Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: CuteGirl92    21/05/2011    1 recensioni
Jasmine è una ragazza spagnola,maledetta stronza ed insensibile. Non si è mai innamorata realmente,ha sempre pensato a divertirsi. Non si è mai messa nei panni di chi veniva ferito a causa sua. Ma un giorno,dopo compito in classe,incontra Romeo al quale sbatte la porta in faccia,e tra un soccorso e l'altro ed una breve chiacchierata,Jasmin si accorge del battito accellerato del suo cuore. Solo che la realtà non è quella che immagina o che ha visto,è un'altra e le toccherà scoprire tante cose che potrebbero cambiare definitivamente la sua vita oppure toglierla.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Descrivi te stessa,cos’è per te la vita.

Compito a sorpresa d’italiano. A quanto pare il Venerdì 17 è davvero sfortunato,ed io sono piuttosto scaramantica. Ed ora che scrivo? Rivolsi una lieve gomitata a Chanel,la mia compagna di banco se non migliore amica,e lei mi guardò con sguardo perso,a quanto pare non ero l’unica. A scuola non è che sia chissà quanto brava ma riesco a cavarmela. Mi alzo le maniche,di tanto in tanto,e scrivo ciò che mi passa per la testa. Ma quel giorno il vuoto più totale dilagava nella mia testa. Tipo la particella di sodio “C’è nessuuuno?”. Ecco,io in quel momento. Niente materia grigia,niente idee. E niente idee comportava prendere un pessimo voto all’ultimo compito d’italiano. Maggio è sinonimo di caldo afoso,in Spagna. Madrid era piena,gente che strillava e che si faceva spazio tra la folla. Quanto le invidiavo. Almeno loro non erano fermi tra i banchi di scuola a pensare “Cosa scrivo in questo maledetto compito?”.

Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Un detto piuttosto banale,ma può avere grandi significati.

Perlomeno scrissi qualcosa. Solo per quella frase mi sarei beccata un due,ma scrissi. L’importante era quello in fin dei conti. Rivolsi un’occhiata alla classe,facce che cambiano espressione,colore. Gesti inopportuni,offensivi o quant’altro.

<< Psss? >> Mi voltai e vidi Jason che cercava disperatamente di chiamarmi da circa un paio di minuti. Non gli diedi retta,solo una smorfia. Ero abbastanza scettica. Al mio posto si voltò Chanel. La domanda di Jason era semplice,la solita.

<< Mi aiuti? >>

Chanel lo mandò delicatamente a quel paese.

A dir la verità,neanche io so chi sono,non ho mai tempo di scoprirlo e probabilmente mi preoccupa un po’ l’idea.

Molti si chiedono chi siano in realtà. C’è chi si sente brutto,imperfetto,perfetto,bellissimo,un supereroe. Io mi sento io. Non posso spiegarlo,ma con quell’unico pensiero fisso,lo scrissi.

Suppongo che io sono io e non saprei descrivermi. Nessuno lo ha mai fatto né io mi sono mai preoccupata di farlo.

Analizziamo un paio di punti. Cos’è seriamente la vita? Responsabilità? Sacrifici? Lo scrivo,pensai.

Cos’è la vita? A dir il vero non so neanche questo. So solo che c’è un Dio che l’ha distribuita ad un paio di persone e non ha dato le istruzioni per l’uso.

Già. La vita non è mica una medicina o un qualcosa di tecnologico,dove in omaggio ti danno le istruzioni per l’uso. Sarebbe comunque una buona idea. Le istruzioni per l’uso dobbiamo crearcele da soli.

La nostra vita la controlliamo noi,Dio ci ha dato il libero arbitrio. Non per parlare di religione,ma perfino chi non pratica,la pensa come me. Non mi sento un eroina leggendaria,né una principessa posta su un piedistallo,perché il piedistallo non so neanche cos’è. Mi sono conquistata sempre tutto sola,sono al quarto anno di liceo e ho sempre trovato il coraggio di alzarmi le maniche e andare avanti. Chissene,se poi la gente si fa i pregiudizi? Io la mattina mi sveglio,apro gli occhi e osservo il sole di Maggio. L’importante è vivere,senza sapere né come né quando né quanto.

La professoressa mi avrebbe spedita diritta dalla preside qualora avesse letto il mio compito. Ma mi dispiace,io odio la formalità. Non posso mica fingere di essere un’altra persona,no? Io sono semplicemente ciò che voglio essere. Ed io,con tutto,rispetto voglio essere una ragazzina stronza e testarda per tutto il resto della mia vita. Non importa se ciò m’impedirà di trovare l’anima gemella,ma preferisco essere stronza anziché formale. La gente ormai,cerca la cattiveria nelle persone non più il buon carattere. Ecco,altra idea. Ritornai a scrivere.

C’è chi si ammazza,per un litigio,una cavolata. A dir il vero,quindi,dovrei essere morta da un pezzo,ma c’è sempre qualcuno in mezzo che mi toglie dalle situazioni più drastiche. Sarà mica un angelo? Io non credo negli angeli e neanche in una presenza Onnipotente. Stronzate. Stronzate che s’inventano i monaci o come si chiamano loro per poter far soldi. Tutti i preti,qui a Madrid,sono ricchi sfondati ecco perché ho smesso di credere nella religione,che sia ebraica,musulmana,cattolica,protestante. Niente. E poi diciamoci la verità,ormai la gente pensa solo alla violenza. Una massa di capre,incoerenti. Insensibili. Che schifo.

Fine delle idee. Scrivere altro non se ne parlava proprio,la mia mano stava letteralmente andando a farsi fottere,mi alzò per poco la bandierina bianca.

In conclusione,poiché non ho idee,io sono io e la vita è un bene prezioso che viene sprecato.

Scrissi nome e cognome,la data e consegnai. La professoressa mi fece mille domande,della serie “Lo hai controllato?”. Avevo quell’impulso irrefrenabile di picchiarla a sangue. Risposi con un accenno ed uscii fuori. Aprii di scatto la porta e probabilmente la sbattei in testa a qualcuno perché sentii un grido soffocato. Richiusi la porta alle mie spalle,e dietro essa c’era un angelo. Ma non uno di quelli che ti salvano la vita quando sei in pericolo,ma uno di quelli che qualsiasi mossa fa,ti fa esplodere il cuore. Con la stessa freddezza e non curanza che usavo sempre,gli chiesi se gli avevo fatto male e lui mi rispose di stare tranquilla. Tranquilla,un corno! Tra lo spazio delle dita,riuscii a notare qualche macchia rossastra. Sbuffai. Venerdì 17,devo ricordarmelo,per sempre. Lo afferrai da un braccio e lo trascinai fino al bagno degli uomini,dove trovai i due fatti della zona,Kevin e Carlos.

<< Guarda chi c’è,Kevin! Una donna nel bagno dei maschi,vuoi divertirti eh? >>

Li guardai davvero male e loro indietreggiarono al quanto turbati sparendo dietro la porta,avvicinai il ragazzo dai capelli dorati al lavello e lo aiutai a sciacquarsi la faccia. Vari minuti dopo,quando ovviamente era cessata la sua colata di sangue,mi sorrise. Inutile dire che mi sciolsi,ma riuscii comunque a nascondere l’imbarazzo.

<< Certo che a voi donne la delicatezza scorre nelle vene? >>

Lo guardai e scoppiai a ridere.

<< E chi ha mai detto una cavolata del genere? Noi donne siamo sempre le peggiori,riusciamo sempre a sottomettervi qualsiasi cosa diciate… >>

Tolse dalla tasca del suo jeans firmato,un pacchetto di sigarette. Mi porse il pacchetto. In quel momento non riuscivo a ricordare se avevo mai fumato,ma d’istinto accettai. Con un gesto automatico,e con fare tranquillo,infilai una mano nella sua tasca alla ricerca dell’accendino non accorgendomi di essermi avvicinata un po’ troppo. Sentivo quel profumo forte entrarmi nel naso,nella testa,scorrermi perfino nelle vene,ma anche questa volta riuscii ad essere abbastanza forte da nascondere quell’esaltazione.

<< E’ possibile avere un accendino? O vuoi che accenda con metodi primitivi? >>

Sorrise nuovamente alla mia battuta ironica. Infilò una mano nella tasca opposta e mi porse l’accendino. Che figuraccia,eppure l’avevo notato il rialzo,ma tutto avevo pensato che fosse tranne che l’accendino. Accesi la sigaretta e finalmente ebbi la conferma che sapevo fumare,che lo facevo spesso. Quel sapore di nicotina e tabacco non mi era nuovo. Mi affacciai dalla finestra e gettai il fumo aspirato fuori. Mi raggiunse poco dopo,quando si accorse che avevo intascato il suo accendino. Mi circondò con le mani la vita,infilando le mani nelle rispettive tasche alla ricerca dell’accendino. Non gli dissi niente,sapevo che era per quello. Per l’accendino intendo. Dal corridoio sentii varie voci che facevano il mio nome,sentii anche quella della professoressa. Per fortuna facevo tiri abbastanza lunghi così da aver consumato già la metà della sigaretta. L’altra metà la gettai,mi affacciai dalla porta e feci un gesto alla professoressa che mi raggiunse un attimo dopo.

<< Che ci fai nei bagni maschili? >>

<< Ho sbattuto la porta in faccia a questo ragazzo e l’ho fatto sanguinare e l’ho soccorso… >>

<< Gli hai chiesto scusa Jasmine? >>

Lui avanzò verso di noi e si presentò alla professoressa di lettere che pareva essere stupita per cotanta formalità. Che orrore.

<< Mi chiamo Romeo Alighieri,sono italiano >>

La professoressa attaccò bottone felicemente con ‘Romeo’ e si scusò di nuovo anche da parte mia. Alighieri. Dove avevo già sentito questo cognome? Lo salutai strizzando l’occhiolino,lasciandolo lì in bagno,quando improvvisamente mi accorsi di dovergli ridare l’accendino,ma stranamente pochi secondi dopo essermi diretta nuovamente nel bagno lui era sparito. Volatilizzato,evaporato. Romeo Alighieri,ti ritroverò.
  
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