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Autore: VaniaMajor    21/05/2011    6 recensioni
Sesshomaru e Inuyasha, principi di Nishi, difendono il loro regno dai perfidi Naraku e Soichiro cercando al contempo di utilizzare le spade che il padre ha lasciato loro in eredità. Inuyasha ha trovato la sua vera forza nella miko Kagome, ma chi avrà mai il coraggio di stare accanto a Sesshomaru? Intanto, Naraku diventa sempre più potente, tanto da mettere in discussione la profezia che lo vuole sconfitto...Una AU della saga di Cuore di Demone!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Author's note: Mentre siedo qui al pc invece di essere già sulla strada per Trecate (stasera sono di scena con l'Arlecchino) causa faccia gonfiata dal mal di denti e chilata di medicine in corpo, almeno mi tolgo la soddisfazione di mandarvi un nuovo capitolo. Spero vi piaccia! Ah, nota tecnica: il personaggio di Razoru non è mio, mi venne proposto e prestato da chi lo inventò. Credo possiate trovare le sue avventure su manga.it :) Buona lettura e insultate Sesshomaru quanto volete! XDD

CAPITOLO 11

SPICCHIO DI LUNA


«Yokai!» esclamò Kagome, mettendo mano al suo arco.
«Yokai di Naraku!- aggiunse Miroku, stringendo il pugno sigillato dal rosario- Ci sono i Saimyosho con loro, dannazione…»
«E’ ora di fare un po’ di movimento.» disse Sango, preparando Hiraikotsu. Quella che si stava precipitando verso di loro era una vera orda.
«Largo, ci penso io.- disse Inuyasha, con un ghigno, sguainando Tessaiga- Li sfascio tutti con un Kaze no…» Prima che potesse finire la frase, suo fratello Sesshomaru gli sfrecciò accanto, avventandosi sui loro avversari. «Ehi…EHI! Maledetto, fermati!- gridò Inuyasha- Con te in mezzo non posso usare Tessaiga come si deve! Ehi, Sesshomaru!!»
Il suo richiamo non valse a nulla e un attimo dopo anche Anna lo superò per seguire Sesshomaru, un lampo d’oro che emanava energia negativa da ogni poro. Inuyasha imprecò pesantemente.
«Così dovremo farli fuori uno per uno!» sibilò, stizzito.
«Dai, Inuyasha, andiamo. Inutile stare qui a recriminare.» disse Kagome, tirandolo per un braccio.
«Ce ne libereremo comunque alla svelta. Non mi sembra siano avversari temibili.» disse Sango. Miroku corrugò la fronte e annuì.
«Già, mi sembrano più che altro un disturbo…e Naraku non è presente.» osservò il monaco. 
«Feh! Se li ha mandati a farsi massacrare, non c’è problema.» disse Inuyasha, sprezzante. Il gruppo corse verso la mischia, dove Sesshomaru e Anna avevano già cominciato a fare vittime.
Nessuno si era accorto di Kiokumushi, nascosto su un albero a seguire tutta la scena, celando la sua yuki e il suo odore in maniera da rendersi invisibile. Non credeva che qualcuno avrebbe badato a lui, non con quella torma di deboli yokai che Naraku gli aveva ordinato di mandare contro il gruppo di Nishi, ma non si poteva mai dire. Lui era lì per osservare, non per farsi individuare ed ammazzare!
La battaglia era impari. I governanti di Nishi e i loro compagni erano troppo forti per quei demoni così scarsi, ma l’obiettivo dell’attacco era solo innervosire i nemici di Higashi e permettere a Kiokumushi di osservare al meglio le potenzialità della spada Tessaiga, che sembrava preoccupare Naraku tanto da spingerlo a trasformare un’altra volta il suo corpo.
Da quello che poteva vedere, la spada Tessaiga esaltava la forza bruta del principe Inuyasha. Con un solo fendente, faceva letteralmente a pezzi i nemici che aveva attorno. Non sembrava stesse usando qualche tecnica segreta e il demone se ne rammaricò. L’aveva visto prepararsi all’avvicinarsi dei nemici, e attorno alla sua spada stava iniziando a formarsi un’aura terribilmente minacciosa. Poi, Sesshomaru lo aveva sorpassato in corsa, mettendosi tra Inuyasha e gli yokai, e il principe cadetto aveva abbassato la spada, inveendo. Anche Kiokumushi aveva maledetto Sesshomaru per avergli fatto perdere quell'occasione. In ogni caso, era facile intuire come le tecniche speciali di Tessaiga avessero bisogno di spazio per essere realizzate, forse perché avevano un ampio raggio d’azione distruttivo. Avendo attorno gli amici e il fratello, Inuyasha stava usando Tessaiga come una normale spada.
“Cercare di offrirgli poco spazio e possibilmente piazzare ostaggi tra lui e il nemico.” annotò Kiokumushi. Anche chi circondava Inuyasha, comunque, non scherzava. Le frecce purificatrici della miko Kagome, l’Hiraikotsu della principessa Sango, gli esorcismi di quel Miroku…Kiokumushi fece una smorfia. Diverso tempo prima aveva avuto modo di confrontarsi con il monaco e ne era uscito vivo per miracolo. Quel maledetto era fortissimo anche senza bisogno di usare il suo vortice!
Kiokumushi spostò la sua attenzione sugli ultimi due combattenti: Sesshomaru e la donna bionda di Seimei. Sesshomaru dilaniava con le sue unghie venefiche tutto ciò che gli si parava davanti con la consueta freddezza, ma sembrava distratto, come se nel frattempo stesse pensando a tutt’altro. Tipico suo, non prendere sul serio un combattimento come quello. Probabilmente non lo riteneva alla sua altezza. La donna bionda stava stupendo Kiokumushi…lo stava stupendo negativamente. Secondo Naraku, la donna era molto potente ma non sapeva dosare le proprie forze. A quanto l’insetto forbice poteva vedere, non sembrava fosse così.
La donna si muoveva con grazie e agilità, e i suoi scontri corpo a corpo duravano sempre lo spazio di un istante. O riduceva il nemico ad una mummia secca, o gli sparava nel petto una sfera di energia azzurra e lo carbonizzava. Sembrava procedere con metodo e se la stava cavando bene.
“E’ migliorata. E’ stata addestrata.- pensò Kiokumushi, immusonito- Naraku farà meglio a non sottovalutare quella donna.”
Tornò a guardare la battaglia, interessato, quando un grosso orco si parò davanti a Sesshomaru e il Signore di Nishi mise mano alla spada che portava appesa al fianco. Tenseiga, gli pareva si chiamasse. Una spada incapace di ferire che per il demone non era mai stata di alcuna utilità. Perché adesso la stava estraendo?
Sesshomaru si fermò a pochi passi dall’orco e sferrò un colpo con Tenseiga, colpendo all’apparenza nient’altro che aria. Subito dopo, una falce di oscurità segò in due il corpo del mostro, togliendo il respiro a Kiokumushi. Quella era una novità imprevista.
Nello stesso momento, lo sbalordimento la faceva da padrone anche sul campo di battaglia. Gli scontri si erano momentaneamente fermati al comparire di quel gigantesco spicchio di luna fatto di oscurità. I nemici rimasti si fecero un po’ indietro, terrorizzati. Kagome perse la presa sulla freccia che stava per scoccare e Sango riabbassò Hiraikotsu, a bocca aperta. Inuyasha era basito e Miroku non sembrava meno sorpreso di lui. Cosa diavolo aveva fatto Sesshomaru con Tenseiga?! Il corpo dell’orco venne segato in due con un taglio netto. Quando la falce mortifera scomparve, la parte del corpo del nemico che si era trovata sulla traiettoria sparì del tutto. Il torso cadde a terra, seguito poi dal crollo della parte inferiore del corpo.
Sesshomaru guardò Tenseiga, poi si voltò verso il resto della marmaglia di yokai. Come se una sola mente li guidasse, questi voltarono loro le spalle e fuggirono.
«Ehi! Non ve la caverete così facilmente!» sbottò Inuyasha, menando un potente fendente con Tessaiga e riducendo a brandelli gran parte di loro con il Kaze no Kizu. Altri riuscirono a fuggire e scomparvero all’orizzonte senza mai voltarsi indietro. Nessuno si accorse di Kiokumushi, che si allontanò velocemente con le nuove informazioni acquisite.
«Sesshomaru…» mormorò Kagome, facendo un passo verso il demone.
«Sesshomaru, cosa diavolo era quello?» chiese Inuyasha, rinfoderando Tessaiga. Sesshomaru non rispose, continuando ad osservare Tenseiga in silenzio. La sua espressione era imperscrutabile.
«Era forse…il Meidozangetsuha?» chiese Miroku, attirando l’attenzione degli altri.
«Cosa?! Era davvero…» sbottò Inuyasha, sbalordito. Quella…la tecnica segreta di Tenseiga?! Com’era possibile? 
«Padrone!- gracchiò Jaken, che stava correndo verso di loro seguito da Kirara con in groppa i due bambini- Padrone, ce l’avete fatta! Avete padroneggiato la tecnica segreta di Tenseiga!»
Finalmente Sesshomaru rinfoderò la spada, poi si voltò verso il piccolo yokai rospo e lo freddò con un’occhiata gelida.
«Non dire idiozie, Jaken.» disse, secco. Jaken si fermò, incerto e stupito.
«Ma allora…non si trattava del Meidozangetsuha?» chiese Miroku, perplesso.
«Lo era…in parte.- disse Sesshomaru, pensieroso- Non crederete davvero che in un colpo simile si esplichi il Meidozangetsuha.»
«A me è sembrato efficace.» disse Sango, non comprendendo dove il demone volesse arrivare.
«Non è completo.» tagliò corto Sesshomaru.
«Vuoi dire che devi ancora discernerne i segreti e che diventerà più potente di così?» chiese Kagome, stupita quando lo vide annuire. Guardò il corpo segato in due, cui mancava una parte risucchiata dallo spicchio di oscurità, e rabbrividì.
«Ma di che si tratta, esattamente? E come ci sei arrivato, Sesshomaru?» chiese Inuyasha, avvicinandosi al fratello. Sesshomaru lo guardò con sarcasmo.
«Non hai sentito niente?» chiese.
«Odore di morte.- borbottò Inuyasha- Da quel…buco a spicchio…veniva un terribile odore di morte.»
Sesshomaru annuì, approvando l’intuizione del fratello. Strinse nella mano l’elsa di Tenseiga.
«La tecnica benefica e quella malefica di Tenseiga sono legate a doppio filo.- disse- Tenseiga impedisce alle anime di andare nel mondo dei morti…oppure ve le spedisce con un colpo solo.»
«Nel…Meido?!» ansimò Miroku.
«Quello era un passaggio per il Meido?!» esclamò Kagome.
«Non è completo.» ribadì Sesshomaru, stanco di dare spiegazioni. Gli altri si guardarono, perplessi. Se quella era una versione incompleta, cosa sarebbe successo all’eventuale avversario colpito da un Meidozangetsuha con tutti i crismi?!
«Ci rimettiamo in viaggio per Mutsuka, o ci fermiamo qui?- chiese Shippo, interrompendoli- Io e Rin avremmo un certo appetito…»
«Non perdiamo altro tempo.» disse Sesshomaru, voltando le spalle ai resti dell’orco e incamminandosi.
«Ehi, un’ultima domanda.- disse Inuyasha, affiancandoglisi- Da dove ti è arrivata questa intuizione? Non me ne hai mai parlato.»
«Perché avrei dovuto parlartene?» disse Sesshomaru. Inuyasha fece una smorfia che mise in mostra le zanne e strinse i pugni dalla voglia di picchiare il fratello maggiore, il quale però proseguì: «Ho trovato applicazione ad un’intuizione di quella donna.»
«Quella donna? Quale…» iniziò a chiedere Inuyasha, poi capì. L’unica donna al seguito che Sesshomaru non chiamava mai per nome era Anna. Si voltò verso di lei, che durante tutta la discussione era rimasta in disparte. «Anna?» chiese, sbalordito. Sesshomaru lo guardò con blando stupore.
«Ne ha discusso anche con te, no?» chiese.
«Sì, ma…» balbettò Inuyasha.
«Ha cervello.» disse Sesshomaru, e il suo tono di voce, il modo in cui aggrottò la fronte, misero Inuyasha in serio allarme. Non gli sembravano più così improbabili le teorie di Kagome. Nella voce di suo fratello c’era un sincero, per quanto freddo, apprezzamento. Non era roba da tutti i giorni. In verità, non ricordava che Sesshomaru avesse mai avuto parole di apprezzamento per qualcuno.
Rallentò il passo, lasciando che Sesshomaru camminasse da solo. Anna lo superò per raggiungere il Signore di Nishi, stanca ma sorridente, ignara delle loro ultime parole, poi gli altri lo raggiunsero.
«Cosa c’è, Inuyasha?- chiese Kagome, vedendolo piuttosto pallido- Sesshomaru ti ha rivelato qualcos’altro?»
«Sapete da dove gli è arrivata l’idea di aprire un passaggio per il Meido?» chiese Inuyasha, con voce cupa.
«Avrà riflettuto sulle capacità intrinseche della spada.» disse Sango, tirando a indovinare.
«Oh, certo.- disse Inuyasha, sempre cupo- Con Anna.»
«Con Anna?! Vuoi dire che è grazie a lei se…» sbottò Kagome. Inuyasha annuì. La tecnica segreta che Sesshomaru avrebbe scoperto solo trovando la donna che avrebbe risvegliato il suo cuore era appena stata tentata sotto i loro occhi…ma la principessa non era stata ancora trovata. Invece, era stata Anna a fornire il suggerimento giusto a Sesshomaru. C’era qualcosa che non quadrava in tutta la faccenda.
«Sarà il caso di cercare di scoprire qualcosa in più sul passato di Anna.- disse Inuyasha, cupo- E credo di dover fare quattro chiacchiere con mio fratello.»

***

Sesshomaru camminava accanto alla principessa, la quale lo stava scortando di persona alla camera a lui assegnata. La donna parlava piano, ridendo ogni tanto dietro il palmo della mano in maniera graziosa, e lo guardava con adorazione. A Sesshomaru non importava niente di tutto ciò. Non aveva ancora detto chiaramente ai governanti di Mutsuka che nemmeno questa principessa era la prescelta, per consentire agli altri di avere un alloggio decente per la notte. Il monaco, Miroku, lo aveva quasi pregato di lasciar fare a lui, e Sesshomaru lo aveva accontentato. Non gli costava niente. Anzi, desiderava una notte di tranquillità per riflettere su ciò che aveva imparato quel giorno riguardo Tenseiga. Dopotutto, erano arrivati a Mutsuka a pomeriggio inoltrato e non sarebbero andati comunque lontano anche se avessero lasciato il villaggio il prima possibile.
«Ecco la vostra stanza, Sesshomaru-sama.- mormorò la principessa, con un sorriso- Buonanotte.»
Rimase per un attimo a guardarlo, come aspettando che lo yokai facesse o dicesse qualcosa, ma quando si accorse che non c’era speranza si inchinò e gli voltò le spalle. Sesshomaru aspettò che se ne andasse, prima di entrare nella camera. Purtroppo per lei, quella donna non possedeva alcuna attrattiva ai suoi occhi.
Si chiuse la porta alle spalle, poi aprì l’anta scorrevole che dava sul giardino, facendo entrare la luce della luna. Era solo uno spicchio, ma proiettava una luce intensa. Sesshomaru si sedette nella sua luce, guardando il rigoglio del giardino, poi sguainò Tenseiga e la tenne di fronte a sé, fissando la lama lucente.
Sì, riusciva ad avvertirne il potere, ora, pronto a mettersi al suo servizio. Le parole di quella donna avevano aperto uno spiraglio nei suoi pensieri e questo lo aveva condotto a comprendere il Meidozangetsuha…o perlomeno, ad arrivare vicino alla sua realizzazione. Ciò che aveva fatto quel giorno, con quell'orco, era solo una pallida dimostrazione della vera essenza della tecnica segreta. Facendo costante pratica, avrebbe presto fatto sua la tecnica completa. Le occasioni, dopotutto, non mancavano. I suoi sensi superiori lo avevano aiutato ad aprire il varco e a comprenderne le potenzialità; affidandosi ad essi e al suo istinto, presto avrebbe avuto in mano la chiave per spedire Soichiro e Naraku all’inferno. La vendetta che tanto agognava non sembrava più così lontana dal realizzarsi.
Per la prima volta, Sesshomaru sentì di poter ringraziare il padre per l’eredità ricevuta. La spada che aveva sempre disprezzato si stava rivelando non inferiore a Tessaiga. Stava ottenendo ciò che voleva tramite quel viaggio, seguendo i consigli di Tenseiga stessa, come quella dea aveva profetizzato. Che non ci fosse stato bisogno di ‘ritrovare il suo cuore’, nel frattempo, era solo un sollievo. Sesshomaru era stanco di cercare la donna della profezia e ora che aveva in pugno il Meidozangetsuha trovava che unirsi a un essere umano fosse un sacrificio totalmente inutile. Che se ne faceva, lui, di una sposa? Perché avrebbe avuto bisogno di stringere un’alleanza più profonda con gli esseri umani?
Sesshomaru rinfoderò Tenseiga e tornò a guardare fuori, tenendo un braccio appoggiato sul ginocchio. Nelle stanze attorno a lui, gli altri riposavano, approfittando dell’ospitalità del nobile. Anche la piccola Rin alloggiava nella grande casa con gli altri. Anna aveva insistito perché li seguisse e stesse comoda almeno per una notte. Lei, invece, da testarda qual era, era rimasta come sempre fuori da Mutsuka. Sesshomaru corrugò la fronte nel pensare a lei. Quella donna era…particolare. Lo incuriosiva e allo stesso tempo gli dava sui nervi. Era forte, dotata di potenzialità non indifferenti. Allo contempo, era cocciuta e aveva una non trascurabile abilità dialettica che la portava spesso a confondere il suo interlocutore e a vincere le discussioni. Quando Sesshomaru le dava un ordine, lei non lo prendeva come un’imposizione, ma come uno spunto per far valere il suo punto di vista, quale che fosse. Il risultato sorprendente era che spesso Sesshomaru le lasciava fare quello che voleva e il fatto che in quel momento lei si trovasse fuori dal villaggio ne era un esempio palese. Il perché, però, gli sfuggiva. Non era mai stato così…morbido…con qualcuno. Cos’aveva lei di speciale?
Quel giorno le aveva concesso di chiamarlo semplicemente per nome e non gli era piaciuta la sensazione elettrica che lo aveva attraversato nel sentirglielo pronunciare. Non riusciva a capire quella donna che, tramite la piccola Rin e di conseguenza Tenseiga, era entrata nella sua esistenza. Si trovò a chiedersi cosa stesse facendo lei in quello stesso momento. Una informe e senza nome voglia di vederla lo colse.
Sesshomaru si alzò e uscì all’aperto, alzando il viso al cielo notturno, per un attimo tentennante. Poi saltò sulla cinta di mura della magione e si diresse con la consueta velocità fuori dal villaggio, senza accorgersi che suo fratello Inuyasha lo stava osservando con cupo cipiglio da uno spiraglio nella finestra della camera che divideva con Miroku. Sesshomaru tornò nel luogo ove quel pomeriggio avevano lasciato Anna e, non trovandola, seguì il suo odore portato dal vento. Voleva discutere ancora con lei di Tenseiga. Il brutto vizio di quella donna di mettere ogni cosa in discussione, per una volta poteva anche rendersi utile.
Si inoltrò tra gli alberi, un boschetto che costeggiava i campi coltivati, e i suoi passi rallentarono nell’udire le note sussurrate di una canzone. Era Anna? Stava cantando? La sua voce era morbida, forte ma graziosa. La melodia aveva un non so che di malinconico che ben si accordava con l’atmosfera notturna. L’impressione che Sesshomaru ne ricavò fu di solitudine. Quella donna non era così impassibile come dimostrava, alla fine dei conti: la verità era che si sentiva sola, e triste. Di certo non le avrebbe fatto piacere se Sesshomaru l’avesse colta in un momento di debolezza.
Il pensiero gli diede un vago senso di rivalsa su di lei e Sesshomaru proseguì seguendo il suono della voce. La vide quando si trovava ancora ad una certa distanza. Sostava accanto a una pozza d’acqua in cui si specchiava la luna e gli dava le spalle. Doveva essersi lavata, perché i capelli le cadevano pesantemente su una spalla, e le sue braccia erano infilate sommariamente nello yukata, tanto che la schiena pallida era del tutto scoperta. Le gocce d’acqua brillarono fiocamente sulle sue spalle quando lei strizzò i capelli bagnati, mettendo in evidenza la bella linea del collo. Era una visione di bellezza innocente e pura, e Sesshomaru si fermò, incantato. Non riuscì a spiegarsi il calore che gli si accese nel ventre, né la fitta di dolore che provò al petto. Sembrava che gli fosse stato lanciato un incantesimo.
Poi, i sensi di yokai di Anna colsero la sua presenza e la donna si voltò di scatto, in allerta, stringendosi addosso lo yukata e spezzando sul più bello la melodia che stava cantando. I suoi occhi si spalancarono quando lo vide.
«Se…Sesshomaru!- balbettò, attonita- Voi…tu…che ci fai qui?» Si affrettò a coprirsi, sottraendo il proprio corpo alla vista del demone. Questo restituì a Sesshomaru la freddezza andata perduta.
«In due mesi non ti avevo mai sentita cantare.» disse, guardandosi attorno.
«Io…di norma lo faccio quando sono sola, oppure per far addormentare Rin.- mormorò Anna, passandosi le dita tra i capelli bagnati e alzandosi in piedi- Una guerriera non ha tempo da sprecare in cose leziose come il canto.»
Sesshomaru la guardò, poi giudicò che non avesse fatto dell’ironia e annuì. Rimasero in silenzio per qualche istante.
«C’è qualcosa che non va, Sesshomaru? Perché sei qui?» chiese Anna, prudente. Sesshomaru corrugò la fronte.
«Pensavo a Tenseiga…e ad altre cose.- rispose, quasi riluttante- Non ho voglia di passare la notte in quella casa.»
Anna lo guardò, stupita, e si avvicinò di un passo.
«Sesshomaru, nemmeno questa volta hai trovato la donna della profezia?» chiese.
«No.» fu la risposta decisa e gelida di Sesshomaru. Paradossalmente, l’espressione di Anna sembrò farsi più serena. Si avvicinò ancora e si sedette vicino a lui. Dopo qualche attimo, Sesshomaru fece lo stesso. I modi di lei lo mettevano a suo agio e lo invitavano a placare la sua eterna impazienza.
«Sesshomaru, ma cosa cerchi veramente?- chiese Anna, dopo poco- Cosa dice esattamente questa profezia?»
Sesshomaru corrugò la fronte.
«La profezia dice che solo quando mi unirò ad un cuore umano sarò in grado di distruggere Soichiro.» rispose.
«E’ solo questo che ti muove?»
«Certo. Che altro?» 
La risposta secca zittì Anna e per qualche istante vi fu altro silenzio. Una folata di vento fece rabbrividire la neko-yokai, poi Sesshomaru riprese a parlare d’improvviso.
«Mio padre venne ucciso da Soichiro tramite una trappola infida e vigliacca. Io ero presente poco prima della sua morte e lui fu in grado soltanto di  ordinarmi di cercare il mio cuore.- disse, senza accorgersi di quanto la stesse sorprendendo con quella confidenza- Parole senza senso, pensai. Nonostante ciò, come lui mi aveva detto, Tenseiga si è rifiutata di farsi usare da me…per quasi cinquant’anni.»
«Il tuo cuore…deve risvegliarsi, perché tu possa usare Tenseiga?» mormorò Anna, sorpresa. Quando lui non rispose, continuò: «E’ a questo che serve la principessa? L’amore per una donna potrebbe aiutarti a…»
«…a padroneggiare le tecniche che mi permetteranno di gettare Soichiro all’inferno.» finì per lei Sesshomaru, scrutando l’oscurità con occhi duri come il diamante.
«E perciò continui a cercarla?- chiese Anna, e la sua voce cedette un istante- Ma…sai solo che è una principessa? Non hai altri indizi?»
«So che è una guerriera, nemica di Naraku e di Soichiro quanto lo sono io. So che vive su questo confine.- fu la brusca replica di Sesshomaru- Credi davvero che continuerei a viaggiare con quel gruppo di idioti che mi circonda se non fosse strettamente necessario?»
«E…quando la troverai…» disse Anna, fissandolo con i suoi occhi azzurri.
«La prenderò per me.» disse lui, guardandola. I loro occhi rimasero incatenati per un istante e Sesshomaru vide un profondo turbamento in quelli di lei. Gli parve bella, molto bella, e fu stupito di essersi accorto di una verità così evidente con tale ritardo. Si irritò quando lei distolse bruscamente lo sguardo, spostandolo sulle proprie mani chiuse a pugno sul grembo.
«Sesshomaru…- mormorò Anna, con labbra tremanti- Sesshomaru, io…c’è una cosa che…»
«In ogni caso, a questo punto la mia fretta nel trovarla è diminuita.- la interruppe Sesshomaru senza tante cerimonie- Sto usando Tenseiga anche senza la presenza di quella donna. La mia spada mi obbedisce, finalmente. Ritengo che potrei fare a meno di dannarmi l’anima a cercare un’insulsa principessa umana.»
Anna spostò lo sguardo su di lui, scioccata.
«Ma…i tuoi sentimenti…l’amore per…» balbettò. La bocca di Sesshomaru si torse in una smorfia di tale gelido disprezzo da zittirla.
«Troverò la principessa umana e la prenderò per me, perché devo.- disse, sferzante- In quanto all’amore…Disprezzo tali sentimenti e di certo non li proverei per una insipida, debole e inutile ningen.»
Anna impallidì visibilmente, ma lui non se ne accorse, preso com’era dai propri pensieri. Le sue conquiste su Tenseiga gli avevano reso ancora più fastidioso il pensiero di doversi unire a una donna umana, e non poca parte di lui stava accarezzando l’idea di lasciar perdere quella caccia a tappeto. Dopotutto, la ricerca del proprio cuore era una faccenda stupida fin dal principio…Si riscosse quando Anna si alzò bruscamente.
«Compiango la donna che dovrà seguirti, Sesshomaru.- disse, guardandolo con una freddezza che non le aveva mai notato- Sarà condannata a una triste esistenza…un oggetto in più nel tuo Palazzo.»
«Non ho chiesto il tuo parere.» disse Sesshomaru, secco. Lei scosse il capo, guardando altrove.
«No, non lo hai chiesto.- mormorò- Vado…a fare un giro d’ispezione. Buonanotte.»
Prima che potesse ordinarle di fermarsi, la neko-yokai era già sparita tra gli alberi. Sesshomaru si alzò in piedi, seccato dalla brusca fine della loro conversazione. Che le era preso?! Un attimo prima lo ascoltava con grande attenzione, l’attimo dopo fuggiva via con un pretesto. E perché lui rimpiangeva che la loro conversazione non fosse durata più a lungo? Davvero non capiva.
Si sfogò facendo una sortita nel territorio nemico, quella notte. Testò la nuova tecnica della sua spada e cancellò nel sangue altrui le immagini e i suoni del suo incontro con Anna, un incontro che lo aveva lasciato insoddisfatto. Tornò alla magione di Mutsuki appena prima dell’alba. Davanti alla finestra aperta della sua stanza, seduto in attesa, c’era Inuyasha.
«Fatti da parte.» disse Sesshomaru, seccato.
«Dove sei stato? Da Anna?» gli chiese Inuyasha, cupo. Sesshomaru corrugò appena la fronte e Inuyasha sospirò. «Sesshomaru, credo proprio che dobbiamo parlare.»
   
 
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