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Autore: Ivory96    21/05/2011    3 recensioni
La storia narra di un giovane ragazza, Melissa Baker, in viaggio di studio con l'amica Jennie. Una cosa normale, ma un piccolo particolare sconvolgerà la sua vita: un giovane bassista di un famoso gruppo pop rock si innamorerà di lei.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Ringo Starr
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, perdonatemi per la lunga assenza, ma la scuola, bè, è sempre la scuola.
Bene, finalmente ho avuto il tempo di postare il capitolo.
Aggiungo anche qualcosina in più: ringrazio tutti voi che state seguendo la mia ff e spero che non vi stancherete per l'aspettare.



Enjoy!



»Chapter Two.

 - Four beatles in detention.

 

«DRIN DRIN»
Il suono metallico della sveglia risuonò in tutta la stanza.
«Chiudi il becco, maledetta! » Supplicò Mel.
«Ti prego spegnila! » Implorò urlando, Jennie.
«E' ora di alzarsi, Jennie. » Disse Mel, arrendendosi alla sveglia nemica.
«Ti scongiuro, altri cinque minuti »
Mel si trascinò sonnacchiosa giu' dal letto, e si recò verso il bagno. Lasciando ancora dormire Jennie.
Si buttò sotto una doccia fredda cercando di svegliarsi, mentre Jennie dormiva beata sotto le coperte.
Una volta vestita si accorse che erano gia le sette e mezza, e si precipitò a svegliare Jennie.
«Cazzo, Jennie! Svegliati! Maledizione è tardi! » Diceva, mentre la scuoteva cercando di farla resuscitare.
«Okay! Okay! Mi alzo, mi alzo! » Scocciata, si diede per vinta, e si alzò. «Accidenti, mi sento come appena uscita da un frullatore.»
« Vedi di muoverti, è tardissimo.»


 

-
 

«Ancora sbadigli...? » Disse Mel, guardando Jennie che sbadigliava semiaddormentata sul tavolo della cucina.
«Ragazze, vi va di fare colazione? » Chiese amorevolmente la zia Eve.
«Oh! Si, la colazione è la mia parte preferita della mattina. » Esclamò Jennie, svegliandosi all'improviso dal suo stato di trance mattutino.
Ed ecco la tipica colazione inglese, detta la "Full English breakfast":
La prima portata fu un arancia fresca tagliata a fette; la seconda portata era composta da cornflakes immersi nel latte; la terza dalle famosissime uova al tegamino con bacon fritto accompagnate anche da salsiccia fritta, funghi e pomodori. La quarta, che Mel, al contrario di Jennie, saltò, era arringa affumicata; e, infine, la quinta e ultima portata era il classico pane tostato spalmato di marmellata, accompagnato da una tazza di latte.
«Accidenti... mi sento più piena di un sacco di patate.» Disse Jennie, sul punto di scoppiare.
«Ragazzi, credo sia ora di andare.» Avvertì la cara zia Eve, indicando l'orologio; non riuscì a finire la frase che arrivò il bus per accompagnare a scuola Floyd e Fanny. Mentre Mel e Jennie dovevano farsela a piedi... correndo perchè era gia tardissimo.
 

-
 

«Cavolo Mel, voglio uccidere tua zia! » Disse Jennie, affannata dalla corsa. «Prima ci fa mangiare come maiali e poi ci fa correre per non arrivare in ritardo! »
«Hai ragione, questa volta ti do' ragione. » Le ragazze arrivarono d'avanti la facciata della scuola, essì, finalmente non erano più al liceo, ma all'università, entrambe videro la propria vita un futuro e realizzando che l'ultima volta che usciranno da quel portone, saranno delle donne di carriera.
 

-


«Shh! Shh! Silenzio! » La prof entrò in classe sbraitando.
Appenna si udirono le sue urla tutti tacquero.
Era una prof bassina, occhialuta e esile, ma l'apparenza ingannava.
«Io sono Mrs. O'Connor » Disse scrivendolo alla lavagna. «Vi do' il benvenuto nella Imperial College. Dovete sapere, che la nostra scuola viene regolarmente classificata tra le migliori università nel Regno Unito e al mondo. Ha tempi antichissimi, fu fondata nel quindicesimo secolo...» Ed ecco che inizia il classico e noioso discorso.
«Wow... questa è più noiosa della diarrea.» Farfugliò Jennie a Mel.
Mel sbottò sghignazzando e nascondendo la faccia con il quaderno per non farsi beccare dalla prof.
« "L'Imperial College NHS Trust", un foundation trust facente parte del sistema sanitario britannico, opera vari ospedali in tutta Londra, tra cui il St. Mary's Hospital, il Charing Cross Hospital, il Northwick Park Hospital, il St. Mark's Hospital e l'Hammersmith Hospital. Un certo numero di lezioni sono tenute al loro interno.» La prof parlava a vuoto.
«Ma pensi che prima o poi se ne accorgerà che neanche i muri l'ascoltano? » Bisbigliò Mel a Jennie.
« Ad Imperial hanno lavorato 15 premi Nobel, due medaglisti Fields, ed 6000 accademici tra cui 66 fellows della Royal Society, 71 fellows della Royal Academy of Engineering e 62 fellows dell'Academy of Medical Sciences.»
«Ps ps... quello è carino! » Jennie indico bisbigliandò a Mel un ragazzo seduto nel banco d'avanti.
«Inoltre, Imperial College possiede e gestisce oltre trenta dormitori nel centro di Londra e ad Ealing, Ascot e Wye. Sono disponibili oltre 3000 stanze, e un posto è garantito a tutti gli studenti del primo anno.»
«Uh, stanze garantite, sorella! » Incitò Jennie.
«E in fine...»
«Oh! era ora! »
«Ricordate il nostro motto: "Scientia imperii decus et tutamen" »
«Oh, cazzo, NO! Il latino NO! »
Esclamò Jennie, senza accorgesene, con un tono di voce leggermente più alto.
«Qualche problema, signorina Harrison? » La interpellò la prof già spazientita.
«Cosa? Io? Nono, nessun problema! Signorina... Signora... O' nei... O'co... Scusi, come ha detto che si chiama? » Gli disse con un tono da insolente, provocando una risata a tutta la classe.
«O'Connor, signorina Harrison, O'Connor. Le ricordo, che lei è in una delle scuole più prestigiose di tutto il Regno Unito, e sopratutto la serieta' è l'elemento fondalmentale in questa scuola. Se pensa che questo college è un "comune college statale" si sbaglia. Adesso, potrei sapere che problema aveva prima? »
«Nessun problema, Mrs. O'Connor.»
«E lei, signorina Baker? »
«Nessun problema, Mrs. O'Connor.»
«Bene, comunque, dopo le lezioni vi aspetto entrambe in detenzione.»
«Cosa? »
Sbottarono entrambe.
«Un'ora di detenzione.»
«Mi oppongo! » Scattò in piedi Jennie.
«Per lei un'ora e mezza, Signorina.»
«No, prof, non si puo' fare! »
«Due ore. Si sieda.»

«Jennie, siediti! » La risprese Mel.
Vinta, ricadde sulla sedia.
«Bene, adesso, iniziamo a parlare della "letteratura giacobita" .» Riprese a parlare la prof.
«Cazzo, cazzo, cazzo! » Diceva, sbuffando. «Come diamine facciamo? Prorio stasera no...! »
«Jennie, ora basta. E poi non era così importante uscire con loro. Ora stai zitta, o ci condannerà ad altre tre ore di detenzione. »
 

-
 

Era suonata la campanella dell'intervallo, Jennie insisteva che bisognava fare qualcosa, aveva gia' organizzato un piano:
«Bene, ho un piano. »
«Sentiamo...»
«Gli mettiamo il cianuro nel caffè! »

«Wow! Che trovata geniale.» La canzonò ridendo.
«Non cercare di sfottermi, è una cosa seria questa.» Disse con tono serioso. Mentre faceva la fila nella mensa della scuola.
«Jennie... noi siamo venute qui per studiare! E non per civettare con quattro scarafaggi. »
«Lo so! Lo so! Ma un po' di divertimento non fa male! »
«Sì, ma non sempre! Possiamo uscire sabato con loro.»

«Uffa!» Esclamò amareggiata « John aveva detto che ci portavano nel miglior ristorante di tutta Londra! » E poi continuò facendo arrabbiare Mel «E poi potrai rivedere il tuo bel Paul, così ripasserete il principio di Archimede a modo vostro...» Gli disse con tono pungente.
«Cosa? Ora basta Jennie, hai rotto con 'sto Paul, con questa cena, e con questi maledetti Beatles! » La rimproverò sbraitando, e furiosa; buttò il piatto sul passa vassoi della mensa e se ne andò infuriata, lasciando Jennie sbigottita.

In tanti anni di amicizia di liti c'enerano state, ed era sempre stata Mel ad infuriarsi per le cavolate che combinava Jennie.
Ma questa volta Jennie si era accorta che aveva sbagliato, ed era colpa sua.
Erano così diverse, ma così amiche;
Mel era una ragazza bella, inteligente, era perfetta.
Jennie avrebbe voluto avere i suoi occhi. Sì, i suoi occhi, ma quanto erano belli i suoi occhi? Quegli' occhi grandi tra il celeste e il verde, che cambiavano in base all'umore, Jennie li osservava sempre, e in quel momento gli occhi di Mel erano sul grigio, perchè era furiosa, ma molto rattristata; ogni volta che litigavano diventavano così. E quei capelli?I suoi capelli ricci e lunghi, color biondo dorato. Quel visino dolce, quel naso all'insu', quella bocca di rose, e quel sorriso; così perfetto e dolce.
Insomma, Mel era una bella ragazza, ma non si metteva in mostra, anzi, non se ne rendeva nemmeno conto. Tutti perdevano la testa per lei, ma Mel era indifferente alle avance dei ragazzi, -dovete pensare- che non aveva mai avuto un ragazzo, no perchè non piaceva a nessuno, molti gli avevano proposto di fidanzarsi, ma lei ha sempre rifiutato, pensava sempre allo studio, i suoi ragazzi erano i libri. E Jennie non tollerò mai questa cosa.
Era una ragazza dolce, astuta, inteligente, sincera, abile, buffa, spiritosa, allegra, scherzosa, e probalbilmente tante altre cose.
Invece Jennie, era una ragazza spericolata, pazza.
Aveva dei capelli marroni molto corti, dei grandi occhi color nocciola, un corpicino esile e sempre il sorriso stampato sulla bocca.
Era una ragazza vivace, folle, spavalda e anche rompicollo e inconsciente.
Ma infodo, nascondeva un animo dolce.
E' impensabile, ma era lei quella che piangeva di più.
Nascondeva la sua timidezza con una corazza che la faceva sembrare "spericolata" e alcune volte una ragazza poco di buono.
Lo studio? Neanche per idea! Si definiva "Intollerante ai libri".
E così Melissa Baker e Jennie Harrison erano i due poli opposti di una stessa entità, avevano più differenze che punti in comune. I loro amici si chiedevano sempre come facevano ad essere amiche. La risposta era semplice: si completavano a vicenda.
Una gestiva i rapporti con il resto del mondo, l'altra l'intimità. Una organizzava, l'altra inventava, per farla breve, avevano bisogno l'una dell'altra.
 

-

Prima che la campanella suonasse, Jennie andò a cercare Mel.
Dopo aver girovagato per tutta la scuola la trovò, ed era seduta sugli scalini del cortiletto della scuola.
«Iv, sei qui. »
Non gli rispose e continuò a giocare con un' elastichino per capelli che aveva in mano.
«Ehi, senti, non volevo...»
«Non volevi cosa? »
«Okay, l'hai voluto tu. Mi disp... disp... dispia... mmm... dispiac...»
La difficoltà di Jennie a dire "Mi dispiace" . «Mi addolora... mi affligge...mi... mi scontenta... mi....mi... »
«Mi dispiace. Dillo! »
«Mi...»
«Dillo! »
«Midispiace,midispiace!Sonoestremamentedispiaciuta!PerdonamiMel, Perdonamitiprego! »
Disse tutto ad un fiato, mentre Mel sorrideva antipatica.
«E ora ridi? Perchè ridi? NO...aspetta! STA' RIDENDO! STA' RIDENDO! Mi hai perdonato? »
«Ancora no.»
«Senti Iv, deciditi, la campanella sta' per suonare!»
«Prometti! Prometti che non dirai baggianate! »
«Okay... Prometto che...»
«Non ho finito! »
«E che non nominerai quella persona che non si deve nominare! »
«Che?»
«Paul...»

Jennie sbuffò e disse:
«Prometto che non nominerò quella persona che non dev'essere nominata e che non dirò baggianate, giuro su Pinocchio che manterrò questa promessa! »
«Idiota! »
«Ti voglio bene.»
«Anche io.»

Ed era così che loro facevano pace, a via di insulti.
«Non hai mangiato niente? »
«No, ma non importa.»
«Comunque... Mel, lo so che ti farò incazzare, però, credo che neanche tu vorresti rimanere due ore in detenzione qui a scuola.»
«No, cosa hai escogitato? »
«Allora, ho conosciuto un ragazzo...»
«Oh, NO! Ci risiamo! »
«Nono! Non è come pensi! »
«Sentiamo...»
«Si chiama David, è del secondo anno, e bè, è stato molte volte in detenzione per via della O'Connor. Ma mi ha detto che non c'è niente di cui preoccuparsi, perchè lei resta in classe per cinque minuti e poi va in sala insegnanti a pomiciarsi con il prof di scienze.»
«Blee... quello con i capelli bianchi, la pancia grossa e l'alito pesante? »
«Sì »
«Doppio Blee! »


Drrin Drrin
Il suono della campanella risuonò per tutta la scuola, e segnava che la ricreazione era finita.

Durante la lezione di chimica:
«Mel, Mel!»
«...Per esempio il metano, una molecola semplice che consiste in un atomo di carbonio legato a quattro atomi di idrogeno ha formula... Che c'è? »
«Dobbiamo avvertire i ragazzi che ritarderemo perchè siamo in detenzione...»
«Mi dica lei come... »
«Ci serve un telefono, il telefono è nell'ufficio del preside...»
«Nell'ufficio del preside? »
«Questo è quello che dobbiamo fare: io mi faccio buttare fuori dal prof, mentre tu fai finta che stai male e mi raggiungi, okay? »
«Ma Jennie...»
«MEL! Non mi contraddire! »
«Miss Harrison! Potreste fare silenzio lì sotto? »
La sgamò il prof.
«Ecco la mia occasione.» Farfugliò «Prof, questa lezione non mi interessa proprio, mi sto' annoiando...»
«Cosa? Non le interessa? »
«Sinceramente... no. »

Il Prof non aprì bocca, aprì solo la porta, bè, era chiaro ormai.
Jennie con un mezzo sorriso compiaciuto si alzò dal banco e si accomodò fuori dalla classe.
«Siamo ancora all'asilo.» Mormorò il prof lanciando un occhiataccia alla ragazza.
Dopo un po' di minuti toccava alla prossima attrice mettere in scena lo spettacolo.

In sottofondo della classe si sentivano dei "rantoli da moribondo" .
«Signorina Baker, si sente bene? »
«Oh, prof, direi di no. Posso andare fuori? »
Continuò respirando affannosamente.
«Certo cara. Vada pure, quando si sente meglio rientri.» Disse il prof rivolgendosi con tono gentile alla bella alunna modello.
Mel si trascinò fuori rantolando e tenendosi l'addome.
 

-
 

«Cavolo Mel, sei stata fantastica! Il prof era sconvolto! » Esultò Jennie.
«Sì, okay. Ma Jennie, vedi che ne hai gia' combinate due, rischi di essere buttata fuori dalla scuola, datti una calmata.»
«Sìsì, come vuoi tu. Il preside è uscito, l'ho visto dalla finestra, andiamo prima che torni.»
Mel e Jennie versione Spie che si incamminavano con passo abile e fuggente verso l'ufficio del preside; Jennie intonava scherzosamente una specie di colonna sonora che urtava Mel.
«Idiota! Vuoi finirla...! »
Arrivarono d'avanti alla porta con scritto "Presidency".
«Bene, apri.» Incitò Mel a Jennie
«No, apri tu.» Rispose intimorita.
Mel audace aprì la porta, ritrovandosi l'ufficio del preside d'avanti.
«Lì c'è il telefono, chiamiamo George.»
Jennie svelta compose il numero di casa del cugino e aspettò che rispondesse.
«Rispondi, maledizione, rispondi! » Diceva, impazziente.
«Pronto? »
«George! »
«Mamma! »
«Ma che mamma, idiota! Sono Jennie »
«Oh, Jennie. Ma non dovresti essere a scuola? »
«Infatti lo sono, sono nell'ufficio del preside.»
«Nell'ufficio del preside? E' successo qualcosa? »
«No, no, non è successo niente, è che oggi io e Mel dobbiamo stare in detenzione e non... »
«Ecco lo sapevo! Ma ti rendi conto, Jennie, che ti sei fatta mettere in detenzione il primo giorno di scuola? »
E incomincia la classica ramanzina.
«Sisi, lo so. Comunque non vi preoccupate perchè vi raggiungeremo, ho gia' un piano.» Jennie finì quest'ultima parola eccorgendosi che Mel, che faceva la guardia, la stava avvertendo che il preside stava per ritornare. «Oh cazzo! George, devo andare, il preside sta' per tornare. Ti voglio bene, ciao »
 

-
 

Nel frattempo a casa di George...
«George, chi era? » Domandò Ringo.
John, Paul e Ringo erano a casa di George, ed avevano sentito tutta la discussione.
«Era Jennie, ha detto che si è fatta mettere in detenzione.»
«In detenzione? Il primo giorno di scuola? Ma è fuori! » Esclamò McCartney, smettendo di strimpellare la sua chitarra classica e posandola sul divano.
«Gia', gliel'ho detto anche io. »
«E Mel? Lei è anche in detenzione? »
Domandò nell'immediato Paul.
«Si, ma sicuramente per colpa di Jennie, lei non è tipo da detenzione. »
«Mi pare più che ovvio che dobbiamo fare qualcosa.»
Affermò John.
«E cosa John? Andare a scuola e portarle via... » Disse Paul.
«E' proprio quello che faremo. » Rispose Lennon.
«Cosa? Mica possiamo entrare in classe e urlare "Siamo i Beatles, fate uscire le ragazze! " »
«Perchè no? »
«John, sei pazzo! Non possiamo. E' sempre una scuola non ci faranno neanche entrare. »
Rispose George.
«Beh, si vede che entreremo in un' altro modo. »
«E dove... dalla finestra? »
Rispose Ringo, mangiando dei cioccolatini mandati dalle fan, e pensando di aver sparato una cavolata; tanto nessuno dava retta alle sue idee da "Genio incompreso"
«RINGO! SEI UN GENIO! Dalla finestra è perfetto! » Esclamò John alzandosi dal divano e andando ad abbracciare Ringo.
«Percbè... che ho detto? »
«Bene. Questo è il piano: entreremo dalla finestra e scapperemo con le ragazze. »

Paul e George si guardarono in faccia e con una mossa che sembrava dire "Beh, tanto sembra divertente" dissero:
«Tanto ci stavano annoiando.»
 

-

Erano le sedici e trenta, come previsto Mrs O'connor stette in classe cinque minuti contati e poi si dileguò con la scusa:
«Vado a correggere i compiti in sala insegnanti. »

L'orologio ticchettava, e l'ora sembrava non passare mai.
«Ti prego, dimmi che tra un secondo c'è l'apocalisse. » Diceva Mel, arcistufa.
«Magari! Lo vorrei tanto! » Rispose Jennie.

Intanto i Beatles erano arrivati a scuola:
«Allora, chi è il più leggero? » Disse John .
Tutti ringraziando di non essere lui, puntarono Ringo.
«Bene, facciamo da scala a Ringo. »
«Che? » Dissero tutti.
«Paul sale su George, io su Paul e Ringo su di me. »
Dopo una specie di discussione perchè i ragazzi si rifiutavano, fecero quello che diceva John.
«Cavolo John, quanto pesi! Non sarai mica incinto? » Diceva dolorate Paul.
«Ma chiudi il becco. Ringo ci sei? »
«Sìsì, ci sono. Oh porca miseria, la finestra è chiusa! »


«Mel apri la finestra, si muore di caldo.» Disse un compagno di classe.
La ragazza ignara si alzò per aprire la finestra; l'aprì e si andò a sedere, senza accorgersi che di sotto c'era Ringo.
«Okay, grazie Mel! » Disse Ringo facendo l'ultimo sforzo arrampicandosi alla grondaia della finestra.
«Ma quella è una testa! » Urlò una ragazza.
Le ragazze si spaventarono vedendo una testa sotto la finestra che cercava di salire, ma lo shock fu più grande quando videro che quella testa bionda era di Ringo Starr.
«M- Ma ma, quello è Ringo dei Beatles! »
A sua volta comparve John, Paul e George.
«Ma quelli SONO I BEATLES! » Urlarono le ragazze.
«In carne ed ossa.» confermò Paul, facendosi il fighetto.
E in un secondo la classe si trasformò in un zoo. Urla, grida, ragazze che si strappavano i capelli, solo per quei quattro.
«Ma che diamine ci fate qui! » Esclamò Mel avvicinandosi a John.
Paul di fianco a John lo spinse e prese il suo posto.
«Siamo venuti a prendervi, non siete contente? »
«Già, peccato che non possiamo uscire. »
«Fuggite con me, mia principessa.»
«E' l'ultima cosa che vorrei, Sir.»
«Lei è così cordiale. »
«E lei è così detestabile.»
«Che ragazza adorabile. Ho strappato i pantaloni solo per venire qui. E questo è il ringraziamento. »
«Dubito che sia stata tua l'idea.»
«No, è stata di John.»
«JOHN! »
Lo chiamò, interroppendo il tentativo di rimorchio di John verso la compagna di classe di Mel: Nancy e... delle sue due gemelle incorporate.
«Un secondo piccola. Mel, dimmi? »
«Oh, niente, ti voglio ringraziare per questa idea. Sei stato così audace.»
«Oh, beh, per me è un piacere. »
«C-cosa? E questo che vuol dire? »
Sbottò Paul andando in escandescenza.
«L'idea è stata di John. E' merito suo. »
«Si ma... »
«Shhh.»
«Ma! »
«Shhhh! »
«Antipatica.»
«Invidioso.»
«Ti stai prendendo gioco di me? »
«Direi di sì. »

Paul sorrise allietato e gli diede un pizzicotto sulla guancia. «Magari ce ne fossero di ragazze come te. »
«Stai scherzando? »
«Scherzando si dice la verità.»
«PAUL! IO TI AMO! »
Interrupe una fan che strattonò Paul dalla camicietta.
«Anche io piccola, anche io.» Gli rispose Paul facendo il dongiovanni; Era davvero odioso quando si comportava così.
Dopo essersi sbarazzato di quella povera ragazza con un autografo e un bacio sulla guancia ritornò per riattaccare bottone con Mel.
«Ehilà! »
«Stai alla larga cicisbeo...»
«No, dai, avevamo iniziato bene! »
«E' così che ti prendi gioco delle ragazze? »
Gli disse criticandolo.
«Gli dico solo quello che vogliono sentirisi dire.»
Mel scosse la testa, mise le braccia conserte, e si congendò.
«Ehi! Dove vai? » Le andò dietro.

«Okay, cugino, adesso mi devi dire chi ha avuto questa idea! »
«E' stato John. »
«John! Lo sapevo! Io lo sposerò quell'uomo! »
«Jennie, John non è roba per te. Credimi. »
Disse inviperito.
«Ma se siamo così uguali? »
«Appunto. Siete troppo uguali. Tu hai bisogno di una persona che ti sappia educare a bacchetta. Di un' uomo quadrato e diligente, tu sei troppo spericolata.»
«Ma perfavore.»
«Oh forse è meglio dire... Addestrare. »
«Che intendi dire, che sono un' animale? »
Si infuriò.
«Beh... »
«Che beh? »
«Io non insulto gli animali. »
«Vuoi dire che io sono peggio degli animali? »
Okay, George era proprio nei guai Jennie era furiosa.
«Yes. »
«Okay, preparati il sarcofago.»
«Vuoi uccidermi? »
«Si, ma non adesso. Sarà una morte inaspettata, lenta e dolorosa... »
«Non ho paura.»
«Dovresti averla. »
«Cresci Jennie. E comunque...»
Gli mormorò nell'orecchio e andandosene: « Peccato che John sia già impegnato.» E la lasciò attonita.
 

-
 

Nonostante i Beatles fossero lì da tre quarti d'ora, ancora le ragazze non finivano di gridare e strapparsi i capelli, facendo anche arrivare le urla in sala insegnanti.
«Howard, ma che fanno quei depravati, lassù? »
I due si precipitarono al piano di sopra, giurando che quei ragazzi non l'avrebbero passata liscia.
All'improvviso la porta della classe si aprì e andò a sbattere contro il muro. La signora O'Connor e il signor Wilson comparirono sulla porta furiosi e guardando gli alunni come se volessero sottoporli a qualche terribile punizione.
«Cos'è questo baccano? » Strillò la prof.
Nessuno aprì bocca.
«Allora? Adesso state zitti, eh? »
«Prof, stavamo soltanto...»
Intervenne Mel.
«Siediti Baker! Non abbiamo bisogno dell'avvocato del diavolo. »
«Vi sembra comportamento edeguato ad un college? »
inizia la classica ripassata del prof Wilson.
«Siete degli inconsc... E voi chi diavolo siete? » La O'Connor si accorse di quattro ragazzi nascosti all'ultimo banco tra cui uno dei quattro tentava di scappare dalla finestra.
Visto la domanda, fu Paul a rispondere:
«Piacere, io sono Paul, lui è John, George, e quello che cerca di scappare dalla finestra è Ringo. I Beatles. »
«Sono quei tizzi che cantano in TV! »
Bisbigliò Wilson alla O'Connor.
«E che diamine ci fanno questi quattro buffoni nella mia classe? » Ormai la prof era fuori dai gangheri, non capiva come quei quattro "buffoni" erano arrivati lì.
«Mah, così, una passeggiata pomeridiana. » Rispose Paul.
«Voi rischiate grosso, davvero grosso. Come vi viene in mente di intrufolarvi in una scuola? Prenderemo dei provvedimenti seri, davvero seri. Howard, perfavore, passami la borsa, ho bisogno delle mie pillole. In quanto a voi... » Si rivolse alla classe « Rimarrete qui fino alle nove di sera! »
«Okay, sarà meglio andare! »
Esclamò Paul frettoloso, facendo per andarsene. I Beatles di gran carriera, in fretta e furia cercarono di calarsi dalla finestra. Non potevano di certo rimanere lì.
«E voi dove cercate di andare? » Li fermò quella maledetta dell'O'Connor. «Voi non andrete da nessuna parte! »

 

-

 

E così, John, Paul, George e Ringo, si ritrovarono di nuovo tra i banchi di scuola.
Ebbene sì, la O'Connor aveva condannato anche loro quattro a tre ore di detenzione, e li aveva anche minacciati che se avrebbero fatto baccano non sarebbero usciti vivi da lì dentro.
In quel momento, non si sentiva neanche una mosca, ma solo un ticchettio di una penna accompagnato da un mormorio all'ultimo banco.
«Maledetto John! Sapevo che non sarebbe andato a buon fine questo piano! » Erompe Paul nel silenzio.
« Mi assumo tutta la responsabilità » Rispose John ammettendo il fallimento del suo piano.
«E meno male... » rispose Ringo scocciato « Ed io ho anche fame! »
«Se vuoi mangiati il gesso della lavagna. »Lo sguardo abbattuto di tutta la classe si rivolse verso l'orologio che ticchettava armoniosamente, ma questo non faceva di certo distrarre i ragazzi dal pensiero della pena che le era stata affibbiata, quel nove e quel dodici sembravano impossibili da raggiungere.
Intanto, il ticchettio dell'orologio era accompagnato da un' altro ticchettio di una penna e un tamburellamento che qualcuno faceva sul banco, un bel ritmo che rendeva più armoniosa l'atmosfera e che distraeva i ragazzi facendo passare il tempo.


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Se vi interessa, questa è un immagine di un piatto tipico di colazione inglese:


Sembra buona, no?

 


 


 

 



 


 


 


 



  
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