano alto un metro e uno sputo (e in effetti, c’è davvero da sputare, su certa gente… -_-).

-Hiiirooooo…. Vero che muovi questa bella manina perché firmi questo bel libretto degli assegni?- fece Michela con un sorriso.

-Per una buona causa si può anche fare…- fece Hiro sogghignante.

Detto fatto, Dess passò le dimensioni andando a cambiare gli stratosferici assegni, e tornando con una selezione di gioielli, lingotti d’oro, gemme sfuse, e un preziosissimo cesto-regalo con:

- fucile ottocentesco incrostato di madreperla e d’argento con certificato di autenticità

- PSG-1 (fucile da cecchino già letale di suo) modificato dalla mafia per aumentarne le prestazioni omicide.

- un grazioso, puccettoso, ADORABILE cucciolo di pantera, sempre sequestrato di riffia o di raffia al mafioso ex-proprietario del fucile.

-Ho pensato che volevi portare qualcosa di speciale al tuo capo… ho indovinato?- chiese, porgendo il cesto al rossino.

-Alla grande! Pucciolo…- terminò, facendo i grattini al cucciolo di pantera… che scambiando il dito per un biberon, ci si attaccò, con gli aguzzi dentini da latte!

Elena si impossessò del “micino”, coccolandoselo e facendogli i grattini.

-Brutto bastardo, perché a me mi mordi e a lei le fai le fusa?!- imprecò e mugugnò il rosso.

-Tu non ci sai fare, con i cuccioli… prendi il bottino, piuttosto!-

Ok, Reno aveva voluto l’oro.

E TANTO.

Però non ha tenuto conto di una cosa.

L’oro pesa.

E TANTO

Così, sbuffando e porconando (ormai sta diventando un’abitudine -_- n.d.lettore), Reno e Rude vennero caricati come asini da soma.

Tseng portò una sacca. Le tre ragazze non potevano essere caricate, povere care, Hiro dedicò un’occhiata omicida al povero Reno che aveva chiesto una mano (ah, si, e aveva tirato al rosso in faccia la mano mozzata), mentre Dess aveva gentilmente preso una borsa piena di gemme (poi ne aveva fatto sparire la metà, ma questo è un altro discorso… che ci volete fare, ha una fidanzata, e le donne, si sa…).

Alla fine, nel bene o nel male, riuscirono a tornare all’ingresso del dungeon.

Il canto salmodiante dei preti li avvisò che i nonnetti erano tornati alle loro preghiere, avvolte nelle sospette nubi di inceneso…

-Dess-chaaaaaaaan…. Servizio taxi!!!- Giulia mise un cappellino giallo con scritto “Taxi” sul capo del suo demone.

-Io prima o poi ti pianto in asso…- sospirò il poveretto, che stava guadagnandosi una medaglia alla pazienza e una candidatura a santo.

-Vergognati…- fece piatto, ma tagliente come una lama, Hiro.

-Verginello culattone. – fu l’altrettanta tagliente risposta di Dess.

Il sopracciglio di Hiro aveva iniziato una preoccupante tarantella.

Tra i due correvano scariche elettriche visibili.

Lo sguardo dei quattro avventurieri di quel mondo si posarono sui due demoni.

-Lasciate perdere, fanno sempre così… LA PIANTATE VOI DUE?!- l’urlaccio di Giulia ebbe la facoltà di distrarre i due per un istante dal loro duello di sguardi. L’urlo, o il calcione che la ragazza mollò agli stinchi di entrambi?

-Dess, piantala scassare le palle a Hiro! Hiro, piantala di rompere i coglioni! FUORI potrete legnarvi finché vi pare, ma prima, PORTATECI FUORI DI QUI! O parola mia, vi controevoco nel mondo degli Orsetti del Cuore!!!-

*Glom*

Forse fu la minaccia, forse il tono incazzereccio di una che a tredici anni legnava di diciottenni, ma i due decisero di rimandare la loro piccola discussione.

Senza parlare, i due afferrarono chi i mantelli, che i capelli, chi le maniche, e teletrasportarono tutto il gruppo alla locanda della sera prima.

Si scambiarono un’occhiata di fuoco, e poi sparirono nell’aria.

Un istante dopo, sulle montagne in lontananza iniziarono le esplosioni.

Michela e Giulia si spalmarono sulle sedie, grate del sollievo che esse portarono al mal di schiena da lunga camminata.

-Ok, lasciamoli giocare, per domattina torneranno.- commentò placida la bionda.

-Gio… giocare? O_o - fece Tseng, guardando dalla finestra un pezzo di montagna vaporizzato da un colpo della fenice nera.

-Si… non coinvolgeranno nessuno della città nella loro discussione privata sui limiti dei rispettivi insulti. – fece la mora.

-Però stavolta Dess era davvero arrabbiato… “verginello culattone”! Ma come gli vengono in mente certi abbinamenti?- fece la bionda, tranquilla.

Mattino.

*cip cip cip*

-AAAAAAAAHHHHHHHHHH- ß grido di Rufus, il principe di Axia dalle Porte d’argento, alla vista delle bellissime montagne poetiche e millenarie, rese un gruviera dai poteri demoniaci dei due demoni.

Giulia si stiracchiò in camera sua. Un certo morettino leggeva, seduto in poltrona.

-Good Morning sunshine. Dormito bene?-

-Avrei dormito meglio senza i vostri schiamazzi. – fece placida lei…

Altra stanza, altra bella addormentata che si sveglia, senza principe ma in compeso con un morettino assai meno cordiale.

-Buon giorno. –

-…-

-Litigato abbastanza, per questo millennio?-

-…-

-Anno?-

-…-

-Settimana?-

-…-

-Giornata?;__;-

-Forse. –

-Grandioso. Scendi o preferisci ammirare le mie beltà mentre mi cambio?-

-Ne faccio volentieri a meno, grazie. – fu l’atona risposta del demone… prima che gli arrivasse una spazzola in testa, ovvio.

Da analoghi proiettili veniva colpito l’altro ospite maschile della stanza accanto.

-FILA VIA, CHE SOLO PERCHE’ SEI IL MIO DEMONE CUSTODE CIO’ NON TI AUTORIZZA A CERTE COSE, MANIACO!!!-

Si, insomma… capite, no?

-Che caratterino…- commentò allegro Dess, scendendo le scale, diretto a un’abbondante e calorica colazione.

-Bene, qui ci salutiamo. È stato davvero un piacere vivere questa avventura con voi. – fece Tseng, cerimoniosamente. –

-Piacere nostro!- rispose Michela

-Che farete, ora? Gente come voi farebbe carriera alla svelta, alla corte del principe. – continuò il moro.

-Abbiamo altre mete in programma. Ma per il momento, torneremo a casa. – fece Giulia, mentre Michela frugava per trovare le carte per i sillogismi che le avrebbero riportate a casa.

  
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