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Autore: anonima K Fowl    20/05/2011    5 recensioni
"[...] Urlò a lungo un grido di dolore e disperazione, certo di aver perso tutto"
Prima, durante e dopo la valanga che cambiò la vita di Shawn.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Shawn/Shirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la triste storia del giorno in cui gli avvenimenti si lanciarono di peso su Shawn e lo schiacciarono, lo sommersero, lo soffocarono.
Come una valanga… E le cose cominciarono proprio con una valanga.

 
- È’ stato bellissimo! Ho giocato in modo fantastico! Ero il migliore!
Due fratellini erano in auto con i genitori e dopo essere stati alla loro scuola elementare, dove si era giocata una partita a calcio fra gli studenti di I, stavano tornando a casa.
Shawn fece notare al fratello: - Anche io ero bravo, Hayden.
Aveva un’espressione vagamente speranzosa e sembrava in attesa di una lode.
La madre dei due bambini sorrise.
- Siete stati entrambi molto bravi.
  Shawn s’illuminò in un gran sorriso, a vederlo si sarebbe detto che gli avessero fatto un complimento straordinario.
Ma lui è fatto così: si accontenta di poco per essere felice.
Hayden non era d’accordo: - Ma lui non ha fatto nessun goal! Io invece ne ho fatti tre! Lui difende soltanto!
A quel punto intervenne il padre.
- Allora, vuol dire che assieme siete perfetti: uno forte in  attacco e l’altro in difesa vi completate.
I bambini, che lo avevano ascoltato colpiti, si scambiarono uno sguardo.
- Hai ragione! Shawn, prometti che staremo sempre insieme e diventeremo perfetti!
Hayden lo disse convinto.
- Va bene! Non ci lasceremo mai!
Fu in quel momento che un rombo interruppe la quiete e la paura si rifletté negli occhi grandi e spaventati di Shawn.
 
Poi non ci fu più nulla.
 
Gelo. Un gelo pungente.
Qualcosa che trascinava… e dove, poi? e  bloccava, soffocava.
Silenzio assoluto.
L’unica cosa certa era la presa della mano di Hayden sul braccio di Shawn. Era calda, reale.
Ma poi la stretta si sciolse e tutto tornò gelo.
Shawn non poteva urlare, non riusciva a muoversi. Figurarsi pensare.
 
Passò il tempo. Secondi? Minuti? Ore? Giorni?
Il silenzio divenne un rumore confuso ma ormai Shawn non era in grado neanche di coglierlo.
Si sentiva abbandonare e si lasciava scivolare via dal freddo e dalla sfocata e confusa realtà.
 
Aprì gli occhi.

- Hayden…?
Aveva una voce incerta e così bassa da essere appena udibile.
Riprovò: - Hayden?
Si guardò intorno. Dove si trovava? Di certo non era a casa sua.
Era in una stanza con le pareti bianche e, in un certo senso, vuote. Non c’erano appesi né un disegno né un quadro, non c’erano scaffali o libri o giocattoli.
Shawn aveva mal di testa e non riusciva a concentrarsi.
L’unico arredamento nella stanza erano degli strani mobili bianchi. Uno dei quali, vicino a lui, emetteva un fastidioso “bip” in modo regolare.
Entrò un uomo dalla porta. Aveva un camice bianco, senza dubbio era un dottore.
Il bambino cominciò a ricordare qualcosa. Immagini vaghe di neve e di dolore.
Attese che il dottore dicesse qualcosa.
 
Infine, il dottore parlò. Disse, con occhi che rivelavano la sua compassione, cosa era successo.
Parlo con calma di ciò che distrusse tutto quello che per Shawn contava, per il quale viveva.
E quando capì che era solo, che non avrebbe mai più visto né parlato con i genitori che amava e con il fratello che considerava il suo migliore amico, urlò.
Urlò a lungo un grido di dolore e disperazione, certo di aver perso tutto.
Perché AVEVA perso tutto. L’unica cosa che gli rimaneva era la sciarpa del fratello, trovata per caso due metri sotto la neve.
 
Il dottore cercò di confortarlo quanto poté e quindi uscì dalla stanza, per lasciare allo sfortunato bambino un po’ di quiete e il tempo di accettare la realtà.
 
Assieme alle persone che amava, Shawn era consapevole di aver perso la sua unica possibilità di essere perfetto. O almeno così pensava.
Decise che avrebbe portato sempre con sé la sciarpa del fratello.
Allungò la mano per prenderla. E quando la mise si sentì pieno e forte. Non era più solo.
Non sarebbe mai stato solo.
La sua mano sfiorò istintivamente la sciarpa.

- Sei tu, Hayden?
- Certo, Shawn. Chi pensavi fossi?

Il bambino dai capelli grigi si guardò attorno, gli occhi spalancati.
- Dove sei?- sussurrò.
- Proprio qui con te, dentro di te. Non me ne andrò mai e ti starò sempre vicino. Insieme saremo perfetti, ricordi?

Shawn annuì, sollevato.
- Grazie.
Le lacrime gli scorrevano sulle guance.

- Ti voglio bene, Hayden.
- Riposa, fratellino. Sei stanco. È’ stata dura per te questa giornata.
- Non voglio dormire. Se chiuderò gli occhi farò un incubo.

 
E fu così.
Quando Shawn divenne un vecchio, si rese conto di aver avuto una vita appagante e felice, sempre sostenuto dagli amici da ragazzo e al fianco della donna che amava da adulto.
Eppure tutte le volte che dormiva, la notte, sognava valanghe che distruggevano i sogni e la vita delle persone.
  
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