< Ohh, la mia testa >
La ragazza si svegliò mentre veniva accecata da una luce abbagliante e si guardò intorno stordita: niente le sembrava familiare.
< Dove caz… > tentò di dire, ma qualcuno la interruppe
< Niente volgarità, per favore >
Si girò di scatto verso la fonte della voce, ma vide solo ombra.
< Chi sei!? Rispondi! > urlò con timore
< Non importa chi sono io, dimmi, piuttosto, chi sei tu? > rispose lo sconosciuto dall’oscurità.
< Io non ti dico proprio niente finché non mi chiarisci dove diavolo mi trovo! >
< Ok, ok, stai calma; ti trovi al villaggio dell’acciaio, oltre i confini ad ovest di dove ti ho trovata, sei stata in coma per quattro anni > spiegò con calma un ragazzo sui sedici anni sbucando dall’ombra
< Io sono Nebel, tu sei? > chiese il ragazzo
< Io mi chiamo… > la ragazza venne interrotta da un uomo che entrò di colpo nella stanza: < Presto, Nebel, devi venire subito nella sala dell’autarca >, poi si rivolse alla ragazza: < Vieni anche tu >
I tre si diressero verso un grosso edificio grigio posto al centro di uno spiazzo, la ragazza si guardò intorno e vide solo altri edifici incolori appoggiati alle montagne.
< Da questa parte signorina > disse in modo scherzoso Nebel, indicando una grande porta a forma di ingranaggio.
La ragazza sbuffò ed entrò in un’ampia sala, illuminata da delle lampade a olio.
Un uomo vestito di nero si alzò da una sedia e salutò gli arrivati: < Benvenuti, io sono l’autarca Forge, del villaggio del metallo >
< So chi sei, scemo > disse Nebel
< Fratellino, quante volte ti ho detto che prima di tutto saluto gli sconosciuti? >
< Scusa fratellone > disse Nebel per prenderlo in giro
< A te penso dopo > rispose Forge, poi disse più gentilmente alla ragazza: < Come dicevo, benvenuta nel nostro villaggio, mio fratello mi ha riferito di averti trovata ferita oltre i confini dell’est, posso sapere qualcosa su di te? >
La ragazza pensò alla grande battaglia in cui era stata coinvolta e disse tremante: < Io, beh ecco, facevo parte di un’organizzazione con il fine di, ehm, recuperare un membro perduto e, beh, non è filato tutto esattamente liscio e… >
Forge si sedette e alzò la mano per interromperla: < So benissimo per chi lavoravi, non c’è bisogno di inventarsi scuse, voglio sapere chi sei tu. >
La ragazza diventò pallida e si accorse di non avere più con sé il coprifronte: “Dannazione” pensò.
< Allora? > disse Forge
La ragazza disse con fermezza:< Io sono Tayuya! Della porta nord! >