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Autore: DreamBook    20/05/2011    4 recensioni
La nebbia faceva apparire il posto spettrale. Giorgio non credeva ai fantasmi o sciocchezze simili, perché mai un morto dovrebbe prendersi la briga di tornare in un mondo che non gli appartiene più?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ω NEBBIE SULL'ACQUA Ω


La mia casa ha le fondamenta nell'acqua


Il viaggio di ritorno non era mai sembrato così lungo. Questo pensava Giorgio mentre lasciava la vita di universitario pavese per fare ritorno al paese d'origine. Era a metà del primo semestre del secondo anno, lo attendeva un periodo di studio in preparazione agli esami e nessuno con cui studiare: solo per questo era tornato a casa.

Non era un tipo che legava molto, i pochi ragazzi che frequentava abitavano in città troppo distanti e al paese ognuno aveva preso la sua strada. Giunto finalmente alla stazione di Crema, salì sull'auto del nonno per arrivare a Montodine.

Come mai non è venuto papà?” chiese il ragazzo al vecchio.

I tuoi genitori lavorano fino a tardi oggi. Ti dispiace dover stare solo con me?”

Grugnendo in risposta, si infilò le cuffie dell'MP3 nelle orecchie.

Pranzarono in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. L'uomo avrebbe voluto conoscere meglio la vita del nipote, ma ogni volta che aveva provato a fargli una domanda quest'ultimo aveva risposto a monosillabi o si era limitato ad alzare le spalle, per cui decise di non provarci nemmeno.

Dove vai ora?” gli chiese l'anziano parente vedendolo andare verso la porta.

Vado a fare un giro” mugugnò.

Uscendo provò a telefonare ad Andrea, che non rispose. In effetti ne fu sollevato: non era sicuro di voler parlare di quella sensazione che avvertiva da un po' di tempo. Gli sembrava che i giorni scivolassero velocemente senza che lui fosse riuscito a concludere ciò che si era prefissato; si era lasciato trascinare dalla vita dello studente in trasferta trascurando le lezioni, l'università era più difficile di quanto non avesse inizialmente supposto e non riusciva ad ingranare. Era frustrato perché nessuno sembrava comprendere il suo disagio: non ci riuscivano né le nuove conoscenze, né gli amici di sempre. Gli pareva anzi che le persone che conosceva avessero trovato lo scopo della propria esistenza mentre lui si ritrovava in questo limbo.

Inutile era anche parlare con i suoi genitori, avrebbero cominciato con la solita solfa del “sei ancora giovane, hai tutta la vita davanti”. Suo nonno non era nemmeno da calcolare. Cosa ne poteva sapere uno che ha sempre vissuto in un piccolo paese e il viaggio più lontano che ha fatto è stato a Venezia per le nozze?

Destatosi dai suoi pensieri si guardò intorno. Vagando era giunto fino alla chiesina di San Rocco, appena fuori paese. Proseguì finché non si trovò sul retro e da lì al rialzo dal quale si poteva vedere il Serio. La nebbia faceva apparire il posto spettrale. Giorgio non credeva ai fantasmi o sciocchezze simili, perché mai un morto dovrebbe prendersi la briga di tornare in un mondo che non gli appartiene più?

Il silenzio fu improvvisamente interrotto dall'inconfondibile suono di una campana, sebbene fosse troppo vicino per essere quella della parrocchiale in centro al paese. Nel voltarsi indietro cercando di capirne la provenienza sbatté quasi la fronte contro un carro da fieno sbucato chissà dove. Non l'aveva proprio sentito arrivare. Anche se non aveva cozzato contro il carro sentì salire un forte mal di testa. Il conducente parve non curarsi del ragazzo e continuò per la sua strada finché non sembrò scomparire nella nebbia. Giorgio lo guardò allontanarsi, cercando di riconoscerlo ma senza successo. Gli ricordava qualcuno ma non avrebbe saputo dire chi. E poi, che ci faceva in giro a quell'ora con un carro trainato da cavalli? Per qualche ragione decise di seguirlo.

Il sentiero costeggiava due campi coltivati e scendeva lungo il bordo del Serio, dove il fiume forma un'ansa prima di arrivare al ponte che unisce le due metà del paese.

Il carro sembrava essere scomparso, ma in compenso nei campi e al Serio c'erano altre persone che non aveva mai visto prima. Uomini e donne mietevano il grano asciugandosi il sudore dalla fronte. Bambini, che avranno avuto circa una decina di anni, raccoglievano le spighe che cadevano dalle fascine. Al fiume altre donne lavavano i panni, mentre bambini piccoli si rincorrevano giocando. Che diavolo stava succedendo? Da dove veniva tutta quella gente? Giorgio avanzava con cautela in quella scena rurale ma questi uomini non davano alcun segno di aver notato il ragazzo e stavano continuando le loro attività. I contorni delle figure si facevano a tratti indistinti come se fossero anch'essi fatti di nebbia. Eppure parevano così vivi! Parlavano e si muovevano senza produrre alcun suono, gli unici che si potevano sentire erano il fruscio delle scarpe e dei pantaloni di Giorgio nell'erba. I loro gesti, le loro movenze, danzavano davanti ai suoi occhi come usanze di un tempo passato, come un ricordo della terra.

Non c'era nulla fuori posto, anzi, avrebbe dovuto essere lui a sentirsi fuori posto, ma per qualche motivo così non era. In mezzo alla nebbia di ottobre c'era gente che mieteva del grano, e invece di pensare di essere diventato pazzo avvertiva dentro di sé una sensazione che avrebbe potuto definire di tranquillità, di familiarità.

Mentre osservava l'insolita scena cominciava a pensare che no, non era del tutto folle ciò che stava accadendo. Del resto, per secoli i suoi antenati avevano lavorato quella terra e da essa ne avevano ricevuto il sostentamento, la vita. Quel territorio era stato coltivato, lavorato, amato, odiato, vissuto, per innumerevoli estati ed innumerevoli inverni, da tante persone che con la loro fatica avevano permesso a lui di nascere e di vivere.

Questo lo sapeva, l'aveva studiato a scuola, persino suo nonno gliel'aveva raccontato, ma non ci aveva mai pensato seriamente. Era una nozione tra le tante, una di quelle che si imparano e si ripetono all'interrogazione, praticamente inutile. In quel momento però tutto era diventato improvvisamente vero. La terra, l'erba, gli odori: non li aveva mai vissuti di persona. Non aveva mai notato una differenza tra il cielo invernale e quello estivo. Sì, vabbeh, forse qualche volta, in un momento romantico con una ragazza, ma non c'era tempo per quelle cose. Aveva sempre desiderato andarsene dal paese, uscire, divertirsi, andare dove c'era vita...

Non si accorse subito che quelle persone stavano nuovamente svanendo. Pian piano stavano tornando nella nebbia da cui erano venuti. Il carro stava tornando per la stessa via, e diventava sempre più evanescente. Gli passò accanto, ma prima di scomparire del tutto il conducente sembrò accorgersi della sua presenza, e per un istante lo guardò negli occhi.


Tu hai la febbre”, disse il nonno. Giorgio era arrivato a casa stanchissimo, molto confuso, con gli occhi brillanti. Il nonno gli fece togliere il giubbetto umido e lo fece sedere su una vecchia poltrona, accanto alla stufa. Tornò dopo un po' con una tazza di latte caldo. Stava per andarsene, ma decise di sedersi accanto al nipote.

Sei stato nei campi”, iniziò. Aveva notato le scarpe sporche di fango. Esitò un po'.

Sai, la nebbia è fatta d'acqua”. Giorgio trovò la forza di guardarlo perplesso.

È fatta d'acqua, e anche noi siamo fatti d'acqua. È una sorta di nuvola, presente ma impalpabile, un po' come l'anima... non trovi?”.

Giorgio scrutava il nonno, il quale sembrava essersi temporaneamente perso nei suoi pensieri. Dopo un po' si riscosse, e si alzò in piedi.

Sai?” disse, “questa poltrona l'ha comprata mio papà. Ora vado”, aggiunse, “ti lascio riposare”.

Giorgio rimase solo. La luce del giorno stava già cominciando ad andarsene, una quieta penombra confondeva i profili del mobilio. I ricordi della giornata si stavano facendo confusi, e cominciava a chiedersi se quello che aveva visto nel pomeriggio fosse reale o no. Ma era proprio così importante stabilirlo? “Si sta bene qui, sotto le coperte”, pensò appena prima di addormentarsi. “In fondo, si sta bene a casa”.



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Ω Spazio Autrice Ω


Questo racconto ha partecipato a un concorso ma non ha vinto, quindi posso tranquillamente postarlo. E' stato scritto a quattro mani. A me piace (che strano!) e spero che possa piacere anche a voi :)


~ Patty ~

  
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