And what exactly is a dream?
prompt: #009, illusion
Non sapeva nemmeno lui come aveva fatto a finire
lì.
Sapeva solo che aveva chiuso gli occhi per un
tempo che gli era parso un istante e, quando li aveva riaperti, si era
ritrovato in mezzo a tutto quel…
Quel…
Già, alla fine cos’era tutto quel?
Si guardò in giro spaesato, cercando inutilmente
un oggetto a cui poter appigliare il proprio sguardo.
Il respiro cominciò a farsi pesante, arrancando
a fatica tra i suoi polmoni, mentre il cuore parve pompare troppo sangue.
Dietro l’angolo, ammesso che ce ne fossero, Syd scorse una figura scura, intenta a farsi beffa del suo
panico.
-Scusi, sa dove ci troviamo?- gli chiese,
sforzandosi di sembrare il più tranquillo ed indifferente possibile.
Quello si voltò, lo studiò per una manciata di
secondi e alla fine decise di sprecare un po’ del suo tempo con lui.
-Tutto, nulla, un po’…
Chiamalo come ti pare, tanto di qua non ti muovi.- sorrise malefico, facendolo
rabbrividire.
Sembrava fatto di fumo, zolfo e vapore, e l’unica
cosa della sua essenza che si poteva mettere bene a fuoco era il suo sorriso. O
almeno, quello che voleva assomigliarci.
Il ghigno scomparve, lasciando spazio ad una
smorfia seria.
-Credi di potercela fare a mandare avanti la tua
allegra messa in scena, Barrett?-
-Me-Messa in scena?
Come, scusi?-
-Il tuo gruppetto, il mio gruppetto.-
Punto nell’orgoglio, Syd
non fece neanche caso al fatto che stesse conversando con uno sconosciuto
aeriforme, un essere senza ossa né carne.
-Suo? Mi scusi, ma su questo avrei
qualcosa da ridire: fino a prova contraria, io l’ho fondato, io scrivo
le canzoni, io ho scelto il nome…-
-Ecco, appunto, il nome: me l’hai rubato. Non ho
diritto ad un indennizzo?-
Il giovane fissò sconcertato la strana ombra,
facendogli però cenno con il capo di continuare.
La figura allora avanzò, mostrandosi in tutta la
sua massa rosa e molliccia.
-Non mi merito forse un premio? Il signor Pink
non si merita forse un riconoscimento? O credevi che fosse tutto gratis,
Barrett?- ghignò.
-Il pane ha un prezzo, la televisione ha un
prezzo, tutto ha un prezzo, e la fama non è da meno.-
-Che… Che vuole da
me?- indietreggiò il giovane, la voce ormai ridotta ad un rantolo strozzato.
-Non pensi che sia ora di cercarti un erede?-
Il ragazzo rimase con gli occhi sbarrati.
Erede. Cinque misere letterine che significavano solo
una cosa: la sua fine e l’inizio di qualcun altro.
-Beh, allora?-
-Ma signor Pink, io…-
-Syd-Knee, tu sei solo
un povero pazzo, e in questo mondo non c’è posto per i matti.-
Il ragazzo rimase a fissare inerme quell’ammasso
di poltiglia color confetto, balbettando sottovoce, senza riuscire a completare
una frase di senso compiuto.
La miscela gorgogliò qualcosa, qualche bolla
sporadica in superficie, e poi sparì, lasciandolo da solo in tutto quel nulla.
Solo. Di nuovo.
Syd solitamente
amava la solitudine, ma in quel momento era l’ultima cosa che voleva: cercando
di mantenere quel barlume di calma che gli era rimasto, s’accucciò per terra e
si portò le mani alle tempia.
Cos’è che aveva detto il signor Pink?
Che era pazzo, e che per lui non c’era
posto al mondo in grado di accoglierlo a braccia aperte.
-Tutte balle, io non sono pazzo!- urlò, mentre
la consapevolezza di aver parlato con un essere che pareva fatto di gelatina di
frutta si faceva strada dentro di lui, dimostrandogli l’esatto contrario.
I ricci scuri gli coprirono il volto, bagnandosi
al contatto con le lacrime che gli sgorgavano copiose dagli occhi, mentre il
petto veniva scosso da ripetuti singulti.
-Rog, che combini?-
Il ragazzo sussultò e alzò il capo in fretta,
gli occhi rossi e irrealmente grandi; il suo sguardo perso incrociò quello
dolce e rassicurante del giovane che gli stava davanti, una persona che
conosceva molto bene.
-David…-
-Sai, stavo pensando “chissà come se la passa il
mio buon vecchio Rog!” e niente, mi son trovato qua.
Buffo, no?- rise, sedendogli accanto.
Syd osservò di
sottecchi i denti diritti dell’amico, le labbra distese in un sorriso rilassato
e scosse le spalle.
-Qua il matto sono io.-
mormorò cupo, le sopracciglia aggrottate.
David, per tutta risposta, scoppiò nuovamente a
ridere e gli scompigliò di più i ricci già disordinati.
-Avanti, non mi vuoi concedere l’onore di farti
compagnia?-
Il ragazzo si voltò perplesso a guardarlo, per
poi unirsi alle risa.
Tempo e spazio in quel luogo non erano
contemplati, ma le loro voci chiassose riuscirono a riempirli lo stesso.
-Sai, Rog, penso
proprio che uscirò dai Joker’s Wild…-
L’altro si voltò e lo fisso incredulo: -Cosa? E
perché mai? Ci sono problemi con gli altri?-
David rise leggero: -Oh no, assolutamente! Sono
un gruppo validissimo e i ragazzi sono davvero simpatici…
Ma vedi, il problema sono io.-
Sospirò, giocherellando con l’orlo della
maglietta che indossava:
-Non sono più sicuro di voler suonare.-
Syd lo guardò,
come se avesse appena detto la più oscena delle bestemmie mai concepite da una
mente umana.
-Ti rendi conto della stronzata che hai appena
detto?- disse poi schietto, l’acidità malcelata.
-So che per te è difficile da capire, ma credimi… Ci sono così tante cose da fare, posti da
visitare, persone da incontrare che io… Io non ci
voglio rinunciare. Non voglio dedicare tutta una vita ad una chitarra. Non me
lo merito.-
Syd stette a
fissare il vuoto per un paio di minuti, mentre l’amico attendeva in silenzio il
suo verdetto.
-Bene, come vuoi tu.-
-… come hai
detto, scusa?-
-Ho detto bene; è una scelta tua, mica ti
posso obbligare. Se ritieni che relegare in un angolino la tua adorata
chitarra, solo per fare il novello Holden Caulfield,
sia quello che veramente vuoi… Beh, liberissimo di
farlo.-
David aprì la bocca per rispondergli a tono, ma
ci ripensò.
Stettero in silenzio per cinque minuti, finché
quello si decise ad intervenire.
-Credevo mi avresti capito.-
-E io credevo che tu potessi capire me, David.
Chi è il più deluso, tra noi due?-
L’altro tirò su le ginocchia e le circondò con
le braccia, arricciando le labbra.
-Tu puoi suonare, e io invece no. Buffo, vero?-
David sussultò vistosamente, girandosi a guardarlo
con gli occhi impauriti.
-Che vuoi dire?-
-Nulla, David. Dico solo che tu che puoi
continuare a far musica non ne hai più voglia, mentre io, pur avendone, ci devo
rinunciare.-
-Non ti capisco…-
mormorò l’altro, sempre più spaventato. Syd se ne
accorse e gli posò una mano sulla spalla, per tranquillizzarlo.
-Tranquillo, David, non è niente. A quanto pare,
devo cedere il passo a qualcun altro.-
Si fermò a riflettere, soppesando le parole da
dire. Poi, finalmente soddisfatto, distese le labbra in un sorriso:
-E, se proprio devo cederlo, vorrei che questo
qualcuno fossi tu.-
-Come, scusa?-
-David, prendi il mio
posto nella band, ti prego.-
L’amico si scostò, gli occhi grandi: -Io… Io non posso farlo, Rog. Non
puoi chiedermi una cosa del genere…-
-Se qualcuno dei piani alti ha deciso così, ci
sarà un motivo… Nulla viene per nuocere e basta.-
-Ma io… Io non voglio!
È il tuo gruppo, diamine!- scosse la testa con vigore, quasi a convincere più
se stesso dell’amico.
Per tutta risposta, Syd
gli si avvicinò e gli prese le mani tra le sue.
-Rick, Roger e Nick
sono bravi ragazzi, David… Loro si prenderanno cura
di te e tu farai altrettanto con loro, intesi? Promettimelo.-
Il giovane tremò, annuendo poco convinto con il
capo.
-E di te che ne sarà?-
Syd si guardò un
po’ in giro, un sorrisetto beffardo dipinto sulle labbra, tornando poi con lo
sguardo sul suo amico.
-Mah, a quanto pare mi attende un’allettante
carriera da pensionato…- rise, e David non poté fare
a meno di sorridere. Dovette sforzarsi, ma quello assomigliava davvero molto ad
uno dei suoi sorrisi luminosi.
-A parte gli scherzi, mi limiterò ad osservarvi
e a vegliare su di voi… Su di te.-
Detto questo, prese il suo viso tra le mani e
gli lasciò un bacio sulla fronte calda.
-Stammi bene, David. Ci si vede.-
Si scostò, mentre l’amico incominciava a
dissolversi nel nulla.
-Che… Che succede, Rog?- gli chiese questi, intimorito.
-Stai dormendo, David. È solo un sogno,
solamente un sogno…-
La figura di David finalmente scomparve, e Syd si sedette nuovamente sul pavimento freddo. Il freddo
poteva essere fastidioso ed opprimente, ma almeno esisteva.
Il giovane si sdraiò per terra, gli occhi chiusi
e i ricci sparsi sulla superficie. Ora sapeva cosa doveva fare, ma per
svegliarsi c’era ancora tempo.
D’altronde, era soltanto un sogno.
Credits titolo:
Jugband Blues - Pink Floyd.
Us and Them.
Occhei.
Questa è la mia prima volta sul Fandom dei Pink Floyd e oddio, non so che dire.
Syd e David,
assieme al caro Rick, sono i miei preferiti.
E sì, questa ff non ha
un senso vero e proprio.
So che David è uscito dai Joker’s
Wild nel 1966, che Mason gli ha chiesto di
entrare nei Pink Floyd nel 1967 e che lui accetta di farvi parte solamente
l’anno successivo.
Ma d’altronde questa storia, come ho già detto,
non ha senso, e quindi mescolare vari eventi e circostanze è dovuto
all’esigenza di una trama piuttosto sconclusionata.
Cattivo viaggio? Incubi notturni?
Cos’ha spinto Syd ad
arrivare nella situazione iniziale?
Non lo so.
Non lo so nemmeno io, gente.
Non ho immaginato una situazione precisa, e
quindi lascio tutto nelle vostre mani.
Per quel che riguarda il pairing,
lascio a voi la scelta: vederla come una slash o una
semplice ode all’amicizia di questi due idoli dipende solo da voi. :3
Syd passa da intimorito
a incoraggiatore, e questa è una delle poche cose che mi piacciono di questa
ff. (ve l’ho già detto che sono nel mio periodo emo,
vero?)
Cooomunque! Non vi rubo
ulteriore tempo e nemmeno pazienza; abbiate pietà di me.
Bacioni,
Dazed;