Severus se ne stava seduto sulla sedia, in camera sua, con i gomiti appoggiati al davanzale della finestra. Era un giorno di primavera e un lieve venticello gli scompigliava i capelli neri.
Dal basso sentiva le urla dei suoi genitori. Quel giorno aveva compiuto una magia, di nuovo, senza volerlo. Sua mamma stava apparecchiando la tavola: aveva tre piatti in mano e, mentre attraversava la cucina, il gatto le passò fra le gambe facendole perdere l'equilibrio. I piatti le scivolarono di mano, e Severus li fissò intensamente, aspettandosi di sentire in un attimo il rumore dei cocci infranti a terra. Invece non accadde: si erano fermati ad un centimetro da terra. Non ne fu molto sorpreso, in realtà, poichè credette che fosse stata sua madre a bloccarli. Invece la donna lo fissò con gli occhi che brillavano e un gran sorriso, corse verso di lui, lo prese fra le braccia, sollevandolo in aria e compimentandosi. Era stato lui!
Severus si sentì felicissimo e orgoglioso, ma il sorriso che aveva sul volto scomparve non appena guardò in direzione della porta della stanza: appoggiato sullo stipite c'era suo padre, un'espressione di puro disprezzo sul volto, e accortosi che il bambino lo stava fissando, se ne andò nell'altra stanza.

Dalla sua cameretta non riusciva bene a capire cosa quei due si stessero gridando, ma era certo che la lite fosse dovuta alla magia appena compiuta.
Era certo anche di un'altra cosa: appena entrato ad Hogwarts, sarebbe diventato uno studente modello per rendere felice sua madre, ma anche sé stesso, fiero di non essere un Babbano come quell'uomo che lo aveva generato ma con il quale non aveva nessun legame se non quello di sangue.
Mentre era assorto in tutti questi pensieri, vide due bambine camminare per strada e passare proprio davanti a casa sua. Avanzavano saltellando, mano nella mano, e Severus aprendo un poco la finestra le sentì ridere e parlottare.
Quella sulla destra aveva dei lunghi capelli rosso fuoco ed egli pensò che era la bambina più bella che avesse mai visto.