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Autore: Lady Numb    19/05/2011    6 recensioni
"Un gradino.
Due gradini.
Tre gradini.
Arrivata al quarto gradino, Natalie aveva la sensazione di aver scalato una montagna, ma finalmente era finita.
Ora c’era solo la porta, bastava suonare il campanello.
Come se fosse facile.
Cosa avrebbe detto una volta che si fosse aperta? “Ehy, ciao fratellone, cosa hai fatto negli ultimi quattro anni?”."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unholy Confessions Series'
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Zack prese il cellulare dal comodino, proprio ora che era riuscito a prendere sonno, accidenti.

Rimase perplesso quando vide che era il padre di Brian che lo chiamava, ma poi pensò immediatamente che fosse successo qualcosa a Jess e rispose.

‘Ehy, che succede?’

‘Zack, non è che potresti fare un salto qui? Nat non è ancora passata e Jess continua a piangere perché vuole uno di voi...’.

Zack guardò l’orologio: era quasi mezzogiorno, alle dieci, quando l’aveva lasciata, Nat aveva detto che sarebbe andata subito a prendere il bambino.

‘Passamelo, per favore’.

Zack udì qualche rumore, poi finalmente sentì Jess, con la voce ancora impastata di lacrime.

‘Papà?’

‘Cucciolo, che c’è?’

‘Dove siete tu e mamma?’

‘Tesoro, fra un po’ vengo a prenderti... fai il bravo ancora un po’, va bene?’

‘Va bene’ acconsentì il piccolo.

‘Mi ripassi il nonno?’

‘Sì... ciao papà’

‘Ciao cucciolo’

‘Zack, che succede?’ chiese Brian Senior, preoccupato.

‘Hai chiamato Nat?’

‘Sì, ma non risponde... ho pensato che stesse dormendo, non sarebbe strano per lei...’

‘Ok, vado a controllare e ti richiamo, a dopo’ disse Zack, riagganciando: dubitava che Nat fosse tornata a dormire, ma fece di tutto per non pensarci, soprattutto fece di tutto per scacciare quella sgradevole sensazione: non poteva averlo fatto di nuovo, non poteva avergli fatto una cosa del genere un’altra volta.

 

Brian aveva la netta sensazione di essere tornato indietro nel tempo.

Dieci minuti prima si era trovato fuori dalla porta Zack che diceva che Nat non si trovava.

Mentre saliva le scale che portavano all’appartamento di Viki, ripensò alla conversazione avuta col ragazzo poco prima: quando Brian aveva azzardato la domanda che logicamente gli era venuta in mente, se Nat lo avesse fatto di nuovo, la sicurezza con cui Zack aveva risposto “no” lo aveva sconcertato, eppure non aveva potuto fare a meno di credergli.

E poi c’era Jess, Nat non lo avrebbe mai lasciato, di questo erano certi entrambi.

‘Che succede ragazzi?’ chiese Viki, ancora evidentemente assonnata.

‘Hai le chiavi di Nat?’ chiese Brian.

‘Sì, una copia... perché?’ chiese preoccupata lei.

‘Non riusciamo a contattarla...’.

Brian vide chiaramente la paura farsi largo sul volto di Viki, d’altronde era normale, visti i precedenti di Nat tutti loro erano terrorizzati in quel momento.

‘Te le prendo subito’ disse Viki, sparendo un attimo in casa e riapparendo subito dopo con un mazzo di chiavi.

I tre salirono fino al pianerottolo di Natalie, Brian aprì la porta e di nuovo fu come rivivere nel passato, lui e Zack che entravano nell’appartamento di sua sorella, lui che andava da una parte, Zack dall’altra...

‘Brian!’.

Ecco, anche questo era tremendamente familiare.

Tuttavia, questa volta quando Brian raggiunse Zack in salotto non c’era nessun biglietto né nessun Zack affranto seduto sul divano, ma non era sicuro che la scena che si trovò davanti fosse migliore.

Il telefono era caduto e questo spiegava perché avevano trovato sempre la linea occupata, mentre un grosso vaso che normalmente stava sul mobiletto vicino al telefono era a terra in mille pezzi.

‘Io chiamo Nathan’ disse Viki, tornando a casa sua per chiamare il fratello, che per loro fortuna era il commissario del posto di polizia di Huntington Beach.

 

‘Vediamo di fare il punto della situazione...’ cominciò Nathan, ripercorrendo con lo sguardo i suoi appunti ‘Zack, sei l’ultimo ad averla vista quando l’hai riaccompagnata a casa alle due e mezza, hai visto la porta di ingresso rotta, l’hai accompagnata fino alla porta di casa e non hai notato nulla di strano giusto?’.

Zack annuì.

‘Perfetto... quindi, la mia ipotesi è che chiunque sia entrato lo abbia fatto tra stanotte e stamattina... probabilmente stanotte, subito dopo che Zack se ne è andato...’ continuò Nathan, rivolgendosi anche a Viki e Brian.

Zack ci pensò un attimo: non voleva che Brian lo sapesse così, ma quella era proprio un’informazione che doveva dare a Nathan.

‘Posso garantirti che è successo stamattina, Nate’.

Tutti si voltarono verso Zack, confusi.

‘Come fai a esserne sicuro?’ chiese Nathan.

Zack tirò un lungo respiro prima di parlare, sentendo lo sguardo di Viki e soprattutto quello di Brian puntati addosso.

‘Perché sono andato via alle dieci da qui e Natalie stava bene’.

Zack evitò volutamente di guardare in faccia chiunque non fosse Nathan, che mantenne perfettamente la sua maschera da poliziotto in servizio, sebbene, ne era certo, fosse curioso esattamente quanto la sorella e Brian, in fondo erano tutti amici da una vita, anche lui conosceva alla perfezione la storia.

‘Ok... e quando sei uscito hai notato nulla di strano? Qualcuno in giro, una macchina...’

‘No... ho controllato le scale, ho guardato fuori, non ho visto nessuno’ rispose Zack, continuando però a ripetersi che avrebbe dovuto guardare meglio, qualcuno doveva esserci per forza stato.

‘Ok... chiederò ai ragazzi di controllare comunque le scale per sicurezza...’ disse Nathan, facendo cenno agli agenti che stavano controllando il soggiorno di Nat ‘E Zack, qualsiasi cosa ti venisse in mente, sai dove trovarmi, vero?’.

Il ragazzo annuì, continuando volutamente a non guardare Brian, nonostante sentisse il suo sguardo piantato addosso.

‘Bene... ho già chiesto di fare una chiamata ai colleghi di Washington, può darsi che salti fuori qualcosa... in tutta sincerità, spero che salti fuori qualcosa, altrimenti siamo senza uno straccio di pista, se devo essere completamente sincero...’ disse Nathan ‘Oh, scusate, torno subito’ disse poi, dopo essere stato chiamato da uno degli agenti.

Zack era già pronto a essere bombardato di domande da Brian, ma fortunatamente per lui in quel momento vide un agente che accompagnava in cucina Brian Senior con in braccio il piccolo Jess in lacrime.

‘Papà!’ urlò il bambino, sporgendosi verso di lui, che lo prese in braccio prima che il padre di Brian perdesse la presa su di lui, che si dimenava disperatamente.

‘Ehy, cucciolo, vieni qui...’ gli disse Zack, cercando di calmarlo, ma Jess non sembrava volerne sapere, si era aggrappato al collo del ragazzo senza smettere di piangere.

‘Jess, sono qui, non è successo niente, basta piangere, ok?’ riprovò dolcemente Zack, spostandolo quel che bastava per poterlo guardare in faccia.

‘Dov’è mamma?’.

Quello era decisamente il momento di inventarsi una scusa plausibile,pensò Zack, tuttavia non aveva la minima idea di cosa dire.

‘Tesoro... la mamma è dovuta andare via per un po’... ma resti con me, ok? Torna presto, promesso’ disse lui, aggiungendo la promessa finale quando si accorse che il bambino era di nuovo sul punto di scoppiare in lacrime: non era molto corretto promettergli cose di cui non era certo, ma non aveva scelta, inoltre sperava davvero che ritrovassero Nat molto presto.

Jess annuì debolmente, appoggiando la testa sulla spalla di Zack e nascondendovi il volto, tuttavia il ragazzo notò che per lo meno aveva smesso di piangere.

‘Così ti voglio cucciolo... ehy, andiamo a prendere le tue macchinine, ok?’

‘Ok’ rispose il piccolo, che aveva alzato la testa sentendo nominare i suoi giochi preferiti.                           

Zack fece per metterlo a terra, ma il piccolo si aggrappò saldamente al collo del ragazzo, allora lasciò perdere e lo tenne in braccio, alzandosi in piedi per dirigersi verso l’angolo dove Nat aveva sistemato i suoi giocattoli.

Fortunatamente i poliziotti avevano già controllato quella zona e quindi Zack poté sedersi tranquillamente con Jess sul tappetino e solo a quel punto il bambino lo lasciò andare, senza però scendere dalle gambe del ragazzo, e allungò timidamente la mano verso una delle sue macchinine.

Il ragazzo lo lasciò fare, Jess aveva solo bisogno di calmarsi un po’ e lasciargli fare qualcosa di assolutamente normale per lui era il modo migliore.

‘Sembra che tu faccia il papà da sempre’.

Zack sobbalzò appena, non aveva sentito Brian avvicinarsi.

‘Zio!’ esclamò Jess, alzando lo sguardo verso il ragazzo e porgendogli una macchinina.

Brian gli sorrise, si sedette davanti a lui e Zack e prese il giocattolo, poi Jess ricominciò a giocare, apparentemente un po’ più tranquillo.

‘Lo sai che mi aspetto una spiegazione, vero?’ gli chiese dopo un po’ Brian, senza distogliere lo sguardo da Jess.

‘Certo che lo so’ ribatté Zack ‘Ma dopo’ aggiunse poi, indicando Jess con un movimento della testa.

Brian annuì ‘Ovviamente... ma non pensare nemmeno di uscire di qui prima di aver parlato’.

L’altro si limitò ad annuire, sapeva benissimo che non l’avrebbe passata liscia.

‘Zack, Brian, avrei bisogno di parlarvi un attimo’.

I due alzarono lo sguardo su Nathan per poi tornare a fissarsi a vicenda: pensavano entrambi la stessa cosa, la faccia dell’amico non prometteva nulla di buono.

Brian si alzò in piedi e anche Zack stava per fare lo stesso, ma Jess gli si aggrappò al braccio.

‘Non andare via papà!’

‘Cucciolo, vado solo in cucina con lo zio, ok?’.

Jess però continuò a scuotere la testa, senza lasciare andare il braccio di Zack.

‘Ehy Jess, e se ci resto io qui con te?’ intervenne Viki, che era arrivata dietro al fratello ‘Così papà può parlare con lo zio e con Nathan e noi due ci divertiamo, ok?’ continuò lei, mettendosi in ginocchio vicino a Zack e Jess.

Il bambino sembrò pensarci per un istante guardando esitante il padre, poi alla fine annuì e lasciò andare il braccio di Zack, che gli diede un bacio sulla guancia e mormorò un “grazie” a Viki prima di alzarsi e seguire Nathan e Brian in cucina.

‘Allora?’ chiese Brian, sedendosi al tavolo insieme agli altri due ‘Che succede Nate?’

‘Ho una buona notizia... che in realtà è anche la cattiva notizia...’ iniziò l’altro.

‘Cioè?’

‘A Washington Natalie aveva denunciato un certo Charles Dawson per stalking... a quanto pare abitava nell’appartamento sopra il suo e si era follemente innamorato di lei, la seguiva ovunque... la polizia ha emesso un’ordinanza restrittiva, non può avvicinarsi né a Nat, né a Jess, ma questo è stato un anno fa, almeno secondo quanto sanno i miei colleghi di Washington non le ha più dato fastidio... a questo punto ho chiesto di fare un controllo su questo tizio e pare che abbia preso un aereo per Los Angeles un mesetto fa, ma non risulta registrato in nessun hotel, o almeno in nessuno di quelli che abbiamo controllato fino ad ora... inoltre abbiamo chiesto i tabulati dei suoi recapiti telefonici, potrebbe essere semplicemente a Los Angeles per motivi personali, ma per esperienza credo di doverlo escludere, gli stalkers sono persone ossessionate e raramente si lasciano scoraggiare’.

Brian e Zack erano ammutoliti, ma alla fine fu Zack a prendere la parola.

‘Viki ha nominato una telefonata strana qualche tempo fa... Nat ha subito cambiato discorso, ora che ci penso, ma mi ricordo che lei sembrava preoccupata...’

‘Ok, devo parlarne con lei...’

‘Lei chi?’ chiese Viki, entrando in cucina ‘Jess è con Kev’ aggiunse, rispondendo all’occhiata interrogativa di Zack.

‘Giusto te sorellina... Zack mi diceva che gli hai parlato di una strana telefonata che ha ricevuto Nat...’

‘Sì, circa un mesetto fa... ha detto che era un venditore telefonico, ma era strana... al telefono sembrava spaventata e anche dopo, continuava a guardarsi intorno... e fuori dalla finestra, ha guardato diverse volte dalla finestra... ma perché, c’entra qualcosa?’

‘Forse... ok, vado a mettere un po’ di fretta a quelle richieste... noi ce ne andiamo, abbiamo finito qui, se ci sono novità vi chiamo... chi chiamo?’ chiese poi Nathan, guardando alternativamente fra Brian e Zack.

‘Chiama lui’ disse infine Zack ‘Tanto mi avvisa all’istante, sbaglio?’ chiese rivolto a Brian, che annuì.

‘Perfetto... e Zack, mi permetti un consiglio?’

‘Dimmi Nate’

‘Stai attento... magari non è questo il caso, ma queste persone a volte tendono a essere possessive... se ti ha visto con Nat, potrebbe cercare di fartela pagare...’.

Zack si limitò ad annuire, in realtà il pensiero lo aveva già sfiorato, ma sentirselo dire chiaro e tondo non era per niente piacevole.

‘Ok... beh, ragazzi, spero di chiamarvi presto con delle buone notizie’ disse Nate, poi li salutò e se ne andò.

Viki rimase per un attimo sulla porta, incerta sul da farsi, ma alla fine decise di tornare in salotto con la scusa di controllare Jess e Kev, per quanto fosse curiosa sapeva che era il caso che i due parlassero da soli per il momento.

‘Parla’ disse semplicemente Brian.

‘Senti... è successo e basta, ok? Non era pianificato, non era assolutamente una cosa che pensavo avrei fatto, ma l’ho fatto... nessuno dei due lo aveva pianificato, è solo che... Dio, non lo so Brian, ok?’

‘Non pretenderai davvero che mi accontenti, vero Zack?’

‘Non so davvero che altro dirti, Brian...è...è complicato...’

‘Che state combinando, Zack? Non siete solo voi due, lo sai, vero?’

‘Certo che lo so Brian, non sono un idiota... E per quanto riguarda cosa stiamo facendo... credo che ci stiamo provando, o almeno, è quello che voglio fare io...e stando a quanto mi ha detto stamattina, credo che sia d’accordo anche Nat...’

‘Voi due non ce la fate proprio a non incasinarvi l’esistenza, vero?’ chiese Brian, lasciandosi scappare un mezzo sorriso, in realtà era abbastanza contento della cosa, anche se non lo avrebbe mai ammesso, soprattutto non con Zack.

‘Fidati di noi Brian... abbiamo sbagliato una volta, non lo rifaremo un’altra... non con Jess in mezzo, soprattutto’.

Brian si limitò ad annuire, poteva concedergli il beneficio del dubbio.

‘Parlando di Jess... forse è il caso che lo porti via di qui, no?’

‘Non potrei essere più d’accordo... gli preparo una borsa con dei vestiti e lo porto da me’ rispose Zack, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la stanza di Jess: in realtà non vedeva l’ora di portare via suo figlio da quell’appartamento, la prima cosa che aveva pensato quando Nathan gli aveva detto di quel tizio era che potesse tornare indietro per prendere anche Jess e la sola idea lo faceva rabbrividire.

 

Quando Natalie aprì gli occhi capì subito che c’era qualcosa che non andava.

Un secondo dopo i ricordi della mattinata cominciarono a riaffiorare, confermando la sua intuizione: decisamente qualcosa non andava.

Si mise a sedere e si accorse di essere su una brandina in una stanza completamente buia, eccezion fatta per la debole luce di una lampada appoggiata su una scrivania poco distante.

Cercò istintivamente una via d’uscita, ma la finestra era sbarrata e l’unica porta era chiusa, sicuramente a chiave.

Si impose di calmarsi, dal momento che sentiva il panico farsi strada, quello era il momento di pensare lucidamente.

Tuttavia, non poteva fare a meno di essere terrorizzata: Charlie era molto più pazzo di quanto non credesse e questo era un dettaglio già di per sé terrificante, ma c’era dell’altro.

Per la seconda volta era sparita senza dire una parola e la paura che gli altri pensassero che se ne fosse andata di nuovo era più forte del resto.

Cercò di convincersi che non lo avrebbero creduto: ricordava di aver rovesciato il vaso vicino al telefono, quello avrebbe sicuramente fatto pensare che era successo qualcosa.

E poi c’era Jess.

Lei non avrebbe mai abbandonato il suo bambino, era certa che nessuno ci avrebbe creduto.

Zack non avrebbe mai potuto crederlo, o almeno lo sperava.

Sentì una morsa al cuore pensando al ragazzo: e se fosse stato in pericolo? Se Charlie lo avesse visto uscire da casa sua e ora volesse vendicarsi di lui? Le vennero i brividi al solo pensiero, soprattutto quando pensò che probabilmente Jess ora era con Zack.

Si raggomitolò in un angolo del letto, cercando di ricacciare indietro le lacrime: sarebbe andato tutto bene, loro sarebbero stati bene, aveva bisogno di convincersene.

Se non fosse stato così, non avrebbe avuto nessun motivo di resistere.

 

Zack non riusciva a dormire.

Si mise su un fianco e sorrise vedendo Jess profondamente addormentato vicino a lui: sapeva che non avrebbe dovuto farlo dormire lì, rischiava di diventare un vizio, ma cosa avrebbe dovuto fare?

Jess era letteralmente terrorizzato dall’assenza di Nat, quella sera, quando aveva cercato di metterlo a dormire, il bambino si era messo in piedi sul letto e lo aveva guardato con quei due occhioni verdi lucidi e lo aveva praticamente implorato di non lasciarlo da solo.

A quel punto, Zack aveva dovuto scegliere: passare la notte nel lettino di Jesse oppure portarlo nel letto con lui e alla fine aveva optato per la seconda opzione, più comoda per  entrambi.

Gli sistemò il lenzuolo, il bambino era agitato quella notte e continuava a levarselo di dosso.

D’altronde non c’era da stupirsi, Nat era stata il mondo di Jess per quattro anni, non aveva passato un giorno lontano da lei e improvvisamente era sparita, lasciandolo senza l’unico punto di riferimento fisso che avesse mai avuto.

Per tutto il resto della giornata, Jess non era stato lo stesso bambino allegro che Zack aveva conosciuto in quei mesi, certo, aveva passato il pomeriggio a giocare con lui e gli altri, che si erano radunati nel pomeriggio lì, ma lui aveva notato come di tanto in tanto alzasse la testa e si guardasse intorno, quasi sperasse di vedere la sua mamma apparire all’improvviso.

Gli si era stretto il cuore ogni singola volta, se c’era una cosa al mondo che lo faceva stare male era vedere Jess triste.

Zack si riscosse quando vide il bambino spalancare gli occhi e mettersi a sedere sul letto, guardandosi intorno spaventato.

‘Papà, ci sono i mostri’ sussurrò lui, con gli occhi pieni di lacrime.

‘Vieni qui... non c’è nessun mostro, ok?’ gli rispose lui, lasciando che si accoccolasse vicino a lui.

‘Sì invece...’ protestò Jess.

‘No che non ci sono Jess...ehy, io li mando via i mostri, non lo sai?’ scherzò Zack, dandogli una bacio sulla fronte.

‘Davvero?’ chiese il bambino.

‘Davvero... torna a dormire adesso, ok?’

‘Papà?’

‘Cosa c’è cucciolo?’

‘Quando torna mamma?’.

Zack esitò un attimo, sperava che Jess non gliela facesse più quella domanda.

‘Presto amore, vedrai che la mamma torna presto...’ rispose infine lui, accarezzandogli la testa per farlo addormentare, Natalie gli aveva confermato che funzionava a meraviglia.

Come volevasi dimostrare, qualche minuto dopo Jess dormiva, un po’ più tranquillo rispetto a prima.

Zack cercò di sistemarsi senza svegliarlo, doveva assolutamente cerca di dormire anche lui, non voleva correre il rischio di essere troppo stanco il giorno successivo e di perdere d’occhio Jesse, forse si stava preoccupando per nulla, ma finché Nat non fosse tornata a casa e quel pazzo non fosse stato dietro le sbarre di una cella lui non sarebbe stato tranquillo.

 

Natalie aprì gli occhi e fece un balzo all’indietro quando si trovò davanti la faccia di Charlie, che la fissava mentre dormiva.

‘Ciao Nat’ la salutò lui, sorridendole.

‘Che vuoi?’ chiese lei, indietreggiando finché non si ritrovò con la schiena contro il muro di fianco al letto.

‘Mi sei mancata, sai? Sei sparita così all’improvviso...’ disse lui, avanzando verso di lei, che lo fissava terrorizzata ‘Non mi avevi mai detto di avere un fratello così famoso...ehy, cos’è quel faccino spaventato?’ le chiese, mettendole la mano sotto il mento e costringendola a guardarlo in viso.

A Natalie venne quasi da ridere: perché era terrorizzata? Forse perché Charlie era completamente pazzo e l’aveva rapita?

‘Oh... ho capito...’ disse lui, mentre lei lo fissava perplessa ‘Stai tranquilla... non ce l’ho con te per il tizio di ieri sera... in fondo hai ragione, ti sei sentita abbandonata perché non sono venuto subito da te... non preoccuparti, acqua passata’ spiegò lui, sorridendole.

Nat si costrinse ad annuire e si sforzò di sorridere a sua volta, mettere al sicuro Zack era immediatamente passato in cima alla sua lista di priorità.

‘Il padre di Jesse, giusto?’ chiese Charlie, lasciandole andare il mento e sedendosi di fianco a lei, cominciando ad accarezzarle un braccio.

Di nuovo, Natalie annuì, cercando di resistere l’istinto di spostare il braccio, l’ultima cosa che voleva in quel momento era farlo arrabbiare, non ci teneva a sapere come avrebbe potuto reagire Charlie.

‘Che bambino adorabile... lo so che ti manca, ma non preoccuparti, presto saremo di nuovo tutti insieme e potremo ricominciare da capo’.

Natalie si sentì gelare il sangue nelle vene: no, Jesse no.

‘Non... perché non restiamo solo io e te? Niente Jess, sarebbe di troppo...’ provò lei, cercando di mantenere un tono di voce più dolce e calmo possibile, nonostante avesse voglia di urlare.

Charlie la osservò per qualche secondo, poi cominciò a ridacchiare.

‘Non essere sciocca, Nat... tu adori quel bambino... e poi che famiglia saremmo senza di lui?’.

Natalie aveva voglia di piangere, il suo bambino era in pericolo e lei non poteva fare nulla per proteggerlo, non poteva avvisare Zack, non poteva avvisare nessuno, solo sperare che qualunque cosa Charlie avesse in mente non funzionasse.

Zack non avrebbe mai permesso che prendesse Jess e poi dopo quello che era successo a lei probabilmente erano tutti più attenti, non avrebbero lasciato nessuna occasione a Charlie.

O almeno lo sperava con tutto il cuore.

‘Vedrai Nat... sarà tutto perfetto’ le disse lui, accarezzandole la guancia con la mano, poi si alzò in piedi ‘Ora devo andare...ma torno presto, tranquilla’ continuò, dirigendosi verso la porta.

Non appena fu uscito, Nat si sfregò violentemente la guancia che le aveva toccato con la manica della felpa, poi tornò a sedersi sul letto, stringendosi le ginocchia fra le braccia.

Vide che Charlie aveva lasciato dell’acqua sul comodino e ne bevve un bicchiere, si era resa conto di avere una sete incredibile, d’altronde non beveva nulla dal giorno prima, o almeno credeva fosse il giorno prima, non era certa di quanto avesse dormito dopo che lui l’aveva presa da casa sua.

Non si accorse di aver cominciato a piangere finché non vide la macchia bagnata sulle ginocchia dei pantaloni: non aveva paura per se stessa, non in quel momento per lo meno, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era Jess, il suo piccolo, adorabile Jess che probabilmente in quel momento giocava tranquillamente, del tutto ignaro del pericolo che rischiava di piombargli addosso da un momento all’altro.

 

Zack era furibondo.

Era furioso con quel maledettissimo pazzo, non solo perché aveva preso Nat, anche se quella sarebbe stata una ragione più che sufficiente, ma anche perché per colpa di tutta quella storia, Jess stava soffrendo e la cosa lo stava facendo letteralmente impazzire.

Lui e il bambino erano in giardino, faceva troppo caldo per restarsene chiusi in casa e poi c’era l’allarme inserito, si sarebbe accorto se qualcuno avesse cercato di entrare, senza contare che non aveva la minima intenzione di perdere Jess di vista.

All’inizio il bambino sembrava normale, era stato contento di andare in giardino, ma più passava il tempo, più Zack notava che si guardava in giro, esattamente come il giorno prima, alla ricerca di Natalie.

Il ragazzo aveva provato più volte a distrarlo e in effetti ci riusciva, ma sfortunatamente non per molto tempo.

‘Papà?’.

Zack alzò lo sguardo su Jess, che aveva smesso di giocare con le sue macchinine e lo stava fissando.

‘Dimmi cucciolo’ rispose lui.

‘Andiamo in piscina?’ chiese Jess, dirigendo lo sguardo verso l’oggetto dei suoi desideri.

Zack ci pensò un attimo, ma gli bastò vedere il sorriso di Jess alla sola prospettiva di passare il pomeriggio in piscina per farlo capitolare.

‘E sia! Su, andiamo a cambiarci, ok?’.

Per tutta risposta Jess saltò in piedi felice e gli corse in braccio, lasciandosi portare in casa per mettere il costume.

Mentre tornavano in giardino qualcuno suonò alla porta e Zack si bloccò in mezzo al salotto con Jess in braccio.

‘Andiamo a vedere chi è?’ chiese il ragazzo a Jess, che annuì.

‘Zio Brian!’ esclamò Jess non appena vide chi c’era dall’altra parte, sporgendosi verso suo zio e quasi scivolando dalle braccia di Zack.

‘Piccoletto!’ lo salutò Brian, prendendolo in braccio prima che Zack perdesse la presa.

‘Vieni in piscina?’ chiese Jess entusiasta e Brian annuì, anche perché era convinto che nessuno avrebbe potuto dire di no a quegli occhioni.

Mentre si dirigevano verso la piscina, Zack lanciò un’occhiata preoccupata all’amico, temeva che la sua presenza lì fosse dovuta a notizie su Nat, ma l’altro scosse la testa.

‘Volevo solo vedere se andava tutto bene’ disse Brian una volta che furono arrivati sul bordo della piscina.

Zack annuì, poi lasciò che Jess entrasse in acqua, controllando che non si spostasse troppo in là dove la piscina era più profonda.

‘Diciamo che è tutto ok...’ disse Zack dopo qualche attimo di silenzio, tenendo la voce volutamente bassa per non farsi sentire dal bambino ‘Però gli manca e si vede’

‘Immagino... ma veramente al momento sono più preoccupato per te... Nate ha ragione, se quel pazzo ti ha visto uscire da casa di Natalie potrebbe avercela con te’

‘Sinceramente, Brian? Non me ne importa nulla... l’unica cosa che mi interessa è che non provi nemmeno a sfiorare Jess, o giuro che lo faccio fuori con le mie mani’

‘Oh, credimi, avresti più di una mano in caso... credi che sia un obiettivo anche lui?’ gli chiese Brian, osservando il bambino che giocava con l’acqua.

‘Non ne ho idea Brian, so solo che viveva con Nat a Washington e quello sa della sua esistenza... cosa succeda nella sua mente malata non lo so, ma siccome non ci tengo a scoprirlo preferisco prestare una dose extra di attenzione a Jess’

‘Giusto...’

‘Quindi nulla di nuovo?’ chiese poi Zack.

‘Temo di no... ho chiamato Nathan stamattina, mi ha detto che non hanno nulla per il momento, ma dice che è molto probabile che abbia usato un nome falso se si è registrato in un hotel o ha noleggiato una macchina... comunque stanno mandando in giro la sua foto, magari qualcuno lo ha notato’.

Zack si limitò ad annuire, non c’era molto che potesse dire.

‘Papà! Giochiamo?’ chiese Jess, distraendo i due e porgendo un pallone di gomma a Zack.

‘Vinca il migliore!’ gli rispose Zack prendendogli il pallone dalle mani, poi lo tirò addosso a Brian che per tutta risposta placcò l’amico e lo fece finire sott’acqua, facendo scoppiare a ridere Jess che fu poi seguito a ruota anche dai due adulti.

 

 

Avete visto che brava che sono? Ora aggiorno pure più di una volta a settimana!!

Non c’è molto da dire… grazie a chi sta ancora recensendo, lo apprezzo moltissimo!

Alla prossima!

xxx

Lady Numb

   
 
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